Il mondo dell'arte e della letteratura è spesso caratterizzato da opere che presentano significati reconditi e che richiedono una profonda conoscenza dell'autore e del suo tempo per essere pienamente comprese. Alcune opere possono essere oscure perché l'autore vuole attirare l'attenzione, mentre altre possono essere chiare come l'acqua per sfuggire alla comprensione dei lettori.
In particolare, ci sono opere che sembrano prive di riferimenti espliciti all'antichità pagana, ma che in realtà nascondono significati cripto-pagani, come nel caso del celebre verso di Leopardi che parla di un "mazzolin di rose e di viole". Queste opere sono state concepite nella prospettiva della "modernità dell'antico", cioè dell'antichità riproposta in modo attualizzante e non meramente filologico.
Gli autori che si sono cimentati in questo filone hanno spesso utilizzato la dissimulazione e il depistaggio per nascondere le loro vere intenzioni, costruendo enigmi eruditi che richiedono una profonda conoscenza della cultura pagana antica. Infatti, queste opere sono costituite da miti e simboli che esprimono forme di religiosità pagana antica non ufficiale, pre-omerica e misterica.
Per comprendere appieno questi significati cripto-pagani, l'ermeneuta della "modernità dell'antico" deve posizionarsi al livello sotterraneo della scriptio inferior e utilizzare strumenti di ricerca e di investigazione appropriati. Leggendo le opere "sotto il velame", l'ermeneuta si rende conto che queste sono collegate come da una catena ininterrotta che attraversa i secoli, riproponendo le stesse tematiche cripto-pagane ma in modo sempre diverso.
Le opere che adottano la prospettiva della "modernità dell'antico" rappresentano un tentativo di riportare in vita l'antichità pagana attraverso un uso sapiente delle fonti e delle immagini mitologiche e simboliche, ma anche attraverso un velato messaggio religioso che richiede una decodifica accurata per essere compreso appieno.