Thursday, October 30, 2008

"Halloween è una festa satanica", l'anatema del vescovo di Acerra

La Repubblica, 30 ottobre 2008
"Halloween è una festa satanica", l'anatema del vescovo di Acerra
Il vescovo, inoltre, sostiene che Halloween, "rito consumistico e carnevalesco", ha contaminato "due tra le feste più care al nostro popolo e alla nostra cultura cristiana"
Halloween, una festività tipica del mondo anglosassone, va sempre più di moda anche in Italia. Ma il vescovo di Acerra, monsignor Giovanni Rinaldi, è decisamente controcorrente. In una lunga ed articolata lettera aperta inviata ai cittadini, ha invitato i cristiani a "boicottare Halloween", perché, scrive, "è la punta di un iceberg delle sette sataniche e massoniche", invitando i parroci a tenere le porte delle chiese aperte.

"Nella notte di Halloween del 2007 - rileva il vescovo - alcuni giovani hanno brutalmente assassinato la povera Meredith a Perugia, colpevole di non sottostare al loro gioco satanico". Una lettera dai toni forti e decisi, nella quale monsignor Rinaldi sostiene che "la festa fa parte della magia odinica, con la quale inizia l'anno e l'inverno esoterico celtico", e sottolinea che "anche i gerarchi nazisti praticarono riti celtici".

Il vescovo, inoltre, sostiene che Halloween, "rito consumistico e carnevalesco", ha contaminato "due tra le feste più care al nostro popolo e alla nostra cultura cristiana". Monsignor Rinaldi ha poi invitato i cristiani a boicottare la festa, i giovani e i ragazzi a "testimoniare nella scuola, nelle piazze e nelle strade i valori veri e profondi della Speranza cristiana, che è legata alla festa di tutti i Santi ed alla commemorazione dei defunti".

Halloween, sito islamico la vieta: ''E' una festa pagana''

Lo prevede la Sharia

Halloween, sito islamico la vieta: ''E' una festa pagana''

Il portale 'islam-online.net' risponde ai lettori: ''Rappresenta capodanno per gli adoratori del diavolo e per questo la sua celebrazione è completamente vietata ai musulmani''

Roma, 30 ott. (Aki) - "La festa di Halloween fa parte della tradizione occidentale e ha origini pagane, per questo la Sharia non consente ai musulmani di celebrarla". E' con queste parole che il sito islamico 'islam-online.net' risponde ai suoi lettori che avevano chiesto come comportarsi in occasione della festa che tanti adolescenti, soprattutto in Occidente, celebreranno domani. A rispondere è Idrs Palmer, direttore dell'associazione per il rispetto della Sunna, che spiega: "Halloween è una festa occidentale che si basa su tradizioni pagane e celtiche. Deriva da alcuni rituali per l'adorazione del diavolo e simboleggia l'inizio del nuovo anno per i vecchi druidi secondo i quali il 31 ottobre, giorno in cui si celebra, i morti fanno visita alle loro case".

Oltre a essere una ricorrenza estranea alla tradizione islamica, secondo l'esponente musulmano Halloween è molto più pericolosa per i fedeli islamici del Natale cristiano. Per questo, i ragazzi musulmani non possono in alcun modo partecipare alle feste organizzate per il 31 ottobre. "In sintesi, quindi, Halloween rappresenta capodanno per gli adoratori del diavolo e per questo la sua celebrazione è completamente vietata ai musulmani, avendo al suo interno molti elementi pagani - aggiunge -. E' vietata, quindi, anche la partecipazione a queste feste, che è certamente più grave della partecipazione alla festa di Natale o a quella di Pasqua. Se queste ultime due feste celebrano comunque la nascita e la morte di un profeta, Halloween celebra invece Satana".

L'esponente islamico ricorda infine che è il Corano, nella sura al-Furqan, a sottolineare l'importanza per i musulmani di non prendere parte a questo genere di celebrazioni. "Chi si pente e opera il bene, il suo pentimento è verso Allah. (E sono coloro, ndr) che non rendono falsa testimonianza e quando passano nei pressi della futilità, se ne allontanano con dignità; coloro che, quando vengono ammoniti con i versetti del loro Signore, non sono né sordi, né ciechi". (versetto 71-73). "Secondo uno dei più importanti commentatori del Corano, al-Tabari, - conclude Palmer - non è permesso ai musulmani prendere parte alle feste dei miscredenti perché si prende parte a una sorta di falsa credenza".

Chiesa, allarme Halloween

La Stampa, 30/10/2008
Chiesa, allarme Halloween

Un appello ai cattolici da parte dell'Associazione Giovanni XXIII, e l'accusa del vescovo di Verona: vogliono sostituire due feste cristiane con una pagana e consumistica.

Halloween non piace al mondo cattolico. Di anno in anno si ripetono prese di posizione e messe in guardia. Ve ne riportiamo due, di taglio diverso. Una più incentrata sui possibili legami di questa festa con il mondo della magia e delle sette; l'altra critica si pone sul piano culturale e filosofico. L'associazione "Giovanni XXIII", fondata da don Benzi, ieri ha diffuso una sua dichiarazione, in cui si legge: "Attenzione alla pseudo festa di Halloween esaltata il 31 ottobre come un apparente carnevalata mentre nasconde un grande rituale satanico collettivo". L'associazione rivolge "Un appello al mondo cattolico, ai genitori e a tutti coloro che credono nei valori della vita affinché sappiano che festeggiare Halloween significa adorare satana. Il sistema imposto di Halloween proviene da una cultura esoterico-satanica in cui si porta la collettività a compiere rituali di stregoneria, spiritismo, satanismo che possono anche sfociare in
alcune sette in sacrifici rituali, rapimenti e violenze. Halloween è per i satanisti il giorno più magico dell'anno e in queste notti fomentano i rituali satanici come le messe nere, le iniziazioni magico-esoteriche e l'avvio allo spiritismo e stregoneria. Attenzione agli educatori e responsabili della società affinché scoraggino i ragazzi a partecipare ad incontri sconosciuti, ambigui o addirittura ad alto rischio perché segreti o riservati. Non si può promuovere in nessun modo questa ricorrenza che inneggia al macabro e all'orrore. L'Associazione Papa Giovanni è impegnata da oltre sei anni sul fronte del recupero delle vittime delle sette occulte attraverso il numero verde 800228866 del Servizio Antisette. Si rileva il mese di ottobre come un tempo particolarmente propizio per adescare le nuove leve del satanismo. Il 31 ottobre si compiono riti satanici in molte chiese sconsacrate e in molti cimiteri. Si rubano le ostie consacrate e si
dissacrano i luoghi della nostra tradizione cristiana. Halloween spinge le nuove generazioni ad una mentalità magico-esoterica che ha lo scopo di sovvertire i principi della religione, attaccando il sacro e i valori dello spirito attraverso una subdola iniziazione alle arti e alle immagini dell'occulto. Una cultura di morte viene promossa anche con Halloween dove il mondo dei minorenni è il più a rischio ed esposto. E' alto il pericolo che un tale appuntamento generi sempre più connivenze con il crimine e con sette spietate e senza scrupoli. Proprio ad un anno dalla morte di don Benzi ricordiamo queste parole tra i suoi ultimi appelli: "Vogliamo che i nostri figli festeggino il giorno di Ognissanti con i demoni, il mondo di satana e della morte oppure con gioia e pace vivendo nella luce? Esortate i vostri figli dicendo loro: vuoi giocare e divertirti con i demoni e gli spiriti del male o invece scegli di gioire e far festa con i Santi che sono
gli amici simpatici e meravigliosi di Gesù?". Il secondo intervento è del vescovo di Verona, monsignor Zenti, ma è stato rilanciato dal SIR, il Servizio di Informazione Religiosa vicino alla Conferenza Episcopale Italiana, che gli ha in questo modo offerto una rilevanza nazionale, al di là dei confini della diocesi. "Halloween – scrive mons. Zenti – fa guardare alla morte più con un clima da sagra, o da carnevale, che con la serietà che essa merita. Non è detto che la morte debba essere considerata solo con l'occhio che ne fa intravedere la tragicità. Il cristiano sa bene che la morte viene riscattata dalla fede nel suo superamento, nel mondo dei risorti in Cristo". Tuttavia, prosegue mons. Zenti, "è realtà estremamente seria. Quanto meno, pone fine ad una fase dell'esistenza e impone non pochi interrogativi problematici di carattere esistenziale e culturale". Ora, riflette il vescovo, "se l'obiettivo di Halloween è
ridurre una tale realtà ad una sorta di pura virtualità, chiunque ha senso di responsabilità educativa non può non rendersi conto del rischio a cui espone. La morte infatti non va esorcizzata anche con queste sagre. Essa va affrontata nella crudezza della sua realtà. Assumendone le problematiche, per affrontare le quali conviene mettere insieme gli apporti culturali ispirativi di cui si è attrezzati, non ultimo quelli che attingono dalla fede cristiana". "Fatta questa puntualizzazione di carattere valoriale – scrive il vescovo di Verona – si potrebbe obiettare che nessuno ha il diritto di ostacolare la festa di Halloween in uno spazio di libertà democratica". Ma su questo punto mons. Zenti si appella "ad un'altra motivazione che in ogni caso contraddice la stessa logica democratica: questa festa viene massicciamente introdotta là dove da tradizione si celebrano due feste di carattere cristiano, profondamente radicate (tutti i Santi
e la commemorazione dei defunti). Se proprio non fosse evitabile, la festa di Halloween poteva trovare spazio in altra data. La sovrapposizione smaschera la chiara intenzione di soppiantare la festa di tutti i Santi e quella consecutiva dei defunti". Questa, per mons. Zenti, "è sopraffazione. Che è di altra natura rispetto ai valori della democraticità. Con il fondato timore che la stessa protesta si risolva in un boomerang: potrebbero accusare chi protesta di intolleranza. E anche questa logica iniqua sa di dittatura. Va da sé che anche in nome del solo buon senso le comunità cristiane non si prestano a dare attuazione a tale fenomeno. Che altro non sa se non di paganesimo consumistico. Il cristiano ha ben altro da testimoniare nei riguardi dei defunti che ci hanno preceduto nella realtà del mondo dei risorti nel Risorto, nostra vera speranza".

Saturday, October 25, 2008

Oderzo vieta la festa di Halloween... per motivi religiosi

La Tribuna di Treviso - 25 ottobre 2008
"CONTRARIA ALLE TRADIZIONI"
Oderzo vieta la festa di Halloween
Nessuna festa di Halloween sarà permessa in città, non per lo meno nelle strutture di proprietà pubblica. E’ la decisione del sindaco Pietro Dalla Libera che, in linea con quanto già accaduto negli ultimi due anni, ha deciso di non concedere spazi comunali alle feste del 31 ottobre dedicate alla ricorrenza tipica del mondo anglosassone. Obiettivi: tutelare le tradizioni religiose ed evitare vandalismi.

«La nostra è una scelta ben precisa - sottolinea il primo cittadino - siamo contrari alla celebrazione di feste che nulla hanno a che vedere con la nostra tradizione culturale e religiosa come nel caso specifico. Il nostro è uno spirito che intende tutelare i santi ed i defunti puntando a consolidare le tradizioni locali». La festa del 31 ottobre, tipica del mondo celtico, con i bimbi impegnati a bussare alle abitazioni chiedendo «dolcetto o scherzetto?» e i più grandi mascherati da streghe o fantasmi in locali e discoteche, negli ultimi anni, ha preso piede un poco ovunque. Ma, come spesso accade, è diventata anche occasione per vandalismi di ogni genere. Cassonetti dati alle fiamme da ragazzi vestiti da fantasmi, muri imbrattati e scherzi non certo di buon gusto caratterizzano da anni la notte che precede l’1 novembre.

I teenagers opitergini in genere si davano appuntamento alla sala del Foro Boario, dove si sono svolte diverse feste a tema. In un’o ccasione è stato usato anche il palazzetto dello sport. Da due anni, a questa parte, invece sono state vietate le feste di Halloween. «Abbiamo ricevuto una richiesta verbale da parte di un gruppo di ragazzi - precisa il sindaco - ma ho spiegato loro il motivo per il quale siamo contrari e hanno capito le nostre ragioni». Del resto c’è da aspettarsi che saranno praticamente tutti i locali della città ad essere addobbati a tema e qualcuno certamente proporrà pure delle feste. «Quello che propongono le nostre liste civiche è un cambio di mentalità contro la dilagante perdita di valori - chiude il sindaco Dalla Libera - è essenziale proporre iniziative che rafforzino le nostre tradizioni, soprattutto religiose. Al di là di essere favorevoli alle feste, non crediamo che Halloween sia una ricorrenza che si sposa con la nostra cultura. Come può un giovane festeggiare fino alle 3 o 4 del mattina e poi alzarsi per andare in cimitero a celebrare la festività religiosa dell’ 1 novembre? Abbiamo fatto una scelta ben precisa e finché ci saremo noi non intendiamo cambiare rotta».
(25 ottobre 2008)

Monday, October 20, 2008

Convegno di Axteismo a Apriola di Mulazzo

Convegno di Axteismo a Apriola di Mulazzo
riportiamo dal blog della Federazione Pagana link

Convegno di Axteismo a Apriola di Mulazzo
Ho iniziato a caricare in internet i filmati relativi al convegno di Apriola di Mulazzo.
Ho caricato il primo che riguarda l’intervento di Ennio Montesi “Un cancro di nome religione”.
E' il fondatore di Axteismo e uno degli organizzatori del Convegno. Si, lo so che non è un Pagano, ma è interessante sapere che cosa LUI intende per religione e cosa riesce a comprendere di una religione.
In effetti, noi Pagani, siamo un po' perplessi davanti agli atei. Consideriamo i cristiani degli atei perché non riconoscono l'aspetto divino degli oggetti e del mondo che li circonda. Solo che questo è il nostro modo di considerare. Dobbiamo, però, conoscere anche che cosa una persona che si definisce atea che cosa percepisce e come vede le religioni. Cosa coglie di esse e in che cosa consiste il suo ateismo.

L’intervento dura 41 minuti.
E’ stato caricato tutto sulla Televisione Pagana che trasmette in serie 24 ore su 24.
La trovate all’indirizzo:

http://www.mogulus.com/paganesimo

Per non attendere tutto il ciclo di trasmissioni e vedere subito la conferenza di Ennio è sufficiente ciccare su On-Demande e aprire la cartella relativa al convegno di Apriola di Mulazzo.

Ho aperto anche un canale su YouTube in cui mettere estratti di quelle conferenze che per i loro contenuti sono vicini ai Pagani Politeisti.
In questo ho caricato un estratto della Conferenza di Ennio.

Lo trovate all’indirizzo:

http://it.youtube.com/user/ateipaganesimo

Per ora c’è solo quello, ma sto procedendo a preparare ogni intervento della conferenza per caricarli su internet.
Sulla televisione Pagana gli interventi saranno completi, per quello che sono riuscito a filmare, mentre, su YouTube ci saranno delle presentazioni. Le presentazioni saranno messe nel canale ateipaganesimo con l’eccezione della Conferenza della Di Stefano che la metterò nel canale di YouTube di Stregoneriapagana. La Di Stefano ha trattato le vicende dei Catari in un modo tanto importante che merita una considerazione particolare.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell’Anticristo

Stato e Chiesa Lo storico Paul Veyne racconta come cristianesimo e paganesimo convissero a Roma

Corriere della Sera 20.10.08
Stato e Chiesa Lo storico Paul Veyne racconta come cristianesimo e paganesimo convissero a Roma
Costantino si convertì per scelta personale: non fu calcolo politico
di Eva Cantarella

«L'Europa è democratica, laica e libera: tutte cose estranee al cattolicesimo»

È il 28 ottobre 312 d.C. Alla periferia di Roma, lungo il Tevere, le truppe di Costantino affrontano quelle dell'usurpatore Massenzio. Costantino, in quel momento, governa una delle quattro parti in cui è diviso l'impero romano: Gallia, Britannia e Spagna. Dovrebbe governare anche l'Italia, ma Massenzio se ne è impadronito. Sull'elmo di Costantino e sugli scudi dei suoi soldati è inciso il crisma, un segno formato dalle prime due lettere greche del nome di Cristo, una X (chi) e una P (rho), sovrapposte e intrecciate. La notte precedente, gli è stato rivelato in sogno: in hoc signo vinces, «sotto questo segno vincerai ». E Costantino vince: è la celebre vittoria di Ponte Milvio. Due giorni dopo entra a Roma, percorrendo la Via Lata (attuale via del Corso). È questo il giorno, dice Paul Veyne, in cui si può fissare il passaggio dall'antichità all'epoca cristiana, uno degli avvenimenti decisivi della storia non solo occidentale, ma mondiale.
Così, da questo racconto, prende le mosse l'ultimo libro di Paul Veyne, lo storico che ci regala, periodicamente, libri stimolanti, affascinanti e coinvolgenti come pochi altri: Quando l'Europa è diventata cristiana (312-394). Costantino, la conversione, l'Impero. Alla profonda dottrina e alla impressionante padronanza delle fonti Veyne unisce, infatti, la rara capacità di fare della storia un racconto, prospettando tesi originali, anticonformiste, spesso formulate in poche, spiazzanti parole (seguite, beninteso, da una amplissima e documentata motivazione). Un esempio: «Senza Costantino il cristianesimo sarebbe rimasto una setta di avanguardia». Riferita a una religione i cui fedeli, oggi, sparsi in tutto il mondo, ammontano a un miliardo e mezzo di persone, un'affermazione sorprendente.
La convinzione di Veyne mal si accorda con quel che siamo abituati a pensare in materia. Ma come, si chiede il lettore, il cristianesimo non era la sola religione capace di dare una prospettiva alle inquietudini del-l'epoca, di soddisfare esigenze personali e sociali che solo in essa potevano trovare risposta? Non è a questo che sono dovuti il suo successo e la sua diffusione?
Veyne, pur ovviamente attento ai complessi meccanismi della storia, prospetta una risposta inedita: se questo accadde fu grazie alla politica rivoluzionaria di Costantino, destinata ad avere un peso gigantesco nella storia dei secoli a venire. Cominciamo dall'inizio: la sua conversione, dice Veyne, fu assolutamente sincera. La tesi ottocentesca secondo la quale, militare e politico senza scrupoli, Costantino si sarebbe convertito per mero calcolo non ha fondamento: i cristiani, allora, erano solo un decimo della popolazione dell'Impero. Troppo pochi per far pensare a una ragione opportunistica. La conversione fu un fatto interiore, una scelta del tutto personale. Ma Costantino ne fece un uso degno di un grande imperatore. La Chiesa, fondatasi e sviluppatasi al di fuori del potere imperiale, avrebbe potuto essere un rivale di questo. Costantino si pose come interlocutore dei vescovi, sul loro stesso livello, presentandosi come il braccio esecutivo delle loro decisioni. Scrive Veyne: «Costantino non ha messo l'altare al servizio del trono, ha fatto il contrario: ha ritenuto che gli affari e i progressi della Chiesa fossero una missione essenziale dello Stato: la novità è che con il cristianesimo ha inizio a tutti gli effetti l'ingresso del sacro in politica e nel potere, che "la mentalità primitiva" si limitava ad avvolgere con un'infinità di superstizioni ». Egli aveva capito l'incredibile potenziale della nuova religione, che non stava in una morale superiore a quella delle altre. Anche gli ebrei, anche i pagani sapevano che non dovevano uccidere e non dovevano rubare. La novità cristiana stava nell'amore che legava tra loro i fedeli e ciascun fedele personalmente al dio. Fu questo il capolavoro della religione cristiana, dice Veyne. Il secondo fu la Chiesa, che Costantino favorì in ogni modo, senza peraltro mai vietare il paganesimo, e tantomeno perseguitare i pagani.
Con Costantino — e a lungo, dopo di lui — paganesimo e cristianesimo convissero. Fino a quando Teodosio vietò i culti pagani, facendo del cristianesimo la religione ufficiale dell'Impero. Le vicende di quei secoli sono tracciate in capitoli che consentono a Veyne di affrontare problemi ai quali qui è possibile solo accennare: cos'è il sentimento religioso? Quale il rapporto tra cristiani, pagani ed ebrei? Quale l'atteggiamento degli imperatori cristiani nei confronti degli altri culti? Per Costantino, se i pagani sono solo «stupidi », gli ebrei sono una «setta nefasta »: quando nasce l'antisemitismo? Qual è la differenza tra questo e il razzismo?
Superfluo insistere sull'interesse di questi capitoli. Per non parlare di quello intitolato: «L'Europa ha radici cristiane?». La risposta di Veyne è negativa: «La nostra Europa attuale — scrive — è democratica, laica, sostenitrice della libertà religiosa, dei diritti dell'uomo, della libertà di pensare, della libertà sessuale, del femminismo e del socialismo o della riduzione delle disuguaglianze. Tutte cose estranee e talvolta in contrasto con il cattolicesimo di ieri e di oggi. La morale cristiana invece predicava l'ascetismo, che non ci appartiene più, l'amore verso il prossimo (un vasto programma, rimasto imprecisato) e insegnava a non uccidere e non rubare, ma lo sapevamo già tutti... Se non potessimo fare a meno di individuare dei padri spirituali, la nostra modernità potrebbe indicare Kant o Spinoza: quando quest'ultimo scrive nell'Etica che "portare aiuto a coloro che ne hanno bisogno va ben oltre le capacità e l'interesse dei singoli. La cura dei poveri si impone, perciò, alla società intera e riguarda l'interesse comune" è più vicino a noi di quanto non lo sia il Vangelo ».
Le tesi di Paul Veyne si possono condividere o non condividere, i suoi libri si possono amare o criticare, ma è difficile leggerli senza essere affascinati dalla mente libera e brillante di chi li ha scritti, da una scrittura che trasforma una sterminata dottrina in un grande affresco storico nel quale si fondono eventi, persone e idee; e da ultimo — solo nell'elencazione — dalla capacità di un grande accademico (oggi professore onorario del Collège de France, dove ha insegnato per anni) di non essere mai accademico. Di essere se stesso, un grande storico e uno spirito libero.
PAUL VEYNE Quando l'Europa è diventata cristiana (312-394) GARZANTI PP. 204, e 23

Tuesday, October 14, 2008

Segnalazione Convegno Laico

Salve,
vi inoltro una comunicazione relativa ad un interessante Convegno Laico.
Il fenomeno dell'invadenza delle religioni monoteiste in ogni campo della società è sotto gli occhi di tutti.
Ogni giorno che passa vediamo le religione monoteiste impegnate a produrre e concretizzare nuove sofferenze.
La violenza del monoteismo viene applicata con metodo.
In Italia stiamo assistento all'impegno costante dei cristiani nell'imporre la loro visione del mondo.
I peccati, inventati e generati dalla follia cristiana, rischiano di diventare legge dello stato.
Le persone rischiano di perdere ogni diritto, anche quello sulla loro esistenza.
La sofferenza viene esalta ed imposta, il caso Welby e quello di Eulana sono la dimostrazione di come i cristiani applichino il loro gusto sadico.
La legge sulla fecondazione assistina ci fornisce un'ulteriore prova della considerazione che i cristiani nutrono nei confronti delle donne.
I politici italiani fanno a gara per dimostrarsi i più sottomessi alle richieste vaticane.
AL momento non esiste un nessun "fronte" che rivendichi in maniera costante e pressante i diritti civile delle persone.
C'è da sperare che questo convegno possa rivelarsi com un mutamento della situazione del campo laico.
Come pagano sono ben conscio che nel paganesimo i problemi creati dalle religioni monoteiste non esisterebbero. Il paganesimo non è una visione "religiosa" che ha solo cambiato nome. Nel paganesimo non esistono verità assolute, non vi è rivelazione, non vi sono detentori del sacro. Il paganesimo non ha fede e neanche dogmi.
Relativismo è una parola che non gode di molta simpatia da parte dei figli di Abramo, relativismo è una di quelle parole che posso definire il paganesimo.
Il paganesimo non distinge e non pone pone differenze tra il sacro e il profano. Questa sua caratteristica porta i pagani ad essere sempre attenti alle condizioni politiche e culturali delle società in cui si trovano a vivere. Per un politeista mediterraneo l'esempio del comportamento dei cittadini, di due grandi città cone Roma ed Atene, è il modello della partecipazione del cittadino alla vita della società.
Quanto scritto serve a far comprendere il perchè la Federazione Pagana abbia deciso di essere presente, con una sua delegazione, a questo Convegno.
Io, Claudio Simeoni e Ferdinando ci siamo presi l'incario di essere presenti a tutte e due le giornate di convegno.
Invitiamo tutti i pagani e politeisti ad essere presenti a questo convegno e ad impegnarsi a far conoscere questo incontro. Non è difficile immaginare come un simile convegno non goda di "buona stampa".
Non conosco tutti i relatori del convegno. Solo di alcuni dei relatori ho avuto la possibiltà di ascoltarli.
Alcuni di loro, nel tempo, hanno maturato una interessante critica al monoteismo e/o alla sua variante cristiana.
Ci vediamo al convegno.
Francesco Scanagatta
cell. 349 7554994

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Primo Convegno Laico Promosso da Axteismo
PRIMO CONVEGNO LAICO
PROMOSSO DA AXTEISMO

Sabato 18 e Domenica 19 Ottobre 2008 inizio ore 9:00
Arpiola di Mulazzo (Massa Carrara) Palestra Comunale
a disposizione ampio parcheggio gratuito
Ingresso libero

Sabato 18 Ottobre mattina:
A causa delle distanze dei paesi da cui provengono i relatori
la scaletta del programma potrebbe subire variazioni negli orari

Giuseppe Carbotti
assistente sanitario
Contraddizioni nei Testi Sacri

Emilio Salsi
cristologo e autore del libro
"Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli"
Analisi storico-critica dei vangeli
www.vangeliestoria.eu

Francis Sgambelluri
professore di lettere autore del libro
"L'Indifferenza divina - Il Testamento di Orazio Guglielmini"
Possiamo, oggi, ancora credere all'esistenza di Dio?
www.francis-sgambelluri.it

Gianni Marucelli
professore e presidente Federazione Nazionale Quadri
della formazione scientifica e della ricerca
L'ambiente nell'ottica di una crescita demografica incontrollata

Segue:
Proiezione diapositive su
"Il nostro regno la Terra"

Pausa Pranzo
Sabato 18 Ottobre pomeriggio:

Nunzio Miccoli
professore e autore dei libri "Il metabolismo cristiano"
e "I fratelli siamesi"
Le repubbliche romane del medioevo
www.clerofobia.it

Giorgio Vitali
professore
La corruzione in Italia

Biagio Catalano
professore, autore del libro "Il Dio ignoto"
Storia dell'Inquisizione
www.alexamenos.it

Attilio Vanini
professore, discendente di Giulio Cesare Vanini
Giulio Cesare Vanini (Lucilio)

Segue:
Proiezione sulle torture praticate
dalla Santa Inquisizione

Domenica 19 Ottobre mattina:

Alessio De Angelis
studente di 14 anni, autore del libro "Giovanni il Galileo"
Origine delle religioni
www.ilritornodigesu.it

Ennio Montesi
scrittore e fondatore di Axteismo,
movimento internazionale di libero pensiero
Un cancro di nome religione
http://nochiesa.blogspot.com

Fiorella Di Stefano
dottore in lettere e studiosa in Storia delle religioni
I Catari

Giancarlo Tranfo
avvocato, cristologo, autore di
"La Croce di Spine
Gesù: la storia che non vi è ancora stata raccontata"
I due Messia
www.yeshua.it

Pausa Pranzo
Domenica 19 Ottobre pomeriggio:

Sergio Martella
psicoterapeuta e scrittore, autore di
"Pinocchio Eroe Anticristiano"
"Il furore di Nietzsche - La nascita dell'eroe e della differenza sessuale"
Psicologia o religione.
Una aporia non una convivenza
www.arte-e-psiche.com

Luigi Cascioli
cristologo e autore dei libri denuncia
"La favola di Cristo" e "La morte di Cristo"
La Chiesa, un gigante dai piedi d'argilla
www.luigicascioli.it

Roberto Romanella
Maria Spagna
attori teatrali di Roma
Lettura scenica: "La favola di Cristo"

Come arrivare al congresso
Ferrovia: da Stazione di Pontremoli ad Arpiola di Mulazzo, 6 km
Con mezzo proprio
per raggiungere Arpiola autostrada Parma-La Spezia uscita a Pontremoli

Pausa pranzo presso Ristorante Manhattan tel. 0187439900
adiacente alla Palestra Comunale di Arpiola di Mulazzo
convenzionato a 10 euro a pasto col seguente menù:
primo: pasta asciutta o lasagne, secondo: fettina o cinghiale, contorni vari

Per eventuale pernottamento segnaliamo gli alberghi:
El Caracol - Via Pineta, Mulazzo tel. 0187539707
La Gerla d'Oro - Loc. Montereggio tel. 0187839318
Il Rustichello - Loc. Crocetta tel. 0187439759
Park Hotel La Pineta - Loc. Gravilla di Groppoli tel. 0187850220

Informazioni sul Convegno:
Luigi Cascioli, tel. 0761910283 - info@luigicascioli.it
Axteismo, mobile 3393188116 - axteismo@yahoo.it

Monday, October 13, 2008

Bali, la rivolta dell'isola in nome del bikini

Bali, la rivolta dell'isola in nome del bikini

La Repubblica del 13 ottobre 2008, pag. 28

Raimondo Bultrini

Un abito discinto, un muovere di anche, il ritmo della musica che sembra il presagio di una notte magica e sensuale. Le balinesi nei giorni di festa danzano con il proprio uomo che ha la forma del Dio, Ganesh con la proboscide, Krishna con il suo flauto per far accorrere a sé le pastorelle, Shiva col suo tridente. Ma ieri hanno danzato per impedire che la loro arte appresa dagli antenati possa subire un colpo mortale. Una manifestazione politica contro il governo della capitale indonesiana Giakarta che si appresta a condannare come "pornografiche" le loro esibizioni ancestrali.

"Pornografiche" saranno però - se passa la legge in cantiere sollecitata dai fondamentalisti islamici - anche le natiche delle signore stese al sole sulla sabbia davanti all'Oceano. Con tutto quello che potrebbe significare significare in termini di presenze turistiche.

Anche ieri, a poche centinaia di metri dal cuore della festosa manifestazione, lungo una delle spiagge dove il mare arriva con onde eccitate e fragorose, uomini e donne occidentali ignari della minaccia prendevano il sole in slip e bikini, godendosi uno dei paradisi tropicali più rischiosi del mondo. Sono state le bombe del 2002 - di cui proprio ieri ricorreva l'anniversario - con le centinaia di australiani e indonesiani massacrati in un locale serale, a sconvolgere questo paradiso dove la natura è Dio e Dio è la natura. Ma se martedì prossimo passerà la legge, l'evento potrebbe ricreare un clima di paura e tensione dagli esiti imprevedibili.

Il rischio è di turbare del tutto l'armonia già messa a dura prova dalle stragi, in uno dei più antichi insediamenti hindu dell'immenso Arcipelago. E non solo qui, ma anche a Giava e in altre isole di tradizione hindu e animista. I gruppi fondamentalisti promotori della legge non sono tutti violenti come i membri della Jemaah Islamiyah, ma molti lo sono abbastanza da essersi già esibiti in assalti a chiese cattoliche e cristiane. Non era mai successo finora che il loro peso giungesse a questo punto, dopo secoli di relativa tolleranza nel crogiolo di razze e religioni che si è formato nei millenni in questo importante angolo del Pacifico. Non solo uomini e donne discinti in foglie di cocco e collane di fiori, ma chiunque "generi desiderio sessuale con atti o immagini" sarà punito. La pena dipenderà dal tipo di "tribunale" che processerà i presunti colpevoli di "pornografia". I più fortunati potrebbero essere coloro che incapperanno in una regolare pattuglia di polizia. Se malauguratamente dovessero invece imbattersi nelle milizie dei gruppi fondamentalisti - che si sentiranno autorizzati a far rispettare le leggi - il rischio aumenterà.

Per questo ieri, come era avvenuto con meno partecipazione a settembre, 5mila balinesi di ogni casta e grado sociale sono scesi lungo le strade con gli abiti indossati per millenni. C'erano anche alcuni con l'astuccio penico e la sola pelle di madre natura addosso, e qualche intellettuale isolano ha sottolineato uno degli aspetti più ironici e amari della legge: "Cosa gli faranno, li arresteranno tutti?". E un altro ha incalzato: "Non oso pensare a ciò che potrebbe succedere ai nostri templi con le immagini delle leggendarie dee apsara danzanti".

Monday, October 06, 2008

"La psicologia e la filosofia cristianizzata hanno messo in trappola la Dea della bellezza"

LA STAMPA 25-09-08 :
IL LIBRO
25/9/2008 - ANTICIPAZIONE
Hillman, dalla parte di Afrodite

"La psicologia e la filosofia cristianizzata hanno messo in trappola la Dea della bellezza"

SILVIA RONCHEY

La verità, vi prego, sull’amore», invocava un grande poeta inglese, Auden. Chi può dire di conoscerlo, l’amore? Eros stesso, come diceva Platone, è l’unico dio a non essere né sapiente né ignorante. Una sola cosa sappiamo di lui: che, come lamentava la Sulamita, «è forte come la morte».

Non parliamo di sua madre, Afrodite. James Hillman, nell’invocazione che apre il suo nuovo libro, La giustizia di Afrodite (ed. La Conchiglia, pp. 83, euro 12), ricorda che rivolgersi alla Dea porta spesso alla catastrofe: «Pensa a Paride, che Ti preferì a Atena e Era, pensiamo alle conseguenze: Troia in macerie, le morti degli eroi. Pensa a Didone, regina di Cartagine, una delle Tue favorite. O a Fedra, resa folle dal suo amore illecito. E pensa alle nostre vite, a come ci riduciamo quando ci visita la Tua ispirazione: diventiamo bugiardi, impostori, pazzi di gelosia».

In questo saggio complesso quanto fulmineo il grande pensatore americano vuole «invitare Afrodite nella psicologia», che non è stata generosa con la Dea, riconoscendola per lo più in astrazioni come «il principio del piacere», e «degradando questo principio al rango di opposto, o perfino di minaccia, al cosiddetto principio di realtà».

Se la scienza psicologica «cerca di quantificare l’universo di Venere producendo statistiche sui suoi picchi libidici, sulle sue occorrenze nei vari stadi della vita e sulle conseguenze del desiderio nei vari tipi di personalità», sono ancora più grandi, nel trattare Afrodite e suo figlio Eros, gli errori della filosofia. Dell’amore si parla in genere o nello studio delle emozioni o nella morale. Il che fa sì che lo si riduca «o alla sfera della fisiologia o a quella della teologia, dove a fare da maestro è Gesù - che personalmente teneva Venere a distanza».

«La lunga storia della filosofia cristianizzata ha separato l’etica dall’estetica, la Giustizia dalla Bellezza, così che generalmente non crediamo si possa essere insieme buoni e belli, morali e attraenti; né che i piaceri dei sensi possano essere una via verso la verità». La scissione cristiana non ammette che la moralità dell’opera stia proprio, o anzi unicamente, nella sua bellezza. Hillman cita Saul Bellow: «La banalità è peggiore dell’oscenità. Un libro piatto è anche malvagio. Può essere allettante e dolce come una torta, ma se è banale e noioso è male puro».

A sua volta la trappola del razionalismo filosofico, segmentando la vasta sfera di Afrodite, imprigiona le nostre menti occidentali, che hanno abbandonato le loro radici mitiche, nei compartimenti stagni del letteralismo: «Le menti che si alimentano di distinzioni finiscono col chiudersi sempre più in un groviglio di scismi». Non è vero che Afrodite sia, come la vede la mente collettiva, immorale o amorale. Al contrario, la sua essenza mitica è profondamente legata alla Giustizia. La combinazione di bellezza e giustizia si coglie già, leggendo bene la Teogonia di Esiodo, «nel momento mitico dell’arrivo di Afrodite nel mondo».

Le «complessità mitiche» che circondano la nascita di Afrodite ci portano al concetto romantico di «confusione»: «Non è forse questo il primo segno della presenza della Dea, una dolce confusione dei sensi, la confusione tra impulso e trepidazione, tra alti ideali e bassi espedienti?». E insieme ci portano a quella «terribile profondità» che riaffiora nell’estetica filosofica del tardo ’700 ed è il tema già greco del sublime. «La sfera della bellezza», scrive Hillman, «comprende il terrore, il timore reverenziale, la vastità, la devastante intensità e l’indeterminata, incomprensibile oscurità senza forma». Quindi «il sublime integra l’idea di bellezza con la profondità psichica».

E la «bellezza resa oscura dal sublime» ci riconduce alla favola di Amore e Psiche, che fa da filo conduttore al libro. E da cui emerge, nella lettura di Hillman, non solo e non tanto una verità sull’amore, ma anche e soprattutto una definizione della psiche. La protagonista della parabola di Apuleio è definita proprio dalla sua vulnerabilità al terrore e dalla sua affinità con la morte. Per questo fin dall’inizio la Dea le è ostile, gelosa della sua possibilità di attingere «alla sola bellezza che Afrodite non possiede»: la bellezza di Persefone, regina del Regno dei Morti. In quanto divinità immortale, athnetos, come i greci chiamavano i loro dèi, la sfera della morte le resta estranea tanto quanto la dimensione del sogno.

Come viene punita da Venere la psiche umana? Quali sono i modi della punizione afroditica? Lo strumento che usa di più, e che è il più vicino alla sua natura, è la punizione attraverso l’amore. Venere si serve di suo figlio Eros, «perché con la sua freccia colpisca la carne dell’anima, così che soffra i terribili, implacabili spasmi del desiderio. Un desiderio così appassionato da somigliare a una sofferenza. Ed è davvero una sofferenza terribile, mostruosa!».

Che è però, nello stesso tempo, il nostro privilegio. «Il fatto che la bellezza muoia dona a ciascuno dei momenti in cui la viviamo uno squisito dolore. Tutti gli eventi, gli amori, gli oggetti stessi diventano come una musica che finirà; e nel momento in cui li percepiamo nella loro vulnerabilità alla morte, acquistano una nuova dolcezza, perfetta».

Ciò che la psiche umana porta alla bellezza è la mortalità. «È questa continua capacità di essere feriti che ci mantiene mortali, fertili e umani».

Autore: James Hillman
Titolo: La giustizia di Afrodite
Edizioni: La Conchiglia
Pagine: 83
Prezzo: 12 euro

James Hillman: la crisi della storia produce un risveglio delle coscienze, soprattutto sui temi ambientali

Corriere della Sera 6.10.08
Incontri Il famoso psicoanalista e filosofo racconta il crollo dei poteri tradizionali (economico e militare) e il fascino duraturo dello stile di vita
Pop e hamburger salveranno l'America
James Hillman: la crisi della storia produce un risveglio delle coscienze, soprattutto sui temi ambientali
di Ranieri Polese

SIRACUSA — Quante volte è stato a Siracusa, professore? «Con questa, sono quattro volte ». Una in più di Platone. «Sì, in effetti una volta in più, ma — James Hillman ride — Platone era venuto qui con grandi ambizioni, voleva creare in questa città il governo perfetto. Pensava che i tiranni di Siracusa fossero pronti a realizzare il suo ideale di Stato. Le cose andarono diversamente, e ogni volta il grande filosofo dovette scappare dalla città, tremendamente deluso. Io no. Sono qui per una lezione sull'architettura ("L'anima dei luoghi. Il corpo nello spazio", con il professor Carlo Truppi, oggi a Palazzo Vermexio, ndr), non sono qui per imporre un modo di governare, per cambiare il mondo. Certo, vedo il mondo come va, dico quello che penso su quanto sta succedendo, suggerisco un modo di pensare a quello che accade.
Insomma, chiedo a tutti di non sottovalutare certi segnali. Che oggi mi sembrano talmente forti, difficili da ignorare… ».
E Siracusa? «C'ero venuto l'ultima volta sei anni fa (da quella conferenza-incontro, sempre con il professor Truppi della Facoltà di Architettura, è nato il libro L'anima dei luoghi, uscito da Rizzoli nel 2004, ndr). È una città mirabile, per questo mescolarsi di epoche, l'antica Grecia, il cristianesimo, il Barocco: l'isola di Ortigia è un posto unico al mondo. Purtroppo, arrivando, mi è sembrato che le raffinerie lungo la costa siano aumentate. Danno occupazione e lavoro, certo, ma mettono anche in pericolo la bellezza del luogo». E di questo Hillman ha parlato all'ex sindaco della città Titti Bonfardici, ora vicepresidente e assessore al turismo della Regione Sicilia.
Ottantadue anni, con sempre una inesauribile voglia di viaggiare, lo psicoanalista e filosofo James Hillman è uno degli autori più amati e più letti in Italia. Libri come Saggio su Pan
o Il codice dell'anima (entrambi Adelphi) sono dei longseller; ogni sua apparizione in pubblico (Mantova, la Milanesiana ecc.) registra il tutto esaurito. Della sua conferenza tenuta a Capri, nel settembre 2007, l'editore La Conchiglia ha appena pubblicato il testo col titolo La giustizia di Afrodite, traduzione a fronte di Silvia Ronchey.
Lei parla di segnali. Nel suo Codice dell'anima
diceva che il daimon invia dei segnali a ciascuno di noi per farci capire cosa non fare. Poi noi decidiamo come agire. È una teoria che vale non solo per gli individui e le loro scelte private, ma anche per le collettività e i grandi problemi? «Certo. Guardiamo un po' il crollo del capitalismo finanziario che si è consumato in questi giorni in America. Da tempo c'erano segnali. Cominciando dagli anni Novanta, con le bubbles
giapponesi e il crac della borsa di Tokyo. A seguire ci sono stati i disastri delle economie asiatiche, del Brasile eccetera.
Ma sembra che nessuno ne abbia tenuto conto… Nemmeno Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve, uno che pure ha studiato le grandi crisi economiche del Novecento».
Vuol dire che la storia si ripete, nonostante tutto? «È un'idea radicata e diffusa, uno dei modi con cui si guarda al futuro. Certi avvenimenti ricordano fatti precedenti, la crisi di oggi non può non richiamare quella del 1929. Anche se poi ci sono molte differenze, per esempio il nuovo sistema globale, o la rapidità con cui oggi, con un clic sul computer, possiamo trasferire miliardi di dollari. Un grande pensatore americano del Novecento, Georges Santayana, diceva che solo chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Ma poi, oggi, anche chi conosce la storia — Bernanke, per esempio — ripete gli stessi errori. Non solo nella politica economica. Prendiamo per esempio John McCain e la guerra in Iraq».
Anche lui ripete qualcosa di già visto? «Assolutamente sì. Quando il candidato repubblicano alla Casa Bianca ci dice che questa guerra dobbiamo vincerla perché non possiamo perderla; che, se ci ritirassimo ora, lasceremmo Al Qaeda libera di impadronirsi di tutto il Medio Oriente fino all'Afghanistan e al Pakistan, ecco quando dice queste cose ripete quello che diceva il presidente Lyndon Johnson sulla guerra del Vietnam. Usava, Johnson, la stessa teoria del domino: se molli una pedina, tutte le altre cadono. Allora si diceva in mano ai comunisti, oggi si parla di Al Qaeda. Ma il ragionamento è lo stesso». Qualcuno dice che il crac finanziario segna il crollo dell'America. «Ci sono due idee dell'America da considerare, come ho scritto in un articolo apparso mesi fa su Liberal, scritto dunque prima della caduta di Wall Street. C'è l'America della forza, dell'impero, l'America secondo Bush; e c'è l'America dell'immaginario, dell'American way of life, della cultura. La prima, sì, è crollata. La seconda invece resiste nonostante la crisi, ed è ancora forte. Se 300 milioni di cinesi studiano l'inglese, se tutto il mondo consuma hamburger, se i giovani giapponesi rifiutano il riso per mangiare il pane americano (che è terribile); se tutti gli emigranti del mondo sognano solo di venire a vivere in America, se la cultura pop è, insieme alla lingua, la cultura universale, tutto ciò vuol dire che questa idea d'America non è morta. Anzi, continua a prosperare. Forte com'è del fatto — prenda il pop americano, musica, cinema eccetera — che ha saputo inglobare, mischiare contributi del mondo intero, dal Brasile al Giappone, e formare un qualcosa che tutto il mondo consuma e apprezza. Il problema è che oggi l'America, arroccata com'è nella sua idea di potenza, non sa, non vuole cooperare con il resto del mondo, per esempio con la Russia».
C'è scontro, in effetti, tra Washington e Mosca. «Anche se, nella questione dei pirati in Somalia, Stati Uniti e Russia stanno collaborando. Ma poi, sulla crisi del Kosovo, sulla Georgia, torna a predominare la logica della contrapposizione ». Banche che falliscono, miliardi di dollari bruciati, il rischio della catastrofe: qual è il suo stato d'animo? «Non si scandalizzi, ma io, politicamente parlando, le dico che sono felice. Certo, vedo la gente che teme per i propri risparmi, non ce la fa a pagare i mutui eccetera. Però, per me, questo è un allarme salutare. Una sveglia per tutti, non solo per i padroni della finanza o gli uomini di Stato. Ci vuol dire, questo segnale, che bisogna ripensare tutto, vedere che il capitalismo avanzato non genera solo utili ma anche grandi problemi, che il cosiddetto mercato libero in realtà libero non è. Insomma, per me oggi siamo come nel novembre 1989, quando la caduta del Muro di Berlino ci fece aprire gli occhi sul comunismo. E la crisi del comunismo, a ben vedere, ha molti tratti simili con la crisi odierna del capitalismo».
In che senso? «Entrambi cadono per collasso, per implosione, insomma per fattori interni e non per l'azione di nemici esterni. Per il regime sovietico la minaccia veniva sempre da fuori. Non voleva vedere il sistema di corruzione, avidità, intrighi che lo minavano internamente; era un sistema che dichiarava anche con i suoi capi, Brezhnev per esempio, la sua senilità, l'impossibilità di un ricambio. Mi pare che questa diagnosi si possa ripetere per il capitalismo americano. Che non ha voluto vedere i giochi speculativi, le avidità degli uomini della finanza. Poi, anche in America, c'è la propensione a pensare che il pericolo viene sempre dagli altri, da fuori. Siamo, noi americani, convinti che i nemici ci minacciano sempre, siano essi i comunisti, Al Qaeda, i neri, i messicani che premono per entrare. È un tratto paranoico del nostro carattere nazionale. Come la convinzione che noi e solo noi siamo depositari del bene e della verità».
Un segnale d'allarme, un risveglio per la coscienza della common people, la gente comune, dunque. «Certo, non come gli attentati dell' 11 settembre, che generarono solo paura con le conseguenze che tutti conosciamo, guerre e tutto il resto. Oggi, questa crisi ci spinge a ripensare il modo di vivere generale, a cominciare dall'uso delle risorse energetiche. Ci spinge a pensare "verde", a non rischiare più la salute di questo pianeta».
Tra poche settimane, ci saranno le elezioni in America. James Hillman, per chi voterà? «Obama».