Eva Cantarella
Occhi azzurri. Quella sfumatura da semidei
“Corriere della Sera”, 31 gennaio 2008
Erano occhi strani, diversi , per i greci, gli occhi azzurri. Occhi rari, comunque. Omero, che come è noto identifica i suoi personaggi con un epiteto che serve a ricordarne la principale caratteristica morale o fisica, identifica la dea Atena come glaukopis. Ma attenti: gli occhi glauchi non sono necessariamente azzurri. Letteralmente “glaucopide” significa “dagli occhi di civetta”: dunque dal colore chiaro, tra il verde, il grigio e l’azzurro. I greci definivano i colori usando coordinate diverse dalle nostre, che non distinguevano tra colori simili. Melas, ad esempio (nero), era anche il termine che indicava il sangue: dunque, rosso scuro. Xantos (il colore dei capelli di Menelao e altri eroi) significava sia biondo, sia rosso, sia fulvo Ma prescindiamo da questo: come erano considerati, allora, gli occhi che noi definiamo azzurri? Dal punto di vista estetico, non erano simbolo di particolare bellezza. Degli occhi, i greci lodavano la lucentezza, o il fatto che mandassero lampi, caratteristiche che fanno pensare più a occhi scuri che a occhi chiari. Quando lodavano la bellezza degli occhi, pensavano più alla forma, molto apprezzata se ovale, che non al colore. Ma l’occhio azzurro poteva essere un carattere distintivo straordinario, segno di origine e carattere divini. Basterà un esempio: Alessandro il Macedone. Secondo la tradizione , Alessandro aveva gli occhi di colore diverso, uno nero, l’altro azzurro. Ebbene, quell’Alessandro, bellissimo, che in Pascoli “piange dall’occhio nero come morte, piange dall’occhio azzurro come il cielo” non era un uomo come gli altri, non era uno dei tanti eroi. Era una figura semidivina: l’occhio azzurro stava a dimostrarlo.
Occhi azzurri. Quella sfumatura da semidei
“Corriere della Sera”, 31 gennaio 2008
Erano occhi strani, diversi , per i greci, gli occhi azzurri. Occhi rari, comunque. Omero, che come è noto identifica i suoi personaggi con un epiteto che serve a ricordarne la principale caratteristica morale o fisica, identifica la dea Atena come glaukopis. Ma attenti: gli occhi glauchi non sono necessariamente azzurri. Letteralmente “glaucopide” significa “dagli occhi di civetta”: dunque dal colore chiaro, tra il verde, il grigio e l’azzurro. I greci definivano i colori usando coordinate diverse dalle nostre, che non distinguevano tra colori simili. Melas, ad esempio (nero), era anche il termine che indicava il sangue: dunque, rosso scuro. Xantos (il colore dei capelli di Menelao e altri eroi) significava sia biondo, sia rosso, sia fulvo Ma prescindiamo da questo: come erano considerati, allora, gli occhi che noi definiamo azzurri? Dal punto di vista estetico, non erano simbolo di particolare bellezza. Degli occhi, i greci lodavano la lucentezza, o il fatto che mandassero lampi, caratteristiche che fanno pensare più a occhi scuri che a occhi chiari. Quando lodavano la bellezza degli occhi, pensavano più alla forma, molto apprezzata se ovale, che non al colore. Ma l’occhio azzurro poteva essere un carattere distintivo straordinario, segno di origine e carattere divini. Basterà un esempio: Alessandro il Macedone. Secondo la tradizione , Alessandro aveva gli occhi di colore diverso, uno nero, l’altro azzurro. Ebbene, quell’Alessandro, bellissimo, che in Pascoli “piange dall’occhio nero come morte, piange dall’occhio azzurro come il cielo” non era un uomo come gli altri, non era uno dei tanti eroi. Era una figura semidivina: l’occhio azzurro stava a dimostrarlo.