Corriere della Sera 19.12.07
Lo studio di un gruppo americano guidato da un italiano
Il Dna ha una sua «musica» Registrata per la prima volta
di Giulia Ziino
MILANO — La musica? Ce l'abbiamo nel Dna. E non solo virtuosi e compositori: tutti abbiamo nelle cellule un «suono della vita». A produrlo sono i movimenti del Dna, il codice custode del nostro patrimonio genetico. Una doppia elica fatta da centinaia di anse mobili che, in un continuo assemblarsi e disassemblarsi, creano una vibrazione, la trasmettono al citoscheletro e, da qui, alla superficie delle cellule. Un brusio di sottofondo genetico che per la prima volta è stato registrato e brevettato. Il merito della scoperta va a un gruppo di ricercatori italiani e statunitensi guidati da Carlo Ventura, docente di Biologia molecolare all'università di Bologna, e dal fisico James Gimzewski dell'ateneo di Los Angeles.
«La vibrazione del Dna — ha spiegato Ventura — è compresa nell'arco di frequenze udibili dall'orecchio umano. Noi non abbiamo fatto altro che sviluppare un approccio in grado di rilevare questi suoni. Questi rumori sono in qualche modo specifici per quello che la cellula sta facendo, in termini di espressione di geni, in quel momento». In pratica, ogni cellula avrebbe la sua canzone. Quello che ancora non sappiamo è se, riproducendo determinate frequenze, sarà possibile indirizzare le cellule a differenziarsi e a compiere specifiche funzioni.
Nessuna sorpresa per Edoardo Boncinelli: «Che tutte le molecole emettessero una vibrazione era un fatto già noto — spiega lo scienziato al Corriere
—, altra cosa sarebbe scoprire se a queste vibrazioni corrispondono funzioni specifiche. Ma preferisco aspettare: finché non vedo, non credo». O magari finché non ascolta: «Mi lascia perplesso il fatto che il Dna è una molecola lunghissima: se davvero ogni funzione ha un suo suono deputato ci troveremmo di fronte a una confusione indescrivibile ».
Lo studio di un gruppo americano guidato da un italiano
Il Dna ha una sua «musica» Registrata per la prima volta
di Giulia Ziino
MILANO — La musica? Ce l'abbiamo nel Dna. E non solo virtuosi e compositori: tutti abbiamo nelle cellule un «suono della vita». A produrlo sono i movimenti del Dna, il codice custode del nostro patrimonio genetico. Una doppia elica fatta da centinaia di anse mobili che, in un continuo assemblarsi e disassemblarsi, creano una vibrazione, la trasmettono al citoscheletro e, da qui, alla superficie delle cellule. Un brusio di sottofondo genetico che per la prima volta è stato registrato e brevettato. Il merito della scoperta va a un gruppo di ricercatori italiani e statunitensi guidati da Carlo Ventura, docente di Biologia molecolare all'università di Bologna, e dal fisico James Gimzewski dell'ateneo di Los Angeles.
«La vibrazione del Dna — ha spiegato Ventura — è compresa nell'arco di frequenze udibili dall'orecchio umano. Noi non abbiamo fatto altro che sviluppare un approccio in grado di rilevare questi suoni. Questi rumori sono in qualche modo specifici per quello che la cellula sta facendo, in termini di espressione di geni, in quel momento». In pratica, ogni cellula avrebbe la sua canzone. Quello che ancora non sappiamo è se, riproducendo determinate frequenze, sarà possibile indirizzare le cellule a differenziarsi e a compiere specifiche funzioni.
Nessuna sorpresa per Edoardo Boncinelli: «Che tutte le molecole emettessero una vibrazione era un fatto già noto — spiega lo scienziato al Corriere
—, altra cosa sarebbe scoprire se a queste vibrazioni corrispondono funzioni specifiche. Ma preferisco aspettare: finché non vedo, non credo». O magari finché non ascolta: «Mi lascia perplesso il fatto che il Dna è una molecola lunghissima: se davvero ogni funzione ha un suo suono deputato ci troveremmo di fronte a una confusione indescrivibile ».