Dormiveglia e archetipi
Anche la pelle genera immagini
di Giuseppe Bonaviri
Nel fascinoso cammino sul filone del dormiveglia e
della sua narrazione archetipica, due sono i pensieri
posseduti dall'uomo, quello razionale e quello
notturno, mentre supporto fondamentale di ogni
psichismo resta la memoria intesa come capacità
coordinatrice, propulsiva e archivistica delle nostre
esperienze. Il pensiero notturno o dormivegliante si
manifesta ed attiva nella fase preonirica, al di fuori
è inconcepibile ed inesistente. La scaturigine di
fondo di questo pensiero notturno è in gran parte
sensoriale. È sufficiente che durante il presonno
sottostiamo a stimoli cutanei o viscerali (prurigini,
somatostesie, algie, psicostesie) perché si presenti.
Questo pensiero ha due caratteristiche: l'enorme
dispersione di idee e subidee e la intonazione
essenzialmente immaginativa. Si presuppone che questa
forma di pensiero sia nata da meccanismi generatori
primordiali che hanno investito tutta la materia, la
quale, come è ben noto, deriva dall'elettromagnetismo
degli atomi. Gli atomi come regolati, allora, di leggi
universali ripetitive. Questi meccanismi regolatori
ripetitivi nel corso dei millenni si sono trasferiti
dalla cellula ai sistemi pluricellulari. Il
dormiveglia nacque da questi meccanismi—primum
pensante — generatori a tipo arcaico-ripetitivo.
Avendo le manifestazioni della vita ancestrale
un'origine ripetitivo- ossessiva, è facile arguire che
il pensiero dormivegliante sia posseduto da una
ossessione di fondo, in sé contenente l'idea tenebrosa
del labirinto, che possiede e ingloba ed equivale allo
stato ansiogeno.
Parliamo allora di attività allucinatoria del
dormiveglia e suddividiamo le modalità psicodinamiche
del presonno in due: i microsogni che nascono di colpo
in noi in assoluto vuoto mentale senza una spiegazione
ancora scientifica; il dormiveglia, vera condizione di
prepensiero con le molteplici idee che in apparente
vuoto mentale insorgono in noi paragonabili a un
grappolo ideativo. Questo, come bozzolo onirico, è
percepito in modo allucinatorio dileguandosi
istantaneamente nella nostra mente.
È ovvio che un vero sogno segue altre pulsioni e
strutturazione. Si potrebbe immaginare come una strana
modalità legata all'inquietudine dell'uomo con flussi
temporo-spaziali ed ipotizzare l'esistenza di un
determinismo diverso tra tesi fisiologico somatica e
distorta patologica del presonno. Ciò può rendere
meglio al lettore e a chi lo percepisce soffrendone,
le essenze piene di complessità racchiuse in questa
modalità di addormentamento paragonabile a un ciuffo
di papaveri smossi lungo una cunetta da un soffio di
vento in primavera. Chi soffre di turbe psichiche
profonde vive, in modo assai più complesso, questo
stato di addormentamento che, a tutt'oggi, nonostante
i progressi della scienza, rimane un mistero dell'io
profondo se pur nella fuggevolezza del percepibile,
nella drammaticità sconosciuta dell'evento quotidiano
tra veglia e sonno.
N ella nostra pelle ci sono i dermatomeri che se
stimolati, danno origine allo scorrere di questo
protopensiero o meglio di sensazioni a noi comunemente
ignote. È risaputo, tra l'altro, che la cute nasce —
durante il periodo embrionale — dallo stesso foglietto
da cui ha origine il cervello, dunque, il rivestimento
cutaneo può considerarsi vera e propria cassa di
amplificazione del pensiero nel dormivegliante.
Potremmo dire che questa duplicazione del cervello sul
nostro rivestimento corporale, pur senza averne chiare
nozione biologiche, sottostà alle stesse funzioni sia
del cervello che della cute. Nonostante il tanto
vantato sviluppo tecnologico odierno, ci sono
probabilmente tanti strati di realtà sommerse e
sconosciute. Dove non esistessero confini mentali,
esisterebbero capacità metamorfizzanti come trame
insolite di esistenze.