CORRIERE DELLA SERA - La Luna? E' giovane e nata senza scosse.
Decisivo lo studio del Tungsteno-182.
Secondo ricercatori di Zurigo si è formata insieme alla Terra e non
per l'impatto di asteroide sul nostro pianeta
di Giovanni Caprara
Per l'origine della Luna è tutto da rifare, o quasi. Nuovi esami dei materiali lunari ridisegnano la nascita della pallida Selene offrendo un'immagine meno catastrofica e tutto sommato più naturale per certi aspetti. Mathieu Touboul, assieme al suo gruppo di ricercatori dell'Istituto federale di tecnologia di Zurigo, arrivando alle nuove conclusioni è netto nel giudizio: «Tutto quello che si è detto finora è troppo semplice, le cose stanno diversamente secondo le nostre analisi».
TUNGSTENO - Così Touboul boccia drasticamente la tesi della Luna nata da un impatto con la Terra da parte di un oggetto cosmico della taglia di Marte. Ciò avrebbe sollevato nello spazio una quantità di materiale poi coagulata nel globo lunare. «Abbiamo valutato un isotopo del tungsteno trovato nelle rocce, il tungsteno-182 prodotto dal decadimento di altri elementi, afnio-182 e tantalio-182», ha spiegato Touboul. «Il tungsteno-182 è prodotto dal bombardamento del suolo da parte dei raggi cosmici e questo aspetto nelle passate valutazioni non era stato preso in considerazione». Studiando il tutto (concentrazioni degli elementi, tempi di decadimento, ecc.) il gruppo svizzero è giunto alla conclusione che la Luna è parte del materiale originale da cui si è formata la Terra 4,567 miliardi di anni fa; materiale rimasto nel circondario e poi coagulato. Nessun impatto cosmico quindi ha favorito la sua origine a detta dell'astrofisico svizzero. Rifacendo quindi i conti si è visto anche che la Luna è più giovane di quanto si credesse di 30 milioni di anni.
ESPLORAZIONE - La teoria e le sue dimostrazioni sono interessanti anche se non conclusive definitivamente. Ed è pure per questo che è ripresa l'esplorazione lunare con le sonde automatiche (oggi ce ne sono due intorno al nostro satellite naturale e sono la cinese Chang'e e la giapponese Selene) e nella prospettiva del 2020 con l'arrivo degli astronauti capaci di insediare una base di ricerca permanente.
Decisivo lo studio del Tungsteno-182.
Secondo ricercatori di Zurigo si è formata insieme alla Terra e non
per l'impatto di asteroide sul nostro pianeta
di Giovanni Caprara
Per l'origine della Luna è tutto da rifare, o quasi. Nuovi esami dei materiali lunari ridisegnano la nascita della pallida Selene offrendo un'immagine meno catastrofica e tutto sommato più naturale per certi aspetti. Mathieu Touboul, assieme al suo gruppo di ricercatori dell'Istituto federale di tecnologia di Zurigo, arrivando alle nuove conclusioni è netto nel giudizio: «Tutto quello che si è detto finora è troppo semplice, le cose stanno diversamente secondo le nostre analisi».
TUNGSTENO - Così Touboul boccia drasticamente la tesi della Luna nata da un impatto con la Terra da parte di un oggetto cosmico della taglia di Marte. Ciò avrebbe sollevato nello spazio una quantità di materiale poi coagulata nel globo lunare. «Abbiamo valutato un isotopo del tungsteno trovato nelle rocce, il tungsteno-182 prodotto dal decadimento di altri elementi, afnio-182 e tantalio-182», ha spiegato Touboul. «Il tungsteno-182 è prodotto dal bombardamento del suolo da parte dei raggi cosmici e questo aspetto nelle passate valutazioni non era stato preso in considerazione». Studiando il tutto (concentrazioni degli elementi, tempi di decadimento, ecc.) il gruppo svizzero è giunto alla conclusione che la Luna è parte del materiale originale da cui si è formata la Terra 4,567 miliardi di anni fa; materiale rimasto nel circondario e poi coagulato. Nessun impatto cosmico quindi ha favorito la sua origine a detta dell'astrofisico svizzero. Rifacendo quindi i conti si è visto anche che la Luna è più giovane di quanto si credesse di 30 milioni di anni.
ESPLORAZIONE - La teoria e le sue dimostrazioni sono interessanti anche se non conclusive definitivamente. Ed è pure per questo che è ripresa l'esplorazione lunare con le sonde automatiche (oggi ce ne sono due intorno al nostro satellite naturale e sono la cinese Chang'e e la giapponese Selene) e nella prospettiva del 2020 con l'arrivo degli astronauti capaci di insediare una base di ricerca permanente.