Stralci di un articolo della Rev. D.ssa S. D'Montford (2004, tutti i diritti riservati), tratto dal suo libro "Unveiling Tibetan Buddhist Propaganda and Atrocities. A Way for Progress In The Tibet/China Conflict" , apparso sulla rivista "Nexus" n.59 dic05/gen06.
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Lungi dalla percezione occidentale di una religione pacifica, il buddismo tibetano vanta una storia di oppressione e massacri, paragonabile all'occupazione cinese del Tibet. [...] La concezione propugnata dalla proliferazione della letteratura buddista è qualcosa a cui volevo credere, così come al resoconto ufficiale buddista su come il Buddismo sia diventato la teocrazia dominante in Tibet - ovvero che si sia trattato di una conquista affermatasi unicamente grazie all'ideologia e al dibattito;
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Facendo affidamento su tale storia ufficiale, siamo stati indotti a credere che in Tibet il buddismo divenne la religione dominante in virtù della pacifica conquista dei cuori e delle menti di una popolazione incolta e selvaggia, stanca di guerra e priva di credenze spirituali. Si tratta semplicemente di un falso storico. L'ascesa del buddismo al potere è altrettanto sanguinosa di quella della Chiesa Cattolica. Il Kalachakra non ebbe nulla a che fare con l'introduzione del buddismo in Tibet. Storicamente un giovane bramino, tale Tsi-lu-pa, insegnava il Kalachakra in India come metodo indù nel 966 d.C.; questo bramino non convertito insegnò il suo sistema cronologico al buddista indiano Na-ro-pa il quale lo introdusse in Tibet nel 1026 d.C. Questo significa che il Kalachakra Tantra non arrivò in Tibet se non 1.486 anni dopo l'epoca dichiarata nella propaganda buddista sopracitata;
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i monaci buddisti imprigionarono e scorticarono en masse i rappresentanti del sistema di credenze indigeno, che definiva Dong-ba, e di come le loro pelli venivano appese a seccare lungo le strade di Lhasa. Gli sciamani indigeni di quelle regioni non erano del tipo contemplato dalla prospettiva occidentale.[...] [...]costoro [gli sciamani indigeni, ndR] erano i letterati ed istruivano i figli delle famiglie facoltose; essi erano i matematici, gli scribi, gli scienziati, gli astronomi [...] Quanto più preparato era lo/a sciamano/a, tanto più elevato era il grado del funzionario che serviva [...] [...] proprio come gli sciamani, anche i Buddisti si facevano pagare per questi servizi e, dovendo mantenere, oltre a se stessi, l'intero monastero, praticavano prezzi più elevati [...] quindi far celebrare un rito ad uno sciamano spesso rappresentava la prassi più economica da seguire [...] [...] gli sciamani venivano considerati dei concorrenti commerciali e quindi i Buddisti diffusero voci secondo le quali essi erano malvagi ed erano assistiti da demoni. Alla fine si generò una paura tale da giustificare atrocità genocide [...] [...] A dispetto delle dottrine Buddiste di tolleranza, benevolenza e comprensione, l'anno 1.577 vide il primo editto anti-sciamani promulgato dal Khan mongolo su pressioni dei Buddisti; ebbero così inizio le atrocità contro gli sciamani [...] [...] Un precetto buddista prevede che liberare il mondo da persone che in futuro si riveleranno malvagie sia un atto onorevole. Padmasambhava, fondatore del Buddismo tibetano, ne fornì un esempio quando, ancora bambino, uccise un ragazzo del quale vide in anticipo gli abominevoli atti futuri [...] [...] questi presunti insegnanti venerabili e compassionevoli di una comunità devota all'illuminazione mi hanno dato la medesima risposta programmata: "Ma gli sciamani e i Bon-po erano malvagi, quindi se lo meritavano." Dal momento che ero stata indotta a credere che i Buddisti ritenessero che nulla fosse malvagio, ma soltanto non illuminato, la prima volta che ho sentito questa risposta ne sono rimasta sconvolta. [...] [...] Anche il Guhyasamaja Tantra prescrive che si infliggano lesioni mortali agli oppositori del Buddismo. "Si disegna un uomo o una donna con gesso, carboncino o simili. Si proietta l'immagine di un'ascia nella mano, quindi si proietta il modo in cui tagliare la gola". Una volta sottoposto il nemico a tale incantesimo, esso può essere avvelenato, reso schiavo o paralizzato [...] [...] La cultura indigena del Tibet prestava molta attenzione all'attività di poltergeist in età adolescenziale, in quanto ritenuta segno identificativo di un nuovo sciamano. Dorje Shugden ha l'appellativo di "Dralha 'i-rgyal-chen", "grande re del Dralha". [...] In un documento [...] si legge: "Chiunque si opponga alla politica del governo deve essere accuratamente individuato, contrastato e messo a morte. ...Quanto alle reincarnazioni di Trijang e Song Rinpoche, se non smetteranno di praticare il Dhogyal [Shugden] e si ritroveranno a contraddire la parola di Sua Santità il Dalai Lama, non solo non potremo più portar loro rispetto, ma la loro vita e le loro attività verranno distrutte. Questo è il nostro primo avvertimento". [...] Dopo aver letto questi rapporti sulla questione del Dorje Shugden, mi è balenata in mente una verità evidente: che in qualsiasi società il potere può essere mantenuto soltanto tramite mezzi spietati.
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