Corriere della Sera 20.12.07
Un vaso, una leggenda Zeus, l'amore, l'Oriente. Per una volta senza violenza
Europa rapita con «dolcezza» Il mito nega lo scontro di civiltà
di Eva Cantarella
«Nostoi», li hanno chiamati; «ritorni », come quelli degli eroi greci, come il celebre viaggio di Ulisse verso Itaca. Tra i capolavori rientrati uno, in particolare, ha, accanto allo straordinario valore artistico, uno speciale valore simbolico: è il celebre cratere a calice ove è rappresentato il cosiddetto «ratto di Europa», la ragazza dalla quale prende il nome il nostro continente. Di notevoli dimensioni (60 centimetri di diametro e 71,2 di altezza), il vaso proviene dall'antica città sannitica Saticula, oggi Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento, e al centro della fascia a palmette che corre sotto la scena figurata reca la firma di Assteas (Assteas egrapse), noto pittore attivo a Paestum sulla metà del IV secolo avanti Cristo.
Inserendola in una cornice pentagonale, sopra i cui angoli superiori ha dipinto sei immagini, il pittore ha rievocato in questa scena il mito di Europa, la giovane, bellissima figlia del re fenicio Agenore.
Un giorno, racconta il mito, vedendo Europa che giocava con un gruppo di amiche sulla spiaggia di Tiro, sulle coste dell'Asia minore, Zeus se ne innamorò, e abituato com'era a soddisfare i suoi desideri ricorse a una delle tante metamorfosi di cui usava servirsi per raggiungere i suoi scopi. Nella specie, assunse l'aspetto di un bellissimo toro bianco, e andò a stendersi ai piedi di Europa. Affascinata dalla sua docilità, la ragazza dapprima accarezzò il suo mantello, poi lo abbracciò, infine salì sulla sua groppa: e a questo punto il toro, con il preziosissimo carico, si gettò nelle acque del mare, e nuotò sempre più lontano, oltre Cipro e il Dodecanneso, fino a raggiungere Creta.
Il mito di Europa, dunque, lega il nostro continente a quello asiatico da un rapporto che, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, non è una delle tante violenze sessuali di cui la mitologia greca abbonda. I greci, come il vaso dimostra, vedevano la storia tra Europa e Zeus come una storia d'amore: perché mai, se non l'avesse considerata tale, il pittore avrebbe inserito, nel cielo, sopra la testa di Europa, l'immagine di Pothos, simbolo di un desiderio amoroso chiaramente ricambiato. L'atteggiamento di Europa, inoltre -mentre il toro nuota in un mare in cui, tra pesci e altri animali marini stanno Scilla (con in mano un tridente) e Tritone (con in mano un remo)- non è affatto quello di una donna spaventata, atterrita da una minaccia o un pericolo. A questo si aggiunga che sopra gli angoli superiori della cornice in cui è inserita la scena principale, Assteas ha dipinto, a destra, un piccolo Eros, la dea dell'amore Afrodite e Adone. Se avesse voluto rappresentare una scena di violenza, presumibilmente avrebbe scelto personaggi diversi. E per finire a favore dell'interpretazione «amorosa» del mito interviene il seguito della storia di Zeus ed Europa: quando finalmente tocca la terra di Creta, il toro divino cerca un luogo adatto a celebrare l'unione, e individua un platano secolare, alla cui ombra appaga finalmente il suo desiderio. Quindi, per ringraziare l'albero che ha offerto riparo al suo amore, gli concede due doni. Il primo è quello di non perdere mai le foglie (ecco perché il platanus orientalis, come i botanici chiamano la varietà mediterranea, è l'unico tipo di platano sempreverde); il secondo consiste nella capacità di rendere feconde le giovani spose che dormiranno sotto i suoi rami. Difficile a credere, ma ancora oggi i cretesi attribuiscono questo potere a un lontanissimo erede del platano originario, che si trova nel perimetro degli scavi dell'antica città di Gortina, e raccontano che sino a pochi anni or sono a volte, al mattino, al mattino, di trovare giovani donne addormentate alla sua ombra. Ma questo non è tutto: a confermare il legame amoroso tra Zeus ed Europa sta il fatto che questa diede al dio tre figli, uno dei quali era Minosse, il primo, mitico legislatore cretese, che nell'Odissea, durante la visita di Ulisse all'Ade, viene presentato come giudice delle anime, e come tale ritorna nel mito platonico delle anime, al termine del Gorgia.
Uno dei personaggi mitici più importanti per i greci, dunque, è figlio della ragazza venuta dall'Asia: il mito di Europa stava a segnalare il legame profondo tra Oriente e Occidente, non ancora turbato dall'inimicizia che sarebbe esplosa, secoli dopo, di fronte alla minaccia persiana. E' molto importante che il cratere di Assteas sia rientrato in Europa. Quel che esso ricordava ai greci è qualcosa che anche noi dovremmo ricordare, molto più spesso di quanto non facciamo.
Un vaso, una leggenda Zeus, l'amore, l'Oriente. Per una volta senza violenza
Europa rapita con «dolcezza» Il mito nega lo scontro di civiltà
di Eva Cantarella
«Nostoi», li hanno chiamati; «ritorni », come quelli degli eroi greci, come il celebre viaggio di Ulisse verso Itaca. Tra i capolavori rientrati uno, in particolare, ha, accanto allo straordinario valore artistico, uno speciale valore simbolico: è il celebre cratere a calice ove è rappresentato il cosiddetto «ratto di Europa», la ragazza dalla quale prende il nome il nostro continente. Di notevoli dimensioni (60 centimetri di diametro e 71,2 di altezza), il vaso proviene dall'antica città sannitica Saticula, oggi Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento, e al centro della fascia a palmette che corre sotto la scena figurata reca la firma di Assteas (Assteas egrapse), noto pittore attivo a Paestum sulla metà del IV secolo avanti Cristo.
Inserendola in una cornice pentagonale, sopra i cui angoli superiori ha dipinto sei immagini, il pittore ha rievocato in questa scena il mito di Europa, la giovane, bellissima figlia del re fenicio Agenore.
Un giorno, racconta il mito, vedendo Europa che giocava con un gruppo di amiche sulla spiaggia di Tiro, sulle coste dell'Asia minore, Zeus se ne innamorò, e abituato com'era a soddisfare i suoi desideri ricorse a una delle tante metamorfosi di cui usava servirsi per raggiungere i suoi scopi. Nella specie, assunse l'aspetto di un bellissimo toro bianco, e andò a stendersi ai piedi di Europa. Affascinata dalla sua docilità, la ragazza dapprima accarezzò il suo mantello, poi lo abbracciò, infine salì sulla sua groppa: e a questo punto il toro, con il preziosissimo carico, si gettò nelle acque del mare, e nuotò sempre più lontano, oltre Cipro e il Dodecanneso, fino a raggiungere Creta.
Il mito di Europa, dunque, lega il nostro continente a quello asiatico da un rapporto che, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, non è una delle tante violenze sessuali di cui la mitologia greca abbonda. I greci, come il vaso dimostra, vedevano la storia tra Europa e Zeus come una storia d'amore: perché mai, se non l'avesse considerata tale, il pittore avrebbe inserito, nel cielo, sopra la testa di Europa, l'immagine di Pothos, simbolo di un desiderio amoroso chiaramente ricambiato. L'atteggiamento di Europa, inoltre -mentre il toro nuota in un mare in cui, tra pesci e altri animali marini stanno Scilla (con in mano un tridente) e Tritone (con in mano un remo)- non è affatto quello di una donna spaventata, atterrita da una minaccia o un pericolo. A questo si aggiunga che sopra gli angoli superiori della cornice in cui è inserita la scena principale, Assteas ha dipinto, a destra, un piccolo Eros, la dea dell'amore Afrodite e Adone. Se avesse voluto rappresentare una scena di violenza, presumibilmente avrebbe scelto personaggi diversi. E per finire a favore dell'interpretazione «amorosa» del mito interviene il seguito della storia di Zeus ed Europa: quando finalmente tocca la terra di Creta, il toro divino cerca un luogo adatto a celebrare l'unione, e individua un platano secolare, alla cui ombra appaga finalmente il suo desiderio. Quindi, per ringraziare l'albero che ha offerto riparo al suo amore, gli concede due doni. Il primo è quello di non perdere mai le foglie (ecco perché il platanus orientalis, come i botanici chiamano la varietà mediterranea, è l'unico tipo di platano sempreverde); il secondo consiste nella capacità di rendere feconde le giovani spose che dormiranno sotto i suoi rami. Difficile a credere, ma ancora oggi i cretesi attribuiscono questo potere a un lontanissimo erede del platano originario, che si trova nel perimetro degli scavi dell'antica città di Gortina, e raccontano che sino a pochi anni or sono a volte, al mattino, al mattino, di trovare giovani donne addormentate alla sua ombra. Ma questo non è tutto: a confermare il legame amoroso tra Zeus ed Europa sta il fatto che questa diede al dio tre figli, uno dei quali era Minosse, il primo, mitico legislatore cretese, che nell'Odissea, durante la visita di Ulisse all'Ade, viene presentato come giudice delle anime, e come tale ritorna nel mito platonico delle anime, al termine del Gorgia.
Uno dei personaggi mitici più importanti per i greci, dunque, è figlio della ragazza venuta dall'Asia: il mito di Europa stava a segnalare il legame profondo tra Oriente e Occidente, non ancora turbato dall'inimicizia che sarebbe esplosa, secoli dopo, di fronte alla minaccia persiana. E' molto importante che il cratere di Assteas sia rientrato in Europa. Quel che esso ricordava ai greci è qualcosa che anche noi dovremmo ricordare, molto più spesso di quanto non facciamo.