corriere della sera, lunedi , 27 febbraio 1995
FINE SECOLO. Il grande critico tiene a Siena un corso sul " Canto " delle mitiche incantatrici marine e paventa la " fine della lettura " , mentre il linguaggio si corrompe e la creativita s' inaridisce
STEINER Il mondo sedotto dalle sirene
Medail Cesare
FINE SECOLO Il grande critico tiene a Siena un corso sul "Canto" delle mitiche incantatrici marine E paventa la "fine della lettura", mentre il linguaggio si corrompe e la creatività s'inaridisce
Il mondo sedotto dalle sirene
Il prossimo saggio del comparatista di Cambridge sarà dedi cato alla possibile scomparsa del libro. E insegnerà un'"arte del leggere" contro la frenesia della vita moderna Le seduzioni "mortali" di oggi sono la droga, che promette visioni immense seguite dal castigo, i mass media che uccidono lo spirito e so prattutto il titanismo della scienza
"LSIENA a fine della lettura, e quindi del libro: nel mondo di oggi, travolto dalla fretta e dal tumulto, ipnotizzato da video e computer, è una possibilità. Ma io mi sono posto il problema di come sia ancora possibile leggere in questo mondo: così ho pensato a un'"arte della lettura" che ho provato ad applicare concretamente a due soggetti, il ritratto di Socrate scritto da Platone e i l ritratto di Gesù dell'evangelista Giovanni. Cercherò di mostrare, insomma, come si possano leggere i due vertici, i due Everest della nostra cultura durante l'agonia della lettura". Sarà questo il tema del prossimo saggio (sta per uscire in ingle se e sarà pubblicato in Italia nel '96) di George Steiner, il grande critico di Cambridge, intellettuale eclettico che sfugge alle etichette e non rifugge dalla provocazione. In perenne allerta, vigile sentinella della cultura d'Occidente dalle anten ne pronte a coglierne furori e smarrimenti, Steiner ama le sfide intellettuali più impervie: dalla presenza del mito greco nella vita moderna (Le Antigoni, editore Garzanti) al senso attuale della creazione artistica e poetica (Vere presenze, Garzant i), per citare solo le più recenti. E ora, mentre il suo radar gli presagisce la fine del libro e offre l'ancora di un'"arte della lettura" idonea a tempi d'incombente barbarie, eccolo riflettere di nuovo sul mito come antidoto ideale alla corruzio ne del linguaggio e all'esaurirsi della creatività nei tumulti di fine secolo. Così, da una settimana il professor Steiner è all'Università di Siena per tenere un corso di letteratura comparata su Il canto delle sirene (ogni lunedì fino al 10 marzo, Aula magna, ore 16 17; il martedì, tiene invece un seminario sulla traduzione). . Professor Steiner, perchè, nell'universo mitologico classico, ha scelto proprio quei dèmoni marini, metà donna metà uccello, dal canto seduttore e fatale per i naviga tori che li avvicinano? "Il tema delle sirene consente ogni tipo d'approccio alla letteratura comparata. È un tema che da duemila anni e mezzo coinvolge poesia e filosofia, che ha un'enorme iconografia e tocca soprattutto il rapporto fra musica e l inguaggio: per me, lo studio della letteraratura comparata deve includere tutto questo, le arti e la filosofia. Del resto, i primi commentari sulle sirene sono filosofici, da Platone a Plotino, a Proclo: e per i greci, pensatori come Platone, Empedocle o Eraclito non erano altro che poeti, non si facevano distinzioni. Così, scegliendo il Canto delle sirene, potrò mostrare quanto sia falsa la separazione fra pensiero e poesia". . Nel suo saggio Le Antigoni lei si chiedeva perchè poche de cine di miti greci continuino a dare forma vitale alla percezione di noi stessi e del mondo. Il canto delle sirene, con la sua seduzione meravigliosa e mortale, rientra fra questi miti? "C'è un punto di contatto, enigmatico, fra il canto delle sire ne e l'albero della conoscenza nel giardino dell'Eden: sono frutti che danno la morte promettendo la conoscenza totale, della vita e della morte, del bene e del male, del passato, del presente e dell'avvenire. La mela d'oro nel paradiso è fatale ad A damo ed Eva così come il canto delle sirene è fatale ai navigatori che l'ascoltano. È un archetipo più che millenario, dunque, che suggerisce un tema universale: la seduzione e la paura della conoscenza, che incontriamo sia nel mito ellenico sia nell a tradizione ebraica. Gli uomini, le donne hanno paura di sapere troppo: vogliono conoscere sì, la tentazione è reale, ma resta la grande paura davanti a un sapere proibito. Pensiamo alle sofferenze dei profeti, nell'Inferno di Dante: per il poeta so no dannati, perchè esiste una conoscenza riservata soltanto a a Dio". . È possibile riconoscere la seduzione delle sirene nelle lusinghe presenti nel mondo moderno? "Una è sicuramente la droga, sirena che promette una visione illuminata, immensa, seguita da un terribile castigo. In parte, sono sirene anche i mass media, che seducono con un'offerta di conoscenza spesso illusoria e danno la morte dello spirito. Ma soprattutto temo certi aspetti della scienza. Ho molto rispetto per la ricerca, ma su due punti le sirene scientifiche mi fanno paura: la creazione della vita in vitro e la decisione di far abortire un feto dopo che un'analisi ha rivelato un handicap. Con questi criteri, non sarebbero nati Beethoven e altri geni: la lusinga dell 'uomo perfetto può essere la più tragica. Mi pare che così si tocchino le estreme frontiere dell'umano: le sirene possono indurci a trascenderle, ed è un pericolo mortale. Non amo Prometeo: ho paura del titanismo, del prometeismo di questa scienza". . Nel suo ultimo saggio, Vere presenze, lei sosteneva che la musica è il supremo mistero dell'uomo, nel quale si possono cercare le tracce dell'eternità. Il discorso può essere collegato anche al mito del Canto delle sirene? "Giunto al tramonto d ella mia carriera, a sessantacinque anni, la musica per me è diventata essenziale, quintessenziale se si può dire. Amo alla follia la letteratura, quando posso leggo, ma la musica è l'avventura più radicale e il tema delle sirene va direttamente al c uore della questione: che cos'è la musica, il medesimo quesito di Vere presenze di cui queste lezioni sono la prosecuzione ideale. Attraverso il canto delle sirene voglio ripensare al legame tra parola e musica. Vico dice che quest'ultima è molto più vecchia della parola ed è un'intuizione illuminante: la poesia non era che una forma specialistica della musica. Orfeo, Pindaro, Omero cantavano". . L'importanza che lei dà alla musica va messa in relazione con l'epoca che stiamo vivendo? "In un secolo di barbarie senza fine e di orrore politico, il problema della musica mi sembra capitale. Il linguaggio è sempre più corrotto: tutte le forze, politiche, commerciali e mediatiche concorrono a corrompere le parole i cui significati corrispondo no sempre meno alla verità. Siamo bestie crudeli, certo, capaci di sadismo, dispotismo, schiavismo, ma siamo anche un animale che può cantare e scrivere musica, la quale può difendersi meglio della parola dal corrompimento poichè mantiene purezza e v erità proprie. Può mentire la musica? Esiste la bugia musicale? La musica può fare il male? L'obiezione classica che Wagner era piaciuto ai nazisti è una stupida idea, perchè non fu certo per colpa di Wagner...". . Se è vero che la musica non può m entire, quali verità si celano nel mistero del Canto delle sirene? "Le sirene promettono a Ulisse: il nostro canto può insegnare a te la totalità della conoscenza umana, la gnosi universale. E qui sta il mistero: come può un canto insegnare tutt o questo? In astratto non saprei rispondere, ma davanti a certe melodie mi sembra evidente che un'opera musicale può contenere, forse metaforicamente, la totalità della percezione umana della vita. Per esempio, mi capita di pensarlo di fronte al quartetto postumo di Schubert, a molte opere di Mozart, ma anche a pagine moderne di Mahler. Ma farò un esempio concreto: i quartetti di Sciostakovic sono per me il commento più acuto, più commovente e politicamente (lo sottolinei) più intelligente a lla realtà della Russia staliniana e al destino di una coscienza individuale in quel contesto. Tutto è riflesso in queste note: una vera autobiografia del nostro tempo. Per leggere Solgenitsin, devo sapere il russo o servirmi di una traduzione incerta: non ho bisogno d'intermediari, invece, per ascoltare le stesse cose da Sciostakovic". . Nelle prime righe delle Antigoni lei premette, citando Montaigne, che siamo solo degli "interpreti delle interpretazioni". È questo il rapporto fra la cultura di questo secolo e la mitologia del mondo antico? "Da Freud a Lèvi Strauss, tutti i grandi pensatori del '900 sono in qualche modo mitologici. E a proposito della letteratura farei un'ipotesi: quando la creazione è un pò debole, come in qu esto secolo esaurito da due guerre mondiali, il ricorso alla mitologia da parte della letteratura può essere un meccanismo psicologicamente naturale. Se non puoi scrivere un grande poema, puoi scrivere una grande interpretazione. Grandi scrittori com e Joyce, Pound, Eliot, Gide, Thomas Mann, il vostro Mario Luzi, tutti hanno usato mitologie antiche per rinnovarle, rivisitandole ma senza inventare un nuovo mito. La stessa voce più potente della poesia in lingua inglese contemporanea, Derek Walcott , ha vinto il Nobel grazie a un poema intitolato Omeros, una ripresa dell'Odissea. Io stesso mi sento coinvolto, forse inconsapevolmente, da questo meccanismo che mi spinge a guardare verso l'antico (anche se sono solo un lettore e non un creatore). Tale ricorso può significare che le nostre forze creative si sono esaurite e che cerchiamo nel mito un bagno di energia per attingere la grandezza che ci manca. Non sono profeta: domani può sorgere un nuovo Shakespeare, ma non credo. L'Europa è stanca".
Un intellettuale fra due mondi: le opere più recenti
George Steiner è nato a Parigi nel 1929 da famiglia ebrea praghese. Emigrato in America nel '40 sotto l'incalzare dell'antisemitismo, viaggiò a lungo fino ad approdare a Cambridge dov'è membro del Churchill College. Docente di letteratura inglese e comparata a Ginevra, è critico del New Yorke r e ricopre cariche istituzionali in diverse università Usa. Fra le sue opere, i saggi "Dopo Babele" (Sansoni), "Le Antigoni" (Garzanti), "Vere presenze" (Garzanti) e il recente romanzo "Il correttore" (Garzanti). In ottobre uscirà da Garzanti un suo saggio di molti anni fa: "Tolstoi e Dostoievskij".
FINE SECOLO. Il grande critico tiene a Siena un corso sul " Canto " delle mitiche incantatrici marine e paventa la " fine della lettura " , mentre il linguaggio si corrompe e la creativita s' inaridisce
STEINER Il mondo sedotto dalle sirene
Medail Cesare
FINE SECOLO Il grande critico tiene a Siena un corso sul "Canto" delle mitiche incantatrici marine E paventa la "fine della lettura", mentre il linguaggio si corrompe e la creatività s'inaridisce
Il mondo sedotto dalle sirene
Il prossimo saggio del comparatista di Cambridge sarà dedi cato alla possibile scomparsa del libro. E insegnerà un'"arte del leggere" contro la frenesia della vita moderna Le seduzioni "mortali" di oggi sono la droga, che promette visioni immense seguite dal castigo, i mass media che uccidono lo spirito e so prattutto il titanismo della scienza
"LSIENA a fine della lettura, e quindi del libro: nel mondo di oggi, travolto dalla fretta e dal tumulto, ipnotizzato da video e computer, è una possibilità. Ma io mi sono posto il problema di come sia ancora possibile leggere in questo mondo: così ho pensato a un'"arte della lettura" che ho provato ad applicare concretamente a due soggetti, il ritratto di Socrate scritto da Platone e i l ritratto di Gesù dell'evangelista Giovanni. Cercherò di mostrare, insomma, come si possano leggere i due vertici, i due Everest della nostra cultura durante l'agonia della lettura". Sarà questo il tema del prossimo saggio (sta per uscire in ingle se e sarà pubblicato in Italia nel '96) di George Steiner, il grande critico di Cambridge, intellettuale eclettico che sfugge alle etichette e non rifugge dalla provocazione. In perenne allerta, vigile sentinella della cultura d'Occidente dalle anten ne pronte a coglierne furori e smarrimenti, Steiner ama le sfide intellettuali più impervie: dalla presenza del mito greco nella vita moderna (Le Antigoni, editore Garzanti) al senso attuale della creazione artistica e poetica (Vere presenze, Garzant i), per citare solo le più recenti. E ora, mentre il suo radar gli presagisce la fine del libro e offre l'ancora di un'"arte della lettura" idonea a tempi d'incombente barbarie, eccolo riflettere di nuovo sul mito come antidoto ideale alla corruzio ne del linguaggio e all'esaurirsi della creatività nei tumulti di fine secolo. Così, da una settimana il professor Steiner è all'Università di Siena per tenere un corso di letteratura comparata su Il canto delle sirene (ogni lunedì fino al 10 marzo, Aula magna, ore 16 17; il martedì, tiene invece un seminario sulla traduzione). . Professor Steiner, perchè, nell'universo mitologico classico, ha scelto proprio quei dèmoni marini, metà donna metà uccello, dal canto seduttore e fatale per i naviga tori che li avvicinano? "Il tema delle sirene consente ogni tipo d'approccio alla letteratura comparata. È un tema che da duemila anni e mezzo coinvolge poesia e filosofia, che ha un'enorme iconografia e tocca soprattutto il rapporto fra musica e l inguaggio: per me, lo studio della letteraratura comparata deve includere tutto questo, le arti e la filosofia. Del resto, i primi commentari sulle sirene sono filosofici, da Platone a Plotino, a Proclo: e per i greci, pensatori come Platone, Empedocle o Eraclito non erano altro che poeti, non si facevano distinzioni. Così, scegliendo il Canto delle sirene, potrò mostrare quanto sia falsa la separazione fra pensiero e poesia". . Nel suo saggio Le Antigoni lei si chiedeva perchè poche de cine di miti greci continuino a dare forma vitale alla percezione di noi stessi e del mondo. Il canto delle sirene, con la sua seduzione meravigliosa e mortale, rientra fra questi miti? "C'è un punto di contatto, enigmatico, fra il canto delle sire ne e l'albero della conoscenza nel giardino dell'Eden: sono frutti che danno la morte promettendo la conoscenza totale, della vita e della morte, del bene e del male, del passato, del presente e dell'avvenire. La mela d'oro nel paradiso è fatale ad A damo ed Eva così come il canto delle sirene è fatale ai navigatori che l'ascoltano. È un archetipo più che millenario, dunque, che suggerisce un tema universale: la seduzione e la paura della conoscenza, che incontriamo sia nel mito ellenico sia nell a tradizione ebraica. Gli uomini, le donne hanno paura di sapere troppo: vogliono conoscere sì, la tentazione è reale, ma resta la grande paura davanti a un sapere proibito. Pensiamo alle sofferenze dei profeti, nell'Inferno di Dante: per il poeta so no dannati, perchè esiste una conoscenza riservata soltanto a a Dio". . È possibile riconoscere la seduzione delle sirene nelle lusinghe presenti nel mondo moderno? "Una è sicuramente la droga, sirena che promette una visione illuminata, immensa, seguita da un terribile castigo. In parte, sono sirene anche i mass media, che seducono con un'offerta di conoscenza spesso illusoria e danno la morte dello spirito. Ma soprattutto temo certi aspetti della scienza. Ho molto rispetto per la ricerca, ma su due punti le sirene scientifiche mi fanno paura: la creazione della vita in vitro e la decisione di far abortire un feto dopo che un'analisi ha rivelato un handicap. Con questi criteri, non sarebbero nati Beethoven e altri geni: la lusinga dell 'uomo perfetto può essere la più tragica. Mi pare che così si tocchino le estreme frontiere dell'umano: le sirene possono indurci a trascenderle, ed è un pericolo mortale. Non amo Prometeo: ho paura del titanismo, del prometeismo di questa scienza". . Nel suo ultimo saggio, Vere presenze, lei sosteneva che la musica è il supremo mistero dell'uomo, nel quale si possono cercare le tracce dell'eternità. Il discorso può essere collegato anche al mito del Canto delle sirene? "Giunto al tramonto d ella mia carriera, a sessantacinque anni, la musica per me è diventata essenziale, quintessenziale se si può dire. Amo alla follia la letteratura, quando posso leggo, ma la musica è l'avventura più radicale e il tema delle sirene va direttamente al c uore della questione: che cos'è la musica, il medesimo quesito di Vere presenze di cui queste lezioni sono la prosecuzione ideale. Attraverso il canto delle sirene voglio ripensare al legame tra parola e musica. Vico dice che quest'ultima è molto più vecchia della parola ed è un'intuizione illuminante: la poesia non era che una forma specialistica della musica. Orfeo, Pindaro, Omero cantavano". . L'importanza che lei dà alla musica va messa in relazione con l'epoca che stiamo vivendo? "In un secolo di barbarie senza fine e di orrore politico, il problema della musica mi sembra capitale. Il linguaggio è sempre più corrotto: tutte le forze, politiche, commerciali e mediatiche concorrono a corrompere le parole i cui significati corrispondo no sempre meno alla verità. Siamo bestie crudeli, certo, capaci di sadismo, dispotismo, schiavismo, ma siamo anche un animale che può cantare e scrivere musica, la quale può difendersi meglio della parola dal corrompimento poichè mantiene purezza e v erità proprie. Può mentire la musica? Esiste la bugia musicale? La musica può fare il male? L'obiezione classica che Wagner era piaciuto ai nazisti è una stupida idea, perchè non fu certo per colpa di Wagner...". . Se è vero che la musica non può m entire, quali verità si celano nel mistero del Canto delle sirene? "Le sirene promettono a Ulisse: il nostro canto può insegnare a te la totalità della conoscenza umana, la gnosi universale. E qui sta il mistero: come può un canto insegnare tutt o questo? In astratto non saprei rispondere, ma davanti a certe melodie mi sembra evidente che un'opera musicale può contenere, forse metaforicamente, la totalità della percezione umana della vita. Per esempio, mi capita di pensarlo di fronte al quartetto postumo di Schubert, a molte opere di Mozart, ma anche a pagine moderne di Mahler. Ma farò un esempio concreto: i quartetti di Sciostakovic sono per me il commento più acuto, più commovente e politicamente (lo sottolinei) più intelligente a lla realtà della Russia staliniana e al destino di una coscienza individuale in quel contesto. Tutto è riflesso in queste note: una vera autobiografia del nostro tempo. Per leggere Solgenitsin, devo sapere il russo o servirmi di una traduzione incerta: non ho bisogno d'intermediari, invece, per ascoltare le stesse cose da Sciostakovic". . Nelle prime righe delle Antigoni lei premette, citando Montaigne, che siamo solo degli "interpreti delle interpretazioni". È questo il rapporto fra la cultura di questo secolo e la mitologia del mondo antico? "Da Freud a Lèvi Strauss, tutti i grandi pensatori del '900 sono in qualche modo mitologici. E a proposito della letteratura farei un'ipotesi: quando la creazione è un pò debole, come in qu esto secolo esaurito da due guerre mondiali, il ricorso alla mitologia da parte della letteratura può essere un meccanismo psicologicamente naturale. Se non puoi scrivere un grande poema, puoi scrivere una grande interpretazione. Grandi scrittori com e Joyce, Pound, Eliot, Gide, Thomas Mann, il vostro Mario Luzi, tutti hanno usato mitologie antiche per rinnovarle, rivisitandole ma senza inventare un nuovo mito. La stessa voce più potente della poesia in lingua inglese contemporanea, Derek Walcott , ha vinto il Nobel grazie a un poema intitolato Omeros, una ripresa dell'Odissea. Io stesso mi sento coinvolto, forse inconsapevolmente, da questo meccanismo che mi spinge a guardare verso l'antico (anche se sono solo un lettore e non un creatore). Tale ricorso può significare che le nostre forze creative si sono esaurite e che cerchiamo nel mito un bagno di energia per attingere la grandezza che ci manca. Non sono profeta: domani può sorgere un nuovo Shakespeare, ma non credo. L'Europa è stanca".
Un intellettuale fra due mondi: le opere più recenti
George Steiner è nato a Parigi nel 1929 da famiglia ebrea praghese. Emigrato in America nel '40 sotto l'incalzare dell'antisemitismo, viaggiò a lungo fino ad approdare a Cambridge dov'è membro del Churchill College. Docente di letteratura inglese e comparata a Ginevra, è critico del New Yorke r e ricopre cariche istituzionali in diverse università Usa. Fra le sue opere, i saggi "Dopo Babele" (Sansoni), "Le Antigoni" (Garzanti), "Vere presenze" (Garzanti) e il recente romanzo "Il correttore" (Garzanti). In ottobre uscirà da Garzanti un suo saggio di molti anni fa: "Tolstoi e Dostoievskij".