Wednesday, December 26, 2007

RITORNO AD ELEUSI

http://www.ecn.org/sissc/camilla.htm

RITORNO AD ELEUSI
Gilberto Camilla
Psicoanalista, Direttore Scientifico di Altrove

L'autore analizza le strutture sciamaniche relative ai Matses, popolazione
indigena del Perù nord-orientale, alla cui base si trova l'uso rituale di
piante allucinogene. Particolarmente interessante è la descrizione
dell'esperienza visionaria vissuta da Gorman stesso e la sua testimonianza
diretta della vita in un villaggio Matses. Ad Albert Hofmann, perché possa
veder realizzato il suo sogno di una Eleusi contemporanea, per un ?mondo
migliore senza guerre né catastrofi ambientali, per un mondo abitato da
uomini più felici? Eleusi ieri ed oggi


Eleusi (l'attuale Elefsina), distante da Atene una ventina di chilometri in
direzione Ovest, fu fino al IV secolo dell'era cristiana la sede del culto
misterico più famoso e più importante di tutto il mondo antico. Oggi però
chi visita il suo santuario trova solo un ammasso di rovine appartenenti a
periodi diversi, e tra queste gli è difficile immaginare l'antico splendore:
dove un tempo si innalzavano i canti di gioia e di stupore degli iniziati
oggi regna silenzio e desolazione. Ogni anno, in Settembre, migliaia di
persone percorrevano la Via Sacra che collegava Atene ad Eleusi, allo scopo
di venire iniziati ai Misteri di Demetra e Persefone e di avere la visione
procurata dal kykeon, la misteriosa bevanda sacra. Oggi questa via non
esiste più, cancellata dalla superstrada che collega Atene con Corinto,
nascosta agli occhi dei pochi turisti che osano avventurarsi in questo
tratto costiero, uno dei più deturpati di tutta la Grecia, soffocato dalle
raffinerie e dagli impianti industriali. Dagli scavi che hanno portato alla
luce ciò che rimane delle antiche pietre che segnavano la strada per Eleusi,
sappiamo che la Via Sacra lasciava Atene attraverso la Porta Sacra, per
salire sulla collinetta sede di un tempio dedicato ad Apollo, immerso nell'
ombra di un boschetto di alloro che dava ieri come oggi il nome alla
collina. Dove un tempo gli iniziandi si fermavano per una breve sosta, oggi
sorge il monastero cristiano di Dafni, costruito per cancellare la memoria
degli antichi splendori pagani. Scendendo lungo la strada che porta ad
Eleusi, si attraversa poi quella che fu una delle più fertili pianure della
Grecia antica, oggi sommersa dalla speculazione edilizia più selvaggia, per
giungere al golfo che fronteggia l'isola di Salamina, golfo che è oggi
congestionato dalle petroliere in attesa delle operazioni di scarico del
greggio, che rendono l'aria irrespirabile, golfo che vide la vittoria di
Atene contro la flotta persiana in una delle più grandi battaglie navali
dell'antichità. Durante gli scontri, si narra, accadde un miracolo
direttamente associato ai riti eleusini: "...una gran luce s'accese, dicono,
dalle parti di Eleusi, e si udirono voci riempire la pianura Triasia fino al
mare; sembrava che molti uomini adunati insieme cantassero l'inno mistico di
Iacco. Poi parve che dalla folla dei salmodianti si levasse nell'aria una
nube, e dalla terraferma, quando scese di nuovo, venisse a posarsi sulle
triremi. Ad alcuni sembrò di vedere apparizioni e figure di uomini"
(Plutarco, Vita di Temistocle, XV). I "salmodianti" altri non erano che gli
iniziandi diretti ad Eleusi, che invocavano Iacco, identificabile con
Dioniso, il dio dell'estasi. Chi oggi percorre la superstrada, a malapena si
accorge di stare percorrendo la zona delle paludi salmastre che un tempo
erano laghi costieri alimentati dai torrenti montani ormai prosciugati. La
zona era miticamente il confine fra il mondo dei vivi e il regno dei morti,
considerati i dispensatori della fertilità alla adiacente pianura Raria. In
questi laghetti solo ai sacerdoti di Eleusi era consentito bagnarsi o
pescare (Pausania, Guida alla Grecia, I,38,1). Ed infine, dopo una lunga
processione, ecco finalmente il santuario protetto dagli sguardi profani da
un muro fortificato. Oggi le mura non ci sono più, e il turista è libero di
aggirarsi in quello che un tempo era il "territorio proibito", distrutto si
dal tempo e dalle numerose invasioni straniere, ma anche (e soprattutto)
dalla furia dei Cristiani, che videro nei Misteri la più forte concorrenza
al dominio della nuova religione. Il Cristianesimo, infatti, prototipo della
religione dogmatica, basandosi su concetti di speranza e di fede, è una
religione anti-visionaria per eccellenza, antitesi totale dell'esperienza
estatica eleusina che permetteva di "vedere" la divinità e un contatto
diretto con essa. Eleusi non possedeva nessun dogma, non poneva limiti di
classe, di origine o di sesso; tutti potevano accedere ai suoi Misteri:
ricchi e poveri, padroni e schiavi, uomini e donne, adulti e bambini. La
"religiosità" eleusina non presupponeva la rinuncia a nessun credo politico
o religioso, e lasciava l'iniziato libero di partecipare a qualunque altro
rito, a qualunque fede religiosa. Uniche condizioni indispensabili per
essere iniziati erano quelle di non essersi macchiati la coscienza di
omicidio e l'obbligo di accettare e di sottomettersi alle regole
iniziatiche, prima fra tutte quella del vincolo della segretezza. Filosofia
di vita ben diversa dall'arroganza dei Cristiani che, non contenti di aver
proibito le celebrazioni dei Misteri (Editto di Teodosio, 391 d.C.), di aver
distrutto e raso al suolo il santuario, hanno voluto costruire sopra le
rovine del telesterion, come supremo e definitivo oltraggio, una cappella
dedicata alla Madonna. Eleusi propugnava l'armonia fra l'uomo e la natura, l
'unità fra mondo materiale e mondo divino, fra vita e morte. Filosofia ben
diversa dalla miopia capitalistica che è riuscita soltanto a trasformare un
luogo dove un tempo "la bellezza brillava allora in tutta la sua luce,
quando nella beata schiera ne godevamo la beatifica visione ... ed eravamo
iniziati a quella iniziazione che si può ben dire la più beatifica di tutte;
e la celebravamo ... in mistica contemplazione di integre e semplici,
immobili e venerabili forme, immersi in una luce pura, noi stessi puri"
(Platone, Fedro, 250b,c), in uno scempio industriale ed edilizio, nel quale
non c'è più spazio per gli antichi dei, scacciati, uccisi o violentati al
pari della natura. Il sito archeologico e il santuario La zona in cui sorge
il santuario eleusino era abitato fin dal Medio Elladico (XVIII-XVII secolo
a.C.), e già in epoca micenea vi sorgeva un santuario; tuttavia, non si
conosce con precisione quando venne introdotto il culto di Demetra e
Persefone, presumibilmente sotto il regno di Eretteo, intorno al 1400 a.C.
Eleusi venne assoggettata da Atene alla fine dell'VIII secolo a.C. e
divenne, insieme a Delphi, il centro religioso più importante di tutto il
mondo pan-ellenico. Nel 295 a.C., l'abitato fu conquistato da Demetrio
Poliorcete e liberato successivamente da Democore. Nel 255 a.C. fu
restituito ad Atene da Antigono Gonatha. Eleusi venne devastata nel 170 d.C.
dai Sarmati, ma immediatamente riconquistata da Marco Aurelio. In epoca
romana Atene riuscì a conservare la propria autonomia religiosa proprio
grazie al suo stretto legame con Eleusi. Lo stesso Cicerone (Leggi, II,36)
parlava dell'humanitas che Atene donava al mondo intero attraverso i
Misteri. Anche numerosi imperatori romani si fecero iniziare ai Misteri,
come Gallieno che, nel 254 d.C., in segno di devozione a Demetra e
Persefone, fece coniare monete in cui si denominò con il nome al femminile
(Galliena Augusta). Eleusi fu definitivamente chiusa nel 391 d.C., con l'
editto dell'imperatore cristiano Teodosio; nel 395 infine, fu rasa
completamente al suolo dai Visigoti di Alarico, e solo nel XVIII secolo il
luogo venne nuovamente abitato. L'antica Eleusi era costituita da una città
cinta di mura, da un'acropoli e dal santuario vero e proprio. La Via Sacra
che collegava Atene ad Eleusi giungeva alla Porta Nord, dove vi era un ampio
spiazzo in cui si riunivano gli iniziandi per i riti preliminari di
purificazione. A destra dell'ingresso si possono ancora osservare i resti
delle fondamenta del tempio di Artemide e di Zeus, la cui prima edificazione
risale al VI secolo a.C. L'accesso al santuario vero e proprio avveniva
attraverso i Grandi Propilei, simili a quelli dell'Acropoli di Atene. All'
angolo dei Grandi Propilei è ancora visibile il Pozzo di Callicoro, presso
il quale il mito vuole abbia sostato Demetra e abbiano danzato le vergini di
Eleusi nel vano tentativo di rincuorarla. Dal Pozzo di Callicoro si giunge
ai Piccoli Propilei, costruiti attorno al 40 a.C. da Appio Claudio Fulcro,
sostenuti da colonne corinze e decorati da protomi di leoni alati; sempre
decorazioni dei Piccoli Propilei, ma risalenti al I secolo d.C. sono le
cariatidi, delle quali è possibile vedere ancora nel museo di Eleusi i resti
di un esemplare. Attraverso i Piccoli Propilei si giungeva nel recinto sacro
delle iniziazioni, il cui accesso era consentito soltanto agli inziandi,
pena la morte. Livio (XXXI,14) ci riporta che due stranieri furono trovati
all'interno del santuario e, poiché non erano mai stati iniziati, furono
giustiziati seduta stante. Si narra che anche quando non era la giustizia
terrena a punire il profano e il sacrilego, interveniva direttamente la
giustizia soprannaturale. Come nell'episodio narrato da Pausania (X,32,17),
secondo il quale un tale si introdusse furtivamente nel santuario durante la
celebrazione dei Misteri, e morì terrorizzato dall'apparizione dei fantasmi
e degli spiriti dei morti. A lato dei Piccoli Propilei, nella roccia del
fianco dell'acropoli, troviamo la Grotta dell'Ade, o Ploutonion, attraverso
la quale il mito vuole che Ade, signore degli Inferi, trascinasse Persefone
nell'Oltretomba, e dalla quale la figlia di Demetra facesse ritorno nel
regno dei vivi. Da qui una via lastricata di tarda epoca romana conduce al
telesterion o Stanza dei Misteri, in cui si svolgeva il rito misterico e in
cui i fedeli sperimentavano la visione di "luce splendente". La sua più
antica costruzione risale alla seconda metà del II millennio, ed era
costituita da una semplice casa con portico a due colonne. Nel periodo
1100-700 a.C. venne costruito un terrazzamento, e la prima "casa di Demetra"
fu sostituita da una struttura circolare; all'inizio del VI secolo a.C.
questa venne a sua volta rimpiazzata da una sala oblunga più grande. Verso
la fine dello stesso secolo, nel corso di successivi ampliamenti che
consentivano l'accesso ad un numero sempre maggiori di iniziandi -
ampliamenti da associare a Pisistrato - la sala fu ricostruita in pietra
pregiata e in forma quadrata. Il tutto era sostenuto da una ventina di
colonne; intorno a tre lati furono collocate file di sedili e nell'angolo
sud-occidentale vi era un magazzino per le relique sacre. Questo telesterion
fu distrutto durante le invasioni persiane. Le testimonianze archeologiche
confermano la tradizione secondo cui Cimone diede inizio alla costruzione di
una nuova sala ancora più grande; dopo l'ostracismo di costui, nel 461,
Pericle intraprese il lavoro di quella che può essere considerata la forma
definitiva del telesterion, costituita da un grande quadrato di 52 metri di
lato con una copertura sostenuta da sei fila di sette colonne ciascuna. Il
centro, illuminato da un lucernaio, era occupato da una piccola stanza
riservata ai sacerdoti, l'anaktoron. A Sud del telesterion, tra le cinta di
mura di Pericle e quelle di Licurgo, si possono ancora intravedere i resti
di varie costruzioni, tra cui un bouleterion semicircolare con un lungo
colonnato di funzione ignota. Uscendo dalla porta Sud troviamo una Casa
Sacra, risalente all'VIII secolo a.C. e probabilmente sede del culto di un
eroe (Eracle?). L'acropoli occupa la collina Ovest del santuario. Sin dal
2000 a.C. il luogo fu abitato da uno stanziamento miceneo, nel quale sono
stati rinvenuti i resti di una ricca necropoli che copre un arco cronologico
che va dalla preistoria al periodo romano. L'inno a Demetra e i Misteri
Eleusini La storia mitica di Eleusi e dei suoi Misteri è narrata nell'Inno a
Demetra, risalente al VII secolo a.C. e appartenente alla raccolta dei
cosiddetti Inni Omerici. Dall'inno a Demetra veniamo a sapere che Persefone,
figlia di Demetra, stava raccogliendo fiori nei prati di Nysa in compagnia
delle figlie di Oceano quando Ade, signore degli Inferi, la rapì per farla
sua sposa, con l'implicito assenso del fratello Zeus. La madre, venuta a
sapere del rapimento, iniziò a vagabondare disperata alla ricerca della
figlia, finché giunse, sotto le spoglie di una comune mortale, ad Eleusi,
dove si fermò a riposare presso il Pozzo di Callicoro. Interrogata dalle
figlie del re Celeo, la dea disse di chiamarsi Deso, e venne quindi condotta
al palazzo reale, dove ricevette cordiale ospitalità. Ma anche a corte
Demetra rimase assorta nel suo dolore, silenziosamente seduta su uno
sgabello, il viso coperto da un velo, fino a che l'anziana Iambe non riuscì
a farla ridere con i suoi scherzi grossolanamente erotici. Rifiutò la coppa
di vino rosso che le venne offerta, e chiese invece le venisse portato il
kykeon, che tanta importanza avrà nelle cerimonie iniziatiche. Dopo aver
rilevato la propria natura divina, come ringraziamento dell'ospitalità
ricevuta, Demetra fondò ad Eleusi un tempio, nel quale si ritirò consumata
dalla nostalgia per la figlia. Per punire gli dei olimpici, responsabili del
rapimento di Persefone, Demetra provocò una terribile siccità che fece
morire tutte le piante della terra, e l'umanità intera fu minacciata di
estinzione. Vanamente pregata dai messi di Zeus perché desistesse dal suo
terribile proponimento e facesse ritorno sull'Olimpo, Demetra rispose che
non sarebbe mai più tornata fra gli dei e che non avrebbe mai più lasciato
crescere neppure un filo d'erba se non avesse rivisto Persefone. Zeus fu
così costretto a chiedere al fratello Ade di restituire Persefone alla
madre. Egli acconsentì, a patto che la figlia di Demetra facesse ritorno per
un terzo dell'anno nel regno dell'Oltretomba. Durante questo periodo, sulla
terra sarebbe allora comparso l'inverno, poi, per il resto dell'anno, con la
riapparizione di Persefone in primavera, il mondo vegetale si sarebbe
risvegliato a nuova fioritura. Prima di far ritorno sull'Olimpo, Demetra
rivelò i suoi Misteri, ed insegnò a Celeo e ai suoi figli la celebrazione
dei riti sacri. Numerose sono le testimonianze anche letterarie che ci
permettono di delineare i tratti caratteristici dei Misteri, ad eccezione di
ciò che avveniva nell'oscurità del telesterion, apoteosi che possiamo
soltanto immaginare. I Misteri si articolavano su due livelli, il primo dei
quali, chiamato Piccoli Misteri, veniva celebrato ad Agrai, sulle sponde del
fiume Ilisso, alla periferia meridionale di Atene, durante il mese di
anthesterion ("mese dei fiori"), corrispondente al nostro periodo di
febbraio-marzo, epoca in cui la Grecia si ricopre di fiori selvatici. I
Piccoli Misteri consistevano essenzialmente in una preparazione per gli
iniziandi che si sottoponevano a cerimonie di purificazione, digiuni,
sacrifici compiuti sotto la direzione di un mistagogo. Durante questa
preparazione gli iniziandi venivano anche istruiti sui miti che narravano le
vicessitudini di Demetra e di Persefone, ed è presumibile che i miti
venissero riattualizzati dagli aspiranti all'iniziazione. Il secondo
livello, o Grandi Misteri, aveva luogo in autunno e durava otto giorni. Il
primo giorno le celebrazioni si svolgevano nell'eleusinion di Atene, dove
precedentemente erano stati trasportati gli oggetti sacri, o hiera. Il
secondo giorno vedeva i partecipanti dirigersi verso il mare: ogni
iniziando, accompagnato da un tutore cerimoniale, portava con sé un maialino
che lavava nelle acque e che sacrificava al ritorno ad Atene. All'alba del
quinto giorno iniziava l'enorme processione che portava gli iniziandi a
Eleusi, lungo la Via Sacra. Migliaia e migliaia di persone, i neofiti e i
loro tutori, sacerdoti e sacerdotesse di Eleusi con gli hiera, una
moltitudine di semplici curiosi si metteva in marcia sul cammino cui ogni
tappa ricordava un aspetto del mito. Nel tardo pomeriggio la processione
raggiungeva uno stretto ponte sul fiume Kephysios, ponte che oggi è a
malapena visibile, sommerso dalle acque palustri che dividevano i territori
di Atene e di Eleusi. Il corteo mistico attraversava qui simbolicamente le
frontiere fra il mondo dei vivi e quello dei morti, e qui i pellegrini erano
raccolti da uomini mascherati e pesantemente e volgarmente insultati. Il
significato di questi "scherzi" (gephyrismoi) è alquanto controverso, ma
probabilmente erano collegati a quella parte del mito in cui Iambe
intrattiene Demetra con scherzi osceni. Il corteo approdava ad Eleusi al
calar della sera, e, alla luce delle fiaccole, gli iniziandi entravano nel
cortile esterno del santuario e si mettevano a danzare vorticosamente
attorno al pozzo che la tradizione vuole fosse quello presso il quale si
fermò Demetra. La sosta al pozzo era un momento di intensa partecipazione
emotiva: ritroviamo quell'antica esultanza in un passo del grande Euripide:
"Quando danza anche l'etere / punteggiato di stelle, / danzano la luna / e
le cinquanta Nereidi, / che nel mare aperto, / nei vortici di acque perenni
/ guizzano per la vergine / incoronata d'oro" (Euripide, Ione, 1078-86).
Cosa accadesse dopo la sosta al pozzo, all'interno del recinto iniziatico,
non è riportato da alcun documento, ma tutte le fonti letterarie concordano
col fatto che "qualcosa" veniva "visto", qualcosa che, al di là della
proibizione, non poteva venire descritto a parole. L'esperienza era
indubbiamente una visione, attraverso la quale il fedele diventava un
epoptes, "colui che ha visto". Quello che si "vedeva" ha da sempre
rappresentato il "mistero" dentro i Misteri, ma non c'è il minimo dubbio che
qualcosa fosse "visto". In assenza di una qualsiasi documentazione in
merito, gli studiosi sono stati liberi di fantasticare ciò che era visto: ad
esempio, secondo qualcuno venivano mostrati gli hiera, le relique sacre,
simboli fallici custoditi in un reliquario aperto per l'occasione dallo
ierofante, e che, in mezzo ad una forte luce, creata ad arte, li mostrasse
ai presenti. Questo poteva ovviamente anche avvenire, ma pochi iniziandi
avrebbero potuto vedere quegli oggetti, perché il telesterion era
assolutamente inadatto a rappresentazioni teatrali. Quello a cui il neofita
assisteva non era né una normale cerimonia religiosa né un dramma teatrale,
ma un phasmata, in particolare l'apparizione dello spirito di Persefone che
ritornava dal regno dei morti. I Greci erano avezzi alle rappresentazioni
teatrali nei contesti religiosi, ed è assolutamente impossibile che
potessero venire ingannati da qualche effetto speciale, e ciò vale ancora di
più per persone colte come Pindaro, Sofocle o Platone, tutti iniziati ai
Misteri. Il telesterion era una costruzione rettilinea edificata attorno ad
una costruzione più piccola quadrangolare, l'anaktoron, provvisto di una
porta. Accanto a questa vi era il trono dello ierofante: solo egli poteva
varcare la porta della "dimora divina". Il perimetro interno del telesterion
consisteva in una scalinata a gradini che s'innalzava fino al muro, e su
questi gradini si sedevano gli iniziandi. La vista in questo modo era
ostruita da molte angolazioni: con le colonne che sostenevano l'intera
struttura, con l'alto schienale del trono dello ierofante, con la stessa
struttura centrale dell'anaktoron, era assolutamente impossibile che tutti i
presenti potessero vedere cosa stava facendo il sacerdote al momento della
"visione". La danza presso il Pozzo di Callicoro, la natura allucinata dell'
universo danzante descritto da Euripide, era soltanto il preludio a ciò che
sarebbe avvenuto nel telesterion, perché qui, ammucchiati nel buio più
completo, gli iniziandi vedevano qualcosa che convalidava la credenza nella
vita oltre la vita, la "fine della vita come pure l'inizio divinamente
assicurato", come scrisse il poeta Pindaro. Il "gran finale" era
rappresentato dalla distribuzione, dopo averlo ben mescolaté, del kykeon, la
bevanda sacra a Demetra, che l'Inno Omerico descrive composta da menta
(bléchon), acqua e farina d'orzo (Inno a Demetra, 209). Poi,
improvvisamente, una luce abbagliante, mentre i confini del mondo terreno
esplodevano e il tempio intero veniva inondato dal "mistero" e dalla
presenza di fantasmi che si aggiravano nel recinto sacro. La preparazione
del kykeon era, ovviamente, segreta, ma non ci possono essere dubbi che la
bevanda fosse allucinogena e che alla menta e all'orzo fosse aggiunta una
qualche pianta psicoattiva. Quale allucinogeno? L'esperienza eleusina era
tutto meno che una cerimonia simbolica o rituale: era una vera e propria
esperienza visionaria ed iniziatica, attraverso la quale l'iniziato diveniva
"appartenente al novero degli dei". Poiché questa visione poteva essere
offerta ogni anno anche a migliaia di persone contemporaneamente, è evidente
che poteva essere garantita soltanto da un potente allucinogeno. Uno dei
primi autori che ipotizzò che il kykeon contenesse un enteogeno è stato
Robert Graves, che lo identificò con il fungo Amanita muscaria della
tradizione vedica o con qualche fungo psilocibinico. Riprendendo un'antica
tecnica dei bardi irlandesi usata per nascondere una parola segreta (ogham),
Graves scoprì che le lettere iniziali dei nomi degli ingredienti del kykeon
formano il vocabolo myka (minthaion, udor, kukomeon, alphitois), forma
accusativa arcaica per "fungo". Non ci è dato sapere se l'Amanita muscaria
cresceva, duemila anni fa, nella zona di Eleusi, ma ne dubitiamo, essendo
una specie tipicamente nordica. Neppure sappiamo quali altri funghi
psicoattivi potevano essere disponibili nella fascia costiera ateniese, ma l
'ipotesi fungina ci lascia alquanto perplessi. E ciò non tanto per il tipo
di sostanza, anzi, è molto probabile che i funghi allucinogeni abbiano avuto
un ruolo tutt'altro che marginale nella storia della cultura greca (cf.
Samorini & Camilla, 1995), ma per il semplice fatto che ai sacerdoti
eleusini sarebbe stato abbastanza difficile procurarsi ogni anno e in modo
regolare e costante le dosi necessarie per 2000-3000 nuovi iniziandi.
Inoltre, il quadro clinico degli effetti prodotti dall'Amanita muscaria non
sembra corrispondere a quanto sappiamo dell'esperienza eleusina. L'ipotesi a
tutt'oggi più attendibile rimane quella avanzata da Wasson, Hofmann e Ruck,
presentata nel libro The Road to Eleusis. Unveiling the Secret of the
Mysteries, pubblicato nel 1978, e che rivolge l'attenzione sull'orzo e su
altre graminacee facilmente infestabili da funghi inferiori del genere
Claviceps (ergot) che producono ergina, ergonovina e altri alcaloidi
psicoattivi. Questi funghi parassiti sono stati anche responsabili di
intossicazioni alimentari a carattere neurotossico conosciute come
ergotismo, "fuoco sacro" o "fuoco di Sant'Antonio", che causarono durante il
medioevo soltanto in Europa centinaia di migliaia di vittime (Camilla &
Spertino, 1995; Samorini, 1991). Da alcune parti (McKenna, 1992) si è voluto
mettere in dubbio questa ipotesi, sostenendo che se il kykeon avesse
contenuto delle Claviceps, difficilmente avrebbe potuto essere assunto per
quasi duemila anni senza che la tradizione tenesse conto degli effetti
tossici del parassita. Ma Albert Hofmann, il padre dell'LSD, ci dimostra
come gli antichi Greci fossero perfettamente in grado di preparare una
pozione allucinogena non tossica partendo dall'ergot. Gli alcaloidi di
questo minuscolo fungo si possono infatti dividere grossolanamente in due
gruppi: quelli non solubili in acqua, peptidici, ad elevata tossicità, e
quelli idrosolubili, derivati dall'acido lisergico, a bassa tossicità ed
elevata psicoattività. Tra questi ultimi troviamo l'ergina (amide dell'acido
d-lisergico), alcaloide presente anche nell'ololiuhqui, pianta sacra degli
Aztechi. I greci, o per lo meno la classe sacerdotale di Eleusi, non
avrebbero perciò incontrato grosse difficoltà a preparare una bevanda
altamente allucinogena con una soluzione acquosa di Claviceps, separando
così gli alcaloidi idrosolubili (psicoattivi) da quelli non solubili in
acqua (tossici), o addirittura ad utilizzare una specie di Claviceps che
contenesse soltanto, al pari dell'ololihuqui, alcaloidi psicoattivi, come la
Claviceps paspalii, parassita del Paspalum distichum, graminacea comunissima
in Grecia. Una nostra recente ricerca sul campo (Luglio 1995) ha evidenziato
all'interno dell'area sacra di Eleusi e nelle zone adiacenti la presenza di
numerose graminacee di cui è in corso la determinazione tassonomica. L'
ipotesi di Albert Hofmann è attendibile: la "visione" nel buio del
telesterion era preceduta, sembra, da tutta una serie di sintomi fisici
ascrivibili all'intossicazione ergotica: sudorazione fredda, tremiti,
nausea, ansia, vertigini. Un'ulteriore considerazione che avvalora l'ipotesi
che il kykeon fosse realmente ottenuto dalle Claviceps è il ricorrente
simbolismo cerealicolo dei Misteri, simbolismo che non può essere spiegato
come corpus mitico dell'introduzione dell'agricoltura, in quanto, come
argutamente afferma Graves (1964), i cereali erano coltivati presumibilmente
fin dal VII millennio a.C. e quindi il segreto che Demetra affidò a
Trittolemo (epoca minoico-micenea) doveva riguardare qualcosa di ben diverso
dalla coltivazione dell'orzo... I Misteri sembrano contemplare l'uso di due
piante simboliche, l'orzo e la menta, e di un allucinogeno, la Claviceps
dell'orzo o di qualche altra graminacea. Secondo Hofmann, l'orzo avrebbe
potuto essere solo un estratto nutriente, e la menta servire come stomachico
(gli alcaloidi dell'ergot provocano nausea) e facilitare l'assorbimento del
kykeon (Valencic, 1994:328). I Greci credevano che l'orzo, se coltivato in
maniera non appropriata, potesse convertirsi in quella che era ritenuta la
sua forma primordiale, l'aira (Lolium temulentum), che cresce fra le messi
coltivate e facilmente infestabile dall'ergot, da molti Autori considerato
anch'esso blandamente psicoattivo. L'accativante tesi di Wasson, Hofmann &
Ruck sembra trovare conferma anche nel fatto che il termine greco per
indicare il loglio (erysiphe), era anche un comune epiteto per Demetra, e
dal fatto che il rosso porpora, colore delle Claviceps, era anche il colore
della dea. Infine, soltanto l'ergot avrebbe potuto garantire un
approvvigionamento costante annuo per oltre 2000 iniziandi, potendo essere
raccolto in abbondanza sia nei campi coltivati della adiacente pianura
Raria, sia sulle graminacee spontanee che crescevano nella zona di Eleusi
ieri come oggi. L'associazione fra il cereale, divinizzato, e il minuscolo
fungo parassita, immediata manifestazione della divinità, è fondamentale per
poter comprendere in profondità il simbolismo eleusino. Al pari di
Trittolemo, i "mangiatori d'orzo" non potranno mai raggiungere l'
immortalità, prerogativa questa degli dei, ma attraverso il "dono" di
Demetra - l'ergot - gli iniziati potranno "vedere" il segreto dell'
alternarsi di vita e di morte. Attraverso l'esperienza di "morte e
rinascita" all'antico Greco si schiudeva l'esperienza assoluta dell'idea di
vita o di morte. La terra non è soltanto la dimora dei morti, ma è anche la
riserva inestinguibile di cibo; Eleusi rendeva partecipe l'iniziato dello
stretto rapporto fra vita e morte, il cui campo di estensione è
rappresentato dalla natura. Ritorno ad Eleusi Eleusi può essere considerata
la sede del maggior culto "psichedelico" dell'antichità, sia per la sua
portata culturale sia per il numero di persone coinvolte. Esperienza unica
nel suo genere, che faceva apparire il dionisismo (altro culto misterico
alla cui base v'era l'assunzione di una bevanda psicoattiva) una religione
per "pochi intimi". La lunga preparazione e i minuziosi rituali che
precedevano la "visione" nel buio del telesterion e che durava mesi e mesi,
avevano come obiettivo quello di evitare che si affrontasse l'esperienza
eleusina con leggerezza, affinché essa diventasse un'occasione di scoperta
di sé e della divinità, esperienza che una volta avuta avrebbe potuto
trasformare la vita intera dell'iniziato. Allo stesso modo il rigoroso
silenzio mai infranto aveva come finalità quella di impedire che persone
senza adeguata preparazione potessero procurarsi la stessa esperienza al di
fuori di un contesto sacramentale. Eschilo venne quasi linciato solo perché
sospettato di aver rivelato qualcosa circa i Misteri. Plutarco (Vita di
Alcibiade, XIX) ci ricorda che Alcibiade venne condannato a morte in
contumacia per aver profanato i riti, mutilando le statue sacre e
scimmiottando i Misteri in compagnia di amici in stato di ubriachezza.
Aristofane, in una sua famosa commedia (Nuvole) sembra implicitamente
accusare addirittura Socrate di aver tentato di profanare i Misteri, e Carl
A.P. Ruck mette in relazione la condanna a morte del grande filosofo non
alle sue supposte simpatie per Sparta, bensì proprio al sacrilegio di cui si
sarebbe macchiato (Ruck, in Wasson et al., 1986:150-160). Ma il ricordo
della "visione" di Eleusi, il suo messaggio misterico, sopravvivono nelle
pagine dei grandi Maestri greci, primo fra tutti Platone. Non ci interessa
qui entrare in merito alla filosofia di Platone, ma soltanto alla sua
possibile figura di iniziato, anche se nessuno può sapere se egli fosse
realmente stato un epoptes eleusino: nessuna fonte lo smentisce, ma nessuna
fonte lo conferma, anche se essendo egli Ateniese, è abbastanza normale che
lo fosse stato. Certo è che Platone, per descrivere la saggezza filosofica e
la sua maturazione, fa riferimento all'iniziazione eleusina, in cui si
distinguevano visione temporanea (myesis), definitiva (telete) e suprema
(epoptia). Le visioni avute sotto effetto del kykeon potrebbero essersi
trasformate nella teoria delle "forme" o delle "idee", che secondo il
filosofo contraddistinguerebbero ogni singolo uomo, al pari del suo volto e
della sua fisiognomia. Queste "forme" sono descritte come al di fuori del
tempo e dello spazio, esistenti in un "altrove" che forma gli archetipi di
ogni cosa (Wasson et al., 1986:41). Albert Hofmann, in una relazione tenuta
al I Congresso Internazionale sugli Stati Modificati di Coscienza tenutosi
nel 1992 a Göttingen e pubblicata in Italia da Stampa Alternativa (1993),
osservava come i Misteri eleusini abbiano ancora molto da insegnare al mondo
contemporaneo, sia nel loro messaggio intrinseco sia per le condizioni (set
e setting) in cui avveniva quello che oggi chiamiamo "viaggio". Ad Eleusi,
come presso gli Indiani che ancora oggi usano le piante sacre, preparazione
e cerimonie preliminari determinavano le condizioni essenziali per un
proficuo utilizzo di queste sostanze. Con una preparazione adeguata, queste
sostanze, capaci di modificare la coscienza ordinaria, possono portare
ricchi benefici (Hofmann, 1993:15); senza di esse crisi o crolli psicotici
anche permanenti possono accompagnare la regressione psichedelica. La
psichiatria classica ha spesso messo in relazione la sintomatologia prodotta
da una sostanza psichedelica con la sintomatologia psicotica in generale e
schizofrenica in particolare, traendo dalla innegabile somiglianza un
pretestuoso e moralistico verdetto di condanna. Ma la regressione
psichedelica è totalmente diversa dalla regressione patologica riscontrabile
nelle psicosi e nelle forme più gravi di nevrosi: la regressione
psichedelica è una regressione "creativa", compiuta sotto il controllo dell'
Io e al suo servizio, mentre quella psicotica è, per non entrare in un
discorso troppo tecnico, indice di disintegrazione dell'Io. E' comunque
chiaro che una regressione "creativa" è possibile solo in un individuo con
un Io sufficientemente stabile ed elastico, e se le stesse condizioni di
stabilità ed elasticità sono garantite, anche l'ambiente esterno, che
permette così l'abbandono del controllo della realtà senza grossi rischi.
Ecco perché l'uso delle piante sacre è sempre associato, in tutte le culture
tradizionali, ad una ritualizzazione dell'esperienza che permetteva di
convogliare e integrare l'esperienza stessa in dimensioni psichicamente
innocue, globalmente sicure e collettivamente benefiche (Camilla, 1993:17).
Situazione anche questa ben differente da quella attuale, che vede, da un
lato i consumatori di simili sostanze utilizzarle in maniera spesso alienata
ed alienante, senza una adeguata preparazione, dall'altro una società che
criminalizza il loro uso e che in esso vi vede un pericolo sociale. Ma i
Misteri di Eleusi ci trasmettono un altro grande insegnamento: al pari del
Dionisismo, il culto di Demetra e Persefone ci ribadisce che l'uomo,
consapevole o meno, è indissolubilmente legato alla natura; i Misteri
rappresentano l'insieme degli sforzi dell'uomo per capire la natura,
armonizzarsi con essa, penetrarne i segreti, identificarsi con essa. E'
anche significativo che i culti misterici abbiano sempre conosciuto una
particolare fioritura in tempi di crisi, quando maggiore è l'insoddisfazione
per il modello di vita e di pensiero tradizionali, quando più fortemente ci
si pone interrogativi esistenziali a cui le istituzioni ufficiali non sanno
rispondere. Nella religione olimpica, quella di Omero tanto per intenderci,
gli dei così lontani dagli uomini non erano in grado di soddisfare le
domande intrinseche nella natura umana: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?
Che cos'è la morte? Omero descriveva l'aldilà come un luogo triste, buio,
dove i defunti si aggiravano come ombre; è chiaro che un uomo,
indipendentemente dall'epoca storica, dal suo bagaglio culturale e dal suo
credo "politico", non può accontentarsi di una prospettiva così squallida.
Similmente il Cristianesimo, con un Dio che troneggia in cielo, distante (e
in qualche modo estraneo) dalle vicende umane, che non si "vede" ma al quale
si deve credere, non può che alimentare e sfruttare il costante senso di
impotenza e il bisogno di protezione insito nell'uomo, in una sorta di
relazione edipica (Freud, 1927; 1934-38). Al contrario Eleusi spingeva l'
individuo ad una visione unitaria dell'esistenza, ad una trasformazione dall
'interno del singolo individuo, trasformazione che faceva di questo un
"iniziato", un epoptes, e rappresentava l'eredità e la trasmissione di
esperienze accumulate dalle origini dell'umanità, il bisogno di superare gli
angusti confini della coscienza ordinaria obbedendo a quello che molti
Autori hanno chiamato "bisogno d'estasi". Il messaggio che Eleusi sembra
trasmettere anche nella nostra società è ben riassunto dalle parole di
Hofmann: "Ancor oggi si pone lo stesso problema della trasformazione di
ciascun individuo. Il cambiamento necessario in direzione di una
consapevolezza totale, come condizione per il superamento del materialismo e
per un nuovo rapporto con la natura, non può essere delegato alla società o
allo stato; il cambiamento deve e può aver luogo soltanto dentro ciascun
essere umano (..) Sul modello eleusino si potrebbero istituire centri in
grado di riunire e rafforzare le molteplici correnti spirituali del nostro
tempo che mirano allo stesso traguardo, consistente nel creare i
presupposti, tramite una trasformazione di coscienza in ogni singolo
individuo, per un mondo migliore senza guerre né catastrofi ambientali, per
un mondo abitato da uomini più felici" (Hofmann, 1993:16). Bollettino d'
Informazione SISSC è il nuovo Bollettino d'informazione della Società
Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza, con uscita quadrimestrale.
Sono riportati articoli divulgativi e informazioni riguardanti il campo di
ricerca multidisciplinare degli stati modificati di coscienza, con
particolare attenzione a quelli indotti da vegetali e composti psicoattivi,
con informazioni provenienti da tutto il mondo, recensioni, novità
bibliografiche, annunci. In ogni numero è presente una "scheda psicoattiva"
e una rubrica di musica psichedelica. Dall'indice del numero 1 (Maggio 1995,
44 pp.): Albert Hofmann, Riflessioni sul nuovo Bollettino della SISSC #
James Callaway, Ayahuasca, a volte # Pierangelo Garzia, Emilio Servadio e
gli stati di coscienza # Nesher, L'ortensia è # Giorgio Samorini, Uso
tradizionale di funghi psicoattivi in Costa d'Avorio? # Giorgio Samorini &
Francesco Festi, Il Congresso di Lèrida (Spagna) # Scheda Psicoattiva I:
Acorus calamus (calamo aromatico) # Gino dal Soler, Songlines (Entheogenic
Sound Map). Dall'indice del numero 2 (Settembre 1995, 44 pp.): Franco
Landriscina, MDMA e stati di coscienza # Gilberto Camilla, I funghi
allucinogeni in Cina e Giappone. Sopravvivenze mitologiche, folkloriche e
linguistiche. I° parte # Giorgio Samorini, Paolo Mantegazza (1831-1910):
pioniere italiano degli studi sulle droghe # Nesher, L'isola # James
Callaway, Ayahuasca: una correzione # Francesco Festi & Giorgio Samorini,
Scheda Psicoattiva II: Carpobrotus edulis (Fico degli Ottentotto) #
Songlines # Gino dal Soler, L'ultimo viaggio di Jerry "Captain Trip" Garcia.