Ninfe. Il simbolo neopagano del Rinascimento
Con Susanna Mati sulle tracce delle ninfe
Il fascino delle ninfe, bellezze in fuga: corteggiate da uomini e dei per la loro bellezza irresistibile, avevano il potere di fare impazzire e quello di ammaliare, la loro acqua era fonte di sublime ispirazione ma anche di morte. Al tema, già caro a studiosi di diversa formazione disciplinare, è dedicato il saggio Ninfa in un labirinto. Epifanie di una divinità in fuga (Moretti & Vitali) che l´autrice, Susanna Mati, docente di estetica filosofica a Venezia, presenta oggi alla Biblioteca delle Oblate (v. dell´Oriuolo 26, ore 17.30) nell´ambito di «Leggere per non dimenticare». Introduce Franco Rella.
Dal saggio ho scelto le righe che vedono la ricomparsa della ninfa, tornata alla ribalta dopo secoli di oblio, e diventata fiorentina. (pp. 97-98).
«Di ritorno dall´esilio medievale, le ninfe classiche irrompono nella cultura visiva fiorentina, in misura tale che nel Quattrocento s´indicano genericamente come nimphae alcuni tipi ricorrenti, analogamente a quanto accade in letteratura e nella parlata comune. Avvolte in drappi, le nimphae lasciano ondeggiare le chiome al vento; sono aurae in costume caratteristico, "soluta ac perlucida veste", con abito e capigliatura agitate, magari cacciatrici, sovente inseguite, legate come prede renitenti; oppure sono portatrici di frutta come Pomona, o spargono fiori come Flora, fanno corteo a Venere e le porgono il manto; corrono o danzano, incedono nei dipinti, nelle composizioni poetiche, sui carri delle feste; spuntano incongrue in scene bibliche, in ambienti domestici familiari, in contenute cerimonie cattoliche si insinuano fanciulle dal passo rapido, sotto forma di Ore vestite di sottilissimi veli. Icona privilegiata dell´influsso dell´antichità sulle immagini del moderno, la ninfa asseconda l´inclinazione "a rifarsi alle opere d´arte dell´antichità non appena si trattasse di cogliere in ciò che vive l´istante di un moto esterno". La ninfa dalle vesti in movimento, spesso portata da una brise imaginaire, è messa a sua volta in figura dalle accortezze di Botticelli, pittore ed erudito filologo neoplatonico, nonché "sofistica persona" (così il Vasari nelle Vite). La ninfa è figura di un´elementare volontà di vita, dice Warburg, fiore elegante strappato al cupo rigore dei fanatici domenicani; essa infatti, movimento fattosi donna, personifica anche il risorto paganesimo rinascimentale; enigmatico simbolo di gioia e sensualità pagana, di risorgente passione, è insieme la liberazione della bellezza in volo neoplatonico, ascendente a libere altezze. La farfalla classica è sgusciata fuori dal bozzolo borghese-borgognone, la farfalla fiorentina, la Nynfa, e la veste le ondeggia vittoriosa, sul capo porta un´acconciatura alata, le ali si spiegano al vento Zefiro».