La Repubblica 02.04.2008
L´ultimo mistero di Stonehenge
È cominciata pochi giorni fa la campagna, dopo cinquant´anni, nel sito dell´Inghilterra meridionale L´obiettivo, oltre a una datazione più certa, è capire se il monumento era la "Lourdes della preistoria"
di Cinzia Dal Maso
Lunedì scorso, ore otto di mattina. Parte il primo colpo di piccone. Il primo che viola il "sacro" suolo di Stonehenge dopo quasi cinquant´anni. Nessuno, dal 1964 a oggi, ha mai potuto toccare la terra del circolo di pietre più famoso al mondo, nell´Inghilterra meridionale, vicino a Salisbury. Icona del nostro immaginario. Simbolo della preistoria europea. Mito e mistero sin dal lontano Medioevo. E ora al centro di una suggestiva ipotesi che va verificata proprio in questi scavi: Stohenenge era la Lourdes della preistoria, la meta di continui pellegrinaggi.
Finora il monumento non è mai stato indagato con gli strumenti della scienza e della tecnologia moderne. Persino le sue datazioni sono incerte, visto che gli strumenti adeguati sono stati messi a punto solo negli ultimi decenni. E infatti le date esatte sono uno degli obiettivi principali dei due archeologi che hanno ottenuto dall´English Heritage lo storico permesso di scavo e la sponsorizzazione della Bbc. Tim Darvill della Bournemouth University e Geoff Wainwright presidente della Society of Antiquaries (ma già archeologo capo dell´English Heritage) indagano Stonehenge e la preistoria britannica da una vita. Furono loro ad annunciare al mondo nel 2005 di aver individuato la cava tra i monti del Galles dove i costruttori di Stonehenge presero le famose "pietre blu", 80 massi di dolerite (roccia vulcanica di colore bluastro e dai riflessi bianchi) alti quasi due metri e pesanti fino a quattro tonnellate ciascuno. Massi trascinati per terra, mare e fiume per oltre 350 chilometri fino a Stonehenge che a quel tempo, più o meno verso il 2600 a. C., era già un circolo sacro ma fatto solo di pali di legno. Un´opera immensa, ciclopica. Perché tanta fatica? Quando fu intrapresa? E quanto durò questo primo monumento, visto che a un certo punto le pietre blu furono spostate per creare, assieme alle enormi pietre di sarsen (pietre calcaree di 25 tonnellate ciascuna) la Stonehenge che oggi conosciamo? Sono queste le domande a cui Darvill e Wainwright contano di trovare risposta. E contano soprattutto di trovare con ciò una conferma, la prova del nove della loro ipotesi rivoluzionaria: Stonehenge non era un osservatorio astronomico né un centro di cerimonie, come si è sempre creduto, ma un luogo di guarigione meta di pellegrinaggi.
Gli indizi, a detta di Darvill e Wainwright, sono molti. Innanzitutto le "pietre blu", pietre sacre nella fantasia popolare: fino ai primi del Novecento la gente ne staccava piccoli pezzi per fare talismani. Forse perché le Prescelly Mountains del Galles, origine delle pietre secondo gli archeologi, sono ricche di sorgenti sacre dalle proverbiali qualità curative. Qualità acquisite per trasposizione anche dalle pietre. Altro indizio sono le molte tombe trovate attorno a Stonehenge, per lo più di gente venuta da lontano (alcuni proprio dal Galles, mentre il cosiddetto "arciere di Amesbury" veniva addirittura dalle Alpi) e con evidenti tracce di traumi nelle ossa: forse affrontavano il lungo viaggio nella speranza di una guarigione. Forse quel viaggio era per loro l´ultima speranza in una vita di sofferenze. Forse. È un´ipotesi che, come le molte altre su Stonehenge, non convince tutta la comunità scientifica. Mancano prove certe, e Darvill e Wainwright contano di trovarle nelle sacre e misteriose pietre blu. «Perché sono la vera chiave per capire il significato e lo scopo di Stonehenge», ha dichiarato Simon Thurley dell´English Heritage. «Il loro arrivo ha segnato una svolta nella sua storia». Dunque lo scavo, che durerà due settimane, si concentrerà nelle fosse dove le pietre blu furono collocate in origine, alla ricerca di materiali organici che consentano la datazione con il metodo del carbonio 14, e di qualsiasi oggetto o strumento che possa dire qualcosa di chi per primo ha eretto quelle pietre. I due archeologi sono ottimisti. «Abbiamo ricevuto persino la visita dei Druidi (gli "eredi spirituali" dei sacerdoti celtici)», ha raccontato Geoff Wainwright. «Hanno fatto una cerimonia, un giro attorno al circolo di pietre, e ci hanno augurato buona fortuna. We are ok now, abbiamo proprio tutto».
L´ultimo mistero di Stonehenge
È cominciata pochi giorni fa la campagna, dopo cinquant´anni, nel sito dell´Inghilterra meridionale L´obiettivo, oltre a una datazione più certa, è capire se il monumento era la "Lourdes della preistoria"
di Cinzia Dal Maso
Lunedì scorso, ore otto di mattina. Parte il primo colpo di piccone. Il primo che viola il "sacro" suolo di Stonehenge dopo quasi cinquant´anni. Nessuno, dal 1964 a oggi, ha mai potuto toccare la terra del circolo di pietre più famoso al mondo, nell´Inghilterra meridionale, vicino a Salisbury. Icona del nostro immaginario. Simbolo della preistoria europea. Mito e mistero sin dal lontano Medioevo. E ora al centro di una suggestiva ipotesi che va verificata proprio in questi scavi: Stohenenge era la Lourdes della preistoria, la meta di continui pellegrinaggi.
Finora il monumento non è mai stato indagato con gli strumenti della scienza e della tecnologia moderne. Persino le sue datazioni sono incerte, visto che gli strumenti adeguati sono stati messi a punto solo negli ultimi decenni. E infatti le date esatte sono uno degli obiettivi principali dei due archeologi che hanno ottenuto dall´English Heritage lo storico permesso di scavo e la sponsorizzazione della Bbc. Tim Darvill della Bournemouth University e Geoff Wainwright presidente della Society of Antiquaries (ma già archeologo capo dell´English Heritage) indagano Stonehenge e la preistoria britannica da una vita. Furono loro ad annunciare al mondo nel 2005 di aver individuato la cava tra i monti del Galles dove i costruttori di Stonehenge presero le famose "pietre blu", 80 massi di dolerite (roccia vulcanica di colore bluastro e dai riflessi bianchi) alti quasi due metri e pesanti fino a quattro tonnellate ciascuno. Massi trascinati per terra, mare e fiume per oltre 350 chilometri fino a Stonehenge che a quel tempo, più o meno verso il 2600 a. C., era già un circolo sacro ma fatto solo di pali di legno. Un´opera immensa, ciclopica. Perché tanta fatica? Quando fu intrapresa? E quanto durò questo primo monumento, visto che a un certo punto le pietre blu furono spostate per creare, assieme alle enormi pietre di sarsen (pietre calcaree di 25 tonnellate ciascuna) la Stonehenge che oggi conosciamo? Sono queste le domande a cui Darvill e Wainwright contano di trovare risposta. E contano soprattutto di trovare con ciò una conferma, la prova del nove della loro ipotesi rivoluzionaria: Stonehenge non era un osservatorio astronomico né un centro di cerimonie, come si è sempre creduto, ma un luogo di guarigione meta di pellegrinaggi.
Gli indizi, a detta di Darvill e Wainwright, sono molti. Innanzitutto le "pietre blu", pietre sacre nella fantasia popolare: fino ai primi del Novecento la gente ne staccava piccoli pezzi per fare talismani. Forse perché le Prescelly Mountains del Galles, origine delle pietre secondo gli archeologi, sono ricche di sorgenti sacre dalle proverbiali qualità curative. Qualità acquisite per trasposizione anche dalle pietre. Altro indizio sono le molte tombe trovate attorno a Stonehenge, per lo più di gente venuta da lontano (alcuni proprio dal Galles, mentre il cosiddetto "arciere di Amesbury" veniva addirittura dalle Alpi) e con evidenti tracce di traumi nelle ossa: forse affrontavano il lungo viaggio nella speranza di una guarigione. Forse quel viaggio era per loro l´ultima speranza in una vita di sofferenze. Forse. È un´ipotesi che, come le molte altre su Stonehenge, non convince tutta la comunità scientifica. Mancano prove certe, e Darvill e Wainwright contano di trovarle nelle sacre e misteriose pietre blu. «Perché sono la vera chiave per capire il significato e lo scopo di Stonehenge», ha dichiarato Simon Thurley dell´English Heritage. «Il loro arrivo ha segnato una svolta nella sua storia». Dunque lo scavo, che durerà due settimane, si concentrerà nelle fosse dove le pietre blu furono collocate in origine, alla ricerca di materiali organici che consentano la datazione con il metodo del carbonio 14, e di qualsiasi oggetto o strumento che possa dire qualcosa di chi per primo ha eretto quelle pietre. I due archeologi sono ottimisti. «Abbiamo ricevuto persino la visita dei Druidi (gli "eredi spirituali" dei sacerdoti celtici)», ha raccontato Geoff Wainwright. «Hanno fatto una cerimonia, un giro attorno al circolo di pietre, e ci hanno augurato buona fortuna. We are ok now, abbiamo proprio tutto».