Sunday, December 23, 2007

Chi ha incastrato Afrodite?

James Hillmann - Chi ha incastrato Afrodite?
"Il cristianesimo ha separato l'etica dall'estetica Cos'è diventata un disturbo, una fuorilegge"

LA STAMPA 16 settembre 2007

Anche se ha appena tenuto a Modena, al festival della filosofia, una lezione magistrale sul �Sapere dell'anima�, James Hillmann ha il cuore ancora a Capri. E dill che � arrivato, dopo aver reso omaggio al genius loci dell'isola, alla sua anima sacra, con una performance di pi� di tre ore. In piedi, nel chiostro della Certosa affollato dal pubblico internazionale convocato dall'Associazione Culturale La Conchiglia di Ausiia Veneruso e Riccardo Esposito, Hilmann ha esordito con una proghiera a Afrodite, la divinit� di cui � stato invitato a parlare per concludere, dopo Massimo Cacciari e Ernesto Franco, la rassegna �Le parole degli dei�. Un'invocazione iniziale, come gli antichi, per propiziarsi una divinit� che emana �strane compulsioni e irresistibili allettamenti�.
�Anche se gli antichi greci la chiamavano la Dorata e la Sorridente, Venere � in primo luogo portatrice di tentazioni che trasgrediscono l'ordine etico e prescindono dalla giustizia�, spiega Hilmann. E proprio questo il problema al quale ha dedicato il suo ultimo saggio, La giustizia di Afrodite, che verr� pubblicato dalle Edizioni La Conchiglia. Un discorso profondo, pieno di sorprese, illuminato da un ininterrotto fuoco di immagini e intuizioni.
�Nella nostra civilt�, continua Hilmann, �i seguaci di Afrodite sono stati troppo a lungo relegati a un rango inferiore e frivolo, n� serio n� morale�. Non parla tanto delle vittime della dea, quanto di coloro �che le fanno da seguito e portano i suoi doni�: di poeti, musicisti, artigiani e creatori, o anche solo di �coloro che imprimono a ogni momento della giornata il segno di Venere nel loro modo di fare, parlare, vestire; dicoloro che anche solo nel portamento o nel profumo diffondono fascino, sensualit�, leggerezza di tocco, frivolezza perfino, insieme alla follia della passione�.
Ma la dea �non pu� essere evocata senza trepidazione�. Perch� chi si consacra a Afrodite �pu� anche diventare completamente pazzo, bugiardo, maniacale, crudele�. Per questo, Hilmann l'ha voluta �invitare nella psicologia�. Ha voluto �immaginare una psicologia che sviluppi idee e prassi in modo a lei pi� vicino�.
Quale? Si tratta anzitutto, spiega Hilmann, di capire �dov'� la bellezza nella psicologia�. Perch� finora �nelle sue teorie, nella formazione degli psicoterapeuti, nel linguaggio che parlano e scrivono, perfino nei loro vestiti, il disprezzo per l'apparenza insulta Afrodite restringendo l'idea di anima alla sola invisibile interiorit� degli esseri umani. La psicologia esplora il cuore umano ignorando che il desiderio essenziale del cuore non � solo quello dell'amore, ma anche quello della bellezza�.
Anche nel passato, tuttavia, le incursioni nel cosmo di Venere della psicologia e della filosofia, per non parlare della teologia, sono per Hilmann desolanti: �Tommaso d'Aquino e Agostino hanno tracciato distinzioni rigide e severe tra le varie facce di Venere: tra phil�a e cheritas, ad esempio, o tra �ros e ag�pe, tra coniugale e extraconiugale, tra omo e eterosessuale�. Neanche i neoplatonici del Rinascimento hanno resistito alla tentazione di una gerarchia, elaborando l'idea di un �progresso dell'anima dai desideri carnali della voluptas ai voli alati dell'amore spirituale�.
Tornando all'infelice rapporto tra psicologia e bellezza, da cosa dipende? �Da un problema pi� ampio della mente occidentale. I pensatori classici e i filosofi, anche quelli che conoscevano bene l'antichit�, con la rilevante eccezione dei romantici, hanno semplicemente evitato di lavorare su Afrodite. In alcuni casi non l'hanno neanche considerata una vera dea: non sembrava loro meritevole dell'Olimpo, in ogni caso era ovviamente immorale, priva di dimensione etica�.
Per quale motivo? �Perch� Venere � rimasta intrappolata in un dilemma fondamentale del cristianesimo, quello che divide la bellezza dalla bont� e dalla verit�, spaccando in due l'idea classica dl kalokagath�n bellezza e bont� saldate in una sola parola�. Inutile dire che la priorit� � stata data alla sfera morale. �Il che ha portato a considerare Venere un disturbo, una fuorilegge. La lunga storia della filosofia cristianizzata ha separato l'etica dall'estetica, la giustizia dalla bellezza, cos� che generalmente non crediamo che si possa essere insieme buoni e belli, morali e attraenti; n� che i piaceri dei sensi siano una via di verit�.
E lo sono, invece? �Il controllo della ragione sulla filosofia ci ha spinto a voler acquisire nozioni sull'amore, ma non da Venere. A cominciare da Ges�, che teneva Venere a distanza, e allora il suo � diventato un amore senza bellezza, un imperativo morale, un'esortazione, un dover essere e non un impulso. E la bellezza, senza il suo potere persuasivo, la sua capacit� di commuovere, � diventata troppo spesso, nel pensiero occidentale, un grazioso rivestimento sotto cui nascondere i fallimenti del cuore�.
Dunque noi moderni risentiamo della separazione razionalistica di categorie psicologiche un tempo fuse tra loro? �Amore. Desiderio. Bellezza. Giustizia. Ciascun termine con la lettera maiuscola, ciascuno argomento a s�, trattato separatamente nelle enciclopedie filosofiche dalle nostre menti occidentali che hanno abbandonato le loro radici mitiche�. Ma se studiamo il mito di Afrodite attentamente, a partire dalla sua nascita dal mare, scopriamo alcuni dati tanto utili quanto finora trascurati. �Secondo la Teogonia di Esiodo, la sua narrazione sull'inizio delle cose, le prime a salutare Afrodite sono state le Horae le Ore, figlie di Th�mis, la "legge dinatura", i cui nomi erano Eir�ne, "pace", D�ke, "giustizia", Eunom�a, "giusto ordine" o "buon governo". Quando la dea emerge nuda dalla schiuma, loro le mettono una corona sul capo, e orecchini e intricati fiori di rame e oro intorno al collo e sui seni � descritto nel secondo inno omerico ad Afrodite�.
E cosa ci rivela? �Queste Horae, le Ore, come appunto il loro nome � stato tradotto, sono le naturali scansioni del tempo che procede attraverso il giorno e la notte, il ciclo delle stagioni e le attivit� che le seguono: le migrazioni degli uccelli, gli accoppiamenti tempestivi fra le creature e cos� via. E dunque la bellezza della dea � anche l'espressione del dispiegarsi del giusto senso nella giusta ora, nel giusto momento. Rivela, in uno stesso e unico istante, l'appropriatezza, la giusta collocazione, il piacere dell'ordine. Questa combinazione di bellezza e giustizia nel momento mitico dell'arrivo di Afrodite richiede una totale revisione della nostra visione del mondo�.


Silvia Ronchey