l’Unità 2.3.09
Senza azione non ci sarebbe immaginazione e linguaggio
Ascoltando un verbo la corteccia si attiva per compiere movimenti
di Cristiana Pulcinelli
L’azione può aiutarci a capire il mondo e a interagire con i nostri simili? Una ricerca italiana appena pubblicata sulla rivista PlosOne conferma quella che da qualche tempo sembra un’ipotesi realistica. Lo studio, condotto da un’équipe di neuroscienzati della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, ha analizzato le relazioni tra aree motorie e comprensione del linguaggio.
«Siamo partiti – spiega Raffaella Rumiati che ha guidato il gruppo – dalla teoria secondo cui le aree motorie si attivano in modo necessario e automatico per comprendere il linguaggio. Una teoria, a nostro avviso, troppo generale». I neuroscienziati hanno quindi cercato di chiarire in quali circostanze le aree motorie si attivano durante la comprensione linguistica. Gli scienziati hanno misurato il grado di attivazione delle aree motorie di alcuni volontari posti di fronte a compiti linguistici. Si è visto così che l’attivazione dei neuroni motori in risposta a stimoli linguistici è strategica: non avviene sempre e comunque, ma con parole e compiti specifici. «Le aree motorie si attiverebbero con parole che hanno una qualche relazione con un’azione, verbi o nomi di oggetti di uso quotidiano, quali “prendere” o “bottiglia” - spiega Liuba Papeo, prima autrice dell’articolo – ciò succede, però, solo quando l’informazione motoria contenuta nella parola è necessaria per svolgere un compito». Ad esempio, se qualcuno ci chiede se “accarezzare” descrive un’azione manuale, la strategia cognitiva più efficace per rispondere è quella di immaginare l’azione. Così facendo attiviamo le aree motorie. Se dobbiamo, invece, decidere se la medesima parola ha 4 o 5 sillabe, non è necessario far ricorso a una strategia motoria.
«Le aree motorie - spiega Papeo - non sono al servizio dei processi strettamente linguistici ma di altre operazioni mentali, come l’immaginazione, che rendono la comprensione e quindi l’interazione sociale più fluida ed efficace».
Senza azione non ci sarebbe immaginazione e linguaggio
Ascoltando un verbo la corteccia si attiva per compiere movimenti
di Cristiana Pulcinelli
L’azione può aiutarci a capire il mondo e a interagire con i nostri simili? Una ricerca italiana appena pubblicata sulla rivista PlosOne conferma quella che da qualche tempo sembra un’ipotesi realistica. Lo studio, condotto da un’équipe di neuroscienzati della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, ha analizzato le relazioni tra aree motorie e comprensione del linguaggio.
«Siamo partiti – spiega Raffaella Rumiati che ha guidato il gruppo – dalla teoria secondo cui le aree motorie si attivano in modo necessario e automatico per comprendere il linguaggio. Una teoria, a nostro avviso, troppo generale». I neuroscienziati hanno quindi cercato di chiarire in quali circostanze le aree motorie si attivano durante la comprensione linguistica. Gli scienziati hanno misurato il grado di attivazione delle aree motorie di alcuni volontari posti di fronte a compiti linguistici. Si è visto così che l’attivazione dei neuroni motori in risposta a stimoli linguistici è strategica: non avviene sempre e comunque, ma con parole e compiti specifici. «Le aree motorie si attiverebbero con parole che hanno una qualche relazione con un’azione, verbi o nomi di oggetti di uso quotidiano, quali “prendere” o “bottiglia” - spiega Liuba Papeo, prima autrice dell’articolo – ciò succede, però, solo quando l’informazione motoria contenuta nella parola è necessaria per svolgere un compito». Ad esempio, se qualcuno ci chiede se “accarezzare” descrive un’azione manuale, la strategia cognitiva più efficace per rispondere è quella di immaginare l’azione. Così facendo attiviamo le aree motorie. Se dobbiamo, invece, decidere se la medesima parola ha 4 o 5 sillabe, non è necessario far ricorso a una strategia motoria.
«Le aree motorie - spiega Papeo - non sono al servizio dei processi strettamente linguistici ma di altre operazioni mentali, come l’immaginazione, che rendono la comprensione e quindi l’interazione sociale più fluida ed efficace».