Thursday, October 04, 2007

«Abusi, i minori non dicono bugie», anche nel caso delle suore...

Corriere della Sera 25.9.07
Annullata la sentenza della Corte d'appello di Brescia
che assolveva due suore del Bergamasco
«Abusi, i minori non dicono bugie»
La Cassazione: attendibili le loro testimonianze.
Facile smascherare le falsità
di Luigi Corvi

ROMA — I bambini piccoli non sanno mentire. E se
dicono qualche bugia sono facilmente smascherabili.
Per questo la loro testimonianza, sino a prova
contraria, è attendibile. Nero su bianco, in 22
pagine, i giudici della Cassazione (terza sezione
penale) hanno fissato un principio destinato a fare
giurisprudenza in un momento in cui, sull'utilizzo dei
bambini come testimoni di abusi sessuali, si accendono
polemiche e scontri tra periti, avvocati e giudici. La
suprema Corte era chiamata a pronunciarsi su un caso
di abusi che due suore, di 60 e 74 anni, avrebbero
compiuto tra 1999 e 2000 su otto bambini (età da 3 a 5
anni) dell'asilo di Cazzano Sant'Andrea, nella
Bergamasca.
Era accaduto che una mamma avesse notato comportamenti
strani del figlio e ne avesse parlato con altre madri,
ma per un anno non era successo nulla. Sino a quando
un altro bimbo, in preda a paure immotivate,
interrogato dai genitori raccontò: «Le suore ci
portano in una stanza buia, ci tolgono le mutandine e
fanno con noi il gioco del coniglietto mentre il
signor Giorno ci riprende con la telecamera».
Successivamente altri bambini, sempre interrogati dai
genitori, aggiunsero particolari via via più scabrosi.
Suor Casta e suor Caterina, questi i nomi delle due
religiose, in tribunale vennero riconosciute colpevoli
e condannate a 9 anni e mezzo di carcere, solo sulla
base dei racconti fatti dai bambini (non furono
trovati riscontri, la stanza buia non fu identificata
e il «signor Giorno » rimase sconosciuto). Difese
dall'avvocato Guglielmo Gu-lotta, le suore fecero però
ricorso e nel 2004 la Corte d'appello di Brescia le
mandò assolte con una sentenza che ruotava
essenzialmente intorno all'asserita inattendibilità
dei piccoli testimoni: «I bambini di questa età sono
facilmente influenzabili, tendono ad adeguarsi alle
aspettative degli interroganti, si lasciano
trasportare dalla fantasia, scambiano la fantasia con
la realtà, facilmente sostituiscono nei loro ricordi
personaggi fantastici con soggetti reali (sono nozioni
di esperienza, che non richiedono particolari
specializzazioni e nemmeno l'ausilio dei periti)».
«Affermazioni stravaganti», «vizi di logica»,
«fragilità discorsiva », «mere disquisizioni psico-
sociologiche», scrivono ora di quella sentenza i
giudici della Cassazione (presidente Guido De Maio)
che il 23 maggio scorso l'hanno annullata, ritenendola
priva di motivazione, con rinvio ad altra sezione
della Corte d'appello di Brescia. Secondo la suprema
Corte, in sostanza, non si possono fare affermazioni
di quel tipo senza il supporto di fatti concreti o di
studi scientifici. «Se la Corte di merito aveva forti
dubbi e riserve sulla capacità a testimoniare di quei
bambini, piuttosto che proclamare in termini
apodittici la loro assoluta inaffidabilità, avrebbe
potuto disporre di una perizia psicologica».
Poco più avanti, citando «la letteratura di un certo
peso dottrinario», i giudici affermano che «non è
agevole pensare a quei piccoli come a persone capaci
di sofisticate bugie e fantasticherie, perché la
regola è che a quell'età sono strutturalmente incapaci
di occultare o riprodurre falsamente i fatti di quelle
prime esperienze». E se anche dovessero scappare delle
bugie, queste «sono senza malizia, grossolane,
trasparenti, ma soprattutto fuggevoli e agevolmente
smascherabili».