Saturday, November 29, 2008

COMPIANTO FUNEBRE PER GIULIANO IMPERATORE

L I B A N I O - dalle ORAZIONI (1)

COMPIANTO FUNEBRE PER GIULIANO IMPERATORE

(XVII, 1-4; 9-11; 36)

" Ahimè ! Che gran dolore " non solo " sulla terra achea " (2) si è abbattuto, ma su tutto l'orbe governato dal diritto di Roma ! Forse più sulla regione abitata dagli Elleni, come quella che anche di più ha avvertito il cordoglio, ma anche sul resto del mondo s'è diffuso il dolore che ha colpito e straziato l'anima nostra, perché è morto l'uomo migliore, colui che aveva ansia di vita perfetta.

È morto con lui l'onore degli uomini buoni : ed ecco scatenarsi le bande insolenti dei malvagi e dei dissoluti. Sono già a terra in parte le leggi che impedivano il delitto e in parte subiranno la stessa sorte; e quelle che rimarranno, resteranno senza effetto. Grave iattura per il genere umano, come quando di una città siano smantellate le mura ! Poiché, quando cade la cinta che protegge la città, i beni degli onesti passano nelle mani dei violenti, che, piombando su tutto, arraffano, uccidono, oltraggiano le donne catturate e i giovinetti. Così ora, contro gli uomini giusti è data via libera agli empi, sono spalancate, per così dire, le grandi porte (3) della città, perché non c'è più il muro che la difendeva. Ettore già fu chiamato dal poeta " colonna diritta " (4) di Troia.

E disse bene, che, lui morto. Ilio poggiava su un terreno incrinato; e di lì a poco doveva giacere insieme con Ettore. Ma ora è caduta non la colonna di una sola città che si affaccia sull'Ellesponto, non di un popolo solo, ora vacilla l'impero dei discendenti di Enea, quanto di più bello c'è oggi di terre e di mari. Purtroppo, anche un vento non molto violento può determinare il crollo, perché all'interno domina la corruzione dei malvagi e dall'esterno avanzano i nemici in armi, conquistatori.

Qual dunque degli dèi, quale incolpare ? O non bisogna incolparli tutti, perché tutti abbandonarono la protezione che dovevano a quel nobile cuore, in cambio delle vittime offerte, delle tante preghiere fatte, degli infiniti aromi e incensi bruciati, di tanto sangue versato notte e giorno nei sacrifici ? E non che alcuni ne onorasse, ne trascurasse altri, come quell'Etolo che neglesse Artemide nella raccolta delle primizie ; ma quanti i poeti tramandarono, padri e figli, dei e dee, dominatori e dominati, in onore di tutti egli libava, di tutti riempiva gli altari di vittime, piccole e grandi.

(�)

Colui che rinnovò le leggi sacre, che diede ordine a quanto vi è bello in luogo del brutto, che ridestò a vita i vostri templi, vi innalzò altari, che riunì legioni di sacerdoti prima nascosti nell'ombra, che rimise in piedi le statue ridotte in frantumi, sacrificò intere mandrie e armenti, sia all'aperto che al chiuso, sia di notte che sotto il sole, che legò tutta la sua esistenza alle vostre mani, per breve tempo nella minore dignità Imperlale, ancora di meno nella maggiore , è morto dopo di aver fatto appena gustare il bene che poteva fare al mondo, senza avere il tempo di saziarlo.

E stato per noi come l'uccello fenice che volava su tutte le terre, ma non si fermava mai ne sui campi, ne sulle città, sicché gli uomini non potevano vederlo se non confusamente. E ora quella felicità che egli ci concesse è come volata via, non sopportando di metter qui radici, perché, come penso, il male ha riparato alla sua sconfitta prendendo di nuovo il sopravvento sul bene.

Sicché sarebbe stato molto meglio per noi continuare a vivere nell'oscurità, senza conoscere l'armonia che sprigionava dalla sua regalità piuttosto che, dopo d'esser entrati in un alone luminoso di vita, ripiombare nell'oscurità di prima : come una nave che, riuscita a prendere il largo da un terra importuosa, di nuovo dai venti contrari è sbattuta sugli scogli per rimanerne infranta. Oh, che amarezza, in nome degli dèi ! Che triste destino, dover assistere dopo poco tempo al ritorno dei mali che pare abbiano spiato il momento opportuno per venire di corsa ! Come un prato che, dopo breve fioritura, subito s'inaridisce !



(�)

Ahimè, lasciasti orfano il mondo! Lo avevi sollevato dolente, come un buon medico, lo hai di nuovo abbandonato alla sua febbre, alle sue plaghe di un tempo! O mia infelice vecchiaia ! O mio duplice dolore, che cogli altri piango il re, da solo il compagno e l'amico !









Note:

1 Nel 363, Giuliano invase la Persia, raggiungendo trionfalmente Ctesifonte, sul Tign, la nuova capitale dei Sassanidi. Ma, attaccato improvvisamente dai Persiani, fu ucciso da un colpo di lancia (giugno 363). Così, Ammiano Marcellino, XXV, 3.

2 omero. Iliade, I, 254.

3 Espressione già usata da erodoto (IX, 9) per significare che, presso l'istmo di Corinto, erano ai Persiani spalancate le porte per l'invasione del Peloponneso. 4 pindaro, Olimpica II, 89 sgg.

4 Pindaro, Olimpica II, 89 sgg.

5 Eneo, padre di Meleagro : cfr. omero, Iliade, IX, 533 sgg. ^ Nominato Cesare da Costanze nel 355 d. C., fu imperatore dal 361 al 363 d. C. ^ V. il romanzo di Achille Tazio, pag. 231.

Thursday, November 27, 2008

CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’ESTATE

CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’ESTATE

I poteri del Dio Sole sono allo zenith e anche se i giorni più caldi devono ancora venire, l’estate è ormai con noi. Si vuole trascorrere quanto più tempo possibile al sole e all’aria aperta. Si gioisce nel pieno flusso dell’abbondanza, nell’apogeo di luce e calore. E’ un momento adatto per concludere e portare a compimento quello che stiamo realizzando. Ed è anche tempo di gioia e di divertimento. Come celebriamo la crescita delle messi così festeggiamo la nostra crescita interiore.Psicologicamente è il momento di celebrare il raggiungimento dei nostri obiettivi, di riconoscere i nostri talenti e la nostra azione nel mondo esterno. Ma tutto scorre e dobbiamo ricordarci che la vita è un processo dinamico, non una condizione fissa. In questo periodo, punto di equilibrio tra l’anno crescente e l’anno calante, troviamo il momento ideale per lavorare sulle qualità di integrazione e di equilibrio:
integrazione di quello che abbiamo imparato in questi mesi e raggiungimento di un nuovo equilibrio interiore.
Per celebrare il solstizio possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio alzarci all’alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l’inizio del suo declino.
Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici.
Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna.
Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell’anno! Se si è all’aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici. Questa veglia ci darà modo di rivedere il nostro anno con le cose iniziate e quelle compiute, nonché di guardare al resto dell’anno che si stende davanti a noi.
Al momento dell’alba possiamo salutare il sole dicendo:
“Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!”. Sentiamo l’energia solare che pervade il mondo intero e accettiamo il fatto che questo momento di trionfo sia anche l’annuncio del declino
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.

dal libro "Feste Pagane" di Roberto Fattore

Friday, November 21, 2008

Se la statua parla alla psiche

l’Unità 21.11.08
Se la statua parla alla psiche
di Renzo Cassigoli

Come predisporsi a guardare una città d’arte? come ascoltare le mille voci della città trasmesse da una presenza densa di testimonianze? Con il saggio Mi sono innamorata di una statua, il David per l’appunto, Graziella Magherini , psichiatra e psicoanalista, ci guida alla ricerca delle risposte ai tanti interrogativi che si affollano alla mente del lettore. Continuando un lungo percorso di studio iniziato da tanti anni tocca i punti focali del pensiero psicoanalitico che ha segnato l’arco del XX secolo, cercando di scoprire e di capire ciò che di fronte all’opera d’arte, avviene negli strati profondi della psiche, non chiedendo all’ambiente insegnamenti, ma attenzione, ascolto, opportunità. Cosa avviene, allora, nella mente di un osservatore coinvolto emotivamente dall’opera d’arte? Le risposte vanno cercate scavando nelle parti profonde della propria personalità: l’inconscio freudiano, le esperienze vissute, le emozioni più intense, quelle arcaiche, mai ri-conosciute dall’Io cosciente. Come dire: l’arte riesce a farci sentire ciò che è dentro di noi e che non siamo riusciti a ri-conoscere e a esprimere. Fondamentale l’ultimo capitolo dedicato al David di Michelangelo: «la statua più bella del mondo», e a un’indagine dalla Galleria dell’Accademia con la quale, a completamento ed esemplificazione del «modello di fruizione artistica», si raccolgono commenti e comportamenti dei visitatori offrendo un documento eloquente della dinamica correlata all’impianto teorico.

Thursday, November 20, 2008

La Vergine col bambino un'icona contro le eresie. Ma l'immagine fu ereditata dalla dea egizia Iside

Corriere della Sera 20.11.08
Un simbolo sfruttato dalla Chiesa dopo il Concilio di Efeso e nell'offensiva anti Lutero
La Vergine col bambino un'icona contro le eresie. Ma l'immagine fu ereditata dalla dea egizia Iside
di Francesca Bonazzoli

Ancor prima dell'epoca cristiana, l'immagine della «Madre col Bambino» veniva già usata da molte culture con un significato religioso: nell'area mediterranea, per esempio, rappresentava la dea Iside con in grembo il figlio Horus e fu proprio questa iconografia egizia a passare in quella cristiana occidentale attraverso la mediazione dell'Oriente bizantino.
In particolare, dopo il 431, le gerarchie ecclesiastiche cristiane promossero l'immagine della Madonna col Bambino per dare forza alla condanna, votata dal Concilio di Efeso, dell'eresia nestoriana secondo la quale la Vergine non poteva essere chiamata «madre di Dio», ma solo madre di Gesù poiché non aveva generato un Dio, bensì solo il corpo in cui Dio aveva poi preso dimora.
Da quel momento fino al Medioevo nelle chiese cristiane si assiste a una proliferazione delle immagini della Madonna col Bambino (spesso accompagnate dall'iscrizione «Maria Mater Dei» e «Sancta Dei Genitrix») raggruppabili in diverse varianti: la Madonna del latte (dove la Vergine allatta il figlio) è una delle prime iconografie conosciute, fin dalla catacomba di Priscilla del III secolo; la Madonna orante col Bambino (genuflessa e con le mani giunte mentre adora il figlio poggiato su un lembo del proprio manto); la Madonna leggente col Bambino (con in mano il libro della Sapienza); la Madonna del roseto (seduta in un giardino di rose simbolo della verginità della madre di Dio) particolarmente amata nel Nord Europa; la Madonna col bambino in trono (dove Maria personifica la Chiesa), di derivazione bizantina e i cui più antichi esempi in Occidente si trovano nei mosaici di Ravenna.
L'immagine registra poi un secondo grande momento di successo che coincide ancora una volta con un'eresia: quella protestante. A cavallo fra XV e XVI secolo, l'impiego della Madonna col Bambino viene nuovamente incentivato da parte della Chiesa cattolica per fini propagandistici e, dopo la condanna di Lutero, per confutare la dottrina protestante che ridimensionava il culto della Vergine assieme a quello dei santi. In quest'epoca furono soprattutto due i pittori che portarono il soggetto alla gloria: Raffaello e Giovanni Bellini. Il primo perché, noto ammiratore e amante di donne, seppe dare alle sue Madonne grazia e bellezza idealizzate, di una perfezione che incantava e trascendeva qualsiasi modello umano; il secondo perché, sincero credente, nei volti delle sue Vergini dall'aria dolce e domestica ritraeva quello della moglie amata di un amore casto e cristiano.
Nel Rinascimento il culto mariano si era ormai molto diffuso e via via che la devozione popolare si era fatta più appassionata, anche l'iconografia della Madonna col Bambino aveva perso la primitiva ieratica monumentalità per acquisire un tono più tenero. La rigidezza, eredità orientale nella rappresentazione della Madre in posizione frontale con il bambino eretto, vestito e benedicente, aveva lasciato già nel XIV secolo il posto a due nuove varianti dove madre e figlio venivano messi in un rapporto di affettuosità attraverso un gioco di sguardi o di mani: la Madonna dell'Umiltà (in particolare nel-l'Italia settentrionale) e la Mater amabilis, il tipo di rappresentazione più amata fra tutta l'iconografia mariana. È soprattutto per quest'ultima immagine intima e domestica che si sviluppano leggere varianti attraverso l'inserimento di oggetti simbolici. Fra i più frequentati figurano la mela, frutto dell'albero del Bene e del Male: tenuta in mano dal Bambino allude alla redenzione dal peccato originale. L'uva è simbolo del vino eucaristico e quindi del sangue del Cristo redentore (anche nella variante della brocca che contiene il vino). Analogamente, le spighe sono il pane eucaristico e dunque il corpo di Cristo. La ciliegia, frutto del Paradiso, è simbolo del Cielo; la melagrana, che già nel mondo pagano era attributo di Proserpina, dea che presiedeva alla germinazione, allude alla Resurrezione. La noce, invece, era un complesso simbolismo sviluppato da sant'Agostino, dove il mallo stava per la carne di Cristo, il guscio di legno alludeva alla croce e il gheriglio alla natura divina del Cristo.
E infine l'uccello che, nella pittura cristiana, mantiene il simbolismo che già aveva in quella pagana, ovvero rappresenta l'anima umana che vola via alla morte del corpo. Spesso è un cardellino perché il suo piumaggio colorato lo rendeva particolarmente attraente agli occhi dei bambini e anche perché, secondo una leggenda, la macchia rossa sul capo sarebbe stata un residuo del sangue di Cristo con cui il cardellino si macchiò volando sopra la testa incoronata di spine di Gesù mentre questi saliva al Calvario.

Tuesday, November 18, 2008

Scoperta in Sassonia la sepoltura di una coppia con i due figli Vissuti nell´età della pietra. Morti in guerra, furono tumulati uniti

La Repubblica 18.11.08
Scoperta in Sassonia la sepoltura di una coppia con i due figli Vissuti nell´età della pietra. Morti in guerra, furono tumulati uniti
Ecco la famiglia più antica del mondo
di Elena Dusi

Le circostanze della morte parlano di un´epoca di violenza furiosa

Ha 4.600 anni la storia d´amore più lunga. Gli archeologi hanno trovato l´uomo e la donna ancora uniti. Hanno liberato dalla terra le loro ossa intrecciate e hanno notato che tra le braccia stringevano anche due bambini. In piena età della pietra, quella venuta alla luce a Eulau in Germania è la prima famiglia umana di cui si abbia una conoscenza certificata con il test del Dna: niente a che vedere con l´uomo dalla clava in mano dei fumetti, ma un´immagine di unione e pietas familiare. Anche se le circostanze della morte della coppia e dei loro figli parlano di un´epoca di violenza furiosa fra le varie tribù di umani.
Le ultime ore della famiglia di Eulau sono state trascorse in battaglia, probabilmente con il gruppo di un altro villaggio. Il figlio minore di 4 o 5 anni ha il cranio sfondato. I genitori e il primogenito di 8 o 9 anni hanno fratture sugli avambracci, come se avessero tentato di difendersi. Attorno ai loro scheletri sono state deposte le asce e i gioielli che gli appartenevano in vita. Alcune sepolture più in là, una donna ha una punta di freccia conficcata in una vertebra. In tutto tredici individui sono stati sotterrati nella collina di Eulau. Oltre alla coppia con due figli, c´è una donna con i suoi tre bambini, un uomo con due "cuccioli" di 4 e 5 anni e un´altra madre con quello che probabilmente era suo figlio e aveva 5 anni al momento della battaglia.
Dopo la strage, qualcuno che era scappato mentre asce e lance roteavano, è tornato per ricomporre i cadaveri. E li ha sepolti tenendo conto dei loro legami familiari, sistemando in un abbraccio millenario l´uomo e la sua donna con i due bambini accoccolati al petto, come se proteggerli servisse ancora a qualcosa. «La loro unione nella morte suggerisce un´unione anche nella vita» scrivono i ricercatori inglesi e tedeschi delle università di Bristol e di Mainz guidati da Wolfgang Haak. Anche se la tomba di Eulau è stata scavata a partire dal 2005, è solo oggi che la rivista Pnas (Proceedings of the national academy of sciences) pubblica i risultati degli esami svolti con il Dna, la datazione al radiocarbonio e l´analisi delle molecole contenute nelle ossa e nei denti.
Qualche elemento in più sui rapporti fra uomo e donna nell´età della pietra arriva proprio dallo studio dei denti. La loro composizione racconta infatti di quali alimenti si sia nutrito un individuo durante l´infanzia, quando incisivi e canini si sviluppano. Tutte le donne sepolte a Eulau, hanno scoperto Haak e i colleghi, hanno seguito una dieta diversa dagli uomini e dai figli che sono nati dalle loro unioni. «Segno che erano originarie di villaggi diversi e si sono trasferite nella dimora del marito nel momento in cui hanno generato i bambini».
I ricercatori non si illudono però che nel terzo millennio avanti Cristo le famiglie umane avessero assunto una forma simile a quella codificata con il matrimonio moderno. «Quella che abbiamo scoperto è la famiglia più antica il cui legame sia stato confermato dal test del Dna» scrivono. «Ma sappiamo anche che in quel contesto e quell´epoca le unioni poligame erano prevalenti e le coppie vivevano spesso vicende personali turbolente».

Monday, November 17, 2008

E Afrodite conquistò la bilancia della Giustizia

Corriere della Sera 17.11.08
Lo psicoanalista James Hillman rivela una dimensione nascosta nella dea della bellezza
E Afrodite conquistò la bilancia della Giustizia
di Eva Cantarella

Nacque dal mare, Afrodite. O meglio, dalla spuma del mare. Particolare non irrilevante: la spuma infatti, racconta Esiodo nella Teogonia, si era formata «attorno all'immortale membro ». Vale a dire, per chi non ricordasse la storia, attorno ai genitali di Urano, tagliati da suo figlio Crono e da questi gettati tra i flutti. Una storia in verità alquanto trucida, ma molto significativa. Afrodite è la dea di un amore associato alla sessualità, sia matrimoniale (quel poco di sessualità indispensabile alla funzione riproduttiva), sia, soprattutto, irregolare. Di regola, infatti, gli amori ispirati dalla dea sono illeciti: quello di Medea, ad esempio, quelli di Fedra e di Elena. Ma è sbagliato associare Afrodite solo all'amore e alla bellezza, dice James Hillman nel testo di una conferenza tenuta a Capri, pubblicata dalla casa editrice La Conchiglia nella bella traduzione e con le note (molto opportune) di Silvia Ronchey.
Come segnala il titolo — La giustizia di Afrodite — il libro ci conduce verso terreni inaspettati, abitualmente lontani dal mondo evocato dalla dea: la Giustizia, appunto, e in particolare il suo rapporto con la Bellezza. Un rapporto difficile, osserva Hillman, che coglie un presagio di questa difficoltà nella favola di Amore e Psiche, inserita nelle Metamorfosi di Apuleio. Psiche, una donna mortale così bella da essere venerata come una dea, suscita l'oltraggiata indignazione di Afrodite (per i romani Venere), che la punisce servendosi di suo figlio Eros (per i romani Cupido). Colpita dalle frecce del dio alato, la psiche umana soffre le pene d'amore: la giustizia di Afrodite.
Il trascurato legame della dea con il mondo del castigo emerge anche dal suo rapporto con un'altra divinità, Nemesi, ovvero la retribuzione, intesa come risposta a un'offesa intollerabile, che a volte provoca una reazione così passionale da superare la misura del dovuto. Ma Nemesi — legata al regno dei morti — nel suo culto a Smirne è circondata dalle Cariti, le Grazie: Thalia, la Fiorente; Aglaia, la Splendente; Kalle, la Bella; Euphrosyne, la Gioiosa. I greci non separavano l'amore dall'eccesso, la gioia dalla tragedia.
L'amore, dunque, è legato alla Giustizia: e questa, a sua volta, è legata alla Bellezza. Nel secondo inno omerico ad Afrodite, la dea, appena nata, viene accolta dalle Horai, le Ore, che la coprono con vesti bellissime, la incoronano d'oro, ornano i suoi lobi, il suo collo e il suo petto con preziosi monili. Ma le Ore sono figlie di Themis, la legge di natura, e si chiamano Eirene, la Pace, Dike, la Giustizia, ed Eunomia, il Buon Governo. Bellezza e giustizia non sono separate, come nel nostro mondo, in cui etica ed estetica (Bellezza e Giustizia, appunto) hanno camminato e camminano per strade diverse.
La mente occidentale ha perso le sue radici mitiche, dice Hillman: nella percezione collettiva Afrodite è priva di sensibilità etica.
Dobbiamo rivedere la nostra visione del mondo, far crollare le barriere che separano le discipline. Un discorso complesso, che richiederebbe più spazio di quello possibile, e molte competenze diverse. Una considerazione, tuttavia, viene alla mente, pensando al rapporto tra sentimenti, emozioni e impulsi, da un canto, e giustizia dall'altro.
Da secoli considerata territorio della ragione, al riparo della irrazionalità delle passioni, la giustizia è oggi al centro di un ripensamento da parte di giuristi, psicologi, sociologi, economisti e antropologi. In un numero speciale di «Theorethical Criminology», del 2002, si legge tra l'altro che «per avere un dibattito più razionale sul crimine e la giustizia, dobbiamo paradossalmente prestare più attenzione alla loro dimensione emozionale».
E Martha C. Nussbaum, a cavallo tra filosofia e diritto, sostiene che per comprendere la realtà e se stessi non basta la ragione. Neppure il diritto è solo logica: in esso devono vivere anche emozioni come l'amore, l'ansia, la vergogna, che non solo non sovvertono la moralità, ma, al contrario, hanno un ruolo etico nella costruzione della vita sociale.
Afrodite sembra riavvicinarsi alla giustizia. Che questo sia un bene o un male, naturalmente, può essere ed è oggetto di discussione. Ma indica un ripensamento su temi di grande attualità e importanza che sarebbe sbagliato sottovalutare.

Wednesday, November 12, 2008

Incontro Pagano - Pagan Moot Veneto 13/11/2008

Incontro Pagano - Pagan Moot Veneto 13/11/2008

giovedi' 13 novembre 2008
Montegrotto Terme ore 20,45.
al Pub Imbolc,
Via Aureliana 11 Montegrotto Terme (PD)
si terra' l'incontro mensile dei pagani e wiccanveneti.
L'incontro è aperto a tutti.

Incontro periodico mensile ogni secondo giovedì del mese.
Il primo Pagan Moot Veneto è avvenuto nel dicembre 2005.

" Durante il pellegrinaggio della vita, il politeista si reca da un tempio all'altro, pratica differenti rituali, differenti modi di vita, differenti metodi di sviluppo interiore. Resta costantemente cosciente della coesistenza di una moltitudine di vie che portano al divino… il monoteista non può vedere in modo chiaro, fianco a fianco, i diversi stadi del suo sviluppo passato e futuro, illustrati da diversi simboli, diversi Dèi, diversi culti, diversi comportamenti religiosi, ogni suo tentativo per superare i limiti dei dogmi e delle leggi del sistema in cui si trova immerso tende a fargli perdere l'equilibrio. "
uso le parole Alain Danielou per cercare di far capire lo spirito che anima molti dei partecipanti al moot.

Cos'è un moot?
"Un Moot è semplicemente un incontro tenuto in un locale pubblico (solitamente un pub o simile) ad intervalli fissi in cui le persone si possono incontrare per conoscersi, discutere, consigliarsi e quant' altro. Il fatto che l' incontro si tenga sempre con la stessa periodicità facilita l' organizzazione per tutti, visto che non si deve cercare di contattare tutti ogni volta per mettersi d' accordo, e che le persone hanno la possibilità di organizzare i propri impegni per tempo sapendo quando c'è il Moot. Inoltre tutte le persone nuove nella comunità possono andare ad un Moot".


Questi incontri diventano sempre più importanti, perchè rappresentano la possibilità di contrastare la follia del monoteismo in tutte le sue varianti.
Proprio in questi giorni un "anonimo" esorcista ha dato la dimostrazione di come ogni religione derivante dal monoteismo sia pericolosa, infatti ha dichirato:
"Ma possono essere in balia del maligno anche governi («quando fanno scelte scellerate») o chi professa altre religioni («in quelle pagane il diavolo è insito»).", il diavolo è divinità solo per i cristiani. il diavolo appartiene solo alla follia delle religioni rivelate. Quello che un simile ragionamento lascia traparire è la volontà di "demonizzare" tutte le religioni diverse dal monoteismo, e la speranza di tramutare l'Italia in una teocrazia, per poter disporre di leggi che consentano agli inquisitori cattolici di riaccendere i roghi.

francesco scanagatta

cell 349 7554994.

Monday, November 10, 2008

Nigeria. Migliaia di bambini accusati di "stregoneria"

Nigeria. Migliaia di bambini accusati di "stregoneria"
Preti accumulano fortune in esorcismi e molti minori muoiono

Roma, 9 nov. (Apcom) - Utitofong, cinque anni, non potrà più tornare nella sua casa, perchè i vicini di casa la vogliono morta. Come migliaia di altri bambini che vivono nella regione del Delta del Niger, Utitofong è rimasta vittima della credenza popolare che ha visto in lei una strega.

Tutto è iniziato con la morte del padre, addebitata subito a una stregoneria della bambina. La madre ha cercato di proteggerla, spendendo più di quattro mensilità di stipendio in esorcismi, ma una volta finiti i soldi e con il pastore che parlava di causa persa, la donna ha deciso di allontanare da casa la figlia. Stando a un'inchiesta condotta dall'emittente britannica Channel 4 e anticipata oggi dall'Independent, sono circa 15.000 i bambini accusati di stregoneria nei soli stati di Akwa Ibom e Cross River, due sui complessivi 36 che compongono la Nigeria, e sottoposti ad esorcismi condotti da preti disonesti.

Stando a quanto denunciato dall'organizzazione 'Child Rights and Rehabilitation Network' (Crarn), alcuni di questi pastori hanno accumulato delle fortune. Come un uomo di Ibaka, nello Stato di Akwa Ibom, che si fa chiamare "il vescovo" e che ha condotto "esorcismi" sui minori, sostenendo che fossero posseduti dal diavolo e che si nutrivano di carne umana. Sam Itauma, di Crarn, accusa "il vescovo" di aver causato la morte di "110 persone", tutte bollate come streghe.

Esce una nuova edizione della tragedia di Sofocle

Corriere della Sera 10.11.08
Esce una nuova edizione della tragedia di Sofocle con un commento di Giulio Guidorizzi
Edipo, l'angoscia dell'uomo non trova una tregua
di Giorgio Montefoschi

Due sono gli enigmi che accompagnano la fine di Edipo, il peccatore innocente, nell'Edipo a Colono (Mondadori-Lorenzo Valla, a cura di Guido Avezzù, commento di Giulio Guidorizzi, pp. 428, e 27), la tragedia che Sofocle scrisse novantenne poco prima della morte. Riguardano il tema del male, il primo; il tema della «conoscibilità della morte», il secondo. Duemilaquattrocento anni di storia del pensiero occidentale non sono riusciti a risolverli.
Quando arriva nel borgo di Colono alla periferia di Atene, condotto per mano da sua figlia Antigone, cercando di fuggire con la morte al buio che lo tormenta, Edipo è l'incarnazione del male: ha ucciso suo padre Laio, è entrato nel letto di sua madre Giocasta e dall'unione incestuosa sono nati dei figli. I vecchi che stanno attorno all'altare delle Eumenidi e al santuario di Posidone, poiché sanno chi è, lo guardano atterriti, «muovendo», come scrive nella sua magnifica traduzione Giovanni Cerri, «le labbra nel pensiero silenzioso». Per lui, più che per ogni altro, vale la riflessione che ad alta voce pronunceranno più tardi («Quando uno ha passato la giovinezza con le sue leggere follie, quale pena si tiene alla larga, quale sofferenza manca?), nella quale è rappresentato il dolore del mondo. Edipo è anche innocente però. E lo vuole ricordare ai suoi ospiti. Il male che ho fatto, dice, io l'ho subito: «nulla di tutto questo fu scelto da me». In altre parole: se il male esiste, se esiste una volontà «altra» rispetto alla volontà individuale, una volontà che stabilisce il mio destino, una volontà che addirittura mi ha reso ignaro e inconsapevole, qual è la mia responsabilità? E questo non è il solo aspetto dell'enigma. Ce n'è un secondo. Edipo si è accecato per non vedere più l'orrore commesso ed è stato cacciato da Tebe come peccatore. Lui è venuto ad Atene: vuole porre fine ai suoi giorni lì. Ma Creonte, il re di Tebe, lo insegue: la città pretende il corpo del morto. Come Atene. Solo che, mentre Atene lo vuole in omaggio alle profezie e alle estreme leggi dell'ospitalità (dunque, per motivi «giusti»), le ragioni dei tebani rimangono incomprensibili. A meno di non considerare codesta resipiscenza come una salvifica consapevolezza dell'inevitabilità del male, della inevitabile imperfezione dell'uomo.
Veniamo, così, al secondo enigma: quello che riguarda la morte. Quando si ode il primo tuono e il dio chiama Edipo («Edipo, Edipo...»), annunciandogli che è venuta l'ora, lui dapprima congeda le figlie (con le medesime parole del Vangelo di Giovanni: «Nessuno vi ha amato più di me»), poi si allontana con il solo Teseo, il re di Atene, al quale comunque ingiunge di non raccontare le cose inverosimili e misteriose alle quali assisterà. In tal modo, il racconto della morte — uno dei brani più splendidi e commoventi della letteratura di ogni tempo — è affidato al messaggero. Senonché, da questo stesso racconto, noi apprendiamo che neppure Teseo ha visto. Perché, essendosi voltato dopo l'ultimo tuono, il messaggero lo scorge con una mano davanti agli occhi: come accecato da un evento irricevibile. Edipo è scomparso: non sappiamo se la terra si è dolcemente spalancata per accoglierlo, o una guida divina è venuta a prenderlo. Teseo ha veduto e conosciuto fino al limite, fino a che gli è stato concesso. Poi su di lui, come su ogni uomo, è calato l'enigma della morte. Che, forse, in quanto inconoscibile, possiamo considerare inesistente.

Thursday, November 06, 2008

Società archeologica comense «A Lazzago ritrovamento senza pari»

Società archeologica comense «A Lazzago ritrovamento senza pari»
05/11/2008 LA PROVINCIA ONLINE

Simbologia e astronomia si fondono in una particolare e raffinata costruzione risalente al VI secolo a.C.: si tratta di quello che è stato denominato "il cerchio magico", venuto alla luce a Lazzago (Como), una struttura con precisi orientamenti astronomici e simbologie legate alle festività principali e ad altri tipi di cerimonie. Il tema verrà approfondito l'8 novembre in un convegno nel Chiostro di Sant'Abbondio di Como, che vuole essere un aggiornamento sulle più recenti scoperte archeologiche (quota di iscrizione 10 euro, per informazioni:INFO@archeologicacomo.org). Ne abbiamo parlato con Giancarlo Frigerio, presidente della Società Archeologica Comense.
Dottor Frigerio, che cos'è il "Cerchio magico"?
Si tratta di due cerchi concentrici, di grosse pietre provenienti dal Monte Croce, il cui diametro è di settanta metri: è un complesso finora unico in Italia settentrionale, senza confronti. Il fatto che venga chiamato "cerchio magico" non indica una relazione con la magia in senso stretto, ma vuole designare una funzione astronomica, di riunione: si tratta probabilmente di un luogo di culto, di cerimonia di queste popolazioni.
Quali sono i temi principali del convegno?
La dottoressa Stefania Jorio parlerà di questo "cerchio magico" o "doppio cerchio" di Lazzago e degli ultimi ritrovamenti dell'area Prestino - San Fermo. Si parlerà anche di importanti ritrovamenti di epoca romana, tra cui lo scavo delle Terme di Viale Lecco e i ritrovamenti di Mariano: sono stati rinvenuti materiali molto interessanti che portano chiarezza sul discorso delle Terme. Poi si parlerà dei ritrovamenti di Lecco, del Canton Ticino e di alcune indagini, riferite al territorio comasco, del Museo di Como, che riguardano la Val Cavargna, Peglio, e il castelliere di Ramponio.
Ma. Mo.

Tuesday, November 04, 2008

Pozioni magiche e ali d'aquila la tomba della prima sciamana

La Repubblica 4.11.08
Pozioni magiche e ali d'aquila la tomba della prima sciamana
di Elena Dusi

In Galilea, culla delle religioni monoteiste, è stato scoperto un sito dove era sepolta una maga Gli archeologi israeliani hanno trovato gli oggetti per i riti soprannaturali: gusci, corni e ciotole
Avevano il compito di guarire e accompagnare le anime dei defunti

Prima di diventare terra santa, il medio oriente era terra di sciamani. In quella Galilea che oggi è il fulcro dell´archeologia ebraica e biblica, dalla terra è spuntato inaspettato il più antico sciamano mai conosciuto.
Era una donna bassa e zoppa, vissuta 12mila anni fa, madre di un rito ancestrale e primitivo che si svolgeva negli stessi luoghi in cui alcune migliaia di anni più tardi i monoteismi si sarebbero affermati. Ali di aquila, corni di gazzella, crani di martora, code di bue, carapaci di tartaruga e zampe di cinghiale erano i parafernalia della maga, disposti ordinatamente attorno al suo corpo anche nella sepoltura per preservare i poteri soprannaturali nell´aldilà.
«L´aquila è l´uccello sciamanico per eccellenza, che sa guardare la luce del sole senza abbassare gli occhi. Gli altri animali sono gli spiriti aiutanti. Uno sciamano è tanto più potente quanti più ne ha accanto a sé» spiega Carla Corradi Musi, che dirige il Laboratorio di studi sullo sciamanesimo dell´università di Bologna ed è autrice di "Sciamanesimo in Eurasia".
La tomba della sciamana del 10mila avanti Cristo è stata scoperta da due archeologhe dell´Università ebraica di Gerusalemme, Leore Grosman e Anna Belfer-Cohen in uno sperone di roccia rivolto verso est, a 150 metri di altezza dal fiume Hilazon e a metà strada circa fra il Mediterraneo, che dista 14 chilometri, e il mar di Galilea. Nel numero di oggi di Proceedings of the national academy of sciences, l´équipe israeliana racconta il suo stupore di fronte alle prime forme di spiritualità di una cultura - quella della civiltà Natufiana - che aveva appena abbandonato la vita nomade per dedicarsi all´agricoltura, dando il via a quei cambiamenti economici, sociali e culturali che la vita sedentaria e la nascita di insediamenti stabili comportano. "La sepoltura dell´anziana donna nel sito di Hilazon Tachtit - scrivono Grosman e Belfer-Cohen nel loro articolo - ha caratteri che poi sono diventati universali nella spiritualità dei popoli di tutto il mondo".
I primi sciamani avevano il compito di guarire e accompagnare le anime dei defunti e per dispiegare tutti i loro poteri si travestivano da animali indossando ossa, pelli o penne. «Erano il punto di riferimento della comunità, il raccordo con la parte spirituale del mondo. Conoscevano l´albero genealogico della tribù ed erano anche i primi scienziati della storia. A differenza di una religione vera e propria, lo sciamanesimo aveva credenze flessibili e per esercitarlo occorreva il consenso della comunità» spiega ancora la Corradi.
La zoppìa e la statura particolarmente bassa (la donna non arrivava a un metro e mezzo di altezza), come ci ricorda oggi la Befana, sono associate a poteri soprannaturali. Ed era forse per ovviare a questi handicap che la sciamana è stata sepolta con un piede umano accanto a sé, proprio all´altezza delle ginocchia. «Le donne nella mediazione con l´aldilà erano considerate molto più potenti degli uomini, perché depositarie dell´energia del mistero della nascita della vita» secondo la Corradi.
Anche se stupefacenti in una terra dove l´archeologia cerca soprattutto di districarsi fra gli indizi storici contenuti nelle sacre scritture, i resti di Hilazon Tachtit non hanno però nulla di incoerente rispetto al cammino che l´umanità stava compiendo 12mila anni fa. La civiltà natufiana, oltre ad essere la prima a sposare la vita sedentaria, introdusse l´abitudine di seppellire i propri defunti accanto alle città dei vivi, adornando le tombe con gli oggetti che erano stati importanti durante la vita. "Ma l´altissima considerazione in cui gli sciamani erano tenuti nella loro società giustifica la ricchezza della sepoltura di Hilazon Tachtit, così ricca di simboli sciamanici e di oggetti, come le ciotole, usate per le guarigioni o i gusci di tartaruga, probabilmente residuo di un banchetto funebre" spiegano le archeologhe di Gerusalemme.

Monday, November 03, 2008

james hillman sulla bellezza

Intervista a James Hillman. Addio giovani passivi, stavolta l'America la salveranno i ragazzi

l'Unità 3.11.08
Intervista a James Hillman. Addio giovani passivi, stavolta l'America la salveranno i ragazzi
di Roberto Rezzo

«Addio giovani passivi Stavolta l’America la salveranno i ragazzi»
«Obama più che a una figura paterna fa pensare a un insegnante John McCain piuttosto è il classico archetipo del padre-leader: io vi proteggo, ma si fa come dico io»

Il decano degli psicoanalisti saluta una nuova rivoluzione americana: il ritorno dei giovani alla politica. James Hillman, classe 1926, non ha paura di scommettere sul futuro. In quest'intervista all'Unità parla del movimento che ha spinto Barack Obama sulla soglia della Casa Bianca e dell'impatto simbolico che questo risultato sta facendo sentire in tutto il mondo. «Obama non mi sembra una figura paterna. Rappresenta piuttosto la figura dell'insegnante. Cerca di insegnare a chi lo ascolta come si affronta un problema».
Dottor. Hillman, da un punto di vista strettamente professionale, qual è l'aspetto di queste elezioni presidenziali che trova più interessante?
«Il fatto straordinario è che sono coinvolti i giovani. Per molte elezioni abbiamo avuto una gioventù passiva. Non avevo mai visto tanti ragazzi in un contesto di ribellione nei confronti dei loro genitori. Ormai eravamo abituati a vederli seguire l'orientamento politico delle famiglie. Soprattutto nelle regioni del Midwest. E ora siamo davanti a un vero e proprio confronto generazionale. Al contrario di quanto avviene in Italia e in Francia, questi giovani non scendono a manifestare in piazza. E le poche volte che lo hanno fatto sono stati ignorati dai media. Sono stati catturati da Obama perché rappresenta una nuova generazione. Queste elezioni non sono tanto a proposito del genere o della razza. Hanno al centro un fenomeno generazionale».
Se il colore della pelle è passato in secondo piano, allora è reale quella società post-razziale che i media rappresentano con tanto entusiasmo?
«Credo che il concetto di società post razziale sia vero proprio per i giovani. Dalle metropoli urbane alle periferie, si vestono come i neri, parlano lo stesso slang, ascoltano musica hip hop. E un cambiamento c'è stato anche all'interno delle classi lavoratrici. Bianchi e neri lavorano da anni fianco a fianco negli ospedali, nelle fabbriche, nei trasporti. È un fatto che ha contribuito a cambiare l'atteggiamento. La razza non è più il tema centrale. Eccetto per pochi razzisti, che indubbiamente ci sono. D'altronde anche paura e paranoia continueranno sempre a esistere. Bisogna tenere presente una differenza tra l'atteggiamento che c'è in Europa nei confronti degli immigrati turchi o africani. In America gli afro americani sono iniziati ad arrivare prima della guerra d'Indipendenza. Non sono gli ultimi venuti e nemmeno una presenza recente».
Da Freud in poi sono stati scritti fiumi d'inchiostro sul rapporto tra politica e psicoanalisi. Ci può spiegare in che consiste in una battuta?
«La psicoanalisi non ha nessun effetto diretto sulla politica. Dal punto di vista individuale, possiamo dire che la maggior parte di chi è stato in analisi ha un atteggiamento più critico. Ma l'idea di psicoanalizzare la politica non funziona. Semmai c'è una colpa che la psicoanalisi ha avuto da un secolo a questa parte: allontanare la gente dalla politica. Spostando l'accento su aspetti come l'infanzia, la sessualità, tutta la sfera dell'individuo. E la psichiatria ha fatto ancora più danni. Attraverso la terapia farmacologica si previene che il paziente si comporti da ribelle. È così comodo riuscire a fare in modo che qualcuno accetti tutto».
C'è una scuola di pensiero tra gli strateghi elettorali che vuole il presidente degli Stati Uniti come una figura paterna. Dev'essere qualcuno in cui l'americano medio possa identificarsi. E qualcuno da cui accetti di essere comandato. Le pare una similitudine convincente?
«Obama non mi sembra una figura paterna. Rappresenta piuttosto la figura dell'insegnante. Cerca di insegnare a chi lo ascolta come si affronta un problema. McCain piuttosto è il classico archetipo del padre - leader: "Io vi proteggo, ma si fa come dico io". I repubblicani si sono trovati in una posizione molto difficile. L'unica possibilità per McCain era quella di ricompattare la base religiosa. E poi c'è stato un tentativo di scioccare l'opinione pubblica dal punto di vista psicologico. Per contrastare il fenomeno Obama, hanno cercato qualcuno di ancora più radicale, straordinario e sorprendete. Ed è saltata fuori Sarah Palin come vice di McCain. Ma probabilmente Palin si sarebbe trovata meglio con Berlusconi».
Questa è stata la campagna di tutti i record. Anche sotto il profilo degli investimenti nella comunicazione. Nella pubblicità commerciale il sesso è il messaggio subliminale costante. Quest'impostazione funziona anche in politica?
«Da questo punto di vista la politica americana è più che cauta. L'unica immagine considerata accettabile per il pubblico è quella del marito e della moglie fedeli, mano nella mano, figli al seguito. A ben guardare, la repressione di ogni possibile sessualità è uno scandalo. Soltanto i ragazzi hanno rotto questo tabù: mi vengono in mente delle magliette che ho visto in giro, quelle con la scritta "I Got a Crush on Obama", mi son presa una cotta per Obama».
L'America è sempre stata la bussola in fatto di tendenze culturali. Eleggendo Obama come presidente, che messaggio lancia agli occhi del mondo? Come cambia la percezione a livello internazionale?
«Siamo di fronte a un fenomeno enormemente interessante. Quello che abbiamo di fronte non è solo la crisi economica e il disastro ambientale. Con Obama siamo di fronte a una rivoluzione. Basta solo la sua immagine: bello, alto, nero. È qualcosa destinato ad avere un impatto gigantesco sulle popolazioni dell'Africa, dell'Asia e del Medio Oriente. Ora a un passo dalla Casa Bianca non c'è più il solito vecchio uomo bianco che da Eisenhower a Reagan è sempre stato associato con il presidente degli Stati Uniti. È un fatto epocale. Nonostante Obama sia un pragmatico e non un rivoluzionario. Ma è qualcuno con una visione collettiva della società e questo credo sia la caratteristica fondamentale che tutti d'istinto possono apprezzare in lui».

James Hillman è considerato uno dei più originali psicoanalisti del XX secolo. Americano di nascita, ha avuto una formazione culturale europea. Dopo il servizio militare nella US Navy durante la Seconda guerra mondiale, studia a Parigi, Dublino e Zurigo. E ottiene il diploma dello Jung Institute, per poi dirigerne a lungo il centro Studi. Tra l'imponente produzione scientifica, saggistica e letteraria, una ventina di volumi sono diventati best-seller internazionali. È stato descritto come uno psicologo indipendente, un mago, un visionario, un maniaco, un filosofo contemporaneo. Molti suoi colleghi lo guardano con sospetto. Perché è sempre stato un pensatore profondamente sovversivo, una spina nel fianco per gli psicologi rispettabili. Ha dichiarato: «Il terapeuta è come nella trincea, perché deve fronteggiare un terribile ammontare dei fallimenti sociali, politici ed economici del nostro sistema. Si deve occupare di tutti i rifiuti e i fallimenti umani; lavora duro senza molti riconoscimenti e le ditte farmaceutiche stanno tentando di eliminarlo».

Saturday, November 01, 2008

HALLOWEEN: FESTA DILAGA IN ITALIA E PREOCCUPA CHIESA... i giovani "sulla strada della paganizzazione".

Ansa, 2008-10-31 19:28
HALLOWEEN: FESTA DILAGA IN ITALIA E PREOCCUPA CHIESA
ROMA - La festa celtica dei morti che per una notte tornano tra i vivi dilaga in Italia, soprattutto tra i giovani, e la Chiesa lancia l'allarme. Altro che innocui 'scherzetti o dolcetti' e zucche ritagliate per bambini: Halloween, ammonisce don Aldo Buonaiuto, responsabile del Servizio Antisette Occulte dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, promuove "la cultura della morte" e favorisce "connivenze con il crimine e con spietate sette che
non hanno alcuno scrupolo".

Per questo, è l'appello del religioso dalle colonne del quotidiano della Cei 'Avvenire', genitori ed educatori scoraggino stanotte i ragazzi dal partecipare ad incontri "sconosciuti, ambigui" o peggio ancora "segreti". "Quest'inneggiamento al macabro e all'orrore - scrive don
Buonaiuto - spinge le nuove generazioni ad una mentalità magico-esoterica, attacca il sacro e i valori dello spirito attraverso una subdola iniziazione alle arti e alle immagini dell'occulto".

Una 'scomunica' che ricorda quella rivolta dalla Chiesa nei confronti di Harry Potter, il maghetto nato dalla penna della scrittrice britannica J. K. Rowling, che ha scalato le classifiche librarie di tutto il mondo.

Ancora più forte e ancorato all'attualità il monito del vescovo di Acerra, mons. Giovanni Rinaldi, che ricorda come nella notte di Halloween dell'anno scorso "alcuni giovani hanno brutalmente assassinato la povera Meredith a Perugia, colpevole di non sottostare al loro gioco satanico". L'antidoto alla notte delle streghe, che il presule suggerisce ai parroci, è boicottare Halloween e tenere le chiese aperte, "per ricordare uno dei riti più cari alla comunità cristiana", quello dell'adorazione del Signore della luce contro il Signore delle tenebre.

E se padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, la definisce ormai "una mostruosità ", a spiegare le ragioni per cui la festa della zucca non piace alla Chiesa è anche Carlo Climati, scrittore ed autore cattolico di saggi sul mondo giovanile. "Non c'entra nulla con il satanismo e l'esorcismo", puntualizza Climati che non ci sente puzza di zolfo, ma il rischio è che diventi "una specie di porta aperta verso una
concezione errata della fantasia, avvicinando i giovani al mondo dell'occultismo, della magia e della superstizione". Attorno ad Halloween, secondo l'esperto cattolico, "si è scatenato poi un fenomeno parallelo che va a toccare i giovani e gli adolescenti: quello di certe feste in discoteca o anche 'rave' in cui si rischia di assistere ad una vera e propria esaltazione del macabro, in cui le persone indossano i costumi più orribili e
dissacranti, a volte anche offensivi nei confronti della religione". Rischiando così di spingere sempre più i giovani "sulla strada della paganizzazione".