da "Corriere della sera", 19 maggio 2003
Jong: "Eroina moderna, ha inventato il vocabolario dell'amore"
Intervisat alla scrittrice femminista. Che riscopre la poetessa di Lesbo
NEW YORK - Mentre l'America si prepara a festeggiare il trentesimo anniversario dall'uscita di Paura di volare , simbolo della liberazione sessuale della donna contemporanea, Erica Jong ha deciso di chiudere simbolicamente il cerchio. Con Il salto di Saffo (che in Italia sarà pubblicato da Bompiani), una biografia romanzata della poetessa di Lesbo, trasformata dalla sessantunenne scrittrice newyorchese in un'icona femminista. «Con Paura di volare ho iniziato a raccontare storie di donne sconosciute, dimenticate dai libri di storia - spiega al Corriere la Jong - in Il salto di Saffo intendo fare lo stesso: riscoprire una grande eroina misconosciuta».
Perché proprio Saffo?
«Perché ha inventato il vocabolario dell’amore giunto sino ai giorni nostri. Perché ogni poeta importante l'ha copiata, da Catullo a Ovidio alla cultura europea odierna. Se ascolti le canzoni d'amore di oggi, scopri che le metafore di Saffo furoreggiano. Saffo è una donna moderna: nei suoi sentimenti verso l'amore, la gelosia, il matrimonio, la maternità, nei problemi con il fratello. Se fosse viva oggi sarebbe italiana, europea, americana».
Il libro è anche un po' autobiografico?
«In un certo senso scrivi sempre della tua personale esperienza, che poi però modifichi. Saffo fu una grandissima cantautrice, l'incrocio tra una pop star e una poetessa: metà Madonna e metà Sylvia Plath. Come lei, anch'io so che cos'è catturare e sedurre gli ascoltatori attraverso le parole».
Che cosa ha scoperto di inedito rispetto al mito?
«Che la storia del suo suicidio è una menzogna per sminuire o annullare la sua importanza. Saffo era una donna eccezionale e molti uomini che non potevano competere con lei, così brillante, hanno inventato che si è gettata da un dirupo a causa del giovane Faone. Lei, la donna che ha cantato la passione verso i due sessi, che amava uomini e donne, alla fine viene ricordata come la povera, ormai vecchia ragazza che si è gettata nel burrone per un amore non corrisposto. Ma una donna fortissima come lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere».
Quali aspetti della sua vita ha trovato particolarmente controversi?
«La sua bisessualità totalmente aperta mi interessava perché i pagani non avevano nulla di questa nostra cristiana moralità: non era ancora stata inventata. Essi amavano persone del loro stesso sesso e del sesso opposto ma nessuno trovava ciò strano. Volevo tornare ai tempi pre-cristiani per vedere com'era il mondo prima che inventassimo il nostro moralistico Dio giudeo-cristiano che punisce. Ho una tremenda attrazione verso il paganesimo: anch'io, come Saffo, amo Afrodite».
Come verrà accolto il suo libro nell'era di George W. Bush?
«Bush e la destra fondamentalista cristiana lo odieranno. Pur parlando del passato, in esso mostro lo specchio dell'oggi. I tiranni greci che come il legislatore di Lesbo andarono al potere nel VII secolo a.C. usavano le guerre per far stare la gente dalla loro parte. Tutto quello che accadde nell'antica Grecia sta succedendo nell'America del 2003. La guerra diventa un grande schema per tenere buona la gente che supporta il tiranno. Mantenere costante la paura del terrorismo: ecco il modo in cui Bush la sta facendo franca».
Il suo libro ha anche un risvolto politico, insomma?
«Sì. Sono impaurita dalla situazione politica americana. Abbiamo un'amministrazione fondamentalista con un ampio conflitto di interessi, dove tutti i signori del petrolio si arricchiscono con l'Afghanistan e con i giacimenti e la ricostruzione dell'Iraq. Purtroppo gli americani non capiscono: è un brutto momento per il Paese, mi creda».
Ritiene che anche i diritti delle donne siano in pericolo?
«L'amministrazione Bush sta tentando di sbarazzarsi della libertà di procreare, dell’aborto e della contraccezione. Come ministro della Salute Bush ha scelto uno che non crede negli anticoncezionali. Stiamo perdendo la nostra credibilità nel mondo perché non onoriamo i trattati, abbiamo scaricato l'Onu, distruggiamo l'ambiente. La dottrina-Bush è sempre più aggressiva. L'America è su una cattiva strada: altri quattro anni di repubblicani e saremo davvero nei guai».
Pensa che alle prossime elezioni Bush vincerà ancora?
«Sembra proprio di sì perché la guerra che genera affari funziona. Così la gente sventola la bandiera e dice: "dobbiamo rieleggerlo, siamo in guerra". E' uno dei trucchi più vecchi del libro. La Bibbia intendo dire».
Il suo prossimo progetto?
«Un libro sul matrimonio di una donna di età avanzata nella New York contemporanea. Ho sempre desiderato scrivere una storia su una donna anziana, sexy e vitale in un mondo in cui si suppone che a 50 anni devi smettere di fare sesso. E' un argomento su cui ben pochi hanno scritto qualcosa».
E' vero che Hollywood vuole trasformare Paura di volare in film?
«Sì. Dopo il recente allestimento teatrale al Manhattan Theater Club spero proprio che anche il mio sogno di un film si avveri. Magari interpretato da Renée Zellweger o da Kate Hudson o Reese Witherspoon».
Paura di volare è considerata la sua opera più importante. Come lo spiega?
«Penso che abbia aperto una porta alle donne, permettendo loro di parlare delle emozioni del sesso senza inibizioni. Dopo averlo letto, molte si sono dette: "ma allora non sono pazza, non sono l'unica a sentire certe cose". Ciò ha avuto un grande impatto, perché erano abituate a vergognarsi se esprimevano le proprie fantasie. Trovarsele in un libro diede loro una tremenda sensazione di libertà, la voglia di rivendicare nuovi spazi. Per molte donne fu il punto di partenza di una rivoluzione».
Che cosa la ispirò a scrivere quel libro?
«Il Lamento di Portnoy ebbe su di me un'influenza straordinaria. Quando uscì mi domandai: "Perché non esiste un libro come questo per noi donne"? I motivi erano molti: una femmina che parlava di sesso era considerata una sgualdrina e in America non esisteva un linguaggio per la sessualità che non fosse "sporco". Philip Roth mi fece capire che anche io avrei potuto scrivere di certe cose dal punto di vista di una donna».
Oggi la situazione è molto diversa?
«Sì e no. Da una parte molte idee che si era abituati a considerare "femministe" sono state completamente assorbite nella nostra cultura e vengono considerate normali. Penso alle eroine promiscue di Sex and the City . Dall'altra niente è cambiato. Recentemente ho tenuto un corso alla Barnard University, dove mi sono laureata, rimanendo esterrefatta del fatto che per i miei studenti, maschi e femmine, una donna che si apre sulla propria sessualità oggi è considerata una sgualdrina. La nuova edizione per il trentesimo anniversario del libro è destinata proprio a questa nuova generazione che lo sta scoprendo e apprezzando, trovandone gli argomenti attuali e di rilievo».
Lei si considera una donna felice?
«Sono stordita dalla gioia per l'imminente matrimonio della mia unica figlia con Matthew Greenfield, docente di inglese e studioso di Shakespeare colto e intelligente che scrive splendide poesie: non ho mai visto Molly così felice. E sono soddisfatta per quello che sto facendo nel mio lavoro. Con ogni nuovo libro tento di inoltrarmi in territori nuovi, scrivendo di cose di cui un tempo avevo paura. Credo che sia dovere di ogni scrittore appropriarsi di spazi inediti, con ogni sforzo. Non voglio mai fermarmi. E non è facile».
Jong: "Eroina moderna, ha inventato il vocabolario dell'amore"
Intervisat alla scrittrice femminista. Che riscopre la poetessa di Lesbo
NEW YORK - Mentre l'America si prepara a festeggiare il trentesimo anniversario dall'uscita di Paura di volare , simbolo della liberazione sessuale della donna contemporanea, Erica Jong ha deciso di chiudere simbolicamente il cerchio. Con Il salto di Saffo (che in Italia sarà pubblicato da Bompiani), una biografia romanzata della poetessa di Lesbo, trasformata dalla sessantunenne scrittrice newyorchese in un'icona femminista. «Con Paura di volare ho iniziato a raccontare storie di donne sconosciute, dimenticate dai libri di storia - spiega al Corriere la Jong - in Il salto di Saffo intendo fare lo stesso: riscoprire una grande eroina misconosciuta».
Perché proprio Saffo?
«Perché ha inventato il vocabolario dell’amore giunto sino ai giorni nostri. Perché ogni poeta importante l'ha copiata, da Catullo a Ovidio alla cultura europea odierna. Se ascolti le canzoni d'amore di oggi, scopri che le metafore di Saffo furoreggiano. Saffo è una donna moderna: nei suoi sentimenti verso l'amore, la gelosia, il matrimonio, la maternità, nei problemi con il fratello. Se fosse viva oggi sarebbe italiana, europea, americana».
Il libro è anche un po' autobiografico?
«In un certo senso scrivi sempre della tua personale esperienza, che poi però modifichi. Saffo fu una grandissima cantautrice, l'incrocio tra una pop star e una poetessa: metà Madonna e metà Sylvia Plath. Come lei, anch'io so che cos'è catturare e sedurre gli ascoltatori attraverso le parole».
Che cosa ha scoperto di inedito rispetto al mito?
«Che la storia del suo suicidio è una menzogna per sminuire o annullare la sua importanza. Saffo era una donna eccezionale e molti uomini che non potevano competere con lei, così brillante, hanno inventato che si è gettata da un dirupo a causa del giovane Faone. Lei, la donna che ha cantato la passione verso i due sessi, che amava uomini e donne, alla fine viene ricordata come la povera, ormai vecchia ragazza che si è gettata nel burrone per un amore non corrisposto. Ma una donna fortissima come lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere».
Quali aspetti della sua vita ha trovato particolarmente controversi?
«La sua bisessualità totalmente aperta mi interessava perché i pagani non avevano nulla di questa nostra cristiana moralità: non era ancora stata inventata. Essi amavano persone del loro stesso sesso e del sesso opposto ma nessuno trovava ciò strano. Volevo tornare ai tempi pre-cristiani per vedere com'era il mondo prima che inventassimo il nostro moralistico Dio giudeo-cristiano che punisce. Ho una tremenda attrazione verso il paganesimo: anch'io, come Saffo, amo Afrodite».
Come verrà accolto il suo libro nell'era di George W. Bush?
«Bush e la destra fondamentalista cristiana lo odieranno. Pur parlando del passato, in esso mostro lo specchio dell'oggi. I tiranni greci che come il legislatore di Lesbo andarono al potere nel VII secolo a.C. usavano le guerre per far stare la gente dalla loro parte. Tutto quello che accadde nell'antica Grecia sta succedendo nell'America del 2003. La guerra diventa un grande schema per tenere buona la gente che supporta il tiranno. Mantenere costante la paura del terrorismo: ecco il modo in cui Bush la sta facendo franca».
Il suo libro ha anche un risvolto politico, insomma?
«Sì. Sono impaurita dalla situazione politica americana. Abbiamo un'amministrazione fondamentalista con un ampio conflitto di interessi, dove tutti i signori del petrolio si arricchiscono con l'Afghanistan e con i giacimenti e la ricostruzione dell'Iraq. Purtroppo gli americani non capiscono: è un brutto momento per il Paese, mi creda».
Ritiene che anche i diritti delle donne siano in pericolo?
«L'amministrazione Bush sta tentando di sbarazzarsi della libertà di procreare, dell’aborto e della contraccezione. Come ministro della Salute Bush ha scelto uno che non crede negli anticoncezionali. Stiamo perdendo la nostra credibilità nel mondo perché non onoriamo i trattati, abbiamo scaricato l'Onu, distruggiamo l'ambiente. La dottrina-Bush è sempre più aggressiva. L'America è su una cattiva strada: altri quattro anni di repubblicani e saremo davvero nei guai».
Pensa che alle prossime elezioni Bush vincerà ancora?
«Sembra proprio di sì perché la guerra che genera affari funziona. Così la gente sventola la bandiera e dice: "dobbiamo rieleggerlo, siamo in guerra". E' uno dei trucchi più vecchi del libro. La Bibbia intendo dire».
Il suo prossimo progetto?
«Un libro sul matrimonio di una donna di età avanzata nella New York contemporanea. Ho sempre desiderato scrivere una storia su una donna anziana, sexy e vitale in un mondo in cui si suppone che a 50 anni devi smettere di fare sesso. E' un argomento su cui ben pochi hanno scritto qualcosa».
E' vero che Hollywood vuole trasformare Paura di volare in film?
«Sì. Dopo il recente allestimento teatrale al Manhattan Theater Club spero proprio che anche il mio sogno di un film si avveri. Magari interpretato da Renée Zellweger o da Kate Hudson o Reese Witherspoon».
Paura di volare è considerata la sua opera più importante. Come lo spiega?
«Penso che abbia aperto una porta alle donne, permettendo loro di parlare delle emozioni del sesso senza inibizioni. Dopo averlo letto, molte si sono dette: "ma allora non sono pazza, non sono l'unica a sentire certe cose". Ciò ha avuto un grande impatto, perché erano abituate a vergognarsi se esprimevano le proprie fantasie. Trovarsele in un libro diede loro una tremenda sensazione di libertà, la voglia di rivendicare nuovi spazi. Per molte donne fu il punto di partenza di una rivoluzione».
Che cosa la ispirò a scrivere quel libro?
«Il Lamento di Portnoy ebbe su di me un'influenza straordinaria. Quando uscì mi domandai: "Perché non esiste un libro come questo per noi donne"? I motivi erano molti: una femmina che parlava di sesso era considerata una sgualdrina e in America non esisteva un linguaggio per la sessualità che non fosse "sporco". Philip Roth mi fece capire che anche io avrei potuto scrivere di certe cose dal punto di vista di una donna».
Oggi la situazione è molto diversa?
«Sì e no. Da una parte molte idee che si era abituati a considerare "femministe" sono state completamente assorbite nella nostra cultura e vengono considerate normali. Penso alle eroine promiscue di Sex and the City . Dall'altra niente è cambiato. Recentemente ho tenuto un corso alla Barnard University, dove mi sono laureata, rimanendo esterrefatta del fatto che per i miei studenti, maschi e femmine, una donna che si apre sulla propria sessualità oggi è considerata una sgualdrina. La nuova edizione per il trentesimo anniversario del libro è destinata proprio a questa nuova generazione che lo sta scoprendo e apprezzando, trovandone gli argomenti attuali e di rilievo».
Lei si considera una donna felice?
«Sono stordita dalla gioia per l'imminente matrimonio della mia unica figlia con Matthew Greenfield, docente di inglese e studioso di Shakespeare colto e intelligente che scrive splendide poesie: non ho mai visto Molly così felice. E sono soddisfatta per quello che sto facendo nel mio lavoro. Con ogni nuovo libro tento di inoltrarmi in territori nuovi, scrivendo di cose di cui un tempo avevo paura. Credo che sia dovere di ogni scrittore appropriarsi di spazi inediti, con ogni sforzo. Non voglio mai fermarmi. E non è facile».