Corriere della Sera Roma 20.12.07
In mostra a Palazzo Massimo. Rosso Pompei, lo stupore è qui
di Lauretta Colonnelli
Arrivano a Palazzo Massimo gli affreschi più belli distaccati dagli edifici di Pompei ed Ercolano
Si apre oggi a Palazzo Massimo alle Terme, la mostra «Rosso pompeiano», con 108 opere, le più famose della collezione del museo archeologico di Napoli.
Si tratta di affreschi provenienti dalle ville vesuviane, che sono stati ritrovati nelle campagne di scavo, dal Settecento ai nostri giorni.
Rita Paris, che dirige il museo nazionale di Palazzo Massimo, lo chiama «il filo d'oro». È quello che unisce la pittura parietale romana a quella campana, soprattutto di Pompei ed Ercolano. Ora Paris, con la collaborazione della soprintendenza archeologica di Roma e di quelle di Napoli e Caserta, ha organizzato una mostra che già dal titolo evoca scenari di magnificenza: «Rosso pompeiano».
Nel museo romano sono arrivati, direttamente da quello archeologico di Napoli, 108 dipinti parietali, i più belli e famosi della collezione che annovera 4.500 opere. Si tratta di frammenti incorniciati di affreschi distaccati dagli edifici di Pompei, Stabia, Boscotrecase ed Ercolano, che a partire dalla stagione degli scavi del 1700 confluirono nella raccolta del museo napoletano.
La scelta di Angelo Bottini, Maria Luisa Nava, Rita Paris, Rosanna Friggeri e Mariarosa Borriello, curatori della mostra, non è stata casuale. Palazzo Massimo infatti custodisce al secondo piano la collezione di pittura romana più prestigiosa al mondo, con intere stanze dipinte provenienti dalle ville Farnesina e di Castel di Guido e dalla villa di Livia a Prima Porta. È stupefacente vedere a pochi pasi di distanza il giardino dipinto sulle pareti di quest'ultima e quello ritrovato una ventina di anni fa a Pompei nella Casa del Bracciale d'Oro.
A un primo sguardo le due pitture sembrano eseguite dalla stessa mano. Entrambe raffigurano una grande varietà di fiori, cespugli e arbusti che si stagliano rigogliosi contro un cielo azzurro dove volteggiano uccelli di ogni specie. Entrambe appartengono al raffinato «terzo stile», in auge in epoca giulio- claudia. «Il giardino della Villa di Livia è il più antico - precisa Rosanna Friggeri - e risale al 30 avanti Cristo. Divenne il prototipo di tutte le successive pitture con giardini. L'affresco della Casa del Bracciale d'Oro è databile a dieci anni più tardi, al 20 avanti Cristo. Potrebbe essere dello stesso artista, ma studiandolo, abbiamo notato piccole differenze».
Sta di fatto che i pittori di Roma lavoravano spesso anche a Pompei, città di poca importanza dal punto di vista politico, ma affollata da famiglie molto ricche, che si potevano permettere l'acquisto del famoso «rosso pompeiano», conosciuto oggi come cinabro: un pigmento che dava risultati sontuosi, ma anche molto costoso, composto da terra mescolata a vari ossidi di ferro. Era indice di lusso e veniva usato con estrema parsimonia. I più ricchi, per ostentazione, lo spalmavano su pareti intere.
ROSSO POMPEIANO. Palazzo Massimo alle Terme, largo di villa Paretti 1, tel. 06.39967700. Fino al 30 marzo, tutti i giorni dalle 9 alle 19,45. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio. Catalogo Electa.
In mostra a Palazzo Massimo. Rosso Pompei, lo stupore è qui
di Lauretta Colonnelli
Arrivano a Palazzo Massimo gli affreschi più belli distaccati dagli edifici di Pompei ed Ercolano
Si apre oggi a Palazzo Massimo alle Terme, la mostra «Rosso pompeiano», con 108 opere, le più famose della collezione del museo archeologico di Napoli.
Si tratta di affreschi provenienti dalle ville vesuviane, che sono stati ritrovati nelle campagne di scavo, dal Settecento ai nostri giorni.
Rita Paris, che dirige il museo nazionale di Palazzo Massimo, lo chiama «il filo d'oro». È quello che unisce la pittura parietale romana a quella campana, soprattutto di Pompei ed Ercolano. Ora Paris, con la collaborazione della soprintendenza archeologica di Roma e di quelle di Napoli e Caserta, ha organizzato una mostra che già dal titolo evoca scenari di magnificenza: «Rosso pompeiano».
Nel museo romano sono arrivati, direttamente da quello archeologico di Napoli, 108 dipinti parietali, i più belli e famosi della collezione che annovera 4.500 opere. Si tratta di frammenti incorniciati di affreschi distaccati dagli edifici di Pompei, Stabia, Boscotrecase ed Ercolano, che a partire dalla stagione degli scavi del 1700 confluirono nella raccolta del museo napoletano.
La scelta di Angelo Bottini, Maria Luisa Nava, Rita Paris, Rosanna Friggeri e Mariarosa Borriello, curatori della mostra, non è stata casuale. Palazzo Massimo infatti custodisce al secondo piano la collezione di pittura romana più prestigiosa al mondo, con intere stanze dipinte provenienti dalle ville Farnesina e di Castel di Guido e dalla villa di Livia a Prima Porta. È stupefacente vedere a pochi pasi di distanza il giardino dipinto sulle pareti di quest'ultima e quello ritrovato una ventina di anni fa a Pompei nella Casa del Bracciale d'Oro.
A un primo sguardo le due pitture sembrano eseguite dalla stessa mano. Entrambe raffigurano una grande varietà di fiori, cespugli e arbusti che si stagliano rigogliosi contro un cielo azzurro dove volteggiano uccelli di ogni specie. Entrambe appartengono al raffinato «terzo stile», in auge in epoca giulio- claudia. «Il giardino della Villa di Livia è il più antico - precisa Rosanna Friggeri - e risale al 30 avanti Cristo. Divenne il prototipo di tutte le successive pitture con giardini. L'affresco della Casa del Bracciale d'Oro è databile a dieci anni più tardi, al 20 avanti Cristo. Potrebbe essere dello stesso artista, ma studiandolo, abbiamo notato piccole differenze».
Sta di fatto che i pittori di Roma lavoravano spesso anche a Pompei, città di poca importanza dal punto di vista politico, ma affollata da famiglie molto ricche, che si potevano permettere l'acquisto del famoso «rosso pompeiano», conosciuto oggi come cinabro: un pigmento che dava risultati sontuosi, ma anche molto costoso, composto da terra mescolata a vari ossidi di ferro. Era indice di lusso e veniva usato con estrema parsimonia. I più ricchi, per ostentazione, lo spalmavano su pareti intere.
ROSSO POMPEIANO. Palazzo Massimo alle Terme, largo di villa Paretti 1, tel. 06.39967700. Fino al 30 marzo, tutti i giorni dalle 9 alle 19,45. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio. Catalogo Electa.