Pan
Le conte de Lisle
Da Liriche antiche
Pan d’Arcadia, piedi caprini, fronte armata
Di due corni, chiassoso e dai pastori amato,
Che empie verdi canne di amoroso respiro.
Da quando l’alba indora e montagna e pianura,
Vagabondo compiace ai giuochi e ai danzanti cori
Delle Ninfe, sul muschio e sopra i prati in fiore.
Pelle di lince sulla schiena e la testa cinta
Dal colchico agreste, dal tenero giacinto;
E con sonoro riso ogni bosco risveglia.
Ninfe dai piedi nudi accorrono alla voce,
Leggere, accanto a limpide fontane,
E circondano Pan con girotondi rapidi.
Nelle grotte di pampini, nel cavo di antri freschi,
Lungo corsi di acqua viva, sfuggiti alle foreste,
Sotto la folta cupola dei lecci spessi,
Il Dio fugge del mezzogiorno i radiosi ardori;
Si addorme; ed i boschi, rispettandone il sonno,
Difendono il dio Pan dalle frecce del Sole.
Ma appena la Notte, calma, cinta di stelle,
Schiude nei cieli muti lunghe pieghe di veli,
Pan, d’amore infiammato, nei boschi familiari
L’errante vergine insegue all’ombra delle macchie,
L’afferra nel passaggio; e ricolmo di gioia
Al chiaror della luna rapisce la sua preda.