Corriere della Sera 2.2.08
A colloquio con il professor Khrustov: i miei studi sulla comunicazione
Anche le scimmie pensano
La capacità cognitiva? Viene prima dell'uomo
di Armando Torno
Il risultato arriva da un test effettuato sugli scimpanzé, capaci di un'operazione perché in grado di compiere un'elaborazione mentale e non solo spinti dall'istinto
L'informazione della forma è già presente nel cervello del primate, quindi è dotato di capacità connettiva: una caratteristica presente in tutti i soggetti della specie
MOSCA — All'Università delle Relazioni Internazionali, dove un tempo si formavano i diplomatici sovietici e oggi quelli russi, incontriamo il professor Ghenrikh Fiodorovich Khrustov. Biologo, antropologo, soprattutto filosofo, è autore dell'opera, da poco uscita, La teoria del fatto (Edizioni Ministero Affari Esteri). Questo accademico è noto sin dal 1964 allorché uscì una sua indagine sul costituirsi e l'evolversi delle attività nel mondo degli antropoidi basata sugli strumenti di lavoro. Il libro fece un chiasso notevole nell'ex Urss, giacché si individuò in talune analisi un'accusa al nucleo dirigente del partito che si era sclerotizzato. Ma, come si suol dire, di acqua ne è passata sotto i ponti. Comunque, il professore ha continuato i suoi esperimenti con scimmie e gorilla, tra Berlino e Mosca. E ora sta tirando le conclusioni.
Khrustov è uno dei pochissimi che in Europa abbia dedicato decenni di ricerche per comprendere come funziona la comunicazione negli antropomorfi, per poi confrontarla con quella dei bambini di due anni (ha utilizzato allo scopo il figlio di un amico). Parla del rapporto tra le sue ricerche e quelle di Jane Goodall, l'etologa e antropologa britannica che ha lavorato per un quarantennio sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé, racconta le reciproche citazioni, gli scambi di informazioni e cose simili. Durante i suoi corsi, tra l'altro, il professore russo fa ascoltare arie di Leoncavallo e Puccini perché — sottolinea — «la loro musica aiuta e stimola le deduzioni». E quando gli chiediamo di offrirci una sintesi delle sue scoperte, Khrustov mette da parte accordi e melodie, afferra le fotografie dei suoi esperimenti con gli scimpanzé e le mostra, non prima di aver precisato: «Puccini ha a che fare indirettamente con la religiosità».
Poi, con naturalezza avvia il discorso: «Noi viviamo con le emozioni provate e attraverso di esse creiamo forti impatti su quanto consideriamo vero o falso. Ci plasmano. Contro di esse l'uomo non può vincere. Per questo motivo ho studiato il processo della nostra formazione, quel percorso che va dal primate all'homo sapiens». Entra nei particolari delle sue ricerche, e si sofferma con qualche smorfia per il costo sempre più alto che richiedono; quindi analizza i risultati delle osservazioni compiute, ricorda che «l'uomo è l'attività dell'uomo». Cita tra i moltissimi il suo maestro Jacov Roghinskij, ma i suoi paragoni chiamano in causa il filosofo greco Epicuro (parafrasandolo: «Le mie parole non valgono se non possono guarire qualche sofferenza»), Charles Darwin, soprattutto Immanuel Kant. Del sommo tedesco ricorda in particolare l'Antropologia pragmatica,
opera dove si parla delle cause dell'aumento e della diminuzione del grado delle sensazioni. Khrustov analizza i passi relativi alle catastrofi che sviluppano le capacità. Infine afferma: «Il pensiero nasce prima dell'uomo ». Per far seguire a tali parole delle argomentazioni scientifiche illustra i dati raccolti con gli scimpanzé, sintetizza quello che in base alle prove effettuate avverte la loro mente, ricorda che i gesti di queste scimmie sono spinti da qualcosa di più complesso di un certo bisogno o da un particolare impulso. Per passare all'esempio, diremo che il professore ha offerto al soggetto utilizzato un tubo al centro del quale si trovava qualcosa di ghiotto; ha poi manipolato un legno tondo, dal quale in un primo tempo era facile ricavare una piccola asta seguendo le venature e con la semplice pressione di due arti. Poi l'operazione diventava possibile soltanto attraverso una serie di accorgimenti e con un vero e proprio lavoro, per il quale non bastava l'istinto. Lo scimpanzé, organizzandosi progressivamente, è riuscito nell'impresa di staccare la sospirata asticella con i denti, non cadendo nei trabocchetti delle apparenze.
Da tutto ciò — e i passaggi scientificamente documentati si leggono nel libro ricordato sul fatto — Khrustov sostiene che l'informazione della forma è già presente nella mente dello scimpanzé, dotato di una capacità connettiva, anzi con essa riesce a realizzare e a perfezionare. Inoltre: concretizza ogni fase della connettività e tutti i soggetti della sua specie presentano tali caratteristiche. Lo scimpanzé, infine, è in grado di confrontarsi con la realtà (non la subisce ma entra in contatto con essa). Nell'evoluzione delle popolazioni umanoidi, a detta del professore, è bastato un cervello simile a questo, anche se non ha ancora un'importanza esistenziale. Il prossimo argomento: studiare l'eventuale scambio di dati che i diversi soggetti sono in grado di comunicare tra loro, dopo un'esperienza come quella ricordata.
Inevitabili a questo punto i discorsi sul progresso e sul regresso. Khrustov offre una sua opinione: se l'umanità dovesse difendersi dall'arrivo di un asteroiode (un Apofis con la traiettoria giusta, per intenderci) oggi non sarebbe in grado di farlo. Non per mancanza di tecnologia o di mezzi, ma perché ci sarebbe, anche in tal caso, disaccordo tra le varie nazioni gelose e preoccupate dei loro segreti tecnologici. Subirebbe insomma la catastrofe, non riuscendo a raggiungere quell'armonia necessaria per affrontare una simile emergenza anche in un momento cruciale.
Libri & Storie. Gli appunti di Darwin
«Io penso» c'è scritto al margine dello schizzo che rappresenta la teoria a cui Charles Darwin arriverà. È il seme di un pensiero composto da immagine e parola che a guardarlo emoziona, pensando a quello che ne è poi scaturito. A leggere i «Taccuini» di Charles Darwin (Laterza) curati da Telmo Pievani è come tuffarsi in un mondo informe ma ricco, dal quale possono nascere grandi cose. Scritti tra il 1836 e il 1844, le pagine cristallizzano gli interessi del giovanissimo scienziato impegnato a mettere ordine nei ricordi e nelle idee. Ci sono passione, scienza, tratti umani, disordine e razionalità, insomma una sorta di vaso delle meraviglie come può essere il cervello di un genio.
G.Cap.
A colloquio con il professor Khrustov: i miei studi sulla comunicazione
Anche le scimmie pensano
La capacità cognitiva? Viene prima dell'uomo
di Armando Torno
Il risultato arriva da un test effettuato sugli scimpanzé, capaci di un'operazione perché in grado di compiere un'elaborazione mentale e non solo spinti dall'istinto
L'informazione della forma è già presente nel cervello del primate, quindi è dotato di capacità connettiva: una caratteristica presente in tutti i soggetti della specie
MOSCA — All'Università delle Relazioni Internazionali, dove un tempo si formavano i diplomatici sovietici e oggi quelli russi, incontriamo il professor Ghenrikh Fiodorovich Khrustov. Biologo, antropologo, soprattutto filosofo, è autore dell'opera, da poco uscita, La teoria del fatto (Edizioni Ministero Affari Esteri). Questo accademico è noto sin dal 1964 allorché uscì una sua indagine sul costituirsi e l'evolversi delle attività nel mondo degli antropoidi basata sugli strumenti di lavoro. Il libro fece un chiasso notevole nell'ex Urss, giacché si individuò in talune analisi un'accusa al nucleo dirigente del partito che si era sclerotizzato. Ma, come si suol dire, di acqua ne è passata sotto i ponti. Comunque, il professore ha continuato i suoi esperimenti con scimmie e gorilla, tra Berlino e Mosca. E ora sta tirando le conclusioni.
Khrustov è uno dei pochissimi che in Europa abbia dedicato decenni di ricerche per comprendere come funziona la comunicazione negli antropomorfi, per poi confrontarla con quella dei bambini di due anni (ha utilizzato allo scopo il figlio di un amico). Parla del rapporto tra le sue ricerche e quelle di Jane Goodall, l'etologa e antropologa britannica che ha lavorato per un quarantennio sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé, racconta le reciproche citazioni, gli scambi di informazioni e cose simili. Durante i suoi corsi, tra l'altro, il professore russo fa ascoltare arie di Leoncavallo e Puccini perché — sottolinea — «la loro musica aiuta e stimola le deduzioni». E quando gli chiediamo di offrirci una sintesi delle sue scoperte, Khrustov mette da parte accordi e melodie, afferra le fotografie dei suoi esperimenti con gli scimpanzé e le mostra, non prima di aver precisato: «Puccini ha a che fare indirettamente con la religiosità».
Poi, con naturalezza avvia il discorso: «Noi viviamo con le emozioni provate e attraverso di esse creiamo forti impatti su quanto consideriamo vero o falso. Ci plasmano. Contro di esse l'uomo non può vincere. Per questo motivo ho studiato il processo della nostra formazione, quel percorso che va dal primate all'homo sapiens». Entra nei particolari delle sue ricerche, e si sofferma con qualche smorfia per il costo sempre più alto che richiedono; quindi analizza i risultati delle osservazioni compiute, ricorda che «l'uomo è l'attività dell'uomo». Cita tra i moltissimi il suo maestro Jacov Roghinskij, ma i suoi paragoni chiamano in causa il filosofo greco Epicuro (parafrasandolo: «Le mie parole non valgono se non possono guarire qualche sofferenza»), Charles Darwin, soprattutto Immanuel Kant. Del sommo tedesco ricorda in particolare l'Antropologia pragmatica,
opera dove si parla delle cause dell'aumento e della diminuzione del grado delle sensazioni. Khrustov analizza i passi relativi alle catastrofi che sviluppano le capacità. Infine afferma: «Il pensiero nasce prima dell'uomo ». Per far seguire a tali parole delle argomentazioni scientifiche illustra i dati raccolti con gli scimpanzé, sintetizza quello che in base alle prove effettuate avverte la loro mente, ricorda che i gesti di queste scimmie sono spinti da qualcosa di più complesso di un certo bisogno o da un particolare impulso. Per passare all'esempio, diremo che il professore ha offerto al soggetto utilizzato un tubo al centro del quale si trovava qualcosa di ghiotto; ha poi manipolato un legno tondo, dal quale in un primo tempo era facile ricavare una piccola asta seguendo le venature e con la semplice pressione di due arti. Poi l'operazione diventava possibile soltanto attraverso una serie di accorgimenti e con un vero e proprio lavoro, per il quale non bastava l'istinto. Lo scimpanzé, organizzandosi progressivamente, è riuscito nell'impresa di staccare la sospirata asticella con i denti, non cadendo nei trabocchetti delle apparenze.
Da tutto ciò — e i passaggi scientificamente documentati si leggono nel libro ricordato sul fatto — Khrustov sostiene che l'informazione della forma è già presente nella mente dello scimpanzé, dotato di una capacità connettiva, anzi con essa riesce a realizzare e a perfezionare. Inoltre: concretizza ogni fase della connettività e tutti i soggetti della sua specie presentano tali caratteristiche. Lo scimpanzé, infine, è in grado di confrontarsi con la realtà (non la subisce ma entra in contatto con essa). Nell'evoluzione delle popolazioni umanoidi, a detta del professore, è bastato un cervello simile a questo, anche se non ha ancora un'importanza esistenziale. Il prossimo argomento: studiare l'eventuale scambio di dati che i diversi soggetti sono in grado di comunicare tra loro, dopo un'esperienza come quella ricordata.
Inevitabili a questo punto i discorsi sul progresso e sul regresso. Khrustov offre una sua opinione: se l'umanità dovesse difendersi dall'arrivo di un asteroiode (un Apofis con la traiettoria giusta, per intenderci) oggi non sarebbe in grado di farlo. Non per mancanza di tecnologia o di mezzi, ma perché ci sarebbe, anche in tal caso, disaccordo tra le varie nazioni gelose e preoccupate dei loro segreti tecnologici. Subirebbe insomma la catastrofe, non riuscendo a raggiungere quell'armonia necessaria per affrontare una simile emergenza anche in un momento cruciale.
Libri & Storie. Gli appunti di Darwin
«Io penso» c'è scritto al margine dello schizzo che rappresenta la teoria a cui Charles Darwin arriverà. È il seme di un pensiero composto da immagine e parola che a guardarlo emoziona, pensando a quello che ne è poi scaturito. A leggere i «Taccuini» di Charles Darwin (Laterza) curati da Telmo Pievani è come tuffarsi in un mondo informe ma ricco, dal quale possono nascere grandi cose. Scritti tra il 1836 e il 1844, le pagine cristallizzano gli interessi del giovanissimo scienziato impegnato a mettere ordine nei ricordi e nelle idee. Ci sono passione, scienza, tratti umani, disordine e razionalità, insomma una sorta di vaso delle meraviglie come può essere il cervello di un genio.
G.Cap.