l'Unità 20.1.08
INTERVISTA AD ADONIS ll poeta siriano, tra i premiati, parla di pace e guerra e di Palestina. Ma anche del Papa e di monoteismi
«Gli integralismi sono tre: islamico, ebreo e cristiano»
di m.s.p
«I media occidentali parlano solo del fondamentalismo islamico. E ignorano il fondamentalismo ebreo come quello cristiano. Il problema, alla radice, è quello dei monoteismi. Per capire la nostra epoca dobbiamo andare oltre, chiederci quale visione dell’essere umano e della verità essi suggeriscano. È il monoteismo che va rimesso in questione». Ali Ahmad Said Isbir, è lui che parla, il poeta e saggista noto piuttosto come Adonis, si professa «a-religioso». Ma alla questione dell’integralismo, così come alla guerra in Iraq, alla politica estera americana, all’esportazione del capitalismo tecnologico, al terrorismo e al significato del velo nel mondo islamico, ha dedicato i saggi di Oceano nero, usciti per Guanda nel 2006. Uomo garbatissimo (oltre che sempre di ricercata eleganza), il settantottenne siriano Adonis è tra i premiati dal Grinzane. Da Parigi, dove vive da anni - dopo gli studi a Damasco, la prigionia per la militanza nel locale partito socialista, i decenni in Libano - eccolo a Torino, tra gli argenti e i cristalli ottocenteschi e scintillanti del ristorante «Il Cambio». Qui entra con scrupolo in una vicenda che, dice «è vostra e io sono ospite in casa vostra», insomma la questione di Benedetto XVI alla Sapienza. «Lo dico da intellettuale lettore di giornali. Io sono per il dialogo. Quindi, penso si debba dialogare anche con i rappresentanti delle religioni. Però a rispetto deve corrispondere rispetto. Ci vuole reciprocità. Se il pontefice accettasse di ricevere dei laici, degli atei, degli a-religiosi in Vaticano, per discutere davvero, confrontandosi, con loro di etica come di scienza, ecco, assumerebbe un altro aspetto l’invito per lui in un’università laica».
L’Adonis di Cento poesie d’amore, il poeta che ha fatto fare il suo ingresso al verso libero nella poesia araba, e che, da qualche lustro regolarmente candidato al Nobel, cuce il suo filo tra Oriente e Occidente, tra Rilke e Abu Nawas, non rifugge affatto dal dire la sua sull’attualità politica. Il «Nonino», della cui giuria è membro, premia in questi giorni tra gli altri la palestinese Leila Shahid. Adonis commenta: «La Palestina è la questione cruciale, oggi. È la questione che coinvolge tutto il mondo. Ora, gli arabi per la pace hanno dato tutto. E ha dato tutto anche la grande maggioranza dei palestinesi. Adesso sta a Israele dare qualcosa di concreto. Non si può arrivare alla pace dialogando con una parte dei palestinesi e, in contemporanea, attaccando gli altri. Oggi la pace è un problema politico di Israele, non degli arabi»..
INTERVISTA AD ADONIS ll poeta siriano, tra i premiati, parla di pace e guerra e di Palestina. Ma anche del Papa e di monoteismi
«Gli integralismi sono tre: islamico, ebreo e cristiano»
di m.s.p
«I media occidentali parlano solo del fondamentalismo islamico. E ignorano il fondamentalismo ebreo come quello cristiano. Il problema, alla radice, è quello dei monoteismi. Per capire la nostra epoca dobbiamo andare oltre, chiederci quale visione dell’essere umano e della verità essi suggeriscano. È il monoteismo che va rimesso in questione». Ali Ahmad Said Isbir, è lui che parla, il poeta e saggista noto piuttosto come Adonis, si professa «a-religioso». Ma alla questione dell’integralismo, così come alla guerra in Iraq, alla politica estera americana, all’esportazione del capitalismo tecnologico, al terrorismo e al significato del velo nel mondo islamico, ha dedicato i saggi di Oceano nero, usciti per Guanda nel 2006. Uomo garbatissimo (oltre che sempre di ricercata eleganza), il settantottenne siriano Adonis è tra i premiati dal Grinzane. Da Parigi, dove vive da anni - dopo gli studi a Damasco, la prigionia per la militanza nel locale partito socialista, i decenni in Libano - eccolo a Torino, tra gli argenti e i cristalli ottocenteschi e scintillanti del ristorante «Il Cambio». Qui entra con scrupolo in una vicenda che, dice «è vostra e io sono ospite in casa vostra», insomma la questione di Benedetto XVI alla Sapienza. «Lo dico da intellettuale lettore di giornali. Io sono per il dialogo. Quindi, penso si debba dialogare anche con i rappresentanti delle religioni. Però a rispetto deve corrispondere rispetto. Ci vuole reciprocità. Se il pontefice accettasse di ricevere dei laici, degli atei, degli a-religiosi in Vaticano, per discutere davvero, confrontandosi, con loro di etica come di scienza, ecco, assumerebbe un altro aspetto l’invito per lui in un’università laica».
L’Adonis di Cento poesie d’amore, il poeta che ha fatto fare il suo ingresso al verso libero nella poesia araba, e che, da qualche lustro regolarmente candidato al Nobel, cuce il suo filo tra Oriente e Occidente, tra Rilke e Abu Nawas, non rifugge affatto dal dire la sua sull’attualità politica. Il «Nonino», della cui giuria è membro, premia in questi giorni tra gli altri la palestinese Leila Shahid. Adonis commenta: «La Palestina è la questione cruciale, oggi. È la questione che coinvolge tutto il mondo. Ora, gli arabi per la pace hanno dato tutto. E ha dato tutto anche la grande maggioranza dei palestinesi. Adesso sta a Israele dare qualcosa di concreto. Non si può arrivare alla pace dialogando con una parte dei palestinesi e, in contemporanea, attaccando gli altri. Oggi la pace è un problema politico di Israele, non degli arabi»..