Corriere della Sera 6.6.09
Scoperta in Germania la più antica (35 mila anni) figura di donna
La Venere degli antenati è una statuetta a luci rosse
Ha grandi forme. Prima l’arte preferiva l’animale
di Viviano Domenici
Una statuetta femminile d’avorio trovata dagli archeologi in una grotta della Germania sud-occidentale s’è aggiudicata in questi giorni un paio di primati assoluti: si tratta del più antico esempio di arte figurativa datato con certezza (circa 35.000 anni); è la prima donna della storia dell’arte a mostrarsi tutta nuda. E infatti ha suscitato un certo scandalo. Le sue forme presentano caratteri sessuali molto accentuati e gli archeologi riconoscono che l’opera «è letteralmente carica di energia sessuale e le sue forme focalizzano l’attenzione sulla sua sessualità esplicita, quasi aggressiva».
La stessa rivista Nature, che ha pubblicato l’annuncio della scoperta, ha azzardato l’espressione pin-up nella didascalia della foto del reperto. Autori del ritrovamento sono gli archeologi dell’Università di Tubinga, diretti dal professor Nicholas Conard, che da anni scavano nella grotta di Hohle Fels, vicino a Ulm, località della Germania sud-occidentale, non lontano dalla frontiera francese.
La scultura è caratterizzata da seni così esagerati da sembrare caricaturali, e da una vulva particolarmente voluminosa e vistosamente esibita. Le mani, incise con linee sottili, sono appoggiate sul ventre, mentre quasi tutta la superficie del corpo è solcata da linee geometriche che potrebbero indicare una pittura corporale o un esteso tatuaggio. Al posto della testa c’è una protuberanza forata attraverso la quale doveva passare un laccio per appenderla, forse come pendente di una collana.
La figura è stata ricomposta con sei frammenti ritrovati a circa venti metri dall’ingresso della grotta, e a tre metri di profondità, all’interno di uno strato di terreno ricco di ceneri e carboni che indica il luogo di bivacco del gruppo di cacciatori paleolitici.
Alla piccola scultura mancano parte della spalla e della gamba sinistra, che gli archeologi sperano di recuperare proseguendo le ricerche.
La Venere di Hohle Fels, che ben ventotto datazioni del radiocarbonio effettuate su campioni prelevati nello strato in cui era inglobata hanno datato nel periodo che va dai 31.000 ai 40.000 anni fa, precede di almeno 5000 anni le celebri statuette femminili conosciute come «Veneri paleolitiche» rinvenute dai Pirenei alla Russia.
Questa datazione e i canoni stilistici del reperto indicano che fu realizzato da un cacciatore appartenente ai primi gruppi di Homo Sapiens che colonizzarono l’Europa, provenendo dall’Africa, quando nel nostro continente viveva ancora l’Uomo di Neandertal. Secondo lo scopritore, «questo oggetto cambia radicalmente la nostra visione delle origini dell’arte paleolitica che, finora, era incentrata su immagini di animali o di ibridi uomo-animale».
La scoperta di Hohle Fels ha anche un’altra valenza: rafforza l’ipotesi che all’origine delle piccole Veneri preistoriche, oltre alle più sottili motivazioni simboliche collegabili all’idea della fecondità, vi siano inequivocabili pulsioni sessuali.
La tradizionale ritrosia degli archeologi a vedere in queste opere l’espressione dei più profondi istinti dell’uomo, è comunque destinata a capitolare, almeno di fronte ai reperti della grotta tedesca che, oltre alla Venere, a piccoli flauti fatti con ossa di uccelli e un’elegante figuretta in avorio che rappresenta un uccello in volo, ha restituito anche un pene di pietra di circa 19 centimetri.
L’oggetto è scolpito in maniera naturalistica e presenta una superficie perfettamente levigata e lucida che, secondo l’archeologo Nicholas Conard, fa ipotizzare uno specifico utilizzo in ambito sessuale, forse correlato a rituali atti a stimolare la fecondità della natura.
Al posto della testa c'è una protuberanza forata: forse veniva usata come pendente di una collana In avorio di mammut
E’ stata scolpita in avorio di mammut, è alta solo 6 centimetri e presenta caratteri femminili molto sviluppati: il ritrovamento nella caverna di Hohle Fels. L’opera precede di almeno 5000 anni le celebri statuette di donna conosciute come le «Veneri paleolitiche», rinvenute dai Pirenei alla Russia
Scoperta in Germania la più antica (35 mila anni) figura di donna
La Venere degli antenati è una statuetta a luci rosse
Ha grandi forme. Prima l’arte preferiva l’animale
di Viviano Domenici
Una statuetta femminile d’avorio trovata dagli archeologi in una grotta della Germania sud-occidentale s’è aggiudicata in questi giorni un paio di primati assoluti: si tratta del più antico esempio di arte figurativa datato con certezza (circa 35.000 anni); è la prima donna della storia dell’arte a mostrarsi tutta nuda. E infatti ha suscitato un certo scandalo. Le sue forme presentano caratteri sessuali molto accentuati e gli archeologi riconoscono che l’opera «è letteralmente carica di energia sessuale e le sue forme focalizzano l’attenzione sulla sua sessualità esplicita, quasi aggressiva».
La stessa rivista Nature, che ha pubblicato l’annuncio della scoperta, ha azzardato l’espressione pin-up nella didascalia della foto del reperto. Autori del ritrovamento sono gli archeologi dell’Università di Tubinga, diretti dal professor Nicholas Conard, che da anni scavano nella grotta di Hohle Fels, vicino a Ulm, località della Germania sud-occidentale, non lontano dalla frontiera francese.
La scultura è caratterizzata da seni così esagerati da sembrare caricaturali, e da una vulva particolarmente voluminosa e vistosamente esibita. Le mani, incise con linee sottili, sono appoggiate sul ventre, mentre quasi tutta la superficie del corpo è solcata da linee geometriche che potrebbero indicare una pittura corporale o un esteso tatuaggio. Al posto della testa c’è una protuberanza forata attraverso la quale doveva passare un laccio per appenderla, forse come pendente di una collana.
La figura è stata ricomposta con sei frammenti ritrovati a circa venti metri dall’ingresso della grotta, e a tre metri di profondità, all’interno di uno strato di terreno ricco di ceneri e carboni che indica il luogo di bivacco del gruppo di cacciatori paleolitici.
Alla piccola scultura mancano parte della spalla e della gamba sinistra, che gli archeologi sperano di recuperare proseguendo le ricerche.
La Venere di Hohle Fels, che ben ventotto datazioni del radiocarbonio effettuate su campioni prelevati nello strato in cui era inglobata hanno datato nel periodo che va dai 31.000 ai 40.000 anni fa, precede di almeno 5000 anni le celebri statuette femminili conosciute come «Veneri paleolitiche» rinvenute dai Pirenei alla Russia.
Questa datazione e i canoni stilistici del reperto indicano che fu realizzato da un cacciatore appartenente ai primi gruppi di Homo Sapiens che colonizzarono l’Europa, provenendo dall’Africa, quando nel nostro continente viveva ancora l’Uomo di Neandertal. Secondo lo scopritore, «questo oggetto cambia radicalmente la nostra visione delle origini dell’arte paleolitica che, finora, era incentrata su immagini di animali o di ibridi uomo-animale».
La scoperta di Hohle Fels ha anche un’altra valenza: rafforza l’ipotesi che all’origine delle piccole Veneri preistoriche, oltre alle più sottili motivazioni simboliche collegabili all’idea della fecondità, vi siano inequivocabili pulsioni sessuali.
La tradizionale ritrosia degli archeologi a vedere in queste opere l’espressione dei più profondi istinti dell’uomo, è comunque destinata a capitolare, almeno di fronte ai reperti della grotta tedesca che, oltre alla Venere, a piccoli flauti fatti con ossa di uccelli e un’elegante figuretta in avorio che rappresenta un uccello in volo, ha restituito anche un pene di pietra di circa 19 centimetri.
L’oggetto è scolpito in maniera naturalistica e presenta una superficie perfettamente levigata e lucida che, secondo l’archeologo Nicholas Conard, fa ipotizzare uno specifico utilizzo in ambito sessuale, forse correlato a rituali atti a stimolare la fecondità della natura.
Al posto della testa c'è una protuberanza forata: forse veniva usata come pendente di una collana In avorio di mammut
E’ stata scolpita in avorio di mammut, è alta solo 6 centimetri e presenta caratteri femminili molto sviluppati: il ritrovamento nella caverna di Hohle Fels. L’opera precede di almeno 5000 anni le celebri statuette di donna conosciute come le «Veneri paleolitiche», rinvenute dai Pirenei alla Russia