Thursday, May 08, 2008

Grecia, l'isola di Lesbo fa causa ai gay

Corriere della Sera 8.5.08
Battaglia nell'Egeo «Lesa l'identità della comunità»
Grecia, l'isola di Lesbo fa causa ai gay
La protesta degli abitanti: ci hanno rubato il nome e un pezzo della nostra storia
di Maria Serena Natale

Sulle sponde dell'Egeo conoscono il potere della parola e nell'isola di Lesbo, che secondo il mito accolse il capo di Orfeo straziato dalle donne tracie e dove tra il VII e il VI secolo a. C. una donna, Saffo, trovò al tormento d'amore parole mai tentate, un nome chiama vendetta.
Comincia tutto lo scorso aprile quando, stanco di sentirsi chiamare «lesbico», il combattivo editore della rivista culturale
Davlos, Dimitris Lambrou, decide di porre fine a una situazione che «per un'intera comunità equivale a subire violenza psicologica e morale », citando in giudizio la maggiore organizzazione nazionale per i diritti degli omosessuali, «Olke-Unione Greca Gay e Lesbiche», rea di essersi appropriata del nome che spetterebbe «di diritto» ai soli abitanti dell'isola di Saffo. Da «saffico» a «lesbico», nei secoli gli aggettivi legati alla figlia di Lesbo sono entrati a far parte del vocabolario gay; in particolare «lesbico », negli anni Settanta del Novecento, è passato a denotare quel movimento femminile (e femminista) che rivendicava alla cultura omosessuale la responsabilità di oltrepassare il dato puramente sessuale, sul quale le società patriarcali tendono ad appiattire la più articolata sfera affettiva.
«"Loro" si chiamano lesbiche da qualche decennio appena, noi siamo lesbici da migliaia di anni, queste signore non hanno nulla in comune con Lesbo» rivendica Lambrou, che aggiunge: «All'estero mia sorella non può neanche dire di essere lesbica», tanto è disdicevole l'accostamento alla comunità gay, causa di «quotidiani problemi» e lesivo dell'identità storica dei 100 mila nativi, nonché dei 250 mila espatriati. Precisa: «La nostra non è un'aggressione. Vengano a Lesbo, si sposino (è di attualità nell'ortodossa Grecia il dibattito sul riconoscimento delle unioni gay, ndr), facciano quello che credono. Chiediamo solo che il gruppo rimuova la parola "lesbiche" dal proprio nome». E conclude: «Saffo non era neanche omosessuale. Ebbe un marito e una figlia». Oltre a diverse amanti.
Il prossimo 10 giugno il caso sarà esaminato dal tribunale di Atene. «Se non ci fosse in gioco un'ingiustificabile violazione della libertà d'espressione la faccenda avrebbe del ridicolo — commenta la portavoce di Olke, Evangelia Vlami —. Il termine "lesbica" è stato accettato dalla società, dalla scienza, dalla storia, dalle Nazioni Unite. In aula ci sarà da ridere, ci faremo sentire».
In rete parte il toto- nome. La rivista lesbo El Reg propone che le lesbiche greche comincino a chiamarsi «saffiste», gli abitanti dell'isola «mitileni » dal nome della città capoluogo, e le lesbiche non greche restino tali, ma non durante eventuali vacanze sull'isola. Su tutto, il sorriso di Saffo, perché «a noi il pianto non si addice», piuttosto, le dolcezze di Afrodite «tessitrice d'inganni ».