Monday, October 15, 2007

In memoria di Jean-Pierre Vernant

sono trascorsi pochi mesi dalla morte di Vernant.
Vernant è stato uno scrittore/studioso importante per
quando riguarda gli studi sulla mitologia greca. I
suoi libri sono usciti anche in edizione italiana, ma
purtroppo rimane un autore ancora poco conosciuto.
Solo per fare piccolo esempio basti pensare che al
momento della sua morte, su Wikipedia non esisteva
ancora la voce relativa a questo autore. Ho scritto
quella voce, ma se andate a vedervi la cronologia
della pagina vi renderete conto di quanto sia stata
"combattuta" la sua stesura.
Francesco Scanagatta
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l'Unità 11.1.07
Jean-Pierre Vernant il Maigret del mito
di Ugo Leonzio

LUTTI Muore, a 93 anni, il filosofo e storico francese
che ha studiato la mitologia dell'antica Grecia e che
scelse come suo «eroe» personale la figura di Edipo.
Come un detective cercava le ragioni, le spiegazioni
di quelle storie

Il mito, come la memoria, è una malattia che esige
devozione: Jean-Pierre Vernant è stato tra tutti i
devoti forse il piu tenace, fortunato e disperato. La
sua fortuna è dovuta, almeno in parte, alla
disperazione della sua impresa, entrare nel pensiero
greco, nella tragedia e nella mitologia cercando di
trovarne una ragionevole prima ancora che razionale
spiegazione. Vernant non era però un illuminista e
neppure un marxista, diffidava sostanzialmente delle
cose che amava, e questo è sostanzialmente l'origine
del fascino che emana ancora dai suoi libri: la calma,
la bonomia, la sicurezza delle indagini di un Maigret
insieme all'odore della minestra di cavolo e di
Gauloises che portano dritti al suo autore, l'enigma,
il mito Simenon. Forse, se oggi il mondo greco di
Vernant ci sembra costruito a una sola dimensione, una
specie di claustrofobica Flatlandia, è proprio questo
voler a tutti i costi trovare una ragione; come
Maigret deve braccare, stanare e alla fine scovare
l'assassino. Questo è il punto davvero difficile, il
passaggio a Nord Ovest della mitologia vista dagli
storici che non conoscono affatto la malattia che li
abita, che diventa (o è sempre stata) il loro
inconscio.
Jean-Pierre Vernant non era un malato immaginario, era
andato a trovare con arte di segugio il suo
«colpevole», il tragico Edipo, ma invece di seguirlo
nei labirinti tragici del suo destino che lo avrebbero
condotto davanti a un'immagine di se stesso, cioè
dentro i meandri della sua psiche e delle indiscrete
motivazioni che lo avevano spinto a scegliere proprio
Edipo come suo «eroe» e mito privato,
l'inesplicabilità della colpa e non del destino,
perché il genio della tragedia greca ha intuito subito
e profondamente, uno dei segreti degli uomini: che la
colpa viene molto, molto prima del destino e che
l'embrione fa già parte di un copione dove le parti
non si scelgono ma vengono assegnate. Ogni studioso di
mitologia greca dovrebbe partire da questo punto e il
suo pensiero dovrebbe forzare questo stretto passaggio
per osservare l'abisso o il mare aperto che gli si
apre davanti: Vernant, essendo uno studioso di grande
talento e un ammalato eccellente (di mitologia), aveva
capito che Edipo è la chiave di tutti i miti ma non ha
avuto la forza di guardarlo negli occhi. Questo
limite, che dopo Nietzsche diventa un vero e proprio
limite, se non un punto di vista fuorviante, è stato
il confine che consapevolmente Vernant non ha voluto
valicare perché troppo rischioso. Nessun professore
della Sorbonne potrebbe farlo, perché Edipo, per
quanto avido di verità, non l'avrebbe mai cercata in
un'aula universitaria - per quanto prestigiosa -, in
una biblioteca, o scavando rovine.
Vernant è stato il piu illustre studioso da «crociera»
del pensiero greco, il professore che tutti avremmo
voluto avere. Ma la differenza tra lui e un navigatore
solitario nell'oceano del mito, è quella che corre tra
Maigret, marito e sposo fedele, quasi buongustaio, e
l'ascetico Sherlock Holmes, tossicodipendente,
omosessuale, vegetariano e cultore delle Sonate per
violino solo di Johann Sebastian Bach.
Il mondo del mito è disponibile a qualsiasi
interpretazione, dipende solo da chi ne osserva la
messa in scena: non ci sono regole ma fenomeni a cui
dare, di volta in volta, un significato. Osservarli
significa fare un viaggio a ritroso nel tempo,
entrando nella mente di un uomo primitivo, un Sapiens
o un Neanderthal, chiusi nella loro caverna ad
osservare i fenomeni distruttivi della natura, della
caccia, della morte, del coito. Fenomeni, pulsioni,
bisogni, perversioni per cui non esiste alcuna
spiegazione, alcuna teologia, alcuna ragione, armi
deboli per grandi consolazioni. Del mito ci affascina
proprio questo permanere del «caso» e della
«necessità». Per questo, forse, il piu grande
mitografo del nostro tempo è stato il grande biologo
Jacques Monod.
Alla mitologia crediamo proprio perché toglie dagli
occhi la luce artificiale delle aule scolastiche per
darci il solo meridiano, il grido di Pan evocato da
James Hillman; toglie dalle dita il rassicurante
fruscio della carta stampata e lo sostituisce con
quello del sangue; spegne la voce tranquilla e
tranquillizzante di Jean-Pierre Vernant e dispiega il
tagliente, ambiguo dialogare dello stupro di Zeus,
dello stupro di Apollo, dello stupro di Pan, dello
stupro di Dioniso vestito da fanciulla e ebbro di vino
e di resina di papaveri bianchi. Se il mito greco è
pieno di violenza, di eros nudo, di morte, di
vendetta, è perché questi elementi sono alla base del
pensiero greco che attraverso la razionalità e la
prospettiva del pensiero, ritorna all'enigma, al
delitto irrisolto, all'assassino inconsapevole. Come
potrebbe uno storico svelare che la sua dedizione al
mito si alimenta in questo fondo torbido?
Vernant si è sempre tenuto a debita distanza da Freud
e dai suoi complessi, come tutti i mitologi, ma questo
è senz'altro un errore, dal momento che l'Olimpo è
indistinguibile dal nostro mondo, ugualmente percorso
da due pulsioni, Eros e Thanatos, che finalmente si
riducono a una sola, essendo Thanatos, la morte
semplicemente la cessazione di Eros. Sull'Olimpo degli
Dei, ma anche di Edipo, che dagli Dei è dannato, Eros
è l'unica vera potenza assoluta che domina e intreccia
destini, che fa prigioniero Zeus e se ne prende gioco,
come qualsiasi povero mortale che nella coppa, invece
dell'ambrosia, scioglie un'overdose di viagra.
Ricordo di aver visto Vernant, molti anni fa, a Piazza
del Pantheon mentre gustava una deliziosa coppa di
gelato al limone. In quella coppa, in quella coppa, in
quella delizia infantile nascondeva il suo nascosto
Edipo che ora lo guida, volando con Hermes, ai Campi
Elisi.