Wednesday, March 31, 2021

Mentre gli antichi Greci

 Mentre gli antichi Greci avevano creato i loro Dei eternamente giovani a immagine del piacere della vita, anche dove le sue vie erano scabrose, il Cristiano invece, mediante frottole di diavoli e di spiriti, ha dato nel proprio cuore personalità all’elemento negativo.

Il sentimento della colpa caratteristico del Cristiano e la cui conseguenza è che invece di essere tutto pieno della propria dignità egli deve disprezzare, odiare, vituperare se stesso, è da lui chiamato con un nome falso: umiltà; questo sentimento della colpa avrebbe dunque il suo fondamento buono.

 

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze

Saturday, March 27, 2021

il pagano

… il Pagano conservava da sua dignità in tutta la vita, sia in quella dell’esperienza che in quella della conoscenza, mentre egli aveva la forza di mantenere la distanza e il mondo era quindi per lui reale e plastico nel senso più vivo, il Cristiano invece non fa che meditare sulla sua indegnità e si fa un onore — e l’unico — di riconoscere quest’indegnità. Con l’incapacità umana di mantenere la distanza, il mondo è diventato un’ombra; la sua valutazione dipende solo dagli apprezzamenti di un animo malato. Per la stessa ragione non può esserci un rapporto dignitoso verso la divinità, ma solo le forme più sfacciate della rinunzia contrita o di un’esaltata unione amorosa, forme che risalgono fondamentalmente alla medesima mancanza di superiorità. Dove la dignità e la distanza sono andate perdute è finita naturalmente anche la libertà spirituale. È arrivata l’epoca della rivelazione stampata. Ogni nozione viene ad essere legata al libro, le cui parole debbono sempre essere decisive, perché si vuole che esso garantisca la beatitudine. Così il mondo è diventato vuoto, la realtà un’ombra. Vi è rimasto solo lui, il povero indegno, con le sue miserie e le sue nostalgie.

 

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze


Thursday, March 18, 2021

I grandi valori che lo spirito cristiano ha rifiutato

 Tutto il mondo parla di quanto l'umanità ha guadagnato per effetto del Cristianesimo. Ma cosa abbia perduto non si sa. L'interesse alla civiltà antica si giustifica oggi solo con il desiderio di conoscenze storiche, poiché sentiamo il bisogno di conoscere le basi storiche della nostra formazione spirituale. Di valori assoluti della cultura classica non osano più parlare nemmeno coloro che amano quella cultura. E non c'è da meravigliarsene, poiché vediamo gli ideali antichi solo attraverso le lenti del Cristianesimo, e non possiamo più intendere per sentimento religioso altro che quello che il Cristianesimo da essi ha operato. Perciò anche la lode dei principii anteriori al Cristianesimo, con tutte le migliori intenzioni, viene ad essere di solito solo un riconoscimento del fatto che in molti punti essi sono già vicini agli alti ideali del Cristianesimo e dei tempi nuovi.

L'opera che ci sta innanzi segue la via opposta. Riconosce, nella concezione del mondo e della vita degli antichi, valori che lo spirito cristiano ha rifiutato solo perché erano troppo grandi per lui. Misura il nuovo con l'antico e cerca di spiegare come si è potuti arrivare alla decadenza. Dal pensiero precristiano e non cristiano osa infine gettare lo sguardo in un mondo ideale al di là della fede.

E ne era tempo. Perché proprio quando il Cristianesimo si spoglia della fede nell’al di là per fissare in modo ancora più risoluto i valori di questo mondo, appar chiaro quanto esso sia pericoloso e fatale.

dalla prefazione

Walter Friedrich Otto

Spirito Classico e mondo cristiano

La nuova italia Editrice, 1973, Firenze

Wednesday, March 10, 2021

Ipazia

 

Le stesse innumerevoli colpe che lordano la lotta gentile e cristiana, non deviano più che da gelosia di parola e di sapienza, gelosia co’ tempi inasprita dalla ambizione e dall’amor del potere. In Alessandria si contrastava l’impero Teofilo e Ipazia, quegli cristiano e vescovo, questa pagana regina de’ cuori e delle menti. Bellissima e saggia, Ipazia persuade i giovani colla poesia, colle grazie e con canto, affascina i vecchi con pensata filosofia e con modesta prudenza. Tutti accorrono ad ascoltarla; tutti ragionan di lei; la cattedra d’Ipazia usurpa le moltitudini all’omelie di Teofilo. Il quale ne sente amarissima gelosia, accende contro di lei la rabbia religiosa; e la vergine Ipazia, non compiuti i vent’anni, muore trucidata dal popolo cristiano.

 

 

Filippo de Boni

Del papato studi storici, Volume 1,

Capolago, Tipografia elvetica, 1851