il culto degli alberi
"Proprio alberi erano i templi dedicati alle divinità e ancora adesso, secondo un rito antico, la gente semplice di campagna consacra a un Dio l'albero più bello. D'altronde le statue splendenti d'oro e d'avorio non suscitano in noi maggior venerazione che i boschi sacri e il loro stesso silenzio. Alcune specie di alberi sono oggetto di una continua protezione in quanto dedicate ciascuna a una sua propria divinità, come la quercia a Giove, l'alloro ad Apollo, l'olivo a Minerva, il mirto a Venere, il pioppo a Ercole. Inoltre crediamo che i boschi sian popolati da Silvani, Fauni e varie specie di Dee, attribuendo alle selve divinità peculiari, come se fossero scese dal cielo.
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"Ora è celebre un platano della Licia, al cui incanto si unisce quello di una fonte di acqua fresca: posto sulla strada, ha dentro di sè una cavità di 24 metri che forma come un alloggio; la sua cima sembra un bosco, si circonda di rami grandi come alberi, avvolge i campi con le sue grandi ombre e, perchè non manchi nulla per la somiglianza con una grotta, dentro, all'orlo dell'incavatura, c'è una corona di sassi di pietra pomice muschiosa; una tale meraviglia che Licinio Muciano, tre volte console e poco tempo fa legato di quella provincia, ha creduto suo dovere tramandare anche ai posteri che vi fece dentro un banchetto con diciassette commensali su letti di fronde forniti generosamente dall'albero stesso, al riparo da ogni vento, e vi dormì anche, più contento del piacere che gli dava ascoltare il crepitio della pioggio sulle foglie, che se fosse stato tra marmi splendenti, pitture variopinte e soffitti dorati".
(dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio)