Sunday, November 12, 2006

meglio il paganesimo

salve,
vi invio un articolo che tratta di paganesimo.
l'impostazione dello scrittore non è pagana. l'autore
è un laico che davanti alle mostrusità del monoteismo
ha compreso che esite una visione religiosa ben
diversa. l'estensore dell'articolo parla anche di
alcune dottrine misteriche antiche che sembrano avere
qualche assonanza con in cristianesimo. queste
assonanze esistono solo perchè il monoteismo ha
cancellato il significato di alcune parole, e le ha
ridefinite all'interno della sua visione del mondo.
l'articolista parla anche della necessità di nuove
divinità. per noi pagani non c'è alcun problema.
noi abbiamo sempre cara l'espressione di Walter Otto
che diceva che antiche divinità attendono il
risveglio, ed altre attendono di nascere.
saluti
francesco scanagatta
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http://www.avanti.it/article.php?art_id=15394

LA PROVOCAZIONE/ RITORNO AL FUTURO:
PER UN NEO-PAGANESIMO IN ONORE DELLA DEA RAGIONE E DI
TUTTI I SUOI PROFETI: DA VOLTAIRE A MAZZINI
Contro le alienazioni delle religioni
11/11/2006

Il Paganesimo è vecchio come l’umanità. Mettiamo però
un punto e iniziamo dai culti misterici greci. Già in
era pre-ellenica aveva acquistato importanza in Grecia
una comunità misterica che prendeva nome dalla città
attica di Elèusi, dove si trovava il luogo del culto.
I misteri elèusini ebbero molti seguaci fino ad epoca
romana inoltrata. La legenda che sta alla base del
culto indica che in origine si trattava di riti legati
alla vegetazione. Mades (Ade) ha rapito Kore (Core),
la fanciulla divina patrona delle messi. Core viene
cercata dalla madre Demeter (Demetra) e ritrovata. Il
ritorno e il permanere di Core sulla terra
simboleggiano la stagione fertile dell’anno. Nei
misteri elèusini, la rappresentazione drammatica di
questa legenda ad opera degli iniziati, i “misti”,
aveva perduto il carattere originario di un rito della
vegetazione. Ora la rappresentazione serviva per
conferire ai “misti” un senso di profonda letizia e
garantiva un destino felice nell’oltretomba. Il culto
del dio Dionysos (Dioniso) era giunto in Grecia dalla
Asia Minore e in epoca ellenistica si diffuse
nell’Impero Romano, trovando accoglienza anche a Roma.
Anche l’orfismo e i suoi misteri conobbero in epoca
ellenistica una grande fioritura. Erano giunti
nell’Impero Romano dalla Tracia attraverso la Grecia.
Resoconti sul poeta e cantore tracio Orpheus, al quale
si fa risalire l’orfismo, presentano aspetti che
appartengono al mondo della mitologia. Orfeo sarebbe
sceso agli inferi per strappare al regno delle ombre
la propria consorte Eurydike. L’impresa gli sarebbe
riuscita soprattutto con l’aiuto del suo canto, ma
quando si voltò verso Euridice, questa si vide
costretta a tornare fra le ombre ed egli fu dilaniato
dalle Mènadi. Pitagora (circa 580-510 a.C.) fu il
fondatore di una dottrina e di una comunità religiosa
che lo riconosceva come maestro e che era vicina
all’orfismo. Il pitagorismo sorto a Kroton, oggi
Crotone in Calabria, mirava alla liberazione
dell’anima dal carcere del corpo e al suo ritorno alla
propria origine celeste. L’anima raggiunge questa meta
anzitutto mediante la metempsicosi, o trasmigrazione
delle anime, che comprende corpi di persone umane e di
animali. I pitagorici sottostavano a severe norme di
vita ascetica, che prevedevano sia il celibato, sia
prescrizioni alimentari: vino, carne e fagioli, erano
vietati. I loro servizi divini erano caratterizzati
dall’importanza predominante della musica, che stava
in rapporto con una dottrina dei numeri come essenza
di tutte le cose. Ai tempi di Silla (138-78 a.C.)
giunse a Roma dall’Egitto il culto di Isis; culto che
venne osteggiato dal Senato. Tiberio osteggiò i suoi
seguaci e soltanto dopo Caligola il culto di Iside fu
tollerato ufficialmente. Nel sincretismo ellenistico,
Iside acquisì una importanza molto più grande rispetto
al suo consorte Osiris. Iside divenne senz’altro la
Kyria, la “signora” ed era considerata “madre delle
cose” e “inizio primordiale” dei tempi. Il culto di
Iside metteva però anche in evidenza l’aspetto umano
della divinità. Già in Egitto, essa era venerata come
madre di un giovane dio, che portava lo stesso nome di
Horus, l’antica divinità dell’Egitto faraonico
raffigurata sotto la forma di falco. L’epoca
ellenistica predilige rappresentazioni di Iside con
Horus bambino. La Persia era la patria del dio
Mithras. Nell’impero romano, Mitra era venerato fin
dal I secolo d.C. come un dio redentore che stava in
stretto rapporto con il Sole. Il suo culto, dal quale
erano escluse le donne, era diffuso soprattutto fra i
soldati. Di conseguenza, santuari di questa religione
di soldati, i cosiddetti mitrei, venivano costruiti in
primo luogo nelle località sede di guarnigioni. Erano
aule relativamente piccole a pianta piuttosto estesa
in senso longitudinale, affiancate a entrambi i lati
da sedili di pietra per gli iniziati. Un esempio
particolarmente suggestivo si trova sotto la chiesa di
San Clemente a Roma. In Grecia, Zeus, il dio del
cielo, il Signore dell’Olimpo, era al vertice degli
dei dell’antica Grecia, rappresentati in modo
antropomorfo. Zeus, figlio del titano Kronos e di
Rheia aveva raggiunto questa posizione somma dopo aver
spodestato suo padre che a sua volta era succeduto a
Urano e a Gaia nel dominio sugli altri dei. Come dio
del cielo, Zeus non è soltanto il Signore del cielo
luminoso e chiaro. L’aspetto celeste della sua figura
include anche il potere sul maltempo: tuono e folgore,
che in epoca remota gli avevano donato i Ciclopi,
figli titanici di Urano e di Gea, sono segni e mezzi
della sua potenza. Zeus che è dio della giustizia e
dell’ordine, punisce con essi l’ingiustizia umana.
L’alta considerazione che i Greci avevano della
saggezza si esprime nell’attribuzione a Zeus e anche a
sua figlia Athena della “metis”, “intuizione,
consiglio” e “saggezza”. Dal grande numero di divinità
che il pantheon greco conosceva, i Greci hanno
radunato le più importanti in una cerchia di dodici.
Anche numi non inclusi nella cerchia dei dodici hanno
acquisito notevole importanza, soprattutto nella
poesia greca. Helios, il Signore del sole, attraversa
il cielo sul suo splendido carro. Eos è la dea
dell’Aurora, Aiolos è il signore del Vento. La coppia
di gemelli, detti Dioscuri, porge aiuto agli uomini
specialmente quando si trovano in difficoltà durante
la navigazione. Pan era inizialmente solo il dio dei
pastori dell’Arcadia in figura di montone, protettore
delle greggi e delle mandrie. Grado inferiore a quello
divino avevano gruppi di esseri soprannaturali che,
secondo i Greci, animavano la natura. Nelle selve e
nelle fonti dimoravano i semidivini Silèni. E si
distinguevano tre gruppi di ninfe: le Orèadi, le
Driàdi e le Nàiadi, rispettivamente ninfe dei monti,
degli alberi e delle fonti. La Città-Stato, la greca
polis, era concepita non soltanto come una comunità di
cittadini, ma anche come unità religiosa. Il suo
“nomos”, cioè l’ordinamento della comunità,
comprendeva l’assetto politico-istituzionale e le
usanze del culto. Gli atti di culto si svolgevano
davanti al tempio - dove era custodita l’immagine del
dio - nel “témenos”, il sacro recinto che circondava
il tempio e che come dice il vocabolo nel suo
significato etimologico, costituiva la parte “tagliata
fuori” o “separata” dal resto dell’edificio. Oltre ai
templi della polis, la religione greca conosceva anche
santuari anfiziònici. Un’anfizionìa era
un’associazione di Stati, formata da anfiziòni, cioè
dagli abitanti che “abitano intorno” al centro
culturale, uniti a protezione del santuario. Delfi era
il più importante santuario anfiziònico della Grecia;
intorno ad esso si riunivano dodici città. Secondo un
mito, due aquile, che Zeus aveva lanciato a volo dalle
opposte estremità del mondo, si erano incontrate a
Delfi; il dio aveva così identificato in questa città
l’ombelico della terra. Poi venne il cristianesimo…
Una volta vinta la battaglia di Ponte Milvio,
l’imperatore Costantino emise l’editto di Sofìa che
assicurava la libertà di culto a tutti i cristiani.
Costantino sostenne di aver veduto una croce luminosa
sovrapposta al sole, dopo di che ordinò di dipingere
il monogramma di Cristo sugli scudi dei suoi soldati.
L’anno successivo a quello della vittoria, ripeté la
solenne dichiarazione di tolleranza nei riguardi dei
cristiani nota col nome di editto di Milano e arrivò a
definire il cristianesimo la religione più legittima e
più sacra. Fu così che Costantino, nel giro di pochi
anni, introdusse tutta una serie di provvedimenti in
favore dei cristiani, in base ai quali la Chiesa e lo
Stato avrebbero dovuto operare nella più stretta
collaborazione. Vittorioso per grazia divina nei
successivi concili del 314 e 325, aumentò la autorità
della Chiesa cattolica e a Nicea (325) formulò il
Credo. Con la decisione di Costantino di convertire
l’Impero al cristianesimo, i cristiani vennero a
possedere una forza tale da portare avanti la politica
dell’impero secondo i loro intendimenti. La religione
cattolica diventò tanto arrogante che annientò tutti
gli altri culti, assorbendone per opportunità, specie
dal paganesimo, riti e credenze e distruggendone i
templi. Nel 361 salì al trono Giuliano, generalmente
conosciuto come Giuliano l’apostata che pur
proclamando la tolleranza per ogni tipo di religione
tolse alla Chiesa cattolica i privilegi economici di
cui in precedenza essa aveva goduto e fra i disordini
che inevitabilmente fecero seguito al provvedimento,
escluse i cristiani dai posti di insegnamento. Questo
breve appunto per ricordare che i cattolici non
persero tempo a occupare le scuole e i luoghi di
insegnamento. Ma il cristianesimo si era così bene
inserito nel mondo di Roma che il paganesimo fu
annientato. Fu una feroce persecuzione verso gli dei
“falsi e bugiardi” per mano cristiana con delitti e
stragi. La civiltà latina, eclettica, serena, aperta,
in una parola gentile e l’impero romano con essa
furono soffocati dalla mentalità intollerante,
fanatica e dogmatica del cristianesimo. Non ci
mancherà occasione di esaminare i fasti della carità
cristiana e le benemerenze dell’amore del prossimo.
L’odio teologico, il fanatismo cieco, le persecuzioni,
le scomuniche, le guerre di religione ignote alla
umanità pagana, furono la naturale conseguenza di
questa pazza propaganda. I primi imperatori non si
resero conto probabilmente della natura inconsueta di
questo pericolo. Abituati alla più serena tolleranza
di tutti i culti e di tute le sette, che convivevano e
prosperavano pacificamente l’una accanto all’altra
senza proselitismo e pretese di monopolio, non
pensarono neppure che in qualche testa balzana potesse
germogliare l’assurda idea che la verità si potesse
conseguire e la felicità conquistare divenendo
semplicemente i fedeli di una religione. Nessun culto
pagano aveva mai avuto pretese di questo genere; e in
tutta l’antichità in Roma e altrove la sapienza non si
otteneva mediante le credenze e i culti, ma
partecipando ai Misteri. Lo Stato poi, essenzialmente
laico, astraeva dai vari culti, e fondava la sua
sapienza amministrativa sopra le necessità sociali e
il puro diritto. Il diritto, scevro da ogni idea di
carattere religioso, non poggiava sopra alcuna morale
che ritenesse la sua origine da teorie, da postulati e
da pregiudizi; ma soltanto si imperniava sopra una
sana conoscenza empirica delle necessità pratiche
della vita. Senza impalcature di morali religiose o
filosofiche, senza classificazioni di bene e di male.
Lo Stato sovrastava in tal modo tutti i culti e la sua
autorità non aveva limiti. Stabilitasi in Roma con la
doppia autorità spirituale e temporale la Chiesa
cattolica, doveva naturalmente opporsi con tutte le
sue forze al sorgere di una qualunque autorità
politica in Roma da essa indipendente. Due autorità
politiche indipendenti e sovrane non possono
sussistere nella stessa città e tanto meno quando una
di queste è anche autorità religiosa. Il cristianesimo
si era diffuso per gran parte dell’Europa e ogni resto
di comunità pagana era scomparso. Ma un’altra
religione minacciava dall’Asia. Il fanatismo musulmano
non faceva cattiva figura a petto di quello cristiano;
dall’estrema Arabia le orde asiatiche salivano su su
verso l’Europa e strada facendo convertivano e
conquistavano i popoli con l’argomento della
scimitarra. In Oriente l’Impero tratteneva e resisteva
per secoli alla furia islamica; in Occidente,
conquistata l’Africa, gli arabi minacciavano le isole
e le coste tutte della penisola, passarono in Spagna e
varcavano i Pirenei. Caduto l’Impero, il cristianesimo
cattolico, luterano e greco-ortodossa tornava alla
Santa Alleanza e a pesare sopra tutta l’Europa. Poi,
finalmente l’illuminismo, la rivoluzione francese,
Voltaire e dopo ancora un grande pensatore italiano,
Giuseppe Mazzini, a portare in alto una nuova
fiaccola. In questa rapida rassegna la necessità di
sintesi mi ha spesso obbligato a semplici enunciazioni
o a dimostrazioni incomplete. Ma mi premeva esporre in
una visione sintetica l’immutabile paganesimo, che
significa ritornare a una tradizione trenta volte
secolare, al di sopra e al di fuori delle religioni,
che stanno portando l’Umanità nella preistoria.
Nietsche in “La gaia scienza” avvisò i popoli: “O
cancellate le vostre venerazioni, oppure voi stessi”.
In una parola ritorniamo al paganesimo. Naturalmente a
un nuovo paganesimo, un paganesimo decisamente
moderno, attuale in cui la storia e la scienza giocano
il ruolo di nuove divinità con eroi nuovi, come
Darwin, Pasteur, Einstein. Con nuove scoperte, nuove
invenzioni e nuove conquiste, vincere il dolore, le
malattie, gli odii e le violenze di ogni genere. In
una sola parola verso la pace, verso la giustizia,
verso la libertà contro tutti i fanatismi religiosi,
uguali e contrari. In una parola la Dea Ragione del
nuovo Paganesimo contro le alienazioni di tutte le
religioni che stanno svilendo il grande, nobile
concetto di Dio, come inteso da Aristotele, da
Voltaire, da Mazzini e dai grandi iniziati di tutti i
tempi.

Aldo Chiarle