Wednesday, December 31, 2008

Federazione Pagana: Censimento dei siti e oggetti sacri precristiani

Federazione Pagana: Censimento dei siti e oggetti sacri precristiani: "Censimento dei siti e oggetti sacri precristiani
Esce oggi (anche se la data impressa sul documento è quella di domani, ma siamo riusciti ad accelerare le cose) lo Standard del Censimento dei siti e oggetti sacri precristiani riutilizzati per chiese cristiane (ex Censimento dei templi pagani riutilizzati in o come chiese cristiane), con il primo documento che è il manuale dell'operatore, a cura del Giorno Pagano Europeo della Memoria. Un testo un po' tecnico in certi passaggi, ma sicuramente pieno di informazioni utili anche per chi aspetta solo di poter utilizzare la nuova edizione che seguirà questa pubblicazione dello standard, indicativamente a metà del 2009. Nel manuale infatti trovate una descrizione del progetto, com'è nato e come si svilupperà. Sul sito invece potete seguire l'avanzamento dei lavori.
Ufficializziamo anche il logo del progetto, che è quello sottostante:
Il montaggio coinvolge un tempio e una chiesa non compresi nel censimento: il tempio è quello di Segesta, mentre la chiesa si trova a Trequanda. Tuttavia rende bene, a nostro parere, l'idea di come, sotto a diverse chiese cristiane, si possano trovare i resti di siti sacri precristiani o pagani che dir si voglia."

Saturday, December 27, 2008

L'intelligenza allunga la vita

Corriere della Sera 27.12.08
Studi svedesi e americani mettono in evidenza il ruolo delle facoltà mentali in relazione alla longevità
L'intelligenza allunga la vita
Capacità e comportamenti sono indipendenti dalla classe sociale
di Giuseppe Remuzzi

Gli scienziati lavorano da sempre per trovare qualcosa che ci dica quanto vivremo. Si sa che chi ha livelli alti di colesterolo nel sangue, chi è decisamente in sovrappeso e fuma vivrà molto meno. E c'è un altro indicatore forte almeno quanto il fumo, l'intelligenza. Lo si sospettava da tempo senza esserne certi. Una ricerca condotta in Svezia (presto pubblicata su Epidemiology) su un numero impressionante di volontari toglie tutti i dubbi.
I ricercatori hanno studiato più di un milione di ragazzi all'epoca del servizio militare con i soliti test per l'intelligenza e li hanno seguiti nel tempo. I più intelligenti si ammalavano di meno e vivevano più a lungo. E non è questione di classe sociale. La correlazione fra intelligenza e durata della vita rimane anche all'interno di classi sociali diverse. Un altro lavoro recentissimo («Vietnam Experience Study» concepito per studiare le conseguenze sulla salute dell' aver partecipato alla guerra) ha visto che i soldati più brillanti nei test di intelligenza, poi a cinquant'anni, erano meno ipertesi e avevano meno facilmente il diabete rispetto ai coetanei meno intelligenti.
«Sarà l'educazione» s'è pensato. Sì, perché ragazzi più intelligenti quasi sempre fanno scuole migliori, si laureano a pieni voti, trovano facilmente un lavoro in genere ben retribuito e in genere fanno una buona carriera. Se uno ha più conoscenze e abbastanza soldi più facilmente accede alle cure migliori. Nello studio del Vietnam però quelli più intelligenti si ammalavano di meno indipendentemente dalla scuola che avevano fatto.
Ma se non c'entrano né la posizione sociale, né la scuola, allora perché chi è più intelligente dovrebbe vivere di più? Potrebbe essere il livello di salute pre-esistente a determinare il livello di intelligenza dei ragazzi. Se uno è già un po' malato prima di partecipare agli studi, è logico che andrà peggio nei test di intelligenza e avrà più guai fisici nel tempo. E vivrà di meno. Per capirne di più sarebbe importante conoscere il peso alla nascita. Se un neonato pesa meno del normale è perché ha sofferto in utero. Lo sviluppo degli organi, compreso il cervello, è compromesso, e questo predispone a tante malattie e influisce negativamente sui livelli di intelligenza. Ma nemmeno il peso alla nascita spiega l'effetto dell'intelligenza sulla durata della vita. Questo lo si sapeva già da studi precedenti. Fra tutte le spiegazioni possibili ce n'è una apparentemente ovvia. Chi è più intelligente tende ad avere comportamenti più sani, a mangiare meglio, a fare un po' di esercizio fisico, a non guidare in modo pericoloso, a smettere di fumare a fare attenzione al peso, a non prendersi delle sbronze tutti i sabato sera. Ma se si vanno a vedere i risultati di tutti gli studi nemmeno questo basta a spiegare l'associazione tra intelligenza e durata della vita. Insomma chi è più intelligente vivrà di più, è sicuro ma perché debba essere così non lo sappiamo (e gli scienziati dovranno far di tutto per stabilirlo perché ne possano trarre vantaggio anche i meno dotati).
Quindi, chi sa di essere intelligente può dormire tra due guanciali? Dipende. George Best era un vero genio (giocava nel Manchester negli anni '60) ma beveva smodatamente, andava a donne e correva con la macchina, è morto a 59 anni per una cirrosi alcolica. Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, grandi innovatori del rock sono morti tutti giovanissimi per eccessi di droga e alcool. Edmund Kean, il più grande attore della storia del teatro inglese, è morto a 46 anni dopo una vita sregolata. Il grande matematico Renato Caccioppoli si è suicidato a 55 anni per via dell'alcol (a Napoli era famoso per le sue stranezze, quando durante il fascismo fu vietato agli uomini passeggiare con cani di piccola taglia Caccioppoli andava in giro con un gallo, al guinzaglio).

Wednesday, December 24, 2008

Babbo Natale è avvertito: meglio controllare i doni sotto l'albero.

Il Resto del Carlino, 24/12/2002

«Genitori, state attenti: non regalate il demonio»

MODENA - Babbo Natale è avvertito: meglio controllare i doni sotto l'albero.
Potrebbe trattarsi di materiale assai pericoloso per i bambini, addirittura capace di aprire le porte ai demoni.
L'annuncio choc arriva da padre Gabriele Amorth, presidente internazionale degli esorcisti, il quale mette in guardia i genitori dall'acquistare giochi dannosi per la crescita spirituale e psicologica dei bambini.
«Gira materiale ludico chiaramente satanico - avverte padre Amorth - ma abilmente camuffato sotto le candide vesti di doni divertenti per bambini.
Mi riferisco ai tanti giochi di magia, alle bambole con abiti intercambiabili da strega e relativa scopa, alle formule magiche da usare e alle pozioni colorate da bere, ai tanti libri da apprendista streghetta e pure ai tanti siti Internet zeppi di magia».
E aggiunge: «Questi giochi, molti dei quali sono nati sulla scia di Harry Potter, aprono la porta agli spiriti immondi. Basti pensare che in Inghilterra, ma anche in Italia sono già in funzione le scuole di magia bianca per i bambini. Una cosa devastante. Satana vuole togliere i bambini a Gesù e ce la sta mettendo tutta».
«Ciascun cristiano - spiega ancora padre Amorth - sa che il diavolo ha un piano preciso di distruzione per ogni settore della vita umana. Adesso - dice - sta aggredendo in particolare il mondo dell'infanzia, complice del paganesimo che accompagna purtroppo molti genitori e insegnanti, e della scarsa informazione sul mondo soprannaturale».
Gli spiritelli immondi sarebbero dunque pronti ad aggredire i bimbi rendendoli per esempio irascibili, litigiosi, violenti, aggressivi, in preda a incubi notturni, plagiati dal mondo dell'occulto e purtroppo anche bestemmiatori. Sono questi i segnali che dovrebbero impensierire i genitori.
«I bambini di tutta la terra - spiega padre Amorth - sono affamati di soprannaturale, ma non hanno alcuna cognizione in merito. Non riescono quindi a discernere se la spiritualità, con la quale vengono a contatto, sia quella eccelsa di Dio, o quella malvagia di Satana. I piccoli, gli adolescenti hanno bisogno di imitare il mondo degli adulti e cercano quindi eroi, modelli sui quali plasmare la loro vita, ma il più delle volte quelli presi a esempio sono negativi».


di Viviana Bruschi

Miti e storia dietro i simboli del natale. Fin dall´età pagana

La Repubblica 24.12.08
Il mistero del bambino
Miti e storia dietro i simboli del natale. Fin dall´età pagana
Quando Virgilio ne cantò la nascita
di Maurizio Bettini

Per molti fu una profezia dell´avvento di Cristo. Ma nel mondo classico bimbi e culle ricorrono spesso
Nella quarta ecloga il poeta dell´Eneide annunciò l´avvento di un "puer" e di una nuova era
Sarebbe stato l´imperatore Costantino a "cristianizzare" quei versi
Molte leggende riguardano fanciulli che avrebbero cambiato gli eventi

All´inizio della quarta ecloga Virgilio aveva avvertito le Muse: sto per cantare qualcosa di più grande, arbusti e tamerici non bastano più! La poesia bucolica, con le sue selve abitate da pastori innamorati, cede il passo a ben altro annunzio. Di che si trattava? Nientemeno che di una nuova era, profetizzata dalla Sibilla di Cuma. L´ordine dei tempi ricomincia da capo, aveva detto la veggente, e una nuova progenie sta per scendere dal cielo. Torna l´età dell´oro, mentre la Vergine, cioè la giustizia, scende nuovamente fra gli uomini. E se ancora restano tracce della colpa, quella provocata dagli orrori della guerra civile, con il "suo" avvento anch´esse saranno cancellate. Ma l´avvento di chi? Di un bambino.
La grande invenzione che dà vita alla quarta ecloga è per l´appunto questa: la fine dell´orrore e l´inizio di un tempo nuovo vengono fatti coincidere con la nascita di un puer. Un bambino vero, al quale si chiede di sorridere ai propri genitori - la madre lo ha portato in grembo per nove mesi, lo merita - affinché essi ricambino a loro volta quel sorriso; ma nello stesso tempo un bambino divino.
Il puer infatti è destinato a vivere con gli dei, mentre attorno alla sua culla le meraviglie si moltiplicano. Cade il velenoso serpente assieme ad ogni erba mortifera, le pecore non debbono più temere i leoni e le caprette offrono fiduciose le mammelle gonfie di latte. Nel frattempo, la culla in cui giace il puer si riempie spontaneamente di fiori profumati. La rinascita del mondo, nella quarta ecloga di Virgilio, si annunzia dunque in questo modo. Vi era di che colpire la fantasia di chiunque. Anche di un imperatore.
Quasi quattro secoli dopo, infatti, Costantino tenne un´omelia per il venerdì santo indirizzandola «all´assemblea dei devoti di Dio». In questo discorso l´imperatore - lo stesso che dichiarò cristiano l´impero - compì un atto che avrebbe mutato il destino della quarta ecloga: la cristianizzò. L´intenzione era chiara. Dimostrare che la nuova religione aveva dalla sua perfino il maggior poeta di Roma. Secondo Costantino, infatti, Virgilio aveva parlato in modo coperto, per timore di rappresaglie, ma la sua volontà di annunziare il Salvatore era chiara. Chi altro poteva essere la «Vergine» dell´ecloga se non Maria? E quale segno più esplicito del velenoso serpente che «cade» contestualmente alla nascita del bambino? Anche sulla culla del puer, in verità, Costantino compì un´operazione di sottile ermeneutica cristiana - anzi, di abile falsificazione. Nella versione greca del testo di Virgilio, offerta ai fedeli dall´imperatore, la «culla» in cui giace il bambino viene sostituita dalle «fasce» che lo avvolgono.
Perché? La spiegazione è teologica. Nel Vangelo di Luca, quando l´angelo annuncia ai pastori la nascita del Salvatore, lo fa con queste parole: «ed ecco il segno: troverete il bambino avvolto nelle fasce e deposto in una mangiatoia». Le fasce formano una parte imprescindibile dello scenario cristiano, costituiscono addirittura un «segno» della divinità. Sostituendole alla «culla» di Virgilio, Costantino identificava definitivamente il puer dell´ecloga con il bambino Gesù.
Gli studiosi continuano a chiedersi se questa orazione sia davvero opera dell´imperatore - o meglio, di qualche letterato di corte - oppure l´abile montatura di un falsario. Ma questo importa poco. Negli stessi anni, infatti, un analogo tentativo di cristianizzare l´ecloga era stato compiuto anche da Lattanzio; e qualora l´autore dell´orazione fosse non Costantino, ma un falsario, ciò non farebbe che confermare il desiderio, da parte della nuova religione, di avere dalla propria parte il maggior poeta romano. In ogni caso, al contenuto messianico dell´ecloga credettero fermamente, nel corso del tempo, personaggi come Pietro Abelardo o Dante Alighieri; e innumerevoli generazioni di cristiani hanno continuato a credervi. Ma allora, chi fu veramente il puer della quarta ecloga?
Torniamo all´inizio della vicenda. Siamo nel 43 avanti Cristo, nel pieno della sanguinosa guerra civile fra Ottaviano e Antonio. Inutile dire che, a questa data, Virgilio non poteva avere alcuna nozione del cristianesimo, per il semplice fatto che esso non era ancora nato. L´ecloga è dedicata a Pollione, console di quell´anno, per cui si potrebbe semplicemente pensare che il puer fosse figlio di costui. Ma davvero Virgilio avrebbe potuto celebrare il rampollo del console come se si fosse trattato di un fanciullo divino, il cui avvento doveva segnare un rinnovamento cosmico?
Sarebbe stato troppo. Non sono mancate perciò interpretazioni più mistiche, o esoteriche, dell´ecloga, secondo le quali il poeta si sarebbe ispirato a culti egiziani o a testi giudaici. Ma quale senso avrebbe avuto, per il pubblico di Virgilio, la ripresa di temi o motivi biblici di cui in quel tempo a Roma si conosceva ben poco? Non facciamoci ingannare dall´importanza che il giudaismo, specie attraverso la mediazione cristiana, ha assunto nel seguito della storia occidentale: la cultura dei Romani, nel primo secolo a. C., era ben diversa dalla nostra. In realtà, non sapremo mai chi fu il puer della quarta ecloga. Ma forse possiamo saperne di più sulla sua culla.
Nella tradizione antica, infatti, altri bambini giacquero in una culla dai caratteri divini. Dioniso prima di tutto, deposto dopo la nascita in un lìknon, un ventilabro: ossia una sorta di cesto, aperto su uno dei lati, che veniva utilizzato per separare il grano dalla pula. Gli antichi definivano «mistico» il lìknon di Dioniso, e liknìtes, «quello del ventilabro», era uno dei nomi con cui il dio veniva invocato nei misteri. Ma anche Zeus, nella grotta di Creta che lo ospitò neonato, fu deposto in una «culla dorata», mentre la capra Amaltea gli porgeva la mammella e l´ape Panacride gli dispensava il proprio miele; e ancora in una «sacra culla» giacque Hermes, il futuro uccisore di Argo.
Sono gli innumerevoli miti che ci raccontano la storia di bambini, destinati a cambiare il corso degli eventi, che proprio per questo ebbero anche una nascita straordinaria. Non solo Dioniso o Zeus, ma anche Ciro il grande o Romolo e Remo, eroi che, quando vennero al mondo, trovarono ad accoglierli una natura inaspettatamente benevola. Acque che placano il loro corso vorticoso, piante che nutrono, animali del bosco o della campagna - un lupa per i gemelli romani, una cagna per Ciro - che esibiscono mansuetudine, e in questo modo forniscono un «segno» indiscutibile del superiore destino che attende l´eroe. Proprio quel che avviene attorno al puer di Virgilio.
Di questa medesima schiera fa parte anche il piccolo Gesù del Vangelo di Luca. Anche lui deposto in una culla insolita, la mangiatoia, proprio come Dioniso nel ventilabro; anche lui circondato da una natura splendente e miracolosa. Guardata con gli occhi dell´antropologo del mondo antico, l´interpretazione della quarta ecloga fornita da Costantino finisce in realtà per rovesciarsi. Se l´imperatore credeva che il puer virgiliano fosse una metafora del Salvatore, a noi sembra piuttosto il contrario. La tradizione cristiana della nascita di Gesù - con il suo scenario di meraviglie, le sue greggi, la sua coppia di animali soccorrevoli - ricorda molto il modo in cui Virgilio, oltre un secolo prima che i vangeli fossero redatti, aveva descritto l´avvento del misterioso puer destinato a rinnovare il mondo.
Il fatto è che entrambe queste nascite sono episodi del ciclo millenario del bambino meraviglioso. All´interno di questo ciclo miti e racconti hanno continuato ad inseguirsi, ad alludersi, a cercarsi, in un gioco che non si è mai interrotto. Come dire che, quando oggi si sparge il muschio attorno alla mangiatoia, nel presepio, o si dispongono le caprette fuori dalla grotta, si ricompone uno scenario al quale ha verosimilmente contribuito anche Virgilio.

Il sesto senso esiste e non è paranormale

La Repubblica 24.12.08
Un cieco ha completato un percorso a ostacoli senza aiuti Così alcuni scienziati hanno provato che l´intuito è innato
Il sesto senso esiste e non è paranormale
di Marina Cavallieri

L´esperimento internazionale dimostra che nel cervello dell´uomo restano capacità primitive che non sono andate perse e si riattivano in caso di necessità

ROMA. Un cieco attraversa un corridoio riuscendo a schivare tutti gli ostacoli, evitando ogni cosa che si frappone all´uscita. Si muove senza bastone, con prudente sicurezza, guidato da un radar invisibile, da una misteriosa convinzione interiore, da un sesto senso.
Questo è l´ultimo esperimento fatto dagli scienziati per indagare su quella sfera delle nostre percezioni che orienta le azioni ma al di fuori di ogni consapevolezza. Percezioni che si possono chiamare di volta in volta intuito, ispirazione, premonizione. Sensazioni che trascendono la logica e sono spiegabili semplicemente con una frase: «Me lo sentivo». E tutti, anche i più razionali e scettici, devono ammettere che lo hanno detto almeno una volta.
«Abbiamo studiato un paziente molto raro, completamente cieco per due lesioni successive che hanno distrutto la corteccia visiva primaria di entrambi gli emisferi, gli abbiamo chiesto di attraversare un corridoio con degli ostacoli, lo abbiamo messo davanti a una traiettoria complessa che ha superato, senza che neanche lui dopo sapesse spiegare il perché», racconta Marco Tamietto, neuropsicologo, ricercatore dell´Università di Torino. Tamietto ha collaborato a una ricerca internazionale guidata dalla scienziata olandese Beatrice de Galder, pubblicata su Current Biology.
La scienza da sempre s´ingegna per scoprire l´origine del sesto senso, per dargli una base biologica e sottrarlo definitivamente all´ambito dell´irrazionale, del mistico, del soprannaturale, per riportare una capacità misteriosa e sfuggente dentro uno schema comprensibile, dentro dei confini fisici. Il sesto senso è quell´istinto che aggiusta la rotta dei nostri comportamenti, che ci fa evitare gli ostacoli, bloccarci quando vorremo partire, voltarci all´improvviso mentre attraversiamo la strada, ma è anche ciò che ci fa sentire conosciute persone mai viste, prendere decisioni contro ogni logica. È l´intuizione rapida che collega in una frazione di secondo elementi distanti e fa dire ad Archimede "Eureka" e a Sherlock Holmes "Elementare, Watson".
«Già negli anni 70 - dice Tamietto - era stato fatto un esperimento simile con delle scimmie, anche loro prive di vista, anche loro erano riuscite a fare un percorso evitando gli ostacoli. Si pensava che potessero fare questo perché avevano mantenuto delle capacità che l´uomo con l´evoluzione aveva perso. Invece con questo esperimento si dimostra che l´uomo ha ancora queste competenze, capacità primitive ereditate dai suoi antenati che non sono andate perdute. Queste competenze sono mediate da strutture sottocorticali, dal collicolo superiore, e si riattivano in alcune situazioni».
Forse le scoperte scientifiche tolgono fascino a capacità misteriose ma almeno ammettono che non sono solo frutto di una fervida fantasia. «Esistono delle capacità che sono al di fuori della consapevolezza cosciente che influenzano la quotidianità - aggiunge il ricercatore - il nostro cervello è in grado di elaborare informazioni al di fuori della coscienza mandandoci messaggi che determinano scelte apparentemente incomprensibili». In quei momenti si ha la sensazione di mettersi in contatto con un potere profondo e per un istante di ritrovare la metà perduta.

Wednesday, December 10, 2008

Le ultime streghe sono in Tanzania

il Riformista 10.12.08
Dramma silenzioso Dall'inizio dell'anno ne sono stati uccisi trentacinque
Caccia agli albini
Le ultime streghe sono in Tanzania
di Raffaele Cazzola Hofman

Magia e discriminazione. Rapiti, assassinati e fatti a pezzi: i loro arti vengono usati per riti magici utili ad allontanare la fatica e la sfortuna. Non solo un fenomeno di segregazione al contrario, ma una vera e propria persecuzione. Il governo dice di voler correre ai ripari. Una campagna internazionale dell'Independent.

Un dramma silenzioso si consuma da decenni nell'Africa orientale. Si tratta della spietata persecuzione a cui sono sottoposte, in molte aree della Tanzania, le persone albine che, a causa della carenza di melanina, hanno la pelle bianca, gli occhi chiarissimi e capelli più che biondi. L'albinismo crea anzitutto gravi problemi di salute. La melanina, infatti, è il pigmento che protegge la pelle e gli occhi dai raggi solari.
In Tanzania, però, essere albini è anzitutto un dramma umano. A causa di un perverso combinato di vecchie superstizioni tribali, presenti soprattutto a nord vicino ai confini con Kenya e Uganda, gli albini vengono perseguitati e assassinati. Pur se in modo meno evidente, la «caccia agli albini» è presente anche in altri Paesi africani come la Nigeria o il Malawi. Quanto questo dramma sia purtroppo attuale è confermato dalla scelta come tema dell'annuale campagna umanitaria lanciata dall'Independent. Le luci accese su questo fenomeno tanto sconosciuto dal quotidiano britannico - che in una sconvolgente inchiesta rivela come l'unica speranza di salvezza per molti albini sia la fuga a Ukewere, una remota isola nel mezzo del Lago Vittoria, una sorta di rifugio per questi perseguitati - sono un'ulteriore motivo di riflessione.
Nell'anno in corso, fino ad ora, gli albini uccisi in Tanzania sono stati trentacinque. Nel 2007 erano stati venticinque, ma si stima che il numero dei casi registrati sia ben al di sotto di quelli realmente accaduti.
In Africa non tutto ciò che avviene, soprattutto se a fare da scenario sono aree molto remote e isolate, può essere conosciuto. E bisogna pensare che i tanzaniani nati con l'albinismo sono molto numerosi. Si calcola che siano uno ogni quattromila persone con punte di uno ogni mille in alcune tribù. Una media incredibilmente più alta rispetto a quella nel resto del mondo, dove nasce un albino ogni ventimila.
In Tanzania gli albini sono conosciuti con un appellativo da brividi, «zeru zeru», che significa «fantasmi». In altre parole, gli albini sono considerati come incarnazioni di spiriti maligni che, usciti dai corpi dei morti, tornano sulla Terra per tormentare con i loro influssi negativi la vita del nostro mondo. Ma purtroppo c'è anche altro. Infatti è emerso come quasi sempre i corpi degli albini uccisi siano stati smembrati. I loro arti, i loro capelli e il loro sangue vengono usati da stregoni o, cosa ancora più raccapricciante, da medici regolari per preparare delle "pozioni magiche" destinate a due scopi: da una parte dare sollievo ai lavoratori delle miniere alle prese con dolori reumatici; dall'altra portare fortuna e ricchezza ai poveri che in Tanzania, uno degli ultimi dieci Paesi del mondo dal punto di vista economico, non mancano. Inoltre, come documentano ancora le drammatiche testimonianze registrate dall'Independent nel rifugio di Ukewere, sono stati scoperti molti casi in cui neonati albini finiscono venduti agli stregoni. In questo modo i loro genitori hanno la possibilità sia di guadagnare soldi, sia di liberarsi dai possibili influssi negativi di cui li credono portatori.
Il governo della Tanzania ha recentemente annunciato di voler attuare nuove misure a protezione degli albini. Il presidente, Jakaya Kikwete, ha ordinato che la polizia e le autorità giudiziarie lancino delle operazioni per bloccare gli assassini e arrestare i mercanti di braccia e gambe degli albini. In effetti quest'anno sono state arrestate circa 170 persone con svariate accuse. Ma poi è calato il silenzio. E alla fine, secondo un giornalista del Daily Mail che ha indagato sulla vicenda, nessuno dei fermati sarebbe stato rinviato a giudizio.
In questo contesto si spiega il pressing sul governo di Dar es Salaam da parte di numerose campagne per i diritti umani avviate sia all'estero che in Tanzania. Qui operano soprattutto due organizzazioni: la National Organization of Albinism and Hypopigmentation e la Tanzania Albino Society. Lo stesso presidente Kikwete ha inoltre lanciato un segnale politico nominando d'ufficio un'attivista albina, la signora Al-Shymaa Kway-Geer, a membro del Parlamento. Il racconto della sua infanzia, fatto in aprile dopo la notizia della nomina, è più eloquente di qualsiasi commento. «Nella scuola primaria i compagni mi deridevano ed evitavano di toccarmi dicendo che, se lo avessero fatto, sarebbero diventati anche loro bianchi. Una volte cresciuta, venivo maltrattata dalla gente in strada che mi picchiava gridandomi: "zeru zeru"».

Monday, December 08, 2008

UN INCONTRO CON ALAIN DANIELOU. A PROPOSITO DEL SUO LIBRO: SHIVA ET DIONYSO

UN INCONTRO CON ALAIN DANIELOU. A PROPOSITO DEL SUO LIBRO: SHIVA ET DIONYSO


l’intervista che pubblichiamo usci sulla rivista francese “REBIS - revolution sexuelle et tradizion” nell’autunno del 1980.

Nel corso di quest’anno Alain Danielou è stato pesantemente, volgarmente e meschinamente oltraggiato dal quotidiano cattolico “AVVENIRE”, ricordiamo che il quotidiano è l’organo di stampa della C.E.I. cioè della Conferenza Episcopale Italiana. Come al solito i monoteisti sono incapaci di rispondere e contraddire le affermazioni di chi non si piega alla miseria ed alla meschinità del Dio unico.

I monoteisti, nella loro versione cattolica, non hanno esitato affermare che le sue tesi si possono considerare fonte di ispirazione per alcuni fatti di cronaca nera; non esiste neanche la necessità di rispondere a simile affermazioni. Conosciamo e ricordiamo benissimo la capacità degli inquisitori monoteisti di inventare accuse per il solo piacere di riscaldare il loro cuore alla vista di qualche rogo.

Il nostro è un piccolo contributo alla conoscenza di Alain Danielou.


Nato a Parigi nel 1907 , ALAIN DANIELOU e’ senza dubbio il francese che più' ha vissuto in famigliarità' con l'India e che la conosce meglio , per averci abitato per lungo tempo.

Dopo gli studi in FRANCIA e negli STATI UNITI , egli si consacra prima alla musicologia, viaggia in AFRICA del NORD, nel vicino MEDIO ORIENTE, in CINA, GIAPPONE e INDONESIA , poi si stabilisce in INDIA, subito a SANTINIKEN, poi a BENARES , dove per più' di vent’anni egli studia il SANSCRITO, la musica e la filovia delle scuole d’insegnamento tradizionale.

Conosce il sanscrito e parla correntemente l’hindi. Egli ha riunito una collezione unica di manoscritti sanscriti sulla musica. Nel 1949 e’ nominato professore incaricato di ricerche presso l'università' di BENARES.

Nel 1954 prende la direzione a MADRAS del CENTRO RICERCHE DELLA BIBLIOTECA di AYDAR, una delle più' ricche dell'India.

Nel 1956 e’ membro dell'istituto FRANCESE D’INDIOLOGIA DE PONDICHERY, prosegue i suoi viaggi e le ricerche dall'Indocina all'Iran , dove registra per la prima volta i più' antichi monumenti della musica tradizionale .

Diviene nel 1959 , addetto alla scuola FRANCESE D’ESTREMO ORIENTE a PARIGI e, nel 1960, consigliere del CONSIGLIO INTERNAZIONALE DELLA MUSICA(UNESCO). Dirige per parecchi anni l’ISTITUTO degli STUDI CORPORATIVI della MUSICA a BERLINO

e a VENEZIA, così' come le antologie UNESCO della musica dell’ORIENTE e delle origini musicali.

Come e’ noto ha scritto : YOGA , METODO E REINTREGATION ( L’ARCHE 1952 e1973 ; POLYTHEISME HINDOU (Bouchet-chastel , 1960 E 1975) ; L’EROTISME DIVINISE (Bouchet-chastel, 1963) ; LA SCULPTURE EROTIQUE HINDOUE (Bouchet-chastel, 1973) ;LES QUATRE SENS DE LA VITE (Bouchet-chatel , 1976 ) ; LE TEMPLE HINDOU (Bouchet-chestel, 1977 ) :


-GEORGES GODINET: Alain Danielou, perché' aver intitolato il vostro ultimo libro: “SHIVA E DIONYSOS”? Cosa avete cercato di dimostrare mettendo sullo stesso piano il shivaismo e il dionisismo?

-ALAIN DANIELOU: Questo titolo e’ l’espressione di una realtà' storica. Io sono, di formazione interamente indù'. Ho conosciuto e vissuto l’induismo e , in particolare , il shivaismo durante una gran parte della mia vita e , quando sono tornato in Occidente, sono stato molto sorpreso dagli evidenti parallelismi. Ciò' m’ha indotto a chiedermi da dove veniva cio’che questo significava. Sembrava che, praticamente, non ci fossero delle differenze in ciò' che avevano potuto essere le origini dei culti dionysiaci e in ciò' che e’ sopravvissuto del shivaismo indiano.

-C.G.: In questa occasione, avete aspramente denunciato ciò' che voi chiamate “l’illusione MONOTEISTA”. Per quale ragione?

-A.D. : Si tratta semplicemente d’una concezione che non corrisponde alla realtà' del mondo. Ci sono delle persone che sono giunte persino a presentare il monoteismo come la più' grande invenzione dello spirito umano. In fondo il MONOTEISMO e’ una specie di costruzione logica, semplicistica, che evita di provare e comprendere la natura del mondo e tutto ciò' che esiste come

fenomeno tanto naturale come soprannaturale. E’ una semplificazione aberrante che ha avuto un effetto pericoloso e nefasto nella evoluzione dell'umanità'.

-G.G. : Questa azione molto nefasta appariva particolarmente nel dominio della sessualità'...

-A.D. : L’idea inverosimile d’un Signore con barba che avrebbe creato l’universo e che si interesserebbe a fare degli editti, delle restrizioni sul comportamento umano nei suoi bisogni più' essenziali, non mi pare una cosa molto seria . Tutto ciò' che e’ restrizione al piacere di vivere, agli istinti che ci hanno dato gli dei , emanati per delle ragioni sociali , convenzionali o come mezzo di dominio e tirannia , non ha niente a che vedere con una ricerca del divino ne’ delle comprensione del mondo . Noi sappiamo molto bene che tutte le tirannie sono fondamentalmente anti-erotiche . Non possono essere anti-alimentari perché' i tiranni non avrebbero allora più' schiavi . Non si può' impedire alle persone di respirare , di mangiare, ma si può' loro impedire di avere una vita sessuale, di possedere il piacere . Perché' escludere l’amore , che e’ probabilmente l’espressione più' vicina agli aspetti superiori dell’esistenza , e ugualmente ciò' che c’e’ di più' fondamentale dal momento che , come dicono gli Indu’ , l’uomo non e’ che il portante (portatore) DEL SUO SESSO . In fondo tutto e’ organizzato nel mondo , attorno a questa funzione essenziale . Probabilmente e’ questa l’immagine più' vicina al creatore.

- G.G. : Voi avete parlato del vostro libro, sempre a proposito del monoteismo, di “TIRANNIA PATRIARCALE” , dove il proprio sarebbe la persecuzione della sessualità'. Ma lo shivaismo non ha una connotazione patriarcale o perlomeno, fortemente maschile?

-A.D. : No , perché' , fondamentalmente , dallo shivaismo voi non potete escludere il tantrismo . Il culto della Dea e’ parallelo al culto del principio maschile . Ad ogni modo la sessualità' , essendo l’unione dei principi, non

può' avere delle preferenze per l’uno o per l’altro .

-G.G. : Tuttavia, questo contraddice un pò ciò che voi scrivete nella “Scultura erotica indù “ , dove voi affermate che è necessario che uno dei due principi vinca l’altro . Ora nello shivaismo , sembra che questo sia il principio fallico che supera il culto della “yoni”.

- A.D. : Questa è una questione di livello. Tutto dipende dalla parte da cui si affronta un problema unico . Non ci possono essere delle opposizioni . Tutta una parte dell’India non si interessa che alla dea e tutta un’altra da il predominio al principio maschile . Ma il culto di KALI è diffuso quanto il culto di SHIVA . Entrambi fanno parte della stessa forma di pensiero.

-G.G. : Desidererei , giustamente , che voi precisiate le differenze fondamentali che separano shivaismo e tantrismo.

-A.D. : Non ce ne sono dal punto di vista del pensiero fondamentale , non c’è una filosofia shivaita differente dal tantrismo , come non esiste uno shivaismo indipendente dallo yoga. Questo forma un tutto . Ciascuno secondo le sue tendenze , la sua natura, ricerca una strada differente da quella degli altri. Ma tutte le Vie conducono alla stessa meta. Per realizzare il proprio destino nella creazione , ognuno deve cercare di comprendere la propria natura e sforzarsi di realizzarla.

-G.G. : Come spiegare dei testi tratti da “SHIVA PURANA” come questo: “ Nel Kaly-Yuga , la venerazione del fallo è ciò che esiste di più efficace nel mondo” - Forse con la strada della MANO SINISTRA del Tantrismo si gira verso il polo femminile del mondo?

-A.D. : Attenzione! Ciò che si chiama fallo in India è uguale all’emblema di Shiva , il “lingam” è tutto di per sè stesso chiuso nella “yoni”. Non si venera l’uno indipendentemente dall’altro. Questo dice: esistono sempre le due vie. Può essere , in un certo senso, il principio maschile è più orientato verso un certo ascetismoe il culto del principio femminile ( e qui bisogna fare attenzione: si tratta del culto del principio femminile attraverso elementi maschili) è piuttosto orientato nel tantrismo , verso alcune forme di realizzazione materiale , più pratiche.Non bisogna dimenticare che, malgrado tutto , il principio femminile è il contrario del principio maschile . E’ L’ESATTO OPPOSTO. E ciò è la riunione dei due opposti che produce la scintilla .

- G.G. : Il Tantrismo non è più tardivo dello shivaismo ?

-A. D. : No , io non credo. L’uno e l’altro escono da esperienze animiste . Luno scandaglia l’esperienza del soprannaturale attraverso le forme del mondo , attraverso la materia , le piante, gli animali, gli esseri umani, e li rappresenta sotto un certo aspetto . Seguendo la sua natura, ciascun individuo , tende a rappresentare l’invisibile sotto un certo aspetto piuttosto che sotto un’altro. Si ritrova questo contrasto dappertutto . D’altronde le divinità femminili diventano in alcune civiltà maschili, le divinità maschili diventano femminili: questi scambi rappresentano tuttavia sempre delle differenti tendenze. Per esempio, nell’induismo classico, quando il principio femminile è mascolinizzato e diviene Visnu’ , non vuol dire che l’attitudine generale dei visnuisti non sia assai vicino al shaktismo.

-G.G.- Arriviamo a parlare del principio femminile. Qual’è il posto della donna nell’India? E’cambiato secondo i periodi storici oppure c’è una costanza?

-A.D. : C’è per forza una costanza. E’ un pò come se mi domandaste se il ruolo di tigre e il ruolo di capriolo sono cambiati nel corso della storia. C’è uno che mangia l’altro. Questo è l’ordine della natura . Le differenze di natura tra un essere femminile e uno maschile sono profonde, salvo verso il punto ideale dove sono androgini. Il ruolo della donna o dell’uomo attraverso il rapporto l’uno a l’altro, è in fondo una questione di convenzioni sociali. Ci sono in India alcune società che sono matriarcali e ciò funziona molto bene ; ce ne sono altre che sono patriarcali e questo funziona altrettanto bene. Che la proprietà o i diritti civili favoriscano la donna o l’uomo, non ha un granchè a vedere con il ruolo magico, in qualche modo, del loro ricongiungimento.

-G.G. : Quali sono state le conseguenze sul piano sociale, dell’influenza mussulmana? In quale parte dell’India questa influenza si è principalmente manifestata?

- A. D. : Evidentemente l’Islam ignora il ruolo della donna. E’ ad un tratto la degradazione del principio femminile.

Che l’erotismo giochi un ruolo nell’Islam, è inevitabile in una società qualunque essa sia . Ma, sperimentalmente, in ogni caso nell’India, sotto l’influenza mussulmana, la donna ha perso tutti i suoi privilegi. Essa è diventata un oggetto. E’ una comodità che serve a fare dei figli, dei bambini. L’Islam è evidentemente una delle società tra le più antifemministe che ci siano. L’unione dei sessi nel mondo islamico non ha il carattere magico e sacro che questa ha presso gli Indù

-G. G. - Come spiegare ad uno spirito europeo moderno in che cosa l’atto d’amore può essere utilizzato come mezzo per ritornare al principio, di entrare in contatto diretto con Dio?

- A. D. - C’è un detto prettamente occidentale che dice : “Non c’è Santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro”. Ciò vuol dire che delle persone che non hanno l’esperienza di ciò che è l’amore sotto le sue forme più carnali, nelle sue esperienze maggiormente estatiche, non sono del tutto preparate a trasporre ciò su di un piano differente . Non c’è niente di più pericoloso , lo si sa sufficientemente dalla storia , della gente che non ha esperienze erotiche . Queste sono persone malefiche. Si sa molto bene che Napoleone aveva un sesso infantile e che Lenin era impotente. Noi abbiamo nell’occasione dell’atto procreativo - vuol dire nell’occasione di ciò che è maggiormente vicino all’atto creatore -

un'esperienza di gioia , di voluttà, di felicità, che supera di molto la ragione (essendo l’amore un godimento irrazionale) . Sembra giusto comparare questa esperienza allo stato divino che è pura gioia, pura voluttà . Infatti, l’esperienza dello stato mistico evoca l’immagine dell’erotismo.

-G. G. - Come si colloca qui l’ermafrodita

l” Ardhanarishvara ?

- A. D. : E’ una questione di livello nella gerarchia della creazione. Tutte le religioni hanno una leggenda di un ermafrodito primordiale. Eva è stata formata da una costola di Adamo, dunque Adamo era nello stesso tempo maschio e femmina : era androgino. E l’esperienza più profonda non è la realizzazione “in se stessa” di elementi maschili e femminili. Poichè tutti gli esseri viventi provengono, all’origine, da un essere androgino, resta sempre: non esiste alcun uomo o donna che non abbia un elemento dell’altro sesso. Niente non esiste dove i due aspetti non siano rappresentati: l’uno non può esistere che dall’altro attraverso l’altro. In alcun momento , non possono essere totalmente separati perchè questo sarebbe la fine dell’esistenza. E c’è, sicuramente, in certe esperienze magiche mistiche, la ricerca di un ritorno allo stato androgino. Lo sciamano, in tutte le religioni dove si pratichi lo sciamanismo, è fondamentalmente androgino, ciò si esprime talora sotto forme più o meno omosessuali: lo sciamano si veste da donna, prende un marito e , in quel momento, acquisisce dei poteri magici. Si può realizzare l’unione dei contrari in tutti i modi .

- G. G. : A proposito di pratiche omosessuali, non avete esitato a scrivere che la delinquenza giovanile non esiste là dove l’amore pederastico è la regola. L’unione dei ...simili permetterebbe di raggiungere lo stesso stato che l’unione dei contrari?

- A. D. : Ci sono ugualmente delle sette, dei gruppi, che considerano che l’omosessualità è una forma più alta , nella misura dove i due elementi sono,in qualche modo, molto più intricati , “aggrovigliati”. La polarità esiste sempre ad un certo livello. La questione è di sapere se si sviluppa l’aspetto contrario o se si accentua l’aspetto predominante . E’ una cosa molto curiosa vedere che la concezione virile che si fanno gli Occidentali ignora il periodo in cui il ragazzo è femminile e la ragazza è mascolina. C’è un periodo omosessuale in tutti gli esseri ed è estremamente pericoloso ignorarlo per ciò che concerne la formazione del carattere. Si può arrivare a dire che le persone violentemente anti-omosessuali sono malate.

- G. G. : Ma non è necessario educare la virilità in un ragazzo e la femminilità in una ragazza al fine che la loro unione sia maggiormente arrichita?

- A. D. : Nulla lo prova. Io credo che ciò sia completamente falso. E’ una idea assurda, il fatto che dei bambini, in un certo periodo, avrebbero delle tendenze nei riguardi del loro stesso sesso, non lede assolutamente il loro sviluppo ulteriore.

- G. G. : Voi stesso avete evocato , in “Shiva e Dionysos”, l’iniziazione omosessuale maschile.

- A. D. : Essa esiste in molte popolazioni. Esisteva preso i greci, in molti popoli africani, in Indonesia. La questione è di comprendere la natura delle cose. Ciò che caraterizza gli Occidentali, è che vogliono riformare prima di comprendre. Questa volontà riformatrice è il più grosso ostacolo che impedisce agli Occidentali di realizzare un equilibrio sociale umano.

- G. G. : Quale posto occupa il KAMASHATRA, la scienza erotica, nell’India tradizionale ? Quali sono i suoi principali testi?

- A. D. : Ce ne sono molti. Al di fuori del Kamashatra e dei suoi componenti, c’è un gran numero di trattati. Il loro studio fa parte della formazione dei bambini nelle scuole tradizionali indiane. Fra i testi che devono studiare gli allievi , a partire dai 6 o 7 anni, c’è il Kamashatra o dei libri analoghi. Queste sono delle opere puramente tecniche. I bambini conoscono così l’alfabeto delle loro esperienze future. Sono cose che le persone sensate dovrebbero studiare normalmente. Ciò fa parte della scienza.

- G. G. : Quale ruolo gioca la nudità in India?

- A. D. : La nudità è il segno del distacco. Questi sono i santi, i monaci, le persone che rinunciano al mondo, che vanno nudi. Ho avuto a casa mia , a Benares, un giovane monaco del sud dell’India. Mi ha chiesto di abitare nei pressi di casa mia, vicino al Gange. Egli è rimasto là , con il suo libro di preghiere, a fare il suo PUJAH durante un mese o due. Un giorno, è venuto a vedermi e mi ha detto :”Sono troppo attaccato ai beni di questo mondo.” M’ha regalato il suo libro di preghiere, ha lasciato cadere i vestiti, ed è partito tutto nudo.

- G. G. : Nel corso dei vostri soggiorni e peregrinazioni in India,avete osservato alcune sopravvivenze della prostituzione sacra?

- A. D. : Praticamente no. Questa è stata rigorosamente interdetta. Non ci sono delle prostitute nei templi. Ma malgrado tutto , ancora oggi, le prostitute rimangono una casta. Le più grandi danzatrici dell’India appartengono a questa casta. Tuttavia , la prostituzione non ha il carattere grossolano che ha in Occidente. Molte delle prostitute che ho conosciuto a Benares (spesso grandi cantanti e grandi artiste) sono delle donne che si lasciano corteggiare per lungo tempo prima che si possano ottenere i loro favori . Si va a casa loro, si è ricevuti, ci si interessa alla loro musica, alle loro danze. Se loro trovano l’uomo simpatico , possono darsi a lui. Infatti, tutte le donne che hanno avuto dei rapporti sessuali con più di un uomo, fanno parte della casta delle prostitute . Quella donna non è più atta a perpetuare la casta di origine . In Occidente , ce ne sarebbero parecchie!

Questa cosa è molto importante dal punto di vista della razza poichè in India si da grande importanza al dovere di ciascuno di mantenere la purezza della propria specie.

- G. G. : La rivoluzione sessuale che ha scosso per qualche anno gli Stati Uniti e l’Europa dell’Ovest, vi sembra coincida con un ritorno di Dionisio?

- A. D. : Ci sono tanti tipi di segnali , dove la rivoluzione sessuale non è che un aspetto. C’è pure un distacco dei valori materiali estremamente accentutato. Se tra i giovani, questa tendenza fosse meglio indirizzata , sarebbe molto vicina alla concezione Indù. Ugualmente c’è la ricerca di certe forme di danza che si avvicinano alle danze estatiche. Un impulso esiste, che poi sfoci in qualche cosa, è da vedere.

Incontro Pagano - Pagan Moot Veneto 11/12/2008

Incontro Pagano - Pagan Moot Veneto 11/12/2008

giovedi' 11 dicembre 2008
Montegrotto Terme ore 20,45.
al Pub Imbolc,
Via Aureliana 11 Montegrotto Terme (PD)
si terra' l'incontro mensile dei pagani e wiccanveneti.
L'incontro è aperto a tutti.

Incontro periodico mensile ogni secondo giovedì del mese.
Il primo Pagan Moot Veneto è avvenuto nel dicembre 2005.

" Durante il pellegrinaggio della vita, il politeista si reca da un tempio all'altro, pratica differenti rituali, differenti modi di vita, differenti metodi di sviluppo interiore. Resta costantemente cosciente della coesistenza di una moltitudine di vie che portano al divino… il monoteista non può vedere in modo chiaro, fianco a fianco, i diversi stadi del suo sviluppo passato e futuro, illustrati da diversi simboli, diversi Dèi, diversi culti, diversi comportamenti religiosi, ogni suo tentativo per superare i limiti dei dogmi e delle leggi del sistema in cui si trova immerso tende a fargli perdere l'equilibrio. "
uso le parole Alain Danielou per cercare di far capire lo spirito che anima molti dei partecipanti al moot.

Cos'è un moot?
"Un Moot è semplicemente un incontro tenuto in un locale pubblico (solitamente un pub o simile) ad intervalli fissi in cui le persone si possono incontrare per conoscersi, discutere, consigliarsi e quant' altro. Il fatto che l' incontro si tenga sempre con la stessa periodicità facilita l' organizzazione per tutti, visto che non si deve cercare di contattare tutti ogni volta per mettersi d' accordo, e che le persone hanno la possibilità di organizzare i propri impegni per tempo sapendo quando c'è il Moot. Inoltre tutte le persone nuove nella comunità possono andare ad un Moot".


Questi incontri diventano sempre più importanti, perchè rappresentano la possibilità di contrastare la follia del monoteismo in tutte le sue varianti.
Proprio in questi giorni un "anonimo" esorcista ha dato la dimostrazione di come ogni religione derivante dal monoteismo sia pericolosa, infatti ha dichirato:
"Ma possono essere in balia del maligno anche governi («quando fanno scelte scellerate») o chi professa altre religioni («in quelle pagane il diavolo è insito»).", il diavolo è divinità solo per i cristiani. il diavolo appartiene solo alla follia delle religioni rivelate. Quello che un simile ragionamento lascia traparire è la volontà di "demonizzare" tutte le religioni diverse dal monoteismo, e la speranza di tramutare l'Italia in una teocrazia, per poter disporre di leggi che consentano agli inquisitori cattolici di riaccendere i roghi.

francesco scanagatta

cell 349 7554994.

Friday, December 05, 2008

MARSALA: La porta del mare e una statua di Iside

MARSALA: La porta del mare e una statua di Iside
VENERDÌ, 05 DICEMBRE 2008 LA REPUBBLICA - Palermo

Una porta monumentale di accesso alla città dal porto, un nuovo tratto di pavimentazione del decumanus maximus e le tracce di un´area sacra, assolutamente inedita per Marsala, testimoniata da una statua della dea Iside.

Sono emersi nuovi importanti ritrovamenti dall´ultima campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza di Trapani, guidati dall´archeologa Rossella Giglio, nella zona di Capo Boeo, a Marsala.

Oggi alle 17 saranno illustrati al museo "Baglio Anselmi" di Marsala, insieme a un filmato che ripercorre tutte le tappe dello scavo.

«È un passo avanti fondamentale, nella ricerca e nella valorizzazione della zona di Marsala - spiega Rossella Giglio, che dirige gli scavi - anche perché le aree di scavo hanno interessato diversi punti nodali della topografia della città antica, relativi sia all´abitato che alle strade che delimitavano gli isolati e le fortificazioni costiere».

Tra le novità più interessanti c´è la scoperta di un santuario, il primo finora trovato nell´antica Lilybeo: «Finora infatti si conoscevano le necropoli di questo sito - continua la Giglio - ora è emersa una statua in marmo, frammentaria, che raffigura la dea Iside, e le fosse votive adiacenti, che contengono più di 500 lucerne. C´è anche un´iscrizione in cui si fa riferimento a un santuario di Ercole, e si indicano i cittadini che avevano dato i sesterzi per la realizzazione».
l. n.

Saturday, November 29, 2008

COMPIANTO FUNEBRE PER GIULIANO IMPERATORE

L I B A N I O - dalle ORAZIONI (1)

COMPIANTO FUNEBRE PER GIULIANO IMPERATORE

(XVII, 1-4; 9-11; 36)

" Ahimè ! Che gran dolore " non solo " sulla terra achea " (2) si è abbattuto, ma su tutto l'orbe governato dal diritto di Roma ! Forse più sulla regione abitata dagli Elleni, come quella che anche di più ha avvertito il cordoglio, ma anche sul resto del mondo s'è diffuso il dolore che ha colpito e straziato l'anima nostra, perché è morto l'uomo migliore, colui che aveva ansia di vita perfetta.

È morto con lui l'onore degli uomini buoni : ed ecco scatenarsi le bande insolenti dei malvagi e dei dissoluti. Sono già a terra in parte le leggi che impedivano il delitto e in parte subiranno la stessa sorte; e quelle che rimarranno, resteranno senza effetto. Grave iattura per il genere umano, come quando di una città siano smantellate le mura ! Poiché, quando cade la cinta che protegge la città, i beni degli onesti passano nelle mani dei violenti, che, piombando su tutto, arraffano, uccidono, oltraggiano le donne catturate e i giovinetti. Così ora, contro gli uomini giusti è data via libera agli empi, sono spalancate, per così dire, le grandi porte (3) della città, perché non c'è più il muro che la difendeva. Ettore già fu chiamato dal poeta " colonna diritta " (4) di Troia.

E disse bene, che, lui morto. Ilio poggiava su un terreno incrinato; e di lì a poco doveva giacere insieme con Ettore. Ma ora è caduta non la colonna di una sola città che si affaccia sull'Ellesponto, non di un popolo solo, ora vacilla l'impero dei discendenti di Enea, quanto di più bello c'è oggi di terre e di mari. Purtroppo, anche un vento non molto violento può determinare il crollo, perché all'interno domina la corruzione dei malvagi e dall'esterno avanzano i nemici in armi, conquistatori.

Qual dunque degli dèi, quale incolpare ? O non bisogna incolparli tutti, perché tutti abbandonarono la protezione che dovevano a quel nobile cuore, in cambio delle vittime offerte, delle tante preghiere fatte, degli infiniti aromi e incensi bruciati, di tanto sangue versato notte e giorno nei sacrifici ? E non che alcuni ne onorasse, ne trascurasse altri, come quell'Etolo che neglesse Artemide nella raccolta delle primizie ; ma quanti i poeti tramandarono, padri e figli, dei e dee, dominatori e dominati, in onore di tutti egli libava, di tutti riempiva gli altari di vittime, piccole e grandi.

(�)

Colui che rinnovò le leggi sacre, che diede ordine a quanto vi è bello in luogo del brutto, che ridestò a vita i vostri templi, vi innalzò altari, che riunì legioni di sacerdoti prima nascosti nell'ombra, che rimise in piedi le statue ridotte in frantumi, sacrificò intere mandrie e armenti, sia all'aperto che al chiuso, sia di notte che sotto il sole, che legò tutta la sua esistenza alle vostre mani, per breve tempo nella minore dignità Imperlale, ancora di meno nella maggiore , è morto dopo di aver fatto appena gustare il bene che poteva fare al mondo, senza avere il tempo di saziarlo.

E stato per noi come l'uccello fenice che volava su tutte le terre, ma non si fermava mai ne sui campi, ne sulle città, sicché gli uomini non potevano vederlo se non confusamente. E ora quella felicità che egli ci concesse è come volata via, non sopportando di metter qui radici, perché, come penso, il male ha riparato alla sua sconfitta prendendo di nuovo il sopravvento sul bene.

Sicché sarebbe stato molto meglio per noi continuare a vivere nell'oscurità, senza conoscere l'armonia che sprigionava dalla sua regalità piuttosto che, dopo d'esser entrati in un alone luminoso di vita, ripiombare nell'oscurità di prima : come una nave che, riuscita a prendere il largo da un terra importuosa, di nuovo dai venti contrari è sbattuta sugli scogli per rimanerne infranta. Oh, che amarezza, in nome degli dèi ! Che triste destino, dover assistere dopo poco tempo al ritorno dei mali che pare abbiano spiato il momento opportuno per venire di corsa ! Come un prato che, dopo breve fioritura, subito s'inaridisce !



(�)

Ahimè, lasciasti orfano il mondo! Lo avevi sollevato dolente, come un buon medico, lo hai di nuovo abbandonato alla sua febbre, alle sue plaghe di un tempo! O mia infelice vecchiaia ! O mio duplice dolore, che cogli altri piango il re, da solo il compagno e l'amico !









Note:

1 Nel 363, Giuliano invase la Persia, raggiungendo trionfalmente Ctesifonte, sul Tign, la nuova capitale dei Sassanidi. Ma, attaccato improvvisamente dai Persiani, fu ucciso da un colpo di lancia (giugno 363). Così, Ammiano Marcellino, XXV, 3.

2 omero. Iliade, I, 254.

3 Espressione già usata da erodoto (IX, 9) per significare che, presso l'istmo di Corinto, erano ai Persiani spalancate le porte per l'invasione del Peloponneso. 4 pindaro, Olimpica II, 89 sgg.

4 Pindaro, Olimpica II, 89 sgg.

5 Eneo, padre di Meleagro : cfr. omero, Iliade, IX, 533 sgg. ^ Nominato Cesare da Costanze nel 355 d. C., fu imperatore dal 361 al 363 d. C. ^ V. il romanzo di Achille Tazio, pag. 231.

Thursday, November 27, 2008

CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’ESTATE

CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’ESTATE

I poteri del Dio Sole sono allo zenith e anche se i giorni più caldi devono ancora venire, l’estate è ormai con noi. Si vuole trascorrere quanto più tempo possibile al sole e all’aria aperta. Si gioisce nel pieno flusso dell’abbondanza, nell’apogeo di luce e calore. E’ un momento adatto per concludere e portare a compimento quello che stiamo realizzando. Ed è anche tempo di gioia e di divertimento. Come celebriamo la crescita delle messi così festeggiamo la nostra crescita interiore.Psicologicamente è il momento di celebrare il raggiungimento dei nostri obiettivi, di riconoscere i nostri talenti e la nostra azione nel mondo esterno. Ma tutto scorre e dobbiamo ricordarci che la vita è un processo dinamico, non una condizione fissa. In questo periodo, punto di equilibrio tra l’anno crescente e l’anno calante, troviamo il momento ideale per lavorare sulle qualità di integrazione e di equilibrio:
integrazione di quello che abbiamo imparato in questi mesi e raggiungimento di un nuovo equilibrio interiore.
Per celebrare il solstizio possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio alzarci all’alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l’inizio del suo declino.
Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici.
Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna.
Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell’anno! Se si è all’aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici. Questa veglia ci darà modo di rivedere il nostro anno con le cose iniziate e quelle compiute, nonché di guardare al resto dell’anno che si stende davanti a noi.
Al momento dell’alba possiamo salutare il sole dicendo:
“Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!”. Sentiamo l’energia solare che pervade il mondo intero e accettiamo il fatto che questo momento di trionfo sia anche l’annuncio del declino
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.

dal libro "Feste Pagane" di Roberto Fattore

Friday, November 21, 2008

Se la statua parla alla psiche

l’Unità 21.11.08
Se la statua parla alla psiche
di Renzo Cassigoli

Come predisporsi a guardare una città d’arte? come ascoltare le mille voci della città trasmesse da una presenza densa di testimonianze? Con il saggio Mi sono innamorata di una statua, il David per l’appunto, Graziella Magherini , psichiatra e psicoanalista, ci guida alla ricerca delle risposte ai tanti interrogativi che si affollano alla mente del lettore. Continuando un lungo percorso di studio iniziato da tanti anni tocca i punti focali del pensiero psicoanalitico che ha segnato l’arco del XX secolo, cercando di scoprire e di capire ciò che di fronte all’opera d’arte, avviene negli strati profondi della psiche, non chiedendo all’ambiente insegnamenti, ma attenzione, ascolto, opportunità. Cosa avviene, allora, nella mente di un osservatore coinvolto emotivamente dall’opera d’arte? Le risposte vanno cercate scavando nelle parti profonde della propria personalità: l’inconscio freudiano, le esperienze vissute, le emozioni più intense, quelle arcaiche, mai ri-conosciute dall’Io cosciente. Come dire: l’arte riesce a farci sentire ciò che è dentro di noi e che non siamo riusciti a ri-conoscere e a esprimere. Fondamentale l’ultimo capitolo dedicato al David di Michelangelo: «la statua più bella del mondo», e a un’indagine dalla Galleria dell’Accademia con la quale, a completamento ed esemplificazione del «modello di fruizione artistica», si raccolgono commenti e comportamenti dei visitatori offrendo un documento eloquente della dinamica correlata all’impianto teorico.

Thursday, November 20, 2008

La Vergine col bambino un'icona contro le eresie. Ma l'immagine fu ereditata dalla dea egizia Iside

Corriere della Sera 20.11.08
Un simbolo sfruttato dalla Chiesa dopo il Concilio di Efeso e nell'offensiva anti Lutero
La Vergine col bambino un'icona contro le eresie. Ma l'immagine fu ereditata dalla dea egizia Iside
di Francesca Bonazzoli

Ancor prima dell'epoca cristiana, l'immagine della «Madre col Bambino» veniva già usata da molte culture con un significato religioso: nell'area mediterranea, per esempio, rappresentava la dea Iside con in grembo il figlio Horus e fu proprio questa iconografia egizia a passare in quella cristiana occidentale attraverso la mediazione dell'Oriente bizantino.
In particolare, dopo il 431, le gerarchie ecclesiastiche cristiane promossero l'immagine della Madonna col Bambino per dare forza alla condanna, votata dal Concilio di Efeso, dell'eresia nestoriana secondo la quale la Vergine non poteva essere chiamata «madre di Dio», ma solo madre di Gesù poiché non aveva generato un Dio, bensì solo il corpo in cui Dio aveva poi preso dimora.
Da quel momento fino al Medioevo nelle chiese cristiane si assiste a una proliferazione delle immagini della Madonna col Bambino (spesso accompagnate dall'iscrizione «Maria Mater Dei» e «Sancta Dei Genitrix») raggruppabili in diverse varianti: la Madonna del latte (dove la Vergine allatta il figlio) è una delle prime iconografie conosciute, fin dalla catacomba di Priscilla del III secolo; la Madonna orante col Bambino (genuflessa e con le mani giunte mentre adora il figlio poggiato su un lembo del proprio manto); la Madonna leggente col Bambino (con in mano il libro della Sapienza); la Madonna del roseto (seduta in un giardino di rose simbolo della verginità della madre di Dio) particolarmente amata nel Nord Europa; la Madonna col bambino in trono (dove Maria personifica la Chiesa), di derivazione bizantina e i cui più antichi esempi in Occidente si trovano nei mosaici di Ravenna.
L'immagine registra poi un secondo grande momento di successo che coincide ancora una volta con un'eresia: quella protestante. A cavallo fra XV e XVI secolo, l'impiego della Madonna col Bambino viene nuovamente incentivato da parte della Chiesa cattolica per fini propagandistici e, dopo la condanna di Lutero, per confutare la dottrina protestante che ridimensionava il culto della Vergine assieme a quello dei santi. In quest'epoca furono soprattutto due i pittori che portarono il soggetto alla gloria: Raffaello e Giovanni Bellini. Il primo perché, noto ammiratore e amante di donne, seppe dare alle sue Madonne grazia e bellezza idealizzate, di una perfezione che incantava e trascendeva qualsiasi modello umano; il secondo perché, sincero credente, nei volti delle sue Vergini dall'aria dolce e domestica ritraeva quello della moglie amata di un amore casto e cristiano.
Nel Rinascimento il culto mariano si era ormai molto diffuso e via via che la devozione popolare si era fatta più appassionata, anche l'iconografia della Madonna col Bambino aveva perso la primitiva ieratica monumentalità per acquisire un tono più tenero. La rigidezza, eredità orientale nella rappresentazione della Madre in posizione frontale con il bambino eretto, vestito e benedicente, aveva lasciato già nel XIV secolo il posto a due nuove varianti dove madre e figlio venivano messi in un rapporto di affettuosità attraverso un gioco di sguardi o di mani: la Madonna dell'Umiltà (in particolare nel-l'Italia settentrionale) e la Mater amabilis, il tipo di rappresentazione più amata fra tutta l'iconografia mariana. È soprattutto per quest'ultima immagine intima e domestica che si sviluppano leggere varianti attraverso l'inserimento di oggetti simbolici. Fra i più frequentati figurano la mela, frutto dell'albero del Bene e del Male: tenuta in mano dal Bambino allude alla redenzione dal peccato originale. L'uva è simbolo del vino eucaristico e quindi del sangue del Cristo redentore (anche nella variante della brocca che contiene il vino). Analogamente, le spighe sono il pane eucaristico e dunque il corpo di Cristo. La ciliegia, frutto del Paradiso, è simbolo del Cielo; la melagrana, che già nel mondo pagano era attributo di Proserpina, dea che presiedeva alla germinazione, allude alla Resurrezione. La noce, invece, era un complesso simbolismo sviluppato da sant'Agostino, dove il mallo stava per la carne di Cristo, il guscio di legno alludeva alla croce e il gheriglio alla natura divina del Cristo.
E infine l'uccello che, nella pittura cristiana, mantiene il simbolismo che già aveva in quella pagana, ovvero rappresenta l'anima umana che vola via alla morte del corpo. Spesso è un cardellino perché il suo piumaggio colorato lo rendeva particolarmente attraente agli occhi dei bambini e anche perché, secondo una leggenda, la macchia rossa sul capo sarebbe stata un residuo del sangue di Cristo con cui il cardellino si macchiò volando sopra la testa incoronata di spine di Gesù mentre questi saliva al Calvario.

Tuesday, November 18, 2008

Scoperta in Sassonia la sepoltura di una coppia con i due figli Vissuti nell´età della pietra. Morti in guerra, furono tumulati uniti

La Repubblica 18.11.08
Scoperta in Sassonia la sepoltura di una coppia con i due figli Vissuti nell´età della pietra. Morti in guerra, furono tumulati uniti
Ecco la famiglia più antica del mondo
di Elena Dusi

Le circostanze della morte parlano di un´epoca di violenza furiosa

Ha 4.600 anni la storia d´amore più lunga. Gli archeologi hanno trovato l´uomo e la donna ancora uniti. Hanno liberato dalla terra le loro ossa intrecciate e hanno notato che tra le braccia stringevano anche due bambini. In piena età della pietra, quella venuta alla luce a Eulau in Germania è la prima famiglia umana di cui si abbia una conoscenza certificata con il test del Dna: niente a che vedere con l´uomo dalla clava in mano dei fumetti, ma un´immagine di unione e pietas familiare. Anche se le circostanze della morte della coppia e dei loro figli parlano di un´epoca di violenza furiosa fra le varie tribù di umani.
Le ultime ore della famiglia di Eulau sono state trascorse in battaglia, probabilmente con il gruppo di un altro villaggio. Il figlio minore di 4 o 5 anni ha il cranio sfondato. I genitori e il primogenito di 8 o 9 anni hanno fratture sugli avambracci, come se avessero tentato di difendersi. Attorno ai loro scheletri sono state deposte le asce e i gioielli che gli appartenevano in vita. Alcune sepolture più in là, una donna ha una punta di freccia conficcata in una vertebra. In tutto tredici individui sono stati sotterrati nella collina di Eulau. Oltre alla coppia con due figli, c´è una donna con i suoi tre bambini, un uomo con due "cuccioli" di 4 e 5 anni e un´altra madre con quello che probabilmente era suo figlio e aveva 5 anni al momento della battaglia.
Dopo la strage, qualcuno che era scappato mentre asce e lance roteavano, è tornato per ricomporre i cadaveri. E li ha sepolti tenendo conto dei loro legami familiari, sistemando in un abbraccio millenario l´uomo e la sua donna con i due bambini accoccolati al petto, come se proteggerli servisse ancora a qualcosa. «La loro unione nella morte suggerisce un´unione anche nella vita» scrivono i ricercatori inglesi e tedeschi delle università di Bristol e di Mainz guidati da Wolfgang Haak. Anche se la tomba di Eulau è stata scavata a partire dal 2005, è solo oggi che la rivista Pnas (Proceedings of the national academy of sciences) pubblica i risultati degli esami svolti con il Dna, la datazione al radiocarbonio e l´analisi delle molecole contenute nelle ossa e nei denti.
Qualche elemento in più sui rapporti fra uomo e donna nell´età della pietra arriva proprio dallo studio dei denti. La loro composizione racconta infatti di quali alimenti si sia nutrito un individuo durante l´infanzia, quando incisivi e canini si sviluppano. Tutte le donne sepolte a Eulau, hanno scoperto Haak e i colleghi, hanno seguito una dieta diversa dagli uomini e dai figli che sono nati dalle loro unioni. «Segno che erano originarie di villaggi diversi e si sono trasferite nella dimora del marito nel momento in cui hanno generato i bambini».
I ricercatori non si illudono però che nel terzo millennio avanti Cristo le famiglie umane avessero assunto una forma simile a quella codificata con il matrimonio moderno. «Quella che abbiamo scoperto è la famiglia più antica il cui legame sia stato confermato dal test del Dna» scrivono. «Ma sappiamo anche che in quel contesto e quell´epoca le unioni poligame erano prevalenti e le coppie vivevano spesso vicende personali turbolente».

Monday, November 17, 2008

E Afrodite conquistò la bilancia della Giustizia

Corriere della Sera 17.11.08
Lo psicoanalista James Hillman rivela una dimensione nascosta nella dea della bellezza
E Afrodite conquistò la bilancia della Giustizia
di Eva Cantarella

Nacque dal mare, Afrodite. O meglio, dalla spuma del mare. Particolare non irrilevante: la spuma infatti, racconta Esiodo nella Teogonia, si era formata «attorno all'immortale membro ». Vale a dire, per chi non ricordasse la storia, attorno ai genitali di Urano, tagliati da suo figlio Crono e da questi gettati tra i flutti. Una storia in verità alquanto trucida, ma molto significativa. Afrodite è la dea di un amore associato alla sessualità, sia matrimoniale (quel poco di sessualità indispensabile alla funzione riproduttiva), sia, soprattutto, irregolare. Di regola, infatti, gli amori ispirati dalla dea sono illeciti: quello di Medea, ad esempio, quelli di Fedra e di Elena. Ma è sbagliato associare Afrodite solo all'amore e alla bellezza, dice James Hillman nel testo di una conferenza tenuta a Capri, pubblicata dalla casa editrice La Conchiglia nella bella traduzione e con le note (molto opportune) di Silvia Ronchey.
Come segnala il titolo — La giustizia di Afrodite — il libro ci conduce verso terreni inaspettati, abitualmente lontani dal mondo evocato dalla dea: la Giustizia, appunto, e in particolare il suo rapporto con la Bellezza. Un rapporto difficile, osserva Hillman, che coglie un presagio di questa difficoltà nella favola di Amore e Psiche, inserita nelle Metamorfosi di Apuleio. Psiche, una donna mortale così bella da essere venerata come una dea, suscita l'oltraggiata indignazione di Afrodite (per i romani Venere), che la punisce servendosi di suo figlio Eros (per i romani Cupido). Colpita dalle frecce del dio alato, la psiche umana soffre le pene d'amore: la giustizia di Afrodite.
Il trascurato legame della dea con il mondo del castigo emerge anche dal suo rapporto con un'altra divinità, Nemesi, ovvero la retribuzione, intesa come risposta a un'offesa intollerabile, che a volte provoca una reazione così passionale da superare la misura del dovuto. Ma Nemesi — legata al regno dei morti — nel suo culto a Smirne è circondata dalle Cariti, le Grazie: Thalia, la Fiorente; Aglaia, la Splendente; Kalle, la Bella; Euphrosyne, la Gioiosa. I greci non separavano l'amore dall'eccesso, la gioia dalla tragedia.
L'amore, dunque, è legato alla Giustizia: e questa, a sua volta, è legata alla Bellezza. Nel secondo inno omerico ad Afrodite, la dea, appena nata, viene accolta dalle Horai, le Ore, che la coprono con vesti bellissime, la incoronano d'oro, ornano i suoi lobi, il suo collo e il suo petto con preziosi monili. Ma le Ore sono figlie di Themis, la legge di natura, e si chiamano Eirene, la Pace, Dike, la Giustizia, ed Eunomia, il Buon Governo. Bellezza e giustizia non sono separate, come nel nostro mondo, in cui etica ed estetica (Bellezza e Giustizia, appunto) hanno camminato e camminano per strade diverse.
La mente occidentale ha perso le sue radici mitiche, dice Hillman: nella percezione collettiva Afrodite è priva di sensibilità etica.
Dobbiamo rivedere la nostra visione del mondo, far crollare le barriere che separano le discipline. Un discorso complesso, che richiederebbe più spazio di quello possibile, e molte competenze diverse. Una considerazione, tuttavia, viene alla mente, pensando al rapporto tra sentimenti, emozioni e impulsi, da un canto, e giustizia dall'altro.
Da secoli considerata territorio della ragione, al riparo della irrazionalità delle passioni, la giustizia è oggi al centro di un ripensamento da parte di giuristi, psicologi, sociologi, economisti e antropologi. In un numero speciale di «Theorethical Criminology», del 2002, si legge tra l'altro che «per avere un dibattito più razionale sul crimine e la giustizia, dobbiamo paradossalmente prestare più attenzione alla loro dimensione emozionale».
E Martha C. Nussbaum, a cavallo tra filosofia e diritto, sostiene che per comprendere la realtà e se stessi non basta la ragione. Neppure il diritto è solo logica: in esso devono vivere anche emozioni come l'amore, l'ansia, la vergogna, che non solo non sovvertono la moralità, ma, al contrario, hanno un ruolo etico nella costruzione della vita sociale.
Afrodite sembra riavvicinarsi alla giustizia. Che questo sia un bene o un male, naturalmente, può essere ed è oggetto di discussione. Ma indica un ripensamento su temi di grande attualità e importanza che sarebbe sbagliato sottovalutare.

Wednesday, November 12, 2008

Incontro Pagano - Pagan Moot Veneto 13/11/2008

Incontro Pagano - Pagan Moot Veneto 13/11/2008

giovedi' 13 novembre 2008
Montegrotto Terme ore 20,45.
al Pub Imbolc,
Via Aureliana 11 Montegrotto Terme (PD)
si terra' l'incontro mensile dei pagani e wiccanveneti.
L'incontro è aperto a tutti.

Incontro periodico mensile ogni secondo giovedì del mese.
Il primo Pagan Moot Veneto è avvenuto nel dicembre 2005.

" Durante il pellegrinaggio della vita, il politeista si reca da un tempio all'altro, pratica differenti rituali, differenti modi di vita, differenti metodi di sviluppo interiore. Resta costantemente cosciente della coesistenza di una moltitudine di vie che portano al divino… il monoteista non può vedere in modo chiaro, fianco a fianco, i diversi stadi del suo sviluppo passato e futuro, illustrati da diversi simboli, diversi Dèi, diversi culti, diversi comportamenti religiosi, ogni suo tentativo per superare i limiti dei dogmi e delle leggi del sistema in cui si trova immerso tende a fargli perdere l'equilibrio. "
uso le parole Alain Danielou per cercare di far capire lo spirito che anima molti dei partecipanti al moot.

Cos'è un moot?
"Un Moot è semplicemente un incontro tenuto in un locale pubblico (solitamente un pub o simile) ad intervalli fissi in cui le persone si possono incontrare per conoscersi, discutere, consigliarsi e quant' altro. Il fatto che l' incontro si tenga sempre con la stessa periodicità facilita l' organizzazione per tutti, visto che non si deve cercare di contattare tutti ogni volta per mettersi d' accordo, e che le persone hanno la possibilità di organizzare i propri impegni per tempo sapendo quando c'è il Moot. Inoltre tutte le persone nuove nella comunità possono andare ad un Moot".


Questi incontri diventano sempre più importanti, perchè rappresentano la possibilità di contrastare la follia del monoteismo in tutte le sue varianti.
Proprio in questi giorni un "anonimo" esorcista ha dato la dimostrazione di come ogni religione derivante dal monoteismo sia pericolosa, infatti ha dichirato:
"Ma possono essere in balia del maligno anche governi («quando fanno scelte scellerate») o chi professa altre religioni («in quelle pagane il diavolo è insito»).", il diavolo è divinità solo per i cristiani. il diavolo appartiene solo alla follia delle religioni rivelate. Quello che un simile ragionamento lascia traparire è la volontà di "demonizzare" tutte le religioni diverse dal monoteismo, e la speranza di tramutare l'Italia in una teocrazia, per poter disporre di leggi che consentano agli inquisitori cattolici di riaccendere i roghi.

francesco scanagatta

cell 349 7554994.

Monday, November 10, 2008

Nigeria. Migliaia di bambini accusati di "stregoneria"

Nigeria. Migliaia di bambini accusati di "stregoneria"
Preti accumulano fortune in esorcismi e molti minori muoiono

Roma, 9 nov. (Apcom) - Utitofong, cinque anni, non potrà più tornare nella sua casa, perchè i vicini di casa la vogliono morta. Come migliaia di altri bambini che vivono nella regione del Delta del Niger, Utitofong è rimasta vittima della credenza popolare che ha visto in lei una strega.

Tutto è iniziato con la morte del padre, addebitata subito a una stregoneria della bambina. La madre ha cercato di proteggerla, spendendo più di quattro mensilità di stipendio in esorcismi, ma una volta finiti i soldi e con il pastore che parlava di causa persa, la donna ha deciso di allontanare da casa la figlia. Stando a un'inchiesta condotta dall'emittente britannica Channel 4 e anticipata oggi dall'Independent, sono circa 15.000 i bambini accusati di stregoneria nei soli stati di Akwa Ibom e Cross River, due sui complessivi 36 che compongono la Nigeria, e sottoposti ad esorcismi condotti da preti disonesti.

Stando a quanto denunciato dall'organizzazione 'Child Rights and Rehabilitation Network' (Crarn), alcuni di questi pastori hanno accumulato delle fortune. Come un uomo di Ibaka, nello Stato di Akwa Ibom, che si fa chiamare "il vescovo" e che ha condotto "esorcismi" sui minori, sostenendo che fossero posseduti dal diavolo e che si nutrivano di carne umana. Sam Itauma, di Crarn, accusa "il vescovo" di aver causato la morte di "110 persone", tutte bollate come streghe.

Esce una nuova edizione della tragedia di Sofocle

Corriere della Sera 10.11.08
Esce una nuova edizione della tragedia di Sofocle con un commento di Giulio Guidorizzi
Edipo, l'angoscia dell'uomo non trova una tregua
di Giorgio Montefoschi

Due sono gli enigmi che accompagnano la fine di Edipo, il peccatore innocente, nell'Edipo a Colono (Mondadori-Lorenzo Valla, a cura di Guido Avezzù, commento di Giulio Guidorizzi, pp. 428, e 27), la tragedia che Sofocle scrisse novantenne poco prima della morte. Riguardano il tema del male, il primo; il tema della «conoscibilità della morte», il secondo. Duemilaquattrocento anni di storia del pensiero occidentale non sono riusciti a risolverli.
Quando arriva nel borgo di Colono alla periferia di Atene, condotto per mano da sua figlia Antigone, cercando di fuggire con la morte al buio che lo tormenta, Edipo è l'incarnazione del male: ha ucciso suo padre Laio, è entrato nel letto di sua madre Giocasta e dall'unione incestuosa sono nati dei figli. I vecchi che stanno attorno all'altare delle Eumenidi e al santuario di Posidone, poiché sanno chi è, lo guardano atterriti, «muovendo», come scrive nella sua magnifica traduzione Giovanni Cerri, «le labbra nel pensiero silenzioso». Per lui, più che per ogni altro, vale la riflessione che ad alta voce pronunceranno più tardi («Quando uno ha passato la giovinezza con le sue leggere follie, quale pena si tiene alla larga, quale sofferenza manca?), nella quale è rappresentato il dolore del mondo. Edipo è anche innocente però. E lo vuole ricordare ai suoi ospiti. Il male che ho fatto, dice, io l'ho subito: «nulla di tutto questo fu scelto da me». In altre parole: se il male esiste, se esiste una volontà «altra» rispetto alla volontà individuale, una volontà che stabilisce il mio destino, una volontà che addirittura mi ha reso ignaro e inconsapevole, qual è la mia responsabilità? E questo non è il solo aspetto dell'enigma. Ce n'è un secondo. Edipo si è accecato per non vedere più l'orrore commesso ed è stato cacciato da Tebe come peccatore. Lui è venuto ad Atene: vuole porre fine ai suoi giorni lì. Ma Creonte, il re di Tebe, lo insegue: la città pretende il corpo del morto. Come Atene. Solo che, mentre Atene lo vuole in omaggio alle profezie e alle estreme leggi dell'ospitalità (dunque, per motivi «giusti»), le ragioni dei tebani rimangono incomprensibili. A meno di non considerare codesta resipiscenza come una salvifica consapevolezza dell'inevitabilità del male, della inevitabile imperfezione dell'uomo.
Veniamo, così, al secondo enigma: quello che riguarda la morte. Quando si ode il primo tuono e il dio chiama Edipo («Edipo, Edipo...»), annunciandogli che è venuta l'ora, lui dapprima congeda le figlie (con le medesime parole del Vangelo di Giovanni: «Nessuno vi ha amato più di me»), poi si allontana con il solo Teseo, il re di Atene, al quale comunque ingiunge di non raccontare le cose inverosimili e misteriose alle quali assisterà. In tal modo, il racconto della morte — uno dei brani più splendidi e commoventi della letteratura di ogni tempo — è affidato al messaggero. Senonché, da questo stesso racconto, noi apprendiamo che neppure Teseo ha visto. Perché, essendosi voltato dopo l'ultimo tuono, il messaggero lo scorge con una mano davanti agli occhi: come accecato da un evento irricevibile. Edipo è scomparso: non sappiamo se la terra si è dolcemente spalancata per accoglierlo, o una guida divina è venuta a prenderlo. Teseo ha veduto e conosciuto fino al limite, fino a che gli è stato concesso. Poi su di lui, come su ogni uomo, è calato l'enigma della morte. Che, forse, in quanto inconoscibile, possiamo considerare inesistente.

Thursday, November 06, 2008

Società archeologica comense «A Lazzago ritrovamento senza pari»

Società archeologica comense «A Lazzago ritrovamento senza pari»
05/11/2008 LA PROVINCIA ONLINE

Simbologia e astronomia si fondono in una particolare e raffinata costruzione risalente al VI secolo a.C.: si tratta di quello che è stato denominato "il cerchio magico", venuto alla luce a Lazzago (Como), una struttura con precisi orientamenti astronomici e simbologie legate alle festività principali e ad altri tipi di cerimonie. Il tema verrà approfondito l'8 novembre in un convegno nel Chiostro di Sant'Abbondio di Como, che vuole essere un aggiornamento sulle più recenti scoperte archeologiche (quota di iscrizione 10 euro, per informazioni:INFO@archeologicacomo.org). Ne abbiamo parlato con Giancarlo Frigerio, presidente della Società Archeologica Comense.
Dottor Frigerio, che cos'è il "Cerchio magico"?
Si tratta di due cerchi concentrici, di grosse pietre provenienti dal Monte Croce, il cui diametro è di settanta metri: è un complesso finora unico in Italia settentrionale, senza confronti. Il fatto che venga chiamato "cerchio magico" non indica una relazione con la magia in senso stretto, ma vuole designare una funzione astronomica, di riunione: si tratta probabilmente di un luogo di culto, di cerimonia di queste popolazioni.
Quali sono i temi principali del convegno?
La dottoressa Stefania Jorio parlerà di questo "cerchio magico" o "doppio cerchio" di Lazzago e degli ultimi ritrovamenti dell'area Prestino - San Fermo. Si parlerà anche di importanti ritrovamenti di epoca romana, tra cui lo scavo delle Terme di Viale Lecco e i ritrovamenti di Mariano: sono stati rinvenuti materiali molto interessanti che portano chiarezza sul discorso delle Terme. Poi si parlerà dei ritrovamenti di Lecco, del Canton Ticino e di alcune indagini, riferite al territorio comasco, del Museo di Como, che riguardano la Val Cavargna, Peglio, e il castelliere di Ramponio.
Ma. Mo.

Tuesday, November 04, 2008

Pozioni magiche e ali d'aquila la tomba della prima sciamana

La Repubblica 4.11.08
Pozioni magiche e ali d'aquila la tomba della prima sciamana
di Elena Dusi

In Galilea, culla delle religioni monoteiste, è stato scoperto un sito dove era sepolta una maga Gli archeologi israeliani hanno trovato gli oggetti per i riti soprannaturali: gusci, corni e ciotole
Avevano il compito di guarire e accompagnare le anime dei defunti

Prima di diventare terra santa, il medio oriente era terra di sciamani. In quella Galilea che oggi è il fulcro dell´archeologia ebraica e biblica, dalla terra è spuntato inaspettato il più antico sciamano mai conosciuto.
Era una donna bassa e zoppa, vissuta 12mila anni fa, madre di un rito ancestrale e primitivo che si svolgeva negli stessi luoghi in cui alcune migliaia di anni più tardi i monoteismi si sarebbero affermati. Ali di aquila, corni di gazzella, crani di martora, code di bue, carapaci di tartaruga e zampe di cinghiale erano i parafernalia della maga, disposti ordinatamente attorno al suo corpo anche nella sepoltura per preservare i poteri soprannaturali nell´aldilà.
«L´aquila è l´uccello sciamanico per eccellenza, che sa guardare la luce del sole senza abbassare gli occhi. Gli altri animali sono gli spiriti aiutanti. Uno sciamano è tanto più potente quanti più ne ha accanto a sé» spiega Carla Corradi Musi, che dirige il Laboratorio di studi sullo sciamanesimo dell´università di Bologna ed è autrice di "Sciamanesimo in Eurasia".
La tomba della sciamana del 10mila avanti Cristo è stata scoperta da due archeologhe dell´Università ebraica di Gerusalemme, Leore Grosman e Anna Belfer-Cohen in uno sperone di roccia rivolto verso est, a 150 metri di altezza dal fiume Hilazon e a metà strada circa fra il Mediterraneo, che dista 14 chilometri, e il mar di Galilea. Nel numero di oggi di Proceedings of the national academy of sciences, l´équipe israeliana racconta il suo stupore di fronte alle prime forme di spiritualità di una cultura - quella della civiltà Natufiana - che aveva appena abbandonato la vita nomade per dedicarsi all´agricoltura, dando il via a quei cambiamenti economici, sociali e culturali che la vita sedentaria e la nascita di insediamenti stabili comportano. "La sepoltura dell´anziana donna nel sito di Hilazon Tachtit - scrivono Grosman e Belfer-Cohen nel loro articolo - ha caratteri che poi sono diventati universali nella spiritualità dei popoli di tutto il mondo".
I primi sciamani avevano il compito di guarire e accompagnare le anime dei defunti e per dispiegare tutti i loro poteri si travestivano da animali indossando ossa, pelli o penne. «Erano il punto di riferimento della comunità, il raccordo con la parte spirituale del mondo. Conoscevano l´albero genealogico della tribù ed erano anche i primi scienziati della storia. A differenza di una religione vera e propria, lo sciamanesimo aveva credenze flessibili e per esercitarlo occorreva il consenso della comunità» spiega ancora la Corradi.
La zoppìa e la statura particolarmente bassa (la donna non arrivava a un metro e mezzo di altezza), come ci ricorda oggi la Befana, sono associate a poteri soprannaturali. Ed era forse per ovviare a questi handicap che la sciamana è stata sepolta con un piede umano accanto a sé, proprio all´altezza delle ginocchia. «Le donne nella mediazione con l´aldilà erano considerate molto più potenti degli uomini, perché depositarie dell´energia del mistero della nascita della vita» secondo la Corradi.
Anche se stupefacenti in una terra dove l´archeologia cerca soprattutto di districarsi fra gli indizi storici contenuti nelle sacre scritture, i resti di Hilazon Tachtit non hanno però nulla di incoerente rispetto al cammino che l´umanità stava compiendo 12mila anni fa. La civiltà natufiana, oltre ad essere la prima a sposare la vita sedentaria, introdusse l´abitudine di seppellire i propri defunti accanto alle città dei vivi, adornando le tombe con gli oggetti che erano stati importanti durante la vita. "Ma l´altissima considerazione in cui gli sciamani erano tenuti nella loro società giustifica la ricchezza della sepoltura di Hilazon Tachtit, così ricca di simboli sciamanici e di oggetti, come le ciotole, usate per le guarigioni o i gusci di tartaruga, probabilmente residuo di un banchetto funebre" spiegano le archeologhe di Gerusalemme.

Monday, November 03, 2008

james hillman sulla bellezza

Intervista a James Hillman. Addio giovani passivi, stavolta l'America la salveranno i ragazzi

l'Unità 3.11.08
Intervista a James Hillman. Addio giovani passivi, stavolta l'America la salveranno i ragazzi
di Roberto Rezzo

«Addio giovani passivi Stavolta l’America la salveranno i ragazzi»
«Obama più che a una figura paterna fa pensare a un insegnante John McCain piuttosto è il classico archetipo del padre-leader: io vi proteggo, ma si fa come dico io»

Il decano degli psicoanalisti saluta una nuova rivoluzione americana: il ritorno dei giovani alla politica. James Hillman, classe 1926, non ha paura di scommettere sul futuro. In quest'intervista all'Unità parla del movimento che ha spinto Barack Obama sulla soglia della Casa Bianca e dell'impatto simbolico che questo risultato sta facendo sentire in tutto il mondo. «Obama non mi sembra una figura paterna. Rappresenta piuttosto la figura dell'insegnante. Cerca di insegnare a chi lo ascolta come si affronta un problema».
Dottor. Hillman, da un punto di vista strettamente professionale, qual è l'aspetto di queste elezioni presidenziali che trova più interessante?
«Il fatto straordinario è che sono coinvolti i giovani. Per molte elezioni abbiamo avuto una gioventù passiva. Non avevo mai visto tanti ragazzi in un contesto di ribellione nei confronti dei loro genitori. Ormai eravamo abituati a vederli seguire l'orientamento politico delle famiglie. Soprattutto nelle regioni del Midwest. E ora siamo davanti a un vero e proprio confronto generazionale. Al contrario di quanto avviene in Italia e in Francia, questi giovani non scendono a manifestare in piazza. E le poche volte che lo hanno fatto sono stati ignorati dai media. Sono stati catturati da Obama perché rappresenta una nuova generazione. Queste elezioni non sono tanto a proposito del genere o della razza. Hanno al centro un fenomeno generazionale».
Se il colore della pelle è passato in secondo piano, allora è reale quella società post-razziale che i media rappresentano con tanto entusiasmo?
«Credo che il concetto di società post razziale sia vero proprio per i giovani. Dalle metropoli urbane alle periferie, si vestono come i neri, parlano lo stesso slang, ascoltano musica hip hop. E un cambiamento c'è stato anche all'interno delle classi lavoratrici. Bianchi e neri lavorano da anni fianco a fianco negli ospedali, nelle fabbriche, nei trasporti. È un fatto che ha contribuito a cambiare l'atteggiamento. La razza non è più il tema centrale. Eccetto per pochi razzisti, che indubbiamente ci sono. D'altronde anche paura e paranoia continueranno sempre a esistere. Bisogna tenere presente una differenza tra l'atteggiamento che c'è in Europa nei confronti degli immigrati turchi o africani. In America gli afro americani sono iniziati ad arrivare prima della guerra d'Indipendenza. Non sono gli ultimi venuti e nemmeno una presenza recente».
Da Freud in poi sono stati scritti fiumi d'inchiostro sul rapporto tra politica e psicoanalisi. Ci può spiegare in che consiste in una battuta?
«La psicoanalisi non ha nessun effetto diretto sulla politica. Dal punto di vista individuale, possiamo dire che la maggior parte di chi è stato in analisi ha un atteggiamento più critico. Ma l'idea di psicoanalizzare la politica non funziona. Semmai c'è una colpa che la psicoanalisi ha avuto da un secolo a questa parte: allontanare la gente dalla politica. Spostando l'accento su aspetti come l'infanzia, la sessualità, tutta la sfera dell'individuo. E la psichiatria ha fatto ancora più danni. Attraverso la terapia farmacologica si previene che il paziente si comporti da ribelle. È così comodo riuscire a fare in modo che qualcuno accetti tutto».
C'è una scuola di pensiero tra gli strateghi elettorali che vuole il presidente degli Stati Uniti come una figura paterna. Dev'essere qualcuno in cui l'americano medio possa identificarsi. E qualcuno da cui accetti di essere comandato. Le pare una similitudine convincente?
«Obama non mi sembra una figura paterna. Rappresenta piuttosto la figura dell'insegnante. Cerca di insegnare a chi lo ascolta come si affronta un problema. McCain piuttosto è il classico archetipo del padre - leader: "Io vi proteggo, ma si fa come dico io". I repubblicani si sono trovati in una posizione molto difficile. L'unica possibilità per McCain era quella di ricompattare la base religiosa. E poi c'è stato un tentativo di scioccare l'opinione pubblica dal punto di vista psicologico. Per contrastare il fenomeno Obama, hanno cercato qualcuno di ancora più radicale, straordinario e sorprendete. Ed è saltata fuori Sarah Palin come vice di McCain. Ma probabilmente Palin si sarebbe trovata meglio con Berlusconi».
Questa è stata la campagna di tutti i record. Anche sotto il profilo degli investimenti nella comunicazione. Nella pubblicità commerciale il sesso è il messaggio subliminale costante. Quest'impostazione funziona anche in politica?
«Da questo punto di vista la politica americana è più che cauta. L'unica immagine considerata accettabile per il pubblico è quella del marito e della moglie fedeli, mano nella mano, figli al seguito. A ben guardare, la repressione di ogni possibile sessualità è uno scandalo. Soltanto i ragazzi hanno rotto questo tabù: mi vengono in mente delle magliette che ho visto in giro, quelle con la scritta "I Got a Crush on Obama", mi son presa una cotta per Obama».
L'America è sempre stata la bussola in fatto di tendenze culturali. Eleggendo Obama come presidente, che messaggio lancia agli occhi del mondo? Come cambia la percezione a livello internazionale?
«Siamo di fronte a un fenomeno enormemente interessante. Quello che abbiamo di fronte non è solo la crisi economica e il disastro ambientale. Con Obama siamo di fronte a una rivoluzione. Basta solo la sua immagine: bello, alto, nero. È qualcosa destinato ad avere un impatto gigantesco sulle popolazioni dell'Africa, dell'Asia e del Medio Oriente. Ora a un passo dalla Casa Bianca non c'è più il solito vecchio uomo bianco che da Eisenhower a Reagan è sempre stato associato con il presidente degli Stati Uniti. È un fatto epocale. Nonostante Obama sia un pragmatico e non un rivoluzionario. Ma è qualcuno con una visione collettiva della società e questo credo sia la caratteristica fondamentale che tutti d'istinto possono apprezzare in lui».

James Hillman è considerato uno dei più originali psicoanalisti del XX secolo. Americano di nascita, ha avuto una formazione culturale europea. Dopo il servizio militare nella US Navy durante la Seconda guerra mondiale, studia a Parigi, Dublino e Zurigo. E ottiene il diploma dello Jung Institute, per poi dirigerne a lungo il centro Studi. Tra l'imponente produzione scientifica, saggistica e letteraria, una ventina di volumi sono diventati best-seller internazionali. È stato descritto come uno psicologo indipendente, un mago, un visionario, un maniaco, un filosofo contemporaneo. Molti suoi colleghi lo guardano con sospetto. Perché è sempre stato un pensatore profondamente sovversivo, una spina nel fianco per gli psicologi rispettabili. Ha dichiarato: «Il terapeuta è come nella trincea, perché deve fronteggiare un terribile ammontare dei fallimenti sociali, politici ed economici del nostro sistema. Si deve occupare di tutti i rifiuti e i fallimenti umani; lavora duro senza molti riconoscimenti e le ditte farmaceutiche stanno tentando di eliminarlo».

Saturday, November 01, 2008

HALLOWEEN: FESTA DILAGA IN ITALIA E PREOCCUPA CHIESA... i giovani "sulla strada della paganizzazione".

Ansa, 2008-10-31 19:28
HALLOWEEN: FESTA DILAGA IN ITALIA E PREOCCUPA CHIESA
ROMA - La festa celtica dei morti che per una notte tornano tra i vivi dilaga in Italia, soprattutto tra i giovani, e la Chiesa lancia l'allarme. Altro che innocui 'scherzetti o dolcetti' e zucche ritagliate per bambini: Halloween, ammonisce don Aldo Buonaiuto, responsabile del Servizio Antisette Occulte dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, promuove "la cultura della morte" e favorisce "connivenze con il crimine e con spietate sette che
non hanno alcuno scrupolo".

Per questo, è l'appello del religioso dalle colonne del quotidiano della Cei 'Avvenire', genitori ed educatori scoraggino stanotte i ragazzi dal partecipare ad incontri "sconosciuti, ambigui" o peggio ancora "segreti". "Quest'inneggiamento al macabro e all'orrore - scrive don
Buonaiuto - spinge le nuove generazioni ad una mentalità magico-esoterica, attacca il sacro e i valori dello spirito attraverso una subdola iniziazione alle arti e alle immagini dell'occulto".

Una 'scomunica' che ricorda quella rivolta dalla Chiesa nei confronti di Harry Potter, il maghetto nato dalla penna della scrittrice britannica J. K. Rowling, che ha scalato le classifiche librarie di tutto il mondo.

Ancora più forte e ancorato all'attualità il monito del vescovo di Acerra, mons. Giovanni Rinaldi, che ricorda come nella notte di Halloween dell'anno scorso "alcuni giovani hanno brutalmente assassinato la povera Meredith a Perugia, colpevole di non sottostare al loro gioco satanico". L'antidoto alla notte delle streghe, che il presule suggerisce ai parroci, è boicottare Halloween e tenere le chiese aperte, "per ricordare uno dei riti più cari alla comunità cristiana", quello dell'adorazione del Signore della luce contro il Signore delle tenebre.

E se padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, la definisce ormai "una mostruosità ", a spiegare le ragioni per cui la festa della zucca non piace alla Chiesa è anche Carlo Climati, scrittore ed autore cattolico di saggi sul mondo giovanile. "Non c'entra nulla con il satanismo e l'esorcismo", puntualizza Climati che non ci sente puzza di zolfo, ma il rischio è che diventi "una specie di porta aperta verso una
concezione errata della fantasia, avvicinando i giovani al mondo dell'occultismo, della magia e della superstizione". Attorno ad Halloween, secondo l'esperto cattolico, "si è scatenato poi un fenomeno parallelo che va a toccare i giovani e gli adolescenti: quello di certe feste in discoteca o anche 'rave' in cui si rischia di assistere ad una vera e propria esaltazione del macabro, in cui le persone indossano i costumi più orribili e
dissacranti, a volte anche offensivi nei confronti della religione". Rischiando così di spingere sempre più i giovani "sulla strada della paganizzazione".

Thursday, October 30, 2008

"Halloween è una festa satanica", l'anatema del vescovo di Acerra

La Repubblica, 30 ottobre 2008
"Halloween è una festa satanica", l'anatema del vescovo di Acerra
Il vescovo, inoltre, sostiene che Halloween, "rito consumistico e carnevalesco", ha contaminato "due tra le feste più care al nostro popolo e alla nostra cultura cristiana"
Halloween, una festività tipica del mondo anglosassone, va sempre più di moda anche in Italia. Ma il vescovo di Acerra, monsignor Giovanni Rinaldi, è decisamente controcorrente. In una lunga ed articolata lettera aperta inviata ai cittadini, ha invitato i cristiani a "boicottare Halloween", perché, scrive, "è la punta di un iceberg delle sette sataniche e massoniche", invitando i parroci a tenere le porte delle chiese aperte.

"Nella notte di Halloween del 2007 - rileva il vescovo - alcuni giovani hanno brutalmente assassinato la povera Meredith a Perugia, colpevole di non sottostare al loro gioco satanico". Una lettera dai toni forti e decisi, nella quale monsignor Rinaldi sostiene che "la festa fa parte della magia odinica, con la quale inizia l'anno e l'inverno esoterico celtico", e sottolinea che "anche i gerarchi nazisti praticarono riti celtici".

Il vescovo, inoltre, sostiene che Halloween, "rito consumistico e carnevalesco", ha contaminato "due tra le feste più care al nostro popolo e alla nostra cultura cristiana". Monsignor Rinaldi ha poi invitato i cristiani a boicottare la festa, i giovani e i ragazzi a "testimoniare nella scuola, nelle piazze e nelle strade i valori veri e profondi della Speranza cristiana, che è legata alla festa di tutti i Santi ed alla commemorazione dei defunti".

Halloween, sito islamico la vieta: ''E' una festa pagana''

Lo prevede la Sharia

Halloween, sito islamico la vieta: ''E' una festa pagana''

Il portale 'islam-online.net' risponde ai lettori: ''Rappresenta capodanno per gli adoratori del diavolo e per questo la sua celebrazione è completamente vietata ai musulmani''

Roma, 30 ott. (Aki) - "La festa di Halloween fa parte della tradizione occidentale e ha origini pagane, per questo la Sharia non consente ai musulmani di celebrarla". E' con queste parole che il sito islamico 'islam-online.net' risponde ai suoi lettori che avevano chiesto come comportarsi in occasione della festa che tanti adolescenti, soprattutto in Occidente, celebreranno domani. A rispondere è Idrs Palmer, direttore dell'associazione per il rispetto della Sunna, che spiega: "Halloween è una festa occidentale che si basa su tradizioni pagane e celtiche. Deriva da alcuni rituali per l'adorazione del diavolo e simboleggia l'inizio del nuovo anno per i vecchi druidi secondo i quali il 31 ottobre, giorno in cui si celebra, i morti fanno visita alle loro case".

Oltre a essere una ricorrenza estranea alla tradizione islamica, secondo l'esponente musulmano Halloween è molto più pericolosa per i fedeli islamici del Natale cristiano. Per questo, i ragazzi musulmani non possono in alcun modo partecipare alle feste organizzate per il 31 ottobre. "In sintesi, quindi, Halloween rappresenta capodanno per gli adoratori del diavolo e per questo la sua celebrazione è completamente vietata ai musulmani, avendo al suo interno molti elementi pagani - aggiunge -. E' vietata, quindi, anche la partecipazione a queste feste, che è certamente più grave della partecipazione alla festa di Natale o a quella di Pasqua. Se queste ultime due feste celebrano comunque la nascita e la morte di un profeta, Halloween celebra invece Satana".

L'esponente islamico ricorda infine che è il Corano, nella sura al-Furqan, a sottolineare l'importanza per i musulmani di non prendere parte a questo genere di celebrazioni. "Chi si pente e opera il bene, il suo pentimento è verso Allah. (E sono coloro, ndr) che non rendono falsa testimonianza e quando passano nei pressi della futilità, se ne allontanano con dignità; coloro che, quando vengono ammoniti con i versetti del loro Signore, non sono né sordi, né ciechi". (versetto 71-73). "Secondo uno dei più importanti commentatori del Corano, al-Tabari, - conclude Palmer - non è permesso ai musulmani prendere parte alle feste dei miscredenti perché si prende parte a una sorta di falsa credenza".