Sunday, December 09, 2007

Così l'archeoastronomia ridisegna l'architettura

TRENTINO - Scoperte. Una studiosa di Drena svela i segni sul
territorio di una società non solo maschile.
Così l'archeoastronomia ridisegna l'architettura
http://www.trentinocorrierealpi.quotidianiespresso.it/trentinocorri
erealpi/arch_27/trento/cultura/at801.htm

Si può considerare una forma architettonica di tipo "femminile" o "maschile"? E quali sono le forme geometriche di queste due condizioni? A questi interrogativi ha cercato di rispondere, a volte in modo molto sorprendente, estremo e spiazzante, una studiosa che vive a Drena ma che gira il mondo e che tiene relazioni presso alcune università: stiamo parlando di Annabella Claudia Hofmann, che ha parlato dei luoghi di culto femminile in Trentino al convegno di Sardagna su «Matriarcato e montagna».

L'assunto di partenza è che ad un certo punto della storia i maschi hanno creato l'illusione di potersi staccare dai cicli della natura, concentrandosi solo sulla parte lineare del tempo e obbligando tutti anche con la violenza a credere a queste fantasia; a differenza dei maschi per le donne è impossibile eliminare il tempo ciclico ed il collocamento nei cicli vitali della natura.

di Donato Riccadonna
Un dualismo di fondo nella storia si è risolto a tutto vantaggio del primo. Ma possiamo individuare delle flebili tracce della visione "femminile" del mondo? Secondo Hofmann sì ed il punto di partenza della sua indagine è sul riconsiderare il valore ancestrale dei numeri e la corrispondenza di forme geometriche e valori sociali: il valore di cooperazione è rappresentato dal cerchio, mentre il valore di gerarchia è simboleggiato dal rettangolo, perché produce automaticamente un capo. In definitiva gruppi sociali che hanno inventato religioni gerarchiche, costruiscono sempre posti sacri rettangolari, mentre le società dove l'essere divino non è personalizzato e separato dall'universo, creano posti sacri rotondi. Con questa premessa metodologica, Hofmann ha studiato il territorio del Basso Sarca con una procedura standard in archeologia, e cioè la determinazione delle direzioni per i solstizi e per gli equinozi: i risultati a cui è approdata sono sorprendenti.

E' stata presa una banalissima carta topografica della zona e, partendo dalla montagna più alta, ha tracciato delle linee del solstizio d'estate e del solstizio d'inverno; la stessa cosa è stata ripetuta passando per i siti archeologici conosciuti, come ad esempio le palafitte di Fiavè e di Ledro, fino ad arrivare a disegnare un reticolo che divide il Basso Sarca in modo sorprendentemente regolare. Agli incroci del reticolo si trovano generalmente i siti archeologici conosciuti e questo starebbe a significare che la loro costruzione presupponeva una conoscenza astronomica. Poi ha riscontrato delle disposizioni a cerchio o a pentagono, che gli antichi consideravano come il simbolo della vita e dei principi della natura, di alcuni sassi, alcuni con forme lavorate, o addirittura piccoli menhir che erano stati dei luoghi sacri per l'osservazione dei cicli della natura. E' il caso delle località Malapreda di Dro, di Brozza sotto il castello di Drena, di Vastré, della Moletta di Arco e di Pianaura con le sue incisioni rupestri, dove ci sono su un grande sasso 24 buchi, interpretati come simboli del sistema geomatico di osservazione usato in tutta Europa fin dal 1000 a. C. e cioè dall'età del Ferro. Affascinante è l'interpretazione fornita della scalinata del complesso di San Martino di Campi: il numero 17 degli scalini e la loro disposizione tradiscono l'origine celtica ed il carattere sacro del luogo.

Ma cos'è l'archeoastronomia? Immaginiamo di far parte di un'antica civiltà, che non ha sentito ancora parlare delle teorie sull'universo di Tolomeo, Keplero, Copernico, Galilei, Newton, Einstein. Di notte la volta stellata ci appare in tutto il suo splendore. Quale sarà il nostro atteggiamento al cospetto di un simile spettacolo? Sicuramente di timore reverenziale e di curiosità nei confronti di quei punti luminosi e soprattutto di quel grosso disco che di giorno ci riscalda e la sera tramonta, sostituito da un altro più piccolo che talvolta ci rischiara le notti.
Qualche osservatore più acuto incomincia a mettere in relazione alcuni fenomeni celesti che non solo ci incutono un misterioso senso di grandiosità ma che influenzano ciclicamente anche i nostri raccolti. L'osservazione incomincia a farsi più "scientifica" tramite dei punti fissi costituiti da grossi sassi posti in posizione stronomicamente strategica.

Di tutto questo e di molto altro si occupa l'archeoastronomia, una scienza relativamente recente se pensiamo che ha avuto degli interessanti sviluppi solo negli ultimi cinquanta anni e che studia i siti ed alcuni reperti in apparenza misteriosi delle civiltà preistoriche soprattutto dall'avvento dell'agricoltura in avanti. I reperti possono essere allineamenti di monoliti, buche in cui erano infissi dei pali, piccole buche scavate nella roccia dette "coppelle" o addirittura manufatti molto più complessi che furono progettati e costruiti tenendo presente la direzione del sorgere e tramontare della luna, del sole e delle stelle luminose.