Thursday, August 28, 2008

Riabilitata l'ultima strega d'Europa

Corriere della Sera, 23 agosto 2008
La decisione del parlamento del Cantone svizzero di Glarona è il primo caso al mondo
Riabilitata l'ultima strega d'Europa
Anna Göldi fu decapitata nel 1782 in Svizzera. Sotto tortura confessò un patto con il Diavolo.

BERNA - La Svizzera riabilita l'ultima strega d'Europa, Anna Göldi, decapitata il 13 giugno del 1782 nella piazza centrale di Glarona. Si tratta del primo caso al mondo: nessun parlamento, prima di quello del Canton Glarona, aveva mai riabilitato una persona condannata per stregonerie. Lo riporta il sito Swissinfo.

LA STORIA - Anna Göldi nasce nel 1734 nel canton San Gallo in una famiglia di modeste condizioni. Sin da giovane è costretta a lavorare come domestica. A 31 anni nasce il primo figlio, ma il piccolo muore la notte del parto. Secondo le leggi del tempo, Anna viene condannata alla gogna e agli arresti domiciliari per infanticidio. Dal 1780 inizia a lavorare per la famiglia di Johann Jakob Tschudi a Glarona. Poco tempo dopo la figlia dei Tschudi inizia a soffrire di convulsioni e, secondo la testimonianza dei familiari, a vomitare degli spilli. I Tschudi raccontano infatti che Anna metteva degli aghi nel pane e nel latte di una delle figlie, apparentemente per qualche rito magico. Tschudi la denuncia per stregoneria e avvelenamento. La domestica si difende dalle accuse e si rivolge ad un magistrato. Ma la condanna è inevitabile. Sotto tortuta confessa di aver stretto un patto con il Diavolo, che si è manifestato a lei sotto forma di un cane nero. In realtà la condanna formale è stata per avvelenamento e non per stregoneria. Anna viene decapitata sulla piazza di Glarona il 13 giugno 1782.

LIBRI E FILM - La storia di Anna Göldi è stata raccontata da un romanzo di Eveline Hasler («L’ultima strega» nell’edizione italiana) e da un film di Gertrud Pinkus del 1991. Nel 2007, in occasione del 225esimo anniversario dell’esecuzione, il giornalista svizzero Walter Hauser ha riaperto il caso di Göldi attraverso un altro libro, che ha avuto un ampio risalto tanto che stessa tv inglese Bbc ha dedicato un servizio alla storia dell'ultima strega. Nel libro, Hauser sottolinea il ruolo di Johann Jakob Tschudi nel processo e nella condanna della donna. Tschudi, infatti, appartneva ad una delle più influenti famiglie del Cantone. Sempre secondo l’autore, l'uomo avrebbe avuto una relazione sessuale con la sua domestica.

IL PROCESSO DI RIABILITAZIONE - Il processo di riabilitazione di Anna Göldi era iniziato nel novembre del 2007, quando il parlamento glaronese approvò una mozione, contro il parere del governo che riteneva fosse una decisione superflua e proponeva piuttosto uno studio storico sulla vicenda. Sempre l'anno scorso il consiglio sinodale della Chiesa riformata del canton Glarona - la condanna fu pronunciata da un tribunale riformato - aveva deciso di rinunciare ad un «atto formale» perché la vicenda è stata sufficientemente studiata e che nei fatti Anna Göldi è già stata riabilitata.


28 agosto 2008

Monday, August 11, 2008

Asiago (vi) domenica 24 agosto 2008 - rito Devotio

Sull'altipiano di Asiago
presso un antico sito Neolitico
Domenica 24 AGOSTO 2008.
L'appuntamento è alle ore 13.30
presso la Fontana del Fauno in piazza, nei giardini, a fianco del Duomo ad Asiago in prov. di Vicenza.
Poi, con l’auto si raggiungerà la località e dopo una breve passeggiata nei boschi si raggiungerà un Antico Luogo, sicuramente magico e suggestivo in cui verrà fatto il rito.
è il dodicesimo anno consecutivo che viene celebrato questo rito.

Chi decide di venire sia puntuale, si porti scarpe per passeggiare nei boschi e un mazzo erbe aromatiche (quelle che lui preferisce, anche prese al supermercato) da gettare nel fuoco.
Per chi vuole, dopo il rito, si cenerà in un piccolo ristorante della zona.

Il rito della Devotio è un rito antichissimo. E' il chiamare gli Dei nel momento della battaglia più dura.

La partecipazione è aperta tutti.
Su youtube trovate alcuni filmati che descrivono il rito.
Francesco Scanagatta
cell. 349 7554994

La clessidra che ci cambia la vita

La Repubblica 7.8.08
Come siamo influenzati dallo scandire delle ore? Se lo sono domandati due ricercatori americani La risposta è stata sorprendente: la nostra percezione varia dall'età. E può farci fare scelte decisive
La clessidra che ci cambia la vita
di Vanna Vannuccini

Carriera, amicizie o matrimoni: tutto dipende dal modo in cui concepiamo le ore che passano

Insomma, la nostra esperienza personale del tempo è sempre un enigma, notava già Hans Castorp ne "La Montagna Incantata" di Thomas Mann: se viviamo qualcosa di affascinante, abbiamo l´impressione che il tempo voli. Possiamo fare in una giornata un viaggio da Siviglia a Cordova, visitare una nuova città, ascoltare un concerto, e in retrospettiva ci sembrerà che siano passati tre giorni, invece che dodici ore. Nel ricordo, il tempo che era volato via si estende. Quando invece ci capita di aspettare, all´aeroporto o nella sala d´aspetto del dentista, le ore non passano mai; ma alla fine la giornata è come se non ci fosse stata. Il tempo che ci era sembrato interminabile si è ristretto, perché non ha lasciato tracce.
Tutto questo per dire che il tempo è una materia prima piena di paradossi e di misteri, che resta impervio alla nostra volontà e non si fa ingannare, ma ci influenza molto più di quanto non ci rendiamo conto. Anzi, il nostro atteggiamento verso il tempo plasma tutti gli aspetti della vita scrive Philip Zimbardo, professore emerito a Stanford e autore del "The time paradox, Il paradosso del tempo, La nuova psicologia del tempo che cambierà la vostra vita". Zimbardo è famoso anche per un suo libro precedente, "L´Effetto Lucifero: capire perché i buoni diventano cattivi", nel quale dimostrava che è la forza delle circostanze a rendere la grande maggioranza di noi capaci di fare il male, (e solo pochi eroici). Su questa base aveva testimoniato come esperto in tribunale a favore di uno dei torturatori di Abu Ghraib.
La nostra percezione del tempo, afferma dunque Zimbardo, può mandare a monte una carriera o spronarci a raggiungere alte vette professionali, può favorire matrimoni e amicizie o farli fallire, senza che ne siamo consapevoli.
Un esempio: vi viene chiesto con chi preferireste passare mezz´ora. Potete rispondere: A) con un membro della vostra famiglia B) con una persona conosciuta di recente C) con l´autore di un libro che avete appena letto. Se avete una certa età, la risposta sarà sicuramente A. Se siete più giovani, sceglierete B o C. Ma immaginate che una nuova invenzione vi garantisca vent´anni sicuri di vita sana in più: le vostre risposte cambieranno? Sì, assicura Zimbardo, che insieme al suo assistente John Boyd, laureato a Stanford, ha condotto ricerche su questo tema nel corso di 30 anni su 10mila persone adulte. Quando il tempo del futuro è compresso, la persona anziana preferisce contatti con membri della famiglia per soddisfare i suoi bisogni emotivi. Ma le priorità cambiano se il senso del tempo che ha davanti a sé si espande. Altro esempio: se non abbiamo imparato fin da bambini ad avere una prospettiva temporale, e quindi a sapere rinviare le nostre gratificazioni, tutti i nostri buoni propositi di fine anno (voglio dimagrire, smettere di fumare, smettere di comprare troppe cose) saranno vani.
Nella loro ricerca, Zimbardo e Boyd hanno identificato sei prospettive con cui le persone guardano al tempo: positive o negative rispetto al passato, edonistiche o fataliste sul presente, fiduciose o trascendentali sul futuro. Senza dimenticare, naturalmente, che, si può passare da una prospettiva all´altra perché, come scrive Shakespeare, «one man in his time plays many parts» (un uomo nella propria vita recita molte parti).

Quanto pesa un’emozione

La Repubblica 8.8.08
Quanto pesa un’emozione
È sempre più plausibile e studi recenti lo dimostrano che la reazione emotiva giochi un ruolo determinante nel corso dello sviluppo umano e soprattutto della comunicazione sociale e affettiva
di Massimo Ammaniti

In un libro di qualche anno fa il neurobiologo di origine portoghese Antonio Damasio puntava il dito contro Cartesio che, attraverso la ben nota separazione fra «res cogitans» e «res extensa», ratificava la distanza ma anche la superiorità della mente sul corpo. Nel riferirsi alla mente Cartesio metteva in primo piano il «cogito», la funzione mentale superiore, ben diversa dalle passioni, che sarebbero sostenute invece dai meccanismi fisiologici del corpo e che pertanto dovrebbero essere governate dalla ragione. Ma anche prima di Cartesio Platone aveva parlato nel Fedro del mito della biga alata, tirata da due cavalli, uno bianco corrispondente all´anima irascibile, ossia all´emotività, ed uno nero all´anima concupiscibile, ossia all´istinto, entrambi guidate da un auriga che costituisce potremmo dire la sintesi e la superiorità dell´anima razionale.
Molti secoli dopo la psicoanalisi con Freud ha riproposto questo stesso conflitto fra istinto e ragione, in cui la naturalità umana delle pulsioni dovrebbe essere addomesticata dall´Io, che agirebbe come l´auriga di Platone.
Che posto hanno le emozioni nella vita di ogni giorno: sono passioni che accecano la ragione, come sembrava credere anche il grande umanista Erasmo da Rotterdam, oppure emozioni, secondo il linguaggio scientifico più recente utilizzato ad esempio dallo psicologo Paul Ekman o dal cognitivista Daniel Goleman, che hanno una propria finalità ed utilità? E´ indubbio che per rispondere a questa domanda occorre capire se le emozioni abbiano una propria razionalità oppure siano risposte irrazionali che non aiutano nella vita sociale. Sono molti gli studiosi che riconoscono la razionalità evoluzionistica delle emozioni, che, come Darwin sottolineava in un suo scritto del 1872, si sarebbero evolute nel corso dei secoli per facilitare l´adattamento all´ambiente e lo scambio sociale.
Come ha mostrato lo psicologo Paul Ekman, che ha svolto un lavoro pionieristico in questo campo, se si mostrano delle diapositive con varie espressioni emotive a persone appartenenti a culture e a gruppi etnici diversi vi è una forte concordanza nel riconoscimento, nonostante si usino parole diverse per descriverle. Questa osservazione è in favore del carattere universale delle emozioni, quantunque ci possano essere influenze culturali che possono rafforzare un´emozione rispetto ad un´altra.
Per fare un esempio, nel mondo occidentale, anche sulla base della profonda influenza esercitata dal cristianesimo, il sentimento di colpa è continuamente presente nell´esperienza personale e collettiva, per cui non ci si sente mai a posto e si cercano continue rassicurazioni per convincersi di non aver sbagliato.
Se la letteratura ottocentesca ha svelato sentimenti, turbamenti e conflitti dei suoi protagonisti, basti pensare all´amore disperato di Anna Karenina per il principe Vronskij, in questi ultimi decenni la ricerca scientifica si è confrontata in modo sempre più approfondito con lo sviluppo delle emozioni in campo infantile, con il funzionamento psicologico delle emozioni nella vita quotidiana e più recentemente con i meccanismi neurobiologici che ne sono alla base. Forse era inevitabile che ci fosse un impegno così serrato perché, come scrive Damasio, «le emozioni costituiscono il continuo spartito musicale, il rumore che non si ferma mai delle melodie universali».
Il ribaltamento di ottica è totale, l´intelligenza non è solo quella cognitiva ratificata dal Quoziente Intellettivo ma vi è anche un´intelligenza emozionale, come viene definita da Daniel Goleman. Ma forse il pendolo è andato troppo in là, addirittura qualcuno ha messo in relazione il Quoziente Emozionale, misura per valutare la capacità di riconoscimento e di regolazione delle emozioni proprie e degli altri, con il successo nel lavoro e nella vita, dato questo smentito dallo stesso Goleman. Forse si può dire che un buon funzionamento emotivo, soprattutto se corrisponde ad un buon grado di maturazione cognitiva, aiuta a sentirsi meglio con se stessi e con gli altri e a trovare forme di comunicazione più immediate.
Ma per ritornare ai nuovi sviluppi della ricerca nel campo delle emozioni, in questi ultimi anni sono comparsi così tanti libri, pubblicazioni ed articoli a livello internazionale che è difficile darne un quadro di insieme. Se sul piano dello sviluppo infantile va ricordato il libro Lo sviluppo delle emozioni di Alan Sroufe (Cortina Editore) molti libri riguardano soprattutto la neurobiologia delle emozioni come ad esempio Affective Neuroscience, non ancora tradotto in Italia, di Jaak Panksepp venuto recentemente per una serie di conferenze presso l´Università La Sapienza. Altri libri da segnalare sono Il cervello emotivo di Joseph LeDoux pubblicato da Baldini Castoldi Dalai e quello più recente di Antonio Damasio Alla ricerca di Spinoza pubblicato da Adelphi.
Ma quali sono le novità che emergono in questo campo? E´ sempre più plausibile che le emozioni giochino un ruolo determinante nel corso dello sviluppo umano, per cui fin dai primi mesi di vita si crea fra il bambino e i genitori un sistema comunicativo affettivo che consente ad entrambi di costruire un lessico affettivo comune.
Se il bambino sorride o ride compiaciuto la madre capisce che può continuare a comportarsi con lui come sta facendo, ma se la bocca del bambino si increspa e poi scoppia a piangere questo rappresenta un segnale forte diretto ai genitori perché intervengano a consolarlo e a tranquillizzarlo. In questo modo il bambino apprende un codice affettivo che lo aiuterà nel corso della vita, ad esempio quando si trova a scuola con i coetanei oppure quando dovrà affrontare le prime esperienze sentimentali e più in generale nei rapporti con gli altri. Ma se queste osservazioni sono facilmente verificabili, va riconosciuto che non sempre le emozioni ci aiutano perché certe risposte emotive, ad esempio la rabbia cieca o la gelosia che agisce come un tarlo nella mente, ostacolano il comportamento quotidiano.
E´ senz´altro utile distinguere le risposte emotive automatiche che possono spingerci all´azione, come la fuga quando siamo minacciati da un pericolo, rispetto alle emozioni di cui siamo consapevoli. Mentre le reazioni automatiche possono essere irrazionali e non favorire l´adattamento, nel secondo caso la consapevolezza delle proprie emozioni può farci desistere da una determinata azione oppure correggerla, garantendo un certo grado di razionalità nel prendere una decisione.
Questi due livelli nella risposta emotiva sono stati confermati dagli studi fatti nel cervello come riferisce Le Doux nel suo libro. Se da una parte esiste un percorso cerebrale breve incentrato sull´amigdala cerebrale, che spiega ad esempio le risposte automatiche alla paura, dall´altra vi è un percorso più complesso che comporta un riconoscimento delle emozioni che possono essere comunicate anche a parole ed incentrato, in questo caso, sull´ippocampo e diverse aree della corteccia cerebrale.
Come si vede il quadro esplicativo delle emozioni sta diventando via via più complesso e forse il filosofo olandese di origine ebraica Spinoza può rappresentare un importante riferimento filosofico, come scrive Damasio nel suo ultimo libro. Nei suoi scritti Spinoza non usa le parole emozione o sentimento, ma «affectus» ossia affetto con cui vengono indicate anche le modificazioni del corpo. In questo modo il termine affetto, utilizzato anche molto in campo psicoanalitico, ricompone la dualità fra l´emozione che sottolinea il teatro del corpo e soprattutto del cervello e il sentimento che, al contrario, sottolinea lo scenario della mente, raccontato da scrittori ed artisti che hanno avuto in questo campo intuizioni illuminanti.

Il sogno tra epica e simbologia

Corriere del Trentino e Alto Adige inserto del Corriere della sera 10.8.08
Il sogno tra epica e simbologia
Viviamo due ore a notte nel mondo onirico l'espressione più segreta e impudica dell'io
di Brunamaria Dal Lago Veneri

Quest'anno sono così sprofondata nel lavoro di raccontare che me lo sogno persino di notte con frasi e citazioni talmente vive che... magari le avessi da sveglia. «E Dolasilla, la principessa dei Fanes, sognò di cavalcare in una landa desolata con grandi rocce color della luna e cespugli di ginepro neri e minacciosi». Oppure: «Nel cuore della notte, Gilgamesch si svegliò di soprassalto. "Mi hai forse svegliato tu? — chiese al compagno — Perché, se non sei stato tu, deve essere stata la forza del mio sogno. Infatti ho sognato che la montagna ruzzolava sopra di me, quando d'un tratto appariva davanti ai miei occhi l'uomo più bello del mondo, che mi tirava fuori da sotto i macigni e mi rialzava in piedi". "Amico — rispose Enkindu — il tuo sogno è un presagio" ».
La prima citazione è dal poema epico Il Regno dei Fanes, il più antico dei poemi epici delle Dolomiti; la seconda deriva dalla storia più antica del mondo, ed è la storia di Gilgamesch, più antica della Bibbia e perfino di Omero, più antica dei poemi epici indiani. I popoli che la scrissero furono i Babilonesi, gli Assiri, gli Ittiti, i Cananei e risalgono a 1600-1250 anni prima di Cristo, ma di sogni premonitori si parla nella Bibbia, in Omero, «la via dei Canti» é secondo Bruce Chatwin, il mezzo evocativo delle storie degli antenati, cioè il sogno.
Ma cos'è il sogno? Secondo Frederic Gaussen il sogno è il simbolo dell'avventura individuale, così profondamente collocato nell'intimità della coscienza da sfuggire allo stesso creatore, il sogno è l'espressione più segreta e impudica di noi stessi. Almeno due ore per notte viviamo nel mondo onirico dei simboli... quale fonte di conoscenza su di noi e sull'umanitá se potessimo sempre ricordarceli tutti e interpretarli!
L'interpretazione dei sogni, ha detto Freud, è la via maestra per giungere alla conoscenza dell'anima.
Le idee sul sogno, come simbolo, si sono molto evolute e non spetta a me di farvene la storia. Anche oggi gli specialisti sono divisi. Per Freud sono l'espressione, cioè il compimento, di un desiderio represso. Per Jung l'autorappresentazione, spontanea e simbolica, della situazione attuale dell'inconscio, per J. Sutter, ed è la definizione meno interpretativa, il sogno è un fenomeno psicologico che si produce durante il sonno ed é costituito da una serie di immagini il cui svolgimento rappresenta un dramma più o meno concatenato.
Il sogno sfugge quindi alla volontá del soggetto: il suo svolgersi notturno è spontaneo ed incontrollato. La coscienza della realtà si cancella e si dissolve il senso della propria identitá. Il confine fra la notte e il giorno viene sorpassato: «La vita è sogno» scriveva Calderon della Barca, e Chuang-tzu, poeta cinese, non sa più se è Chuang-tzu ad aver sognato di essere una farfalla, o se è una farfalla che ha sognato di essere Chuang-tzu.
Roland Cahen, sintetizzando il pensiero di Jung, scrive: «Il sogno è l'espressione dell'attività mentale che vive in noi, che pensa, sente, esperimenta, specula in margine alla nostra attivitá diurna e a tutti i livelli, dal piano piú strettamente biologico a quello più spirituale dell'essere, senza che noi lo sappiamo coscientemente ». Quale valore quindi attribuire alla attivitá onirica? Le risposte sono più d'una, in conformitá con i vari livelli di interpretazioen. La visione che si ha in sogno è un fenomeno, un evento, o invece, facendo parte di quel livello umano in cui non si esercita la volontà, rientra nell'area dell'irrazionale, del proveniente da «fuori »? L'antico Egitto dava ai sogni un valore soprattutto premonitore. «Il dio ha creato i sogni per indicare agli uomini la strada su cui possono scorgere l'avvenire », dice un libro sapienziale.
I sacerdoti-lettori, scribi sacri od onirocriti, interpretavano nei templi i simboli dei sogni, seguendo le indicazioni trasmesse di generazione in generazione. La divinazione attraverso i sogni o oniromanzia, era praticata ovunque. Chi non ricorda gli aruspici, gli auguri, sacerdoti che interpretavano il volere degli dei attraverso l'osservazione dei sogni celesti? Il rituale dell'auspicio è una paratica divinatoria di antichissima origine, condivisa dai Romani, dai Veneti, i Sanniti, e altre popolazioni italiche, ed è passata agli Etruschi, che sembra l'abbiano derivata dal contatto con la cultura con il vicino Oriente e ritrovata anche presso i popoli celtici.
Per tutti gli Indiani dell'America del nord, il sogno è il segno ultimo e decisivo dell'esperienza. I sogni sono all'origine della liturgia, conferiscono il potere allo sciamano, da loro proviene la scienza medica, il nome che si dará ai figli e i tabù. Sono i sogni che ordinano le guerre, le battute di caccia, le condanne a morte, gli aiuti da recare. I sogni sono il tramite con gli antenati che comunicano in questo modo con i vivi dando loro dei veri e propri messaggi.
Ma quali sono e come si possono catalogare i sogni? Primi fra tutti ci sono i sogni profetici, attribuiti a potenze celesti. Poi ci sono i sogni iniziatici, dello sciamano o dell'eletto o del profeta, che attraverso il sogno si vede attribuito un compito o una via (l'illuminazione del Buddha, Maometto predestinato ad essere l'apostolo di Allah, i sogni dei fondatori di ordini religiosi, le apparizioni, i miracoli, i santuari).
Ci sono poi i sogni telepatici, che mettono in contatto con pensieri o sentimenti di persone o di gruppi lontani. I sogni di sogni di altri, la capacità di entrare nei sogni altrui. I sogni visionari che propongono visioni, per lo più mistiche che innestano processi di cambiamenti. La visione-rivelazione di Mose é paradigmatica: la visione-sogno del roveto ardente è la promessa segno della liberazione del popolo dall'Egitto. I sogni premonitori che avvisano di avvenimenti. Per ultimi i sogni ad occhi aperti, che mettono in atto tutto il bagaglio delle speranze e delle aspirazioni dell'uomo.
Ma quali sono allora le vere funzioni del sogno? Ci si potrebbe chiedere se la mancanza di sogni è un grave segno di squilibrio mentale. I desideri, le angosce, le difese, le aspirazioni, le frustrazioni dello stato conscio troveranno nelle immagini oniriche ben intese una salutare compensazione?
Da ciò deriva necessariamente l'analisi dei simboli onirici, il loro contenuto, il significato e la sua finalità. E qui la storia non ha più fine, perchè si imbastardisce fra le analisi psicologiche e le credenze magiche.
Non bisogna mai dimenticare che si sogna sempre di sé e attraverso se stessi. Che cos'è il libro dei sogni e la lettura dei sogni? Perchè ai sogni si unisce spesso un numero (da giocare al lotto)? Come finire?
Sognando di sognare, magari il sogno di un altro.

Sunday, August 03, 2008

E Palazzo Chigi «velò» il seno alla Verità svelata del Tiepolo

Corriere della Sera 3.8.08
La spiegazione del «ritocco»: turbava i telespettatori
E Palazzo Chigi «velò» il seno alla Verità svelata del Tiepolo

ROMA — Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno — piccolo, tondo, pallido — se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giamb attista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo.
La testimonianza fotografica è inequivocabile.
Prima si scorge un capezzolo. Poi il capezzolo sparisce. Coperto, si suppone, con due colpetti di pennello.
La notizia è battuta dall'agenzia Italia alle 17,22. Un'ora dopo, Vittorio Sgarbi, critico d'arte di antica osservanza berlusconiana, ha la voce che quasi gli trema. «Cos'hanno fatto? Ma davvero?». Un ritocchino, professore. «Pazzi, sono dei pazzi...». Ci vuole un bel coraggio, in effetti, a mettere le mani su un Tiepolo, sia pure in crosta. «E allora cosa dovrebbero fare con tutte quelle statue di donna sparse in decine di musei italiani dove spesso si ammirano seni da far restare senza fiato pure Pamela Anderson? ». L'arte, evidentemente, spaventa. «Oh... io spero davvero che la decisione di questo assurdo, folle, patetico, comico, inutile ritocchino sia stata presa all'insaputa del Cavaliere. Tanto più che se volevano fargli un piacere, cercando di non far associare agli italiani una tetta alla sua immagine di uomo, come dire? incline al fascino femminile, sono riusciti invece nel-l'esatto contrario. Ma si sa, almeno, chi è il responsabile di questa cretinata?».
Non s'è capito subito, in verità. Poi il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti ha fatto personalmente qualche telefonatina.
«E allora, beh, direi che è andata molto semplicemente: diciamo che è stata un'iniziativa di coloro che, nello staff presidenziale, provvedono al la cura dell'immagine di Berlusconi ». Bonaiuti, scusi: ma cosa li avrebbe turbati tanto? «Beh... sì, insomma: quel seno, quel capezzoluccio... Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa». E quindi? «E quindi hanno temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui».
C'è da dire che in occasione delle prime inquadrature ormai risalenti alla conferenza stampa del 20 maggio scorso (con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia perfettamente centrata sotto la femminile Verità ancora scoperta) al centralino di Palazzo Chigi non risultano essere giunte particolari proteste da parte della cittadinanza italiana. Nè preoccupazioni per eventuali turbamenti vennero comunque al Cavaliere e al suo architetto di fiducia, che lo aiutò nella scelta del celebre dipinto: Mario Catalano, forse non casualmente già scenografo del memorabile programma di spogliarello televisivo «Colpo Grosso», condotto da Umberto Smaila su Italia 7 dal 1987 al 1991, con le ragazze, chiamate «mascherine», che — appunto — si facevano volar via il reggiseno cantando «

E Palazzo Chigi «velò» il seno alla Verità svelata del Tiepolo

Corriere della Sera 3.8.08
La spiegazione del «ritocco»: turbava i telespettatori
E Palazzo Chigi «velò» il seno alla Verità svelata del Tiepolo

ROMA — Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno — piccolo, tondo, pallido — se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giamb attista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo.
La testimonianza fotografica è inequivocabile.
Prima si scorge un capezzolo. Poi il capezzolo sparisce. Coperto, si suppone, con due colpetti di pennello.
La notizia è battuta dall'agenzia Italia alle 17,22. Un'ora dopo, Vittorio Sgarbi, critico d'arte di antica osservanza berlusconiana, ha la voce che quasi gli trema. «Cos'hanno fatto? Ma davvero?». Un ritocchino, professore. «Pazzi, sono dei pazzi...». Ci vuole un bel coraggio, in effetti, a mettere le mani su un Tiepolo, sia pure in crosta. «E allora cosa dovrebbero fare con tutte quelle statue di donna sparse in decine di musei italiani dove spesso si ammirano seni da far restare senza fiato pure Pamela Anderson? ». L'arte, evidentemente, spaventa. «Oh... io spero davvero che la decisione di questo assurdo, folle, patetico, comico, inutile ritocchino sia stata presa all'insaputa del Cavaliere. Tanto più che se volevano fargli un piacere, cercando di non far associare agli italiani una tetta alla sua immagine di uomo, come dire? incline al fascino femminile, sono riusciti invece nel-l'esatto contrario. Ma si sa, almeno, chi è il responsabile di questa cretinata?».
Non s'è capito subito, in verità. Poi il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti ha fatto personalmente qualche telefonatina.
«E allora, beh, direi che è andata molto semplicemente: diciamo che è stata un'iniziativa di coloro che, nello staff presidenziale, provvedono al la cura dell'immagine di Berlusconi ». Bonaiuti, scusi: ma cosa li avrebbe turbati tanto? «Beh... sì, insomma: quel seno, quel capezzoluccio... Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa». E quindi? «E quindi hanno temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui».
C'è da dire che in occasione delle prime inquadrature ormai risalenti alla conferenza stampa del 20 maggio scorso (con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia perfettamente centrata sotto la femminile Verità ancora scoperta) al centralino di Palazzo Chigi non risultano essere giunte particolari proteste da parte della cittadinanza italiana. Nè preoccupazioni per eventuali turbamenti vennero comunque al Cavaliere e al suo architetto di fiducia, che lo aiutò nella scelta del celebre dipinto: Mario Catalano, forse non casualmente già scenografo del memorabile programma di spogliarello televisivo «Colpo Grosso», condotto da Umberto Smaila su Italia 7 dal 1987 al 1991, con le ragazze, chiamate «mascherine», che — appunto — si facevano volar via il reggiseno cantando «