Guardate bene Iside
sembra una madonna
Casta e con un bimbo in braccio. E dire che in Egitto...
OSTIA ANTICA (ser.f.) - "Salve Regina, madre di dio..." inizia così una dedica a Iside nel suo tempio di File, in Egitto. Qui a Ostia il suo Iseo faceva festa grande, il 5 marzo, quando si ricominciava a navigare. Gli uomini di mare, allora, le dedicavano barche e riti. E in suo nome le donne di Roma, dopo essersi immerse nel Tevere gelato, percorrevano ginocchioni tutto il tratto dal fiume al suo tempio, accanto al Pantheon, fino a sanguinarne.
Era un'Iside mezza egizia e mezza greca, quella che affascinò la Caput Mundi. L'avevano trasformata così i Tolomei, giù ad Alessandria, montando insieme pezzi del loro Olimpo macedone e del pantheon faraonico. La Iside che conquista Roma, però, è già più Madonna che donna: viene effigiata spesso mentre allatta il bimbo in braccio - Horus, non Cristo, naturalmente - e propugna castità. Non solo: lascia giù in Egitto quelle sue processioni orgiastiche con il fallo da portare in giro e, a chi le crede, qui, promette l'Aldilà.
Fu promossa a Regina del Cielo e della Terra. Del mare lo era già. Cominciò ad apparire nei sogni, a far miracoli, a chiedere purezza, e preghiere due volte al giorno. Un enorme serbatoio di fedeli, il suo, da cui il Cristianesimo attinse. La sua parte più pura e materna, di lì a poco, infatti, finì a fare ancora più Santa la Madonna. Le altre sue connotazioni, più lascive e misteriche, invece - dopo i divieti del Trecento ai culti pagani - entrarono in clandestinità proprio come le sue fedeli più irriducibili. Nel 1500 la Chiesa le bruciava ancora. A Benevento - dov'era un Iseo tra i più importanti - da tempo, ormai, le chiamavano streghe.
Da “la repubblica” del 29 agosto 2000
sembra una madonna
Casta e con un bimbo in braccio. E dire che in Egitto...
OSTIA ANTICA (ser.f.) - "Salve Regina, madre di dio..." inizia così una dedica a Iside nel suo tempio di File, in Egitto. Qui a Ostia il suo Iseo faceva festa grande, il 5 marzo, quando si ricominciava a navigare. Gli uomini di mare, allora, le dedicavano barche e riti. E in suo nome le donne di Roma, dopo essersi immerse nel Tevere gelato, percorrevano ginocchioni tutto il tratto dal fiume al suo tempio, accanto al Pantheon, fino a sanguinarne.
Era un'Iside mezza egizia e mezza greca, quella che affascinò la Caput Mundi. L'avevano trasformata così i Tolomei, giù ad Alessandria, montando insieme pezzi del loro Olimpo macedone e del pantheon faraonico. La Iside che conquista Roma, però, è già più Madonna che donna: viene effigiata spesso mentre allatta il bimbo in braccio - Horus, non Cristo, naturalmente - e propugna castità. Non solo: lascia giù in Egitto quelle sue processioni orgiastiche con il fallo da portare in giro e, a chi le crede, qui, promette l'Aldilà.
Fu promossa a Regina del Cielo e della Terra. Del mare lo era già. Cominciò ad apparire nei sogni, a far miracoli, a chiedere purezza, e preghiere due volte al giorno. Un enorme serbatoio di fedeli, il suo, da cui il Cristianesimo attinse. La sua parte più pura e materna, di lì a poco, infatti, finì a fare ancora più Santa la Madonna. Le altre sue connotazioni, più lascive e misteriche, invece - dopo i divieti del Trecento ai culti pagani - entrarono in clandestinità proprio come le sue fedeli più irriducibili. Nel 1500 la Chiesa le bruciava ancora. A Benevento - dov'era un Iseo tra i più importanti - da tempo, ormai, le chiamavano streghe.
Da “la repubblica” del 29 agosto 2000