L’uomo omerico tocca la sfera del divino con ogni moto e ogni impulso del suo essere, con ogni forma della sua esistenza. Di ogni dono, di ogni abilità che egli possiede, di ogni forza che sente in sé, di ogni significativo pensiero che gli viene sa che la causa immediata è un Dio. Se è bello si rallegra dei doni di Afrodite, se è un esperto cacciatore Artemide lo ha istruito, se sa costruire ed edificare deve la sua arte ad Atena che gli è stata maestra. Se è un guerriero dal cuore pieno di coraggio, se i suoi muscoli sono gonfi per la forza, se le membra si muovono con elasticità nonostante le ferite, è sempre un Dio che gli infonde questa pienezza di vita. Così egli si vede dappertutto circondato dal sovrumano. Ma quello che vi è di particolare in questa scena divina è che ciononostante, non succedono in genere miracoli. Le mura di una città non cadono al solo suono delle trombe, nessun mare si apre in modo da poter essere attraversato all’asciutto. La vita umana non diventa una fiaba per il cantore. I suoi eroi, quanto a comunione coi loro Dei, non sono per nulla superiori a ciò di cui i prodi ascoltatori potevano ritenere capaci i loro antenati. La mano della divinità produce qui quel tanto che succede veramente nel mondo dell’esperienza.
Walter F.Otto
Spirito Classico e Mondo Cristiano
i grandi valori che lo spirito cristiano ha rifiutato