Friday, February 22, 2008

Un idolo magico

Un idolo magico.


Dal cantiere per i box riaffiora Abraxas, il talismano che affascinò Jung e HesseConosciuto da ebrei, cristiani e gnostici, il demone ha testa di gallo, tronco di uomo e zampe di drago: dal suo nome deriva la formula «abracadabra»

La scoperta è di quelle che fanno sobbalzare di stupore gli addetti ai lavori e mandano in estasi Indiana Jones, Dan Brown e tutti i loro seguaci. In effetti, quel che è affiorato dagli scavi archeologici in piazza Meda potrebbe dare l' incipit a un romanzo di angeli e démoni. Sepolti da oltre 1.500 anni nel ventre di Milano insieme con altri reperti, due oggetti di straordinario valore storico, artistico, persino magico. «Una coppa di terracotta d' origine africana decorata con la storia del sacrificio di Isacco, e un Abraxas, raro talismano inciso su diaspro nero. Entrambi risalenti al IV-V secolo dopo Cristo», annuncia Anna Ceresa Mori responsabile dello scavo per la Soprintendenza per i Beni archeologici di Milano. La gemma, spiega la studiosa, raffigura una strana creatura: «La testa di gallo, il tronco di uomo, le zampe di drago. Nella mano destra regge una verga, nella sinistra uno scudo». Quanto al nome, aggiunge, ha diversi significati. Tutti comunque legati al mondo esoterico. Sequenza di lettere in codice incisa in manoscritti e pietre di carattere occulto, Abraxas sarebbe il codice da cui deriva la formula magica per eccellenza, quell' «abracadabra» ben nota a ogni maga che si rispetti. «Il significato varia dalla disposizione delle lettere e dal materiale di cui è composto il talismano su cui sono incise - precisa Remo Cacitti, docente di Storia del Cristianesimo antico all' Università Statale -. Pur se con diverse valenze, questi oggetti magici hanno attraversato tutta la società antica, cristiana, ebraica, gnostica. Molto interessante a mio parere, è l' aver ritrovato l' Abraxas accanto alla coppa con la storia di Isacco. Una vicinanza forse non casuale, dato che nel Medioevo il termine Abraxas veniva fatto derivare proprio da Abramo». Inoltre, sempre scavando nelle simbologie, il nome Abraxas avrebbe potere apotropaico, legato al valore numerico delle sue sette lettere che, sommate secondo la numerazione greca, danno 365. Ovvero il numero dei giorni di un anno ma anche, secondo lo gnostico Basilide, il numero dei cieli di cui era costituito il mondo materiale. A reggere ogni cielo un dio, a capo del più alto, Abraxas. «Secondo le teorie gnostiche Abraxas era una divinità somma, un altro nome del Cristo, secondo i Padri della Chiesa che combatterono quelle presunte eresie, una forma di culto di Satana», precisa la dottoressa Ceresa Mori. In ogni caso, Abraxas è ben noto a chi si occupa di quelle cose segrete che stanno tra terra e cielo. Tra quelli che se ne sono occupati, Jung, Borges, Hermann Hesse. Ma il suo nome spunta anche in Harry Potter, dove Abraxas si chiama il padre di Lucius Malfoy, e persino nella serie tv «Streghe», chiamato in causa tra entità infernali... Insomma, angelo o demone che sia, un Abraxas sepolto nelle viscere di Milano è un segno che comunque dà da pensare. Giuseppina Manin Antichità LA SCOPERTA Negli scavi di piazza Meda, sepolti da 1.500 anni, sono stati trovati due reperti archeologici: una coppa di terracotta decorata con la storia del sacrificio di Isacco, e un Abraxas, talismano in diaspro nero


Autore: Manin Giuseppina
Fonte: Corriere della sera