Bali, la rivolta dell'isola in nome del bikini
La Repubblica del 13 ottobre 2008, pag. 28
Raimondo Bultrini
Un abito discinto, un muovere di anche, il ritmo della musica che sembra il presagio di una notte magica e sensuale. Le balinesi nei giorni di festa danzano con il proprio uomo che ha la forma del Dio, Ganesh con la proboscide, Krishna con il suo flauto per far accorrere a sé le pastorelle, Shiva col suo tridente. Ma ieri hanno danzato per impedire che la loro arte appresa dagli antenati possa subire un colpo mortale. Una manifestazione politica contro il governo della capitale indonesiana Giakarta che si appresta a condannare come "pornografiche" le loro esibizioni ancestrali.
"Pornografiche" saranno però - se passa la legge in cantiere sollecitata dai fondamentalisti islamici - anche le natiche delle signore stese al sole sulla sabbia davanti all'Oceano. Con tutto quello che potrebbe significare significare in termini di presenze turistiche.
Anche ieri, a poche centinaia di metri dal cuore della festosa manifestazione, lungo una delle spiagge dove il mare arriva con onde eccitate e fragorose, uomini e donne occidentali ignari della minaccia prendevano il sole in slip e bikini, godendosi uno dei paradisi tropicali più rischiosi del mondo. Sono state le bombe del 2002 - di cui proprio ieri ricorreva l'anniversario - con le centinaia di australiani e indonesiani massacrati in un locale serale, a sconvolgere questo paradiso dove la natura è Dio e Dio è la natura. Ma se martedì prossimo passerà la legge, l'evento potrebbe ricreare un clima di paura e tensione dagli esiti imprevedibili.
Il rischio è di turbare del tutto l'armonia già messa a dura prova dalle stragi, in uno dei più antichi insediamenti hindu dell'immenso Arcipelago. E non solo qui, ma anche a Giava e in altre isole di tradizione hindu e animista. I gruppi fondamentalisti promotori della legge non sono tutti violenti come i membri della Jemaah Islamiyah, ma molti lo sono abbastanza da essersi già esibiti in assalti a chiese cattoliche e cristiane. Non era mai successo finora che il loro peso giungesse a questo punto, dopo secoli di relativa tolleranza nel crogiolo di razze e religioni che si è formato nei millenni in questo importante angolo del Pacifico. Non solo uomini e donne discinti in foglie di cocco e collane di fiori, ma chiunque "generi desiderio sessuale con atti o immagini" sarà punito. La pena dipenderà dal tipo di "tribunale" che processerà i presunti colpevoli di "pornografia". I più fortunati potrebbero essere coloro che incapperanno in una regolare pattuglia di polizia. Se malauguratamente dovessero invece imbattersi nelle milizie dei gruppi fondamentalisti - che si sentiranno autorizzati a far rispettare le leggi - il rischio aumenterà.
Per questo ieri, come era avvenuto con meno partecipazione a settembre, 5mila balinesi di ogni casta e grado sociale sono scesi lungo le strade con gli abiti indossati per millenni. C'erano anche alcuni con l'astuccio penico e la sola pelle di madre natura addosso, e qualche intellettuale isolano ha sottolineato uno degli aspetti più ironici e amari della legge: "Cosa gli faranno, li arresteranno tutti?". E un altro ha incalzato: "Non oso pensare a ciò che potrebbe succedere ai nostri templi con le immagini delle leggendarie dee apsara danzanti".
La Repubblica del 13 ottobre 2008, pag. 28
Raimondo Bultrini
Un abito discinto, un muovere di anche, il ritmo della musica che sembra il presagio di una notte magica e sensuale. Le balinesi nei giorni di festa danzano con il proprio uomo che ha la forma del Dio, Ganesh con la proboscide, Krishna con il suo flauto per far accorrere a sé le pastorelle, Shiva col suo tridente. Ma ieri hanno danzato per impedire che la loro arte appresa dagli antenati possa subire un colpo mortale. Una manifestazione politica contro il governo della capitale indonesiana Giakarta che si appresta a condannare come "pornografiche" le loro esibizioni ancestrali.
"Pornografiche" saranno però - se passa la legge in cantiere sollecitata dai fondamentalisti islamici - anche le natiche delle signore stese al sole sulla sabbia davanti all'Oceano. Con tutto quello che potrebbe significare significare in termini di presenze turistiche.
Anche ieri, a poche centinaia di metri dal cuore della festosa manifestazione, lungo una delle spiagge dove il mare arriva con onde eccitate e fragorose, uomini e donne occidentali ignari della minaccia prendevano il sole in slip e bikini, godendosi uno dei paradisi tropicali più rischiosi del mondo. Sono state le bombe del 2002 - di cui proprio ieri ricorreva l'anniversario - con le centinaia di australiani e indonesiani massacrati in un locale serale, a sconvolgere questo paradiso dove la natura è Dio e Dio è la natura. Ma se martedì prossimo passerà la legge, l'evento potrebbe ricreare un clima di paura e tensione dagli esiti imprevedibili.
Il rischio è di turbare del tutto l'armonia già messa a dura prova dalle stragi, in uno dei più antichi insediamenti hindu dell'immenso Arcipelago. E non solo qui, ma anche a Giava e in altre isole di tradizione hindu e animista. I gruppi fondamentalisti promotori della legge non sono tutti violenti come i membri della Jemaah Islamiyah, ma molti lo sono abbastanza da essersi già esibiti in assalti a chiese cattoliche e cristiane. Non era mai successo finora che il loro peso giungesse a questo punto, dopo secoli di relativa tolleranza nel crogiolo di razze e religioni che si è formato nei millenni in questo importante angolo del Pacifico. Non solo uomini e donne discinti in foglie di cocco e collane di fiori, ma chiunque "generi desiderio sessuale con atti o immagini" sarà punito. La pena dipenderà dal tipo di "tribunale" che processerà i presunti colpevoli di "pornografia". I più fortunati potrebbero essere coloro che incapperanno in una regolare pattuglia di polizia. Se malauguratamente dovessero invece imbattersi nelle milizie dei gruppi fondamentalisti - che si sentiranno autorizzati a far rispettare le leggi - il rischio aumenterà.
Per questo ieri, come era avvenuto con meno partecipazione a settembre, 5mila balinesi di ogni casta e grado sociale sono scesi lungo le strade con gli abiti indossati per millenni. C'erano anche alcuni con l'astuccio penico e la sola pelle di madre natura addosso, e qualche intellettuale isolano ha sottolineato uno degli aspetti più ironici e amari della legge: "Cosa gli faranno, li arresteranno tutti?". E un altro ha incalzato: "Non oso pensare a ciò che potrebbe succedere ai nostri templi con le immagini delle leggendarie dee apsara danzanti".