Friday, December 03, 2004

Edward Gibbon sulla persecuzione

Edward Gibbon eÂ’ uno scrittore volutamente poco
ricordato. Fondamentale dal punto di vista storico eÂ’
la sua opera <Impero romano>>. Lo scrittore ha sempre manifestato
una grande attenzione e sensibilitaÂ’ verso lÂ’antica
roma. ventisettenne Gibbon descrive cosiÂ’ lÂ’origine
della decisione di scrivere questÂ’opera:
<pensoso tra le rovine del Campidoglio, mentre i frati
scalzi cantavano il vespro nel tempio di Giove, che l'
idea di scrivere del declino e della caduta della
citta' sorse nella mia mente.>>.
Tra le moltissime notizie che lÂ’opera ci fornisce
voglio riportarvi quanto scrive sulle presente
persecuzione dei cristiani.
Saluti.
Francesco scanagatta
Sulle persecuzioni

<< Le vaghe descrizioni di esili e carcerazioni, di
pene e torture sono cosi' facilmente esagerate o
abbellite dal pennello di un artificioso oratore, che
siamo naturalmente indotti a indagare un fatto di
specie piu' distinta e refrattaria, vale a dire il
numero delle persone morte in conseguenza degli editti
pubblicati da Diocleziano e dai suoi colleghi e
successori. I leggendari moderni parlano di armate e
citta' intere, spazzate via a un tratto dalla rabbia
indiscriminata della persecuzione. I piu' antichi
scrittori si appagano di rovesciare un torrente di
sconnesse e tragiche invettive, senza abbassarsi a
stabilire il numero preciso di coloro cui fu concesso
di suggellare col sangue la fede del vangelo. Dalla
storia di Eusebio si puo' tuttavia ricavare che
soltanto nove vescovi furono puniti con la pena
capitale, mentre dalla enumerazione particolareggiata,
che egli fa dei martiri della Palestina, siamo
assicurati che non piu' di novantadue cristiani ebbero
diritto a questo titolo onorevole.
Non sapendo quanto fossero allora lo zelo e il
coraggio episcopale, dal primo di questi dati non
possiamo trarre alcuna utile deduzione ma il secondo
puo' servire a giustificare una importantissima e
assai probabile conclusione. Secondo la distribuzione
delle province romane, la Palestina puo' essere
considerata come la sedicesima parte dell' impero
orientale. E poiche' vi furono dei governatori, che
per una reale o affettata clemenza avevano conservato
le loro mani pure dal sangue dei fedeli, e'
ragionevole credere che il paese, dov' era nato il
cristianesimo, producesse almeno la sedicesima parte
dei martiri che subirono la morte negli stati di
Galerio e di Massimino per conseguenza, il totale dei
martiri potrebbe ascendere a circa millecinquecento,
numero che, se diviso ugualmente per i dieci anni
della persecuzione, dara' un quoziente annuo di
centocinquanta martiri.
Applicando la stessa proporzione alle province
d'Italia, dell'Africa e forse della Spagna, dove al
termine di due o tre anni fu sospeso o abolito il
rigore delle leggi penali, il numero dei cristiani ai
quali fu inflitta la pena capitale nell' impero romano
si ridurra' a qualcosa meno di duemila persone. E
poiche' non si puo' dubitare che i cristiani erano
piu' numerosi e i loro nemici piu' accaniti al tempo
di Diocleziano di quanto fossero mai stati in
qualsiasi precedente persecuzione, questo probabile e
moderato calcolo puo' insegnarci a valutare il numero
dei primi santi e martiri, che sacrificarono la vita
per l' importante fine di introdurre la religione
cristiana nel mondo.
Concluderemo questo capitolo con una triste verita' ,
che nostro malgrado si insinua nella mente e cioe' che
anche ammettendo senza esitazione ed esame quanto ha
narrato la storia, o inventato la devozione intorno ai
martiri, si deve riconoscere che i cristiani, nel
corso delle loro discordie intestine, hanno inflitto
gli uni agli altri pene molto maggiori di quelle che
avevano subito dallo zelo degli infedeli. Nei secoli
d'ignoranza, che vennero dopo la caduta dell' impero
d' Occidente, i vescovi della citta' imperiale
estesero il loro dominio sul laicato, come sul clero
della chiesa latina. L'edificio della superstizione da
essi eretto, e che avrebbe potuto per lungo tempo
sfidare i deboli sforzi della ragione, fu infine
assalito da una folla di ardimentosi fanatici, che dal
secolo XII al XVI assunsero il carattere popolare di
riformatori.
La chiesa romana difese con la violenza il dominio che
aveva acquistato con la frode, e un sistema di amore e
di pace fu ben presto disonorato da proscrizioni,
guerre e stragi, e dall'istituzione del Sant'Uffizio.
E poiche' i riformatori erano animati dall'amore della
liberta' civile non meno che religiosa, i sovrani
cattolici unirono il loro interesse a quello del
clero, sostenendo con la spada e col fuoco i terrori
delle persecuzioni religiose.
Si dice che soltanto nei Paesi Bassi soffrissero per
mano del carnefice piu' di centomila sudditi di Carlo
V e questo numero straordinario e' attestato da
Grozio, uomo d' ingegno e di dottrina, che mantenne la
sua moderazione in mezzo alla furia delle sette in
contesa e compose gli annali dell' eta' sua e del suo
paese, in un tempo nel quale l' invenzione della
stampa aveva facilitato i mezzi d'informazione e
accresciuto i pericoli della scoperta. Se dobbiamo
credere all'autorita' di Grozio, si deve ammettere che
il numero dei protestanti giustiziati in una sola
provincia, e durante il corso di un solo regno,
supero' di gran lunga quello degli antichi martiri
nello spazio di tre secoli e in tutto l' impero
romano. >>
Edward Gibbon - "Storia della decadenza e caduta
dell'Impero romano", Einaudi, vol. I, pagg. 516-518).







___________________________________
Nuovo Yahoo! Messenger: E' molto più divertente: Audibles, Avatar, Webcam, Giochi, Rubrica… Scaricalo ora!
http://it.messenger.yahoo.it