La Repubblica Roma 6.4.10
Martire del pensiero il ritorno di Ipazia sotto i riflettori
La filosofa del IV secolo torna alla ribalta Con un convegno alla Treccani il 14 la ripresa della pièce e l´uscita del film
di Maria Pia Fusco
La martire laica del pensiero sotto i riflettori dello spettacolo
Alla scoperta di Ipazia, la filosofa e scienziata di Alessandria, figlia di Teone, ultimo direttore della Biblioteca alessandrina, massacrata nel marzo del 415 perché era una donna che credeva nella libertà di pensiero e nel valore della ragione e che avrebbe voluto una vita dedita allo studio, alla scienza, all´insegnamento. E nel IV secolo il Potere - l´impero romano in decadenza legato al cristianesimo in ascesa – proibiva alle donne l´accesso alla scienza, all´arte, all´attività pubblica. Se al nome di Ipazia l´Unesco ha dedicato un progetto mondiale per favorire lo sviluppo scientifico al femminile, la sua figura ha ispirato il cinema e il teatro. Presentato al festival di Cannes, il film è Agora di Alejandro Amenabar, uscirà in Italia il 23 aprile, distribuito dalla Mikado e preceduto da due convegni: a Roma il 14 all´Istituto Treccani e a Milano il 20, presente il regista. Il sogno di Ipazia è il lavoro teatrale di Massimo Vincenzi, che torna per la quarta ripresa al teatro Belli da giovedì 8 aprile. «Il testo di Vincenzi sorvola sull´impegno scientifico di Ipazia per soffermarsi sui sentimenti e le riflessioni delle sue ultime ore di vita, con momenti molto commoventi. Ci sono voluti 1200 anni perché le donne conquistassero la libertà di pensiero di Ipazia», dice Francesca Bianco, protagonista della pièce. «L´ho scoperta grazie al teatro, mi stupisce che di una persona così importante nella storia dell´astronomia e della scienza non si parli nei libri di scuola. E mi colpiscono fortemente i personaggi dell´epoca, come il vescovo Cirillo che usava dire "Dio è con noi", la stessa frase di Hitler e dei nazisti».
L´attrice inglese Rachel Weisz è Ipazia in Agora, un film che, spiega il regista, «non è contro le religioni, ma contro i fondamentalismi che cancellano la tolleranza e il dialogo, si esprimono solo con distruzione e morte. Ci siamo resi conto che niente è cambiato, oggi come allora si uccide in nome di un dio». Il film racconta Ipazia che assorbe dal padre l´amore per la scienza, i tentativi disperati di salvare la Biblioteca alessandrina condannata dalla Chiesa, la passione con cui comunicava ai discepoli le sue scoperte astronomiche e matematiche, il rifiuto di convertirsi dal paganesimo al cristianesimo, perché significava "vendersi e perdere la libertà". E racconta la feroce repressione di pagani e di ebrei ad opera dei cristiani fanatici. A loro il vescovo Cirillo – poi diventato san Cirillo ed eletto tra i Padri della Chiesa – ordinò l´uccisione di Ipazia e la dispersione dei resti. Rachel Weisz ha scoperto Ipazia grazie al film e, dice, «è una donna meravigliosa e inusuale che ha dedicato la sua vita alle sue convinzioni. E pur essendo bellissima, ha rinunciato alla seduzione, all´amore, alla maternità. Mi sono chiesta perché il cinema non l´abbia scoperta prima, ma mi rendo conto che non è un personaggio facile, è più rassicurante Cleopatra che una donna come Ipazia. E ci vuole coraggio a parlarne, perché la condanna della Chiesa cattolica è ancora un peso molto forte».
Martire del pensiero il ritorno di Ipazia sotto i riflettori
La filosofa del IV secolo torna alla ribalta Con un convegno alla Treccani il 14 la ripresa della pièce e l´uscita del film
di Maria Pia Fusco
La martire laica del pensiero sotto i riflettori dello spettacolo
Alla scoperta di Ipazia, la filosofa e scienziata di Alessandria, figlia di Teone, ultimo direttore della Biblioteca alessandrina, massacrata nel marzo del 415 perché era una donna che credeva nella libertà di pensiero e nel valore della ragione e che avrebbe voluto una vita dedita allo studio, alla scienza, all´insegnamento. E nel IV secolo il Potere - l´impero romano in decadenza legato al cristianesimo in ascesa – proibiva alle donne l´accesso alla scienza, all´arte, all´attività pubblica. Se al nome di Ipazia l´Unesco ha dedicato un progetto mondiale per favorire lo sviluppo scientifico al femminile, la sua figura ha ispirato il cinema e il teatro. Presentato al festival di Cannes, il film è Agora di Alejandro Amenabar, uscirà in Italia il 23 aprile, distribuito dalla Mikado e preceduto da due convegni: a Roma il 14 all´Istituto Treccani e a Milano il 20, presente il regista. Il sogno di Ipazia è il lavoro teatrale di Massimo Vincenzi, che torna per la quarta ripresa al teatro Belli da giovedì 8 aprile. «Il testo di Vincenzi sorvola sull´impegno scientifico di Ipazia per soffermarsi sui sentimenti e le riflessioni delle sue ultime ore di vita, con momenti molto commoventi. Ci sono voluti 1200 anni perché le donne conquistassero la libertà di pensiero di Ipazia», dice Francesca Bianco, protagonista della pièce. «L´ho scoperta grazie al teatro, mi stupisce che di una persona così importante nella storia dell´astronomia e della scienza non si parli nei libri di scuola. E mi colpiscono fortemente i personaggi dell´epoca, come il vescovo Cirillo che usava dire "Dio è con noi", la stessa frase di Hitler e dei nazisti».
L´attrice inglese Rachel Weisz è Ipazia in Agora, un film che, spiega il regista, «non è contro le religioni, ma contro i fondamentalismi che cancellano la tolleranza e il dialogo, si esprimono solo con distruzione e morte. Ci siamo resi conto che niente è cambiato, oggi come allora si uccide in nome di un dio». Il film racconta Ipazia che assorbe dal padre l´amore per la scienza, i tentativi disperati di salvare la Biblioteca alessandrina condannata dalla Chiesa, la passione con cui comunicava ai discepoli le sue scoperte astronomiche e matematiche, il rifiuto di convertirsi dal paganesimo al cristianesimo, perché significava "vendersi e perdere la libertà". E racconta la feroce repressione di pagani e di ebrei ad opera dei cristiani fanatici. A loro il vescovo Cirillo – poi diventato san Cirillo ed eletto tra i Padri della Chiesa – ordinò l´uccisione di Ipazia e la dispersione dei resti. Rachel Weisz ha scoperto Ipazia grazie al film e, dice, «è una donna meravigliosa e inusuale che ha dedicato la sua vita alle sue convinzioni. E pur essendo bellissima, ha rinunciato alla seduzione, all´amore, alla maternità. Mi sono chiesta perché il cinema non l´abbia scoperta prima, ma mi rendo conto che non è un personaggio facile, è più rassicurante Cleopatra che una donna come Ipazia. E ci vuole coraggio a parlarne, perché la condanna della Chiesa cattolica è ancora un peso molto forte».