Corriere della Sera 6.1.08
Medicine A Liverpool un programma di cure con i libri
La terapia di Shakespeare
di Guido Santevecchi
LONDRA — L'idea che la letteratura può dare forza emotiva e fisica risale a Platone. E Apollo, oltre ad essere il Dio greco della medicina era, in quanto capo delle Muse, patrono della poesia. Ai ricercatori del Reader Center della Università di Liverpool non sono sembrate semplici coincidenze storico- mitologiche: hanno lanciato un programma di biblioterapia.
Si tratta di book groups, sedute di lettura in comune di classici alle quali partecipano gruppi di malati. Nella zona di Liverpool ce ne sono già una cinquantina e secondo la dottoressa Jane Davis, sentita dalla Cultura del «Guardian», i risultati sono incoraggianti. Si leggono ad alta voce le tragedie di Shakespeare, per esempio, e poi si commentano le caratteristiche dei personaggi, dalla gelosia maschile alla licenziosità femminile, al sospetto dei potenti.
I book groups si tengono in cliniche per malattie psichiatriche, unità di riabilitazione neurologica, centri di disintossicazione da droga e alcol. Un paziente di neurologia che non parlava da mesi, dopo aver ascoltato The Flower di George Herbert si è lanciato in un monologo di dieci minuti e alla fine ha detto: «Ora mi sento benissimo».
Proprio ieri è uscita la classifica di vendita nel Regno Unito. Impressionante: in testa J.K. Rowling con quattro milioni di copie dell'ultimo Harry Potter, seguita da Jed Rubenfeld con 819 mila Interpretazione della Morte (pubblicato in Italia da Rizzoli).
Il cinquantesimo best seller, Scarpe azzurre e felicità (Guanda), lo hanno comprato «solo» in 220.910. Il paragone con i livelli di lettura italiani ci vede molto lontani.
Ma tornando alla biblioterapia, c'è anche un altro studio, dell'Università di Leicester: gli italiani possono aspettarsi di restare in salute dieci anni esatti più dei britannici. Allora, se leggessimo tanto anche noi, potremmo tutti superare i cent'anni?
Medicine A Liverpool un programma di cure con i libri
La terapia di Shakespeare
di Guido Santevecchi
LONDRA — L'idea che la letteratura può dare forza emotiva e fisica risale a Platone. E Apollo, oltre ad essere il Dio greco della medicina era, in quanto capo delle Muse, patrono della poesia. Ai ricercatori del Reader Center della Università di Liverpool non sono sembrate semplici coincidenze storico- mitologiche: hanno lanciato un programma di biblioterapia.
Si tratta di book groups, sedute di lettura in comune di classici alle quali partecipano gruppi di malati. Nella zona di Liverpool ce ne sono già una cinquantina e secondo la dottoressa Jane Davis, sentita dalla Cultura del «Guardian», i risultati sono incoraggianti. Si leggono ad alta voce le tragedie di Shakespeare, per esempio, e poi si commentano le caratteristiche dei personaggi, dalla gelosia maschile alla licenziosità femminile, al sospetto dei potenti.
I book groups si tengono in cliniche per malattie psichiatriche, unità di riabilitazione neurologica, centri di disintossicazione da droga e alcol. Un paziente di neurologia che non parlava da mesi, dopo aver ascoltato The Flower di George Herbert si è lanciato in un monologo di dieci minuti e alla fine ha detto: «Ora mi sento benissimo».
Proprio ieri è uscita la classifica di vendita nel Regno Unito. Impressionante: in testa J.K. Rowling con quattro milioni di copie dell'ultimo Harry Potter, seguita da Jed Rubenfeld con 819 mila Interpretazione della Morte (pubblicato in Italia da Rizzoli).
Il cinquantesimo best seller, Scarpe azzurre e felicità (Guanda), lo hanno comprato «solo» in 220.910. Il paragone con i livelli di lettura italiani ci vede molto lontani.
Ma tornando alla biblioterapia, c'è anche un altro studio, dell'Università di Leicester: gli italiani possono aspettarsi di restare in salute dieci anni esatti più dei britannici. Allora, se leggessimo tanto anche noi, potremmo tutti superare i cent'anni?