Saturday, February 13, 2010

SAN VALENTINO: LA FESTA VOLUTA DA UN PAPA CONTRO LE ORGE PAGANE

SAN VALENTINO: LA FESTA VOLUTA DA UN PAPA CONTRO LE ORGE PAGANE

(AGI) - Roma, 13 feb. - E’ la festa degli innamorati, fatta di romanticismo, cuoricini, cioccolatini e rinnovate promesse d’amore. Ma San Valentino non nasce dal nulla, e non ricorre il 14 febbraio per caso: lo stesso giorno, per secoli, gli antichi romani celebravano una delle loro feste piu’ sentite, i Lupercali. Una festa della fertilita’, collegata probabilmente al mito della lupa che allatto’ Romolo e Remo, che si tingeva di forti connotazioni erotiche, e spesso scivolava in veri e propri momenti orgiastici. I luperci, sacerdoti del dio luperco che proteggeva le greggi, coperti solo di uno straccio di pelle ai fianchi, correvano alle pendici del Campidoglio percuotendo i passanti con brani di pelle degli animali sacrificati, e garantendo cosi’ loro la fertilita’. Le donne, in particolare, offrivano il ventre nudo ai colpi, per rimanere presto incinte. Il clima che si creava era spesso ad alto tasso di erotismo, tanto piu’ che, secondo la tradizione, quel giorno le ragazze vergini potevano essere iniziate da qualunque pellegrino. Festa della fertilita’ e del sesso, dunque, che resistette anche dopo l’avvento del cristianesimo: ancora nel 496, quando ormai da oltre un secolo e mezzo i riti pagani erano stati banditi, i Lupercali si celebravano a Roma. Proprio quell’anno papa Gelasio I decide di chiudere per sempre con una tradizione cosi’ marcatamente pagana e dionisiaca, rimpiazzandola con una piu’ “inoffensiva” ricorrenza dedicata a un santo martire, Valentino, decapitato nel 269. Tuttavia l’associazione specifica tra San Valentino e l’amore romantico e gli innamorati e’ quasi certamente posteriore, e la questione della sua origine e’ controversa. Una delle tesi piu’ note e’ che l’interpretazione di San Valentino come festa degli innamorati si debba ricondurre al circolo di Geoffrey Chaucer, che nel Parlamento degli Uccelli associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra e Anna di Boemia. La piu’ antica “valentina” di cui sia rimasta traccia risale al XV secolo, e fu scritta da Carlo d’Orleans, all’epoca detenuto nella Torre di Londra. L’uso di spedire “valentine” nel mondo anglosassone risale almeno al XIX secolo. Gia’ alla meta’ del secolo negli Stati Uniti alcuni imprenditori iniziarono a produrre biglietti di San Valentino su scala industriale. Fu proprio la produzione su vasta scala di biglietti d’auguri a dare impulso alla commercializzazione della ricorrenza e, al contempo, alla sua penetrazione nella cultura popolare. Il processo di commercializzazione continuo’ nella seconda meta’ del XX secolo, soprattutto a partire dagli Stati Uniti. Finche’ la tradizione dei biglietti amorosi inizio’ a diventare secondaria rispetto allo scambio di regali come scatole di cioccolatini, mazzi di fiori, o gioielli. E alla fine, forse, per buona parte degli innamorati il 14 febbraio e’ tornato ad essere una festa pagana. (AGI)

Monday, February 08, 2010

La battaglia del tempio di Iside

La battaglia del tempio di Iside
FEDERICA CRAVERO
La Repubblica 07-02-10, TORINO

VENT' ANNI saranno anche un' inezia di fronte alla storia. Ma possono essere un' enormità se si tratta di vent' anni di liti e contese tra una famiglia di Monteu da Po e il ministero per i Beni e le Attività culturali, a colpi di carte bollate e ricorsi al Tar. Motivo dell' astio è l' esproprio di un terreno «per motivi di pubblica utilità», a cui si oppone la famiglia Delmastro, che su quell' appezzamento ha il giardino di casa e un capannone dove ricovera gli attrezzi di un' attività edile. Il motivo per cui il ministero vorrebbe alienare quel terreno è che il capannone è letteralmente incuneato - nelle foto aeree la vicinanza è impressionante- nell' area di uno dei principali siti archeologici piemontesi, quello della città romana di Industria. Non l' avete mai sentita nominare? Purtroppo non siete i soli. Sebbene sia a una trentina di chilometri da Torino, nel comune di Monteu da Po, Industria non rientra nei circuiti battuti dai turisti, non c' è nessuna pubblicità, nessun cartello stradale che ne segnali la presenza. E questo nonostante qui si trovino gli unici resti trovati nel nord Italia di un tempio dedicato al culto egizio della dea Iside. L' area archeologica portata finora alla luce dalle campagne di scavi che si sono succedute nel tempo - le prime tra Settecento e Ottocento su impulso del conte Bernardino di Lauriano, proprietario di diversi latifondi - ha infatti scrutato solo un decimo dell' antica città, che doveva avere una forma quadrata e misurare circa 400 metri di lato. Il resto è ancora sepolto nel sottosuolo e gli archeologi - fondi permettendo - vorrebbe proseguire nell' opera di scavo. In particolare il sogno è quello di sondare la zona ad est del tempio di Iside, dove secondo gli studi dovrebbe trovarsi il foro dell' insediamento romano. Che corrisponde appunto al luogo dove c' è il capannone della famiglia Delmastro. È dal 1991 che il ministero sta cercando di espropriare il terreno, ma prima il capofamiglia, l' ingegner Franco, poi dopo la sua morte la figlia Raffaella, adesso eletta consigliera comunale di Monteu, si oppongono. Assistiti dagli avvocati Claudio Dal Piaz e Cristina Roggia, hanno presentato diversi ricorsi e adesso il Tar ha dato loro ragione perché la pratica di esproprio non era stata eseguita in modo corretto. «Dopo vent' anni, lo ammettiamo, è diventata una questione di principio - racconta la vedova Paola Delmastro - Sappiamo che la nostra casa è su un terreno vincolato, ma lo Stato ci vuole prendere per due soldi ventimila metri quadrati pagando per terreno agricolo uno spazio dove ci sono alberi secolari e un' attività imprenditoriale. Noi eravamo disposti a vendere una parte del giardino a prezzi di mercato, ma loro non hanno soldi. E allora noi non vogliamo cedere». D' altro canto, il ministero li avrebbe privati di ogni filo d' erba fino al gradino della porta, costringendoli addirittura a cambiare ingresso. Ora il ministero ricorrerà in appello o avvierà una nuova pratica di esproprio. In ogni caso i tempi per esplorare il sottosuolo di quell' area slitteranno di parecchio. Quello dei Delmastro è rimasto l' unico terreno attorno al sito non espropriato. Per questo se i forestieri non conoscono Industria, nemmeno i suoi concittadini la amano troppo. I terreni attorno all' area sono vincolati dalla Soprintendenza archeologica: non si può arare, non si possono costruire nuovi edifici, non si trovano compratori disponibili a pagarlia prezzo di mercato. Alcuni abitanti sono stati anche denunciati dai carabinieri perché per piantare il granoturco nei campi attorno al sito archeologico hanno divelto settanta centimetri di resti di mura romane. «E sono stati condannati», gridano ancora allo scandalo alcuni montuesi. «Da un po' di tempo siamo riusciti a portare le scuole a visitare i resti e ci aspettiamo che siano i bambini a portare a Industria i loro genitori - spiega il sindaco Maria Elisa Ghion - E organizziamo anche qualche evento, ma non c' è nessuno che veda questo sito come un' occasione di sviluppo e di turismo. Una volta la popolazione era addirittura ostile, oggi pare rassegnata ad avere in casa un patrimonio».