Gli dèi dell'Olimpo
Storia di una sopravvivenza
Barbara Graziosi
Utet, Novara, 2015
Un giorno il tiranno di Siracusa convocò il poeta Simonide e gli domandò che cosa fosse un dio. Simonide richiese un giorno di tempo per pensarci. Trascorsi ormai diversi giorni, il tiranno pretese una risposta, ma il poeta ammise: "Più tempo passo a riflettere sulla questione, e più oscura mi sembra". Gli dèi di Simonide li conosciamo bene anche noi: il saggio Zeus e la gelosa Era, Ares il violento e la sensuale Afrodite, il dispettoso Ermes, la casta Artemide e tutte le altre divinità che dall'Olimpo incombevano sugli uomini. Eppure, la questione che era oscura per il poeta greco non è più semplice per noi: chi sono, davvero, gli dèi olimpici? Perché sono sopravvissuti a quel mondo che li venerava nei templi e cantava nei poemi?
La giovane studiosa Barbara Graziosi parte da qui per una ricognizione storica, antropologica e culturale, che dall'antica Grecia, dove la religione e i suoi riti fecero da spina dorsale alla nascente democrazia, arriva fino a noi.
Seguire le trasformazioni degli Olimpici nelle varie civiltà ed epoche che hanno attraversato significa leggere in trasparenza la storia del lascito culturale del mondo greco, che anche dopo la dissoluzione della potenza di Atene ha continuato a circolare e a ibridarsi con le culture di altri popoli sia verso Oriente (l'Egitto alessandrino ma anche i paesi arabi e l'Estremo Oriente) sia verso Occidente (L'impero romano ma anche, in seguito, il medioevo Cristiano e il Rinascimento, e persino il nuovo mondo).
Gli dei dovrebbero essere eterni per definizione, Eppure è difficile riconoscere nel giovane travestito da Monaco Cristiano, nascosto nell campanile fiorentino di Giotto, i tratti regali dello Zeus del Partenone. non solo: in questo viaggio nel tempo e nello spazio Graziosi ci mostra un’Artemide sotto forma di tronco di olivo, un Ermes stregone, una Apollo irochese... Dii fronte al mistero di questa persistenza, Lo studioso francese Bernard de Fontenelle, nel XVII secolo, aveva concluso che gli dei dell'Olimpo non sono divinità nè demoni, ma “semplici chimere, sogni a occhi aperti e assurdità”. In ogni caso, una cosa è certa: di chimere, Sogni e assurdità gli esseri umani hanno bisogno da sempre, e sempre di più.
dalla quarta di copertina
È chiaro che gli dèi olimpici dovettero a fare sforzi immensi per sopravvivere al cristianesimo e all'islam. le loro state venivano distrutte, i loro tempi abbattuti e loro fedeli sedotti da altre, più virtuose visioni del Divino. lungi dal essere il fondamento della vita civile, erano diventati una rozza superstizione, buona ormai soltanto per solitari Pagani. Eppure, gli dei riuscirono incredibilmente a sopravvivere per filo a scomparsa dei propri fedeli. il fatto che abbiano continuato a suscitare interesse e congetture anche senza il sostegno di pratiche e credenze religiose è uno dei fenomeni più straordinari della storia della civiltà classica.
da pagina 192
La questione di come esattamente il dei babilonesi siano ricomparsi all'improvviso nel campo della Scienza araba e piuttosto di battuta, ma evidentemente certe arcaiche tradizioni locali erano sopravvissute, perché gli dei planetari arabi a volte assomigliano più ai loro antenati babilonesi che hai cugini greci. In alcune remote regioni mesopotamiche le popolazioni dovevano aver continuato a venerare e studiare le stelle, relativamente al riparo dalle influenze greche, romane, cristiane e islamiche.