Sunday, July 01, 2007

i Cattolici, i soldi e le banche

L'articolo non ha bisogno di commenti.
da segnalare solo due frasi:
<<
Mazzali ammette: rispetto all'Italia ci sono
«inte-ressanti» vantaggi sul fronte fiscale.
>>
è poi dicono che, in Italia, non pagare le tasse è
peccato. Hanno ragione l'evasione fiscale riduce la
base imponibile su cui calcolare l'otto per mille.
<<
Già, perché il fondo si è dato un "codice di
autodisciplina": dagli investimenti, spiega Mazzali,
sono escluse non solo le classiche industrie d'ar-mi o
di pornografia, ma anche i titoli di Stato ame-ricani
(«perché Washington riconosce la pena di morte») e le
azioni delle società farmaceutiche che vendono
prodotti «non conformi alla morale cattolica».
>>
così certe medicine non saranno prodotte. Possiamo
fare un piccolo esempio.
La pilolloa Ru 486 non è considerata cattolica. Ai
cattolici non importa che questo farmaco permetta di
non ricorrere all'aborto medico, a loro non interessa.
Francesco Scanagatta


Corriere della Sera domenica 10 giugno 2007
sezione: Economia - data: 2007-06-10 num: - pag: 27
autore: Giovanni Stringa categoria: REDAZIONALE
IL PERSONAGGIO / Tra Bloomberg e il Lussemburgo, le
strategie dell'economo generale dell'ordine di Don
Bosco
E il banchiere dei Salesiani cerca nuovi partner
Giovanni Mazzali: in trattative con una banca estera
per il maxifondo etico
MILANO — Classe 1947, laurea, studi all'estero, solida
conoscenza delle lingue, da dodici anni re-sponsabile
finanziario di un'organizzazione pre-sente in 129
Paesi, e da tre anni presidente di una società
d'investimento lussemburghese. È il curri-culum di uno
«squalo» della finanza, uno di quei doppiopetto
gessati con ufficio ai piani alti della City
londinese? Non proprio. Anzi, proprio per niente.
Niente cravatta di Savile Row, niente mo-cassini
Edward Green. Ma una semplice tunica da religioso. Lui
è Giovanni Mazzali, l'economo gene-rale dei Salesiani
di Don Bosco che pochi giorni fa ha convinto la
Fondazione Cariplo a partecipare a un progetto comune
consegnando ben 5 miliardi di euro alla società di
gestione (italiana) di Polaris Investment Sa, la
controllante costituita in Lus-semburgo
dall'organizzazione di Don Bosco. La "Sa", nata nel
2004, ha subito suscitato la curiosi-tà della Consob
locale, la Commission de surveil-lance di secteur
financier. «Quando sono arrivato in Lussemburgo —
spiega Mazzali — sono stato convocato dagli uomini
della Cssf, stupiti dal fatto che un'istituzione
religiosa fosse interessata al lo-ro Paese». Lo
stupore, però, si chiarisce presto. Mazzali ammette:
rispetto all'Italia ci sono «inte-ressanti» vantaggi
sul fronte fiscale. Ma, sostiene, la ragione della
scelta della "location" è un'altra: il Granducato è
una delle due piazze europee (l'al-tra è l'Irlanda,
dove il salesiano ha studiato teolo-gia) che offrono
«maggiore duttilità ed esperien-za» nella gestione dei
fondi. Oltre ad essere, cosa che certo non guasta, un
Paese cattolico.
Così, dal cuore della nuova finanza della vecchia
Europa, è partito un fondo e un comparto, l'"ethical
balanced", intorno a cui girano nomi de-cisamente
laici. Come Rothschild (i gestori), Cré-dit Agricole
(i depositari), Mercer (i consulenti),
PricewaterhouseCoopers (i revisori) ed E. Capital
Partners, nel ruolo di certificatori degli
investimenti etici. Già, perché il fondo si è dato un
"codice di autodisciplina": dagli investimenti, spiega
Mazzali, sono escluse non solo le classiche industrie
d'ar-mi o di pornografia, ma anche i titoli di Stato
ame-ricani («perché Washington riconosce la pena di
morte») e le azioni delle società farmaceutiche che
vendono prodotti «non conformi alla morale cattolica».
E' una politica che, per ragioni di sem-plice immagine
o di vera sostanza, sta facendo presa anche sulle
banche. «Siamo in trattativa — spiega il Salesiano —
con un istituto estero inte-ressato a investire nel
nostro "ethical balanced"». Così, aggiunge, il totale
delle attività in gestione salirebbe ancora. Senza
contare i 5 miliardi desti-nati alla Sgr (Polaris
Investment Italia) dalla Cari-plo: una maxi iniezione
di liquidità che porterà i religiosi (oltre ai seguaci
di Don Bosco, è socia anche la Divina Provvidenza di
Don Orione) a scendere dal 52% al 20% circa di Polaris
Investment Sa. Che, a sua volta, potrebbe cedere quote
della Sgr ad enti no profit.
Per i Salesiani è un grande "affaire", tra dividendi
(di Polaris Sa) e rendimenti (dei propri soldi). Tutti
girati su nuovi investimenti o «attività
istituzionali», che per Mazzali vogliono dire «borse
di studio, missioni, scuole e sostegno alle
popolazioni colpi-te da calamità naturali». Il
religioso, che mastica i grafici di Bloomberg quasi
come la Bibbia, non è però certo il primo ad aver
lanciato il binomio Chiesa-fondi d'investimento. Prima
di lui, ricorda il "banchiere dei Salesiani", «si sono
già messi in pista gli americani con il Christian
Brothers Investment Services, e gli spagnoli
attraverso un fondo intercongregazionale». Con un
occhio all'al-tare e l'altro alla finanza.