Saturday, August 27, 2005

con Reitia a Cittadella

con Reitia a cittadella (padova)

domenica 4 settembre 2005
si terra' la seconda edizione della Festa dei veneti,

anche quest'anno nel corteo, che partira' alle ore
16,00,
ci saranno i pagani, i politeisti e i wiccans veneti
con gli
stendardi della dea Reitia.
Il corteo sara’ attorno alle mura di cittadella. Ad
ogni ponte, per noi pagani, un
Rito che ci ricolleghi alle antiche tradizioni e al
culto delle sacre acque.

per l'occasione abbiamo anche realizzato un maglietta
con l'immagine di Reitia.
la festa e', per definizione e voluta scelta degli
organizzatori, esclusivamente
culturale, nessun partito e nessun schieramento
politico.
la festa e' aperta a tutti.
ciao
francesco scanagatta
Cell 349 7554994

per il programma completo della festa:
per informazioni www.raixevenete.net


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Monday, August 15, 2005

Fwd:ROMA 16 agosto ore 20.00 MANIFESTAZIONE

salve,
come pagano non mi sento molto in sintonia con
il pensiero degli anti-clericali.
finalmente, anche loro, si sono accorti
del profono legame pedofilia/cristianesimo.
vi invio l'annuncio di una loro manifestazione
sul tema.
sull'argomento pedofilia invio anche un articolo
relativo sul nuovo responsabile dell'inquisizione,
chiamato a testimoniare sul caso dei preti pedofili.
ciao
francesco scanagatta
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ROMA 16 agosto ore 20.00 di fronte a Piazza San Pietro

In concomitanza con l'apertura a Colonia della
giornata mondiale della gioventù, anticlericale.net
organizza una

MANIFESTAZIONE PER LA

LIBERTA' SESSUALE E DI

COSCIENZA

contro le cause delle deviazioni e sofferenze
a cominciare da quelle dei preti pedofili
e delle organizzazioni pedofobe.

Sin dal 1962 le più alte gerarchie vaticane, intese
sia come massimi rappresentanti sia della religione
cattolica che dello Stato Vaticano, hanno, nei fatti,
organizzato e realizzato quella che oggi appare in
tutta la sua gravità: una rete di protezione dei preti
pedofili tale da consentire la diffusione e, per
diversi di loro, la reiterazione delle violenze
perpetrate per anni nella più assoluta impunità.

Già nel 1962 il Vaticano era a conoscenza del
compiersi di questi reati e della loro diffusione. Per
"governare" lo scandalo, diede disposizioni tassative,
pena la scomunica, con il solo obiettivo di evitare la
fuoriuscita di qualsiasi notizia relativa a violenze
commesse da esponenti del clero.

Disposizioni confermate, nel 2001, da Papa Benedetto
XVI, allora cardinale, Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede.

Anziché fare un passo indietro e ammettere le proprie
responsabilità, l’8 febbraio scorso -secondo quanto
riportato, e non smentito, dal National Catholic
Reporter, membro dell’associazione della stampa
cattolica - il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale
Sodano, durante il colloquio ufficiale con la sua
omologa americana Condoleeza Rice, ha chiesto di
intervenire in un processo in corso a Louisville
contro dei preti accusati di pedofilia, processo in
cui il Vaticano è stato chiamato a rispondere delle
disposizioni date nel 1962.

Il portavoce vaticano Navarro-Valls, interpellato dal
National Catholic Reporter, ha dichiarato che è "ovvio
e ragionevole" che la Santa sede, in quanto entità
sovrana, "chieda l’immunità per i propri atti,
prevista dalla legge internazionale".

Questa vicenda, di cui si discute in tutto il mondo,
tranne che in Italia, deve essere affrontata nelle
sedi appropriate. Approfittando del proprio status di
entità sovrana, la Santa sede, ha abusato
dell'immunità prevista dalla legge internazionale e
del vincolo d'obbedienza a cui sono legati i propri
sudditi, e organizzato un sistema per sottrarre alla
giustizia i preti colpevoli di reati di pedofilia,
mentre non ha fatto nulla per impedire che
reiterassero li reiterassero.

Lo scandalo dei preti pedofili non si limita al
recente scandalo esploso negli Stati Uniti. Non è solo
scandalo, ma reato e non è circoscritto alla sola
Chiesa americana. La giustizia ha iniziato il proprio
corso, ma finora non è mai accaduto che la Santa sede
abbia denunciato essa stessa alle autorità giudiziarie
fatti di abusi sessuali - per essendone a conoscenza -
né abbia collaborato alle indagini..

Vieni anche tu, ti aspettiamo!

Maurizio, Michele e Sabrina

www.anticlericale.net
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Articolo pubblicato su CatholicWorldNews.com:
Archbishop Levada waives immunity, will testify on
Portland

San Francisco, Aug. 11 (CWNews.com) - Archbishop
William Levada has consented to waive the diplomatic
immunity that he will enjoy, as prefect of the
Vatican's Congregation for the Doctrine of the Faith,
and give testimony in sex-abuse lawsuits in the
Portland, Oregon archdiocese.

On Sunday, August 7, as he celebrated a farewell Mass
before leaving his current post as Archbishop of San
Francisco, Levada was served with a subpoena
compelling his testimony in the Portland case. The
archbishop who headed the Portland archdiocese from
1986 to 1995, will be questioned about policies for
the disciplinary handling of priests accused of
molesting children there.

As a Vatican official, the archbishop could claim
immunity from American courts. But Archbishop Levada
has agreed to accept the court's jurisdiction, and
will give testimony in a deposition scheduled to take
place in San Francisco in January of next year.

The archbishop's testimony in a sex-abuse case will
command unusual attention because, as prefect of the
Congregation for the Doctrine of the Faith, he will
supervise the Vatican's handling of disciplinary
action against priests who are accused of molesting
children.



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Friday, August 12, 2005

13/08/2005 TRASMISSIONE RADIO SULLA FESTA DEI VENETI

13/08/2005 TRASMISSIONE RADIO SULLA FESTA DEI VENETI
salve,
domani sabato 13 agosto 2005,
condurro' una trasmissione su
radio gamma 5 dalle ore 12 alle 15.

dalle ore 14.00 alle 15.00
interverra' l'amico patrik, uno
dei responsabili di raixe venete.

presentazione e illustrazione del programma
della festa dei veneti di cittadella del
4 settembre 2005.

oltre alla festa tematiche relative
agli antichi veneti.

chi vuole intervenire in diretta
puo' chiamare il numero 049 700 700.
in veneto radio gamma 5 trasmette sui FM 94.
in internet la si ascolta su
www.radiogammacinque.it

vi ricordo che il 4 di settembre, a cittadella, noi
pagani e politeisti partecipiamo al corteo con gli
stendardi della dea Reitia.
per l'occasione abbiamo realizzato una maglietta
con la dicitura: <<Reitia dea dei veneti>>.
ciao
francesco scanagatta


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Saturday, August 06, 2005

le ninfe

salve,
le ninfe hanno sempre rappresentato,
all'interno delle visioni religiose non-monoteistiche,
una possibilita' di contatto con il divino.
le ninfe sono il divino del mondo.
non esiste spazio o luogo in cui non si possa
percepire la loro presenza.
anche se fingiamo di averle dimenticate, loro
son presenti. esercitano ancora il loro fascino
e la lora seduzione.
la recente pubblicazione del libro "la follia
che viene dalle ninfe" ha riporato attenzione
su di esse, vi invio una recensione del libro.
ciao
francesco scanagatta

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http://www.lastampa.it/_settimanali/ttl/estrattore/Tutto_Libri/art6.asp
Roberto Calasso

La follia che viene dalle Ninfe

Adelphi, pp. 132, e7

OSSESSIONE? No, grazie. Da più di un secolo ne abbiamo
un'immagine semplificata e volgarotta, tra il
primitivo e il trash. Pensiamo che sia un fenomeno
estremo, da paesi sottosviluppati, da Sud arretrato.
Ci sfugge completamente l'origine nobile del fenomeno,
quando nei Greci dell'età di Omero rappresentava una
fonte primaria di conoscenza, prima che nascesse la
filosofia, la quale comincia ad occuparsene quando
ormai è in declino. Così ci spiega Roberto Calasso in
questo suo libro di saggi albergati sotto la cifra
araldica delle Ninfe, messaggere di una «divina
follia» che alle origini del percorso umano ha
alimentato il pensiero, la divinazione, il sentire
poetico. Queste Ninfe, ufficiali di collegamento tra
il divino e l'umano, sono esseri di lunga vita ma non
eterni. Si manifestano come acque di sorgente
perennemente mutevoli, mobile tessuto di simulacri, e
sono capaci di tenere in scacco perfino Apollo. Lo
specchio della fonte sacra può assumere le parvenze di
un occhio capace di pre-vedere al di là dei limitati
strumenti della visione umana. Capire di quali
incantamenti siano capaci le Ninfe significa
riconoscere che la nostra vita mentale è abitata da
potenze che sfuggono al controllo razionale, ma
possono avere nomi, forme e profili, e soprattutto
riescono ad arrivare là dove fallisce la nostra
presunzione ordinatrice. Lo spiega Socrate a Fedro:
attraverso un «giusto delirare» si può giungere alla
liberazione dei mali. Per Aristotele i posseduti
possono arrivare all'eudaimonìa, alla felicità; e per
Platone la possessione suprema è quella erotica, la
mania erotiké. Il libro potrebbe anche intitolarsi
«L'occhio assoluto», visto che il mobile gioco di
queste apparizioni cangianti è applicabile, come fa
Calasso, all'arte, al cinema, alla fotografia.
Navigando con elegante maestria e la nonchalance di
chi ha già capito tutto fra ardue etimologie, antichi
inni, opere d'arte del Rinascimento, bibliografie e
classici dello schermo, Calasso tenta a sua volta la
possessione del lettore offrendogli un campionario
imprevedibile di simulacri. Così i capelli
scompigliati delle figure femminili di Botticelli (in
cui Aby Warburg ravvedeva il soffio magico degli
antichi dèi), le allucinazioni collettive del cinema
(il guanto di Rita Hayworth in Gilda, certi capolavori
di Hitchcock come La finestra sul cortile, che si
prestano addirittura ad una lettura vedantica),
l'esattezza infallibile del taglio delle foto di
Chatwin in Patagonia o gli «scatti» mentali di Kafka
che scompone le immagini di un campo di naturisti o il
volto di un'attrice che recita in una sgangherata
compagnia di teatro yiddish. O ancora le passioni di
Canetti per i «presentimenti» di popoli primitivi come
i Boscimani, gli Aranda, i Fuegini. Una parte speciale
ha poi lo scandaloso e letteratissimo Nabokov, il
quale per il tramite della sua Lolita, la «ninfetta»
(neologismo suo) per eccellenza, ci ha rivelato che
questi esseri perturbanti, confinati nella storia
dell'arte e nel saggismo dei classicisti, possono
ricomparire sotto specie di una ragazzina americana
con i calzini bianchi. Corre esplicitamente in questi
saggi l'invito a sgomberare la mente dalle macerie dei
luoghi comuni, delle pigrizie e delle presunzioni
intellettuali, delle mode culturalmente corrette.
Occorre piuttosto creare un vuoto dove accogliere
immagini, simboli, suoni, emozioni che ci giungono da
fuori, dalle provocazioni di John Cage come culture da
lontanissime e non autorizzate. Mai come oggi che
crede d'aver capito tutto, l'uomo occidentale non sa
di aver capito pochissimo, Polifemo insensibile alle
vere Ninfe, accecato da se medesimo.



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misteri e persefone

salve,
il corriere della sera ha pubblicato un articolo
sulla mostra romana denominata "il rito segreto".
l'articolo e' incentrato sulla "curiosa" assenza
di una divintà che compare nel mito di demetra e
persefone. condivio la tesi dell'autore quanto
sostiene che questa "dimenticanza" e' forse
retaggio del condizionamento cristiano.
il mito, per noi pagani, e' sempre fonte
si suggestione.
il mito non e' dogma, non e' modello impositivo.
il mito permette, a chi lo ascolta, di connettersi
alla molteplicita' del mondo.
vi invio l'articolo apparso sul corriere della sera.
ciao
francesco scanagatta

"Povera Baubò. Se ne dimenticano sempre tutti. Se ne
sono
dimenticati anche i curatori della bella mostra (Il
Rito Segreto)
sugli antichi culti misterici che si può visitare in
questi giorni a
Roma, al Colosseo. Dove non appare nemmeno nella
sezione dedicata ai
misteri eleusini. Inesplicabilmente viene
completamente ignorata
persino nel diligente testo informativo redatto su
quei misteri per
il catalogo della mostra da una stimatissima esperta
del ramo,
Giulia Sfameni Gasparro, dell'università di Messina,
che dei culti
mistici di Demetra e di Persefone si occupa da molti
anni. Perché
questa omissione? Non si tratterà di un tardo effetto
della condanna
che si abbattè anche su di lei quando i primi teologi
cristiani
decisero che gli antichi dei erano una combriccola di
diavoli e
diavolesse? Certo è che mai come in questa grande
mostra la ragazza
avrebbe meritato un trattamento di grande riguardo. E
l'omaggio più
opportuno sarebbe stato, forse, l'esposizione delle
tre incantevoli
statuine di terracotta - emerse tanti anni fa dalle
rovine
dell'antica città greca di Priene - che la raffigurano
nell'atto di
prodursi nel suo numero preferito. Con questo suo
numero Baubò, pur
essendo soltanto una dea minore della costellazione
eleusina, recitò
a lungo, in quei misteri, una parte fondamentale. Uno
show
abbastanza simile alla «famosa» mossa delle sciantose
napoletane.
Simile ma molto più sfrontato. Infatti lei non si
limitò a scuotere
e protendere il bacino, ma si alzò di botto la veste e
mostrò felice
il pettignone. Una prodezza che le permise di
conquistare una
posizione di spicco in quella fiaba meravigliosa che è
la storia di
Demetra (la dea della terra e delle messi), di sua
figlia Persefone
(la signora dei morti) e del tenebroso Ade (il dio
dell'oltretomba).
Tutto, si sa, incominciò con un ratto. Persefone, con
le sue amiche,
stava cogliendo fiori su un prato quando
all'improvviso Ade, che era
fra l'altro suo zio, balzando dalle viscere della
terra, l'acciuffò,
se la portò giù negli inferi e la fece sedere al suo
fianco, facendo
di lei la Signora del Regno dei Morti. A lungo allora
Demetra,
disperata, cercò invano la figlia scomparsa vagando
per tutta la
terra. Finché un giorno venne accolta in una casa
regale, la reggia
di Celeo e di Metanira, dove fra l'altro accadde che
una servetta
faceta e scurrile di nome Giambe riuscisse con qualche
facezia a
strapparle una risata. Cosa che tuttavia non le impedì
di sfogare la
sua collera ordinando alla terra di non dare più alcun
frutto. Così
costringendo il grande Zeus, che era insieme il padre
di Persefone e
il fratello del suo rapitore, a placarla imponendo ad
Ade un
compromesso: la fanciulla sarebbe rimasta con lui
nell'Erebo
soltanto durante l'inverno, ma gli altri mesi
dell'anno li avrebbe
trascorsi sulla terra, accanto alla sua mamma. Questo
il nocciolo
della storia. Che simboleggia le fasi del ciclo
agricolo, dalla
semina alla mietitura (Persefone è infatti il seme che
per poter
germogliare deve sparire e restare per tutto l'inverno
sottoterra).
Ma che soprattutto rimanda a quell'insondabile arcano
che è il
rapporto fra vita, morte ed eternità. Giacché i tre
principali
movimenti del racconto (ratto e discesa di Persefone
agli inferì;
vendetta di Demetra che ordina alla natura di
interrompere il suo
ciclo; happy end col conclusivo verdetto pacificatore
di Zeus) fanno
della stessa morte il necessario momento di un ciclo
che
perpetuamente si rinnova. La principale versione di
questo racconto
è naturalmente il famoso Inno a Demetra: il più bello
degli Inni
pseudo-omerici. Dove al posto di Baubò compare però
quella Giambe
che è soltanto un suo debole doppio. Per incontrare la
vera,
sfrontata Baubò bisogna passare dall'inno omerico a un
misterioso
inno orfico andato purtroppo perduto. O meglio, ai
pochi versi di
quell'inno che descrivono appunto lo show di Baubò. E
che ci sono
arrivati soltanto perché un dotto padre della Chiesa,
Clemente
Alessandrino, verso la fine del II secolo, a riprova
dell'indecenza
dei riti pagani, li ricopiò fedelmente,
presumibilmente fremendo di
sdegno, in un suo castissimo libro. Eccoli: «Sollevò
il peplo e
mostrò per intero / un luogo del corpo per nulla
decente. / Ma
Iacchos, un fanciullo, era lì / e si precipitò con la
mano,
ridendo, / sotto il grembo di Baubò. / Di ciò sorrise
la dea / e si
rallegrò nel suo animo / e accettò la variopinta
brocca / dove era
il ciceone». La dea che si rallegra è naturalmente
Demetra. Iacchos
è Dioniso bambino (altra figura simboleggiante la vita
che spunta
dalla morte). E il «ciceone» è la bibita (acqua, orzo
e menta) che
gli iniziati bevevano durante i loro riti, in ricordo
del momento in
cui Demetra, nella reggia di Celeo, dove quel drink le
era stato
offerto da Baubò, "dopo averlo in un primo momento,
depressa e
arrabbiata com'era, sdegnosamente respinto, si era
decisa a berlo
solo dopo che Baubò, col suo gesto, era finalmente
riuscita a
strapparle un sorrisetto. Facendo ridere, insieme a
lei, anche il
piccolo Iacchos. Contentissimo, anche lui, di vedere e
toccare la
gnocca della serva. Ma perché tanta allegria? Perché
quel gesto, che
i Greci chiamavano anasyrma (da ana, sopra, e syrma,
veste), posto
al centro di un mysterium che ricordava a tutti gli
iniziati che
copula, nascita, morte e resurrezione sono fasi di un
unico ciclo,
suscitava in essi un giubilo in cui si estingueva, fra
folli risate,
lo stesso terrore della morte evocato dai momenti
precedenti di quel
magico rituale."
(Ruggero Guarini, Corriere della Sera Magazine del
4/8/05)


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