La Repubblica 13.12.10
Antonio Pennacchi replica al paleontologo Giorgio Manzi
“Perché difendo il mio Neandertal”
"Sono gli studiosi a sbagliarsi: il cranio di Grotta Guattari è la prova di riti primitivi"
intervista di Dario Pappalardo
«Ma quali iene? In quella grotta, sono entrati per ultimi gli uomini». Antonio Pennacchi non ci sta. E replica al paleontologo Giorgio Manzi che, intervistato da Repubblica, ha "attaccato" Le iene del Circeo (Laterza), il libro in cui lo scrittore ricostruisce la storia del cranio neandertaliano di Grotta Guattari, rinvenuto al Circeo nel 1939.
Per l´autore, che si rifà alle tesi dell´archeologo Alberto Carlo Blanc, scomparso nel 1960, quel reperto testimonierebbe la cerebrofagia rituale degli uomini di Neandertal (sempre e solo senz´acca). Per Manzi e per altri illustri colleghi (tra cui Tim White, uno dei maggiori paleontologi viventi) non è così: il teschio sarebbe stato portato da una iena in quella grotta, poi sigillata da una frana per 55 mila anni.
«Con tutta onestà – racconta l´autore, quest´anno vincitore del premio Strega per Canale Mussolini (Mondadori) – sono un tipo ansioso: prima di cominciare a leggere l´intervista a Manzi, pensavo mi avessero fatto tana. Invece poi, alla fine della lettura, mi sono tranquillizzato».
Come mai, Pennacchi? Gli studiosi non le danno certo ragione.
«Intanto è curioso che mi rispondano solo ora che ho vinto il premio Strega. Sono vent´anni che porto avanti questa battaglia e non mi hanno mai preso sul serio».
La tesi che sostiene nel libro è stata smentita da tempo. La paleosuperficie dove fu rinvenuto il cranio non contiene tracce umane, ma solo di iena…
«Non è vero. Chi depositò il cranio nella grotta perse un raschiatoio, che fu ritrovato nel 1989. È come se ci avesse lasciato un rolex… non è una prova da poco. Insomma, in quel sito gli strumenti litici umani c´erano ed è stato scritto negli studi pubblicati in passato. Se ora quegli strumenti sono spariti, qualcuno dovrebbe spiegare perché. Per quale motivo si sono incaponiti sulla iena? Lo chieda a loro».
Gli studiosi escludono la cerebrofagia. Il cranio ha un foro praticato alla base.
«Ma chi l´ha detto che se voglio mangiare un cervello devo rompere il cranio dall´alto? I saggi di antropologia sostengono il contrario. E lo dimostra anche la collezione di crani della Melanesia conservata alla Sapienza di Roma. Chiunque pratichi la cerebrofagia rituale lo fa dal basso, utilizzando il cranio come coppa. Da cui "Bevi, Rosmunda dal teschio di tuo padre!". Un´altra prova del rito è il cerchio di pietre…».
I paleontologi mettono in dubbio anche quello.
«Io stesso lo chiesi a White: "Ma il cerchio di pietre? Insinuate che l´abbia costruito a bella posta Blanc, lo scopritore del cranio?". Lui mi fece capire di sì. Io invece non ci credo. Quel cerchio col cranio era isolato da tutto il resto. In quella grotta si celebrava un rito. E non è escluso che sia stata sigillata dagli uomini e non da una frana».
Ma come si è appassionato alla paleontologia?
«Ero più interessato alla storia romana, in realtà. Prevedendo di scrivere sulle bonifiche dell´agro pontino, mi sono messo a studiarla. Poi mi sono imbattuto nei cocci, mi sono iscritto all´università: ho preso 30 e lode a "Metodologia e tecnica dello scavo". Gli scienziati credono che non ne sappia niente di tutto questo, eppure ho all´attivo due campagne archeologiche. Non pensavo di risalire al Neandertal, ma quando ho scoperto questa storia ci ho visto poco chiaro e ho voluto approfondire».
Ha approfondito pure il Neandertal senz´acca.
«Se permette, sulla lingua almeno, l´autorità scientifica sono io. Anche in Germania, Neandertal si scrive senz´acca. Comunque, i nemici fanno bene. Un po´ di provocazione serve sempre. Mannaggia, quando ho vinto il premio Strega, i paleontologi devono essere sbiancati…».